Da tempo diciamo che la questione degli sprechi nella Pubblica Amministrazione (vedi anche il video di Piazza Pulita di questa settimana) è una questione di organizzazione interna degli uffici la cui attuazione è ampiamente alla nostra portata, di disponibilità di tecnologie abilitanti ampiamente accessibili sul mercato, di volontà politica ampiamente assente dagli schermi nazionali.
Questa mail di questo lettore lo conferma con un esempio concreto e così datato nel tempo da far sospettare che effettivamente è la volontà politica l’input mancante alla risoluzione del problema.
Il sottosegretario Giarda può prendere nota di questa mail e nel giro di qualche settimana rimediare alla questione degli appalti pubblici in Italia, ovviamente con la piccola aggiunta di un mini decreto legge che nessuna gara di appalto pubblico genera a valle un contratto tra fornitore e stazione appaltante a meno che 1) tutti i dati di questa gara non siano confluiti in tempo reale presso un database centrale appositamente predisposto dove sono contenuti tutti i dati per verificare le eventuali differenze tra prezzi degli acquisti nonché quantità acquistate, da amministrazione a amministrazione, e dunque verificare eventuali sprechi e 2) il pagamento al fornitore avvenga entro 60 giorni.
Lo diciamo seriamente, siccome conosciamo il Prof. Giarda, la sua rigorosa attenzione ai dettagli nonché la vasta conoscenza della materia. Inoltre, essendo che volere è potere non dubitiamo che tutto ciò possa avvenire nel giro di poche settimane.
*
Caro Prof. Piga,
dal 2000 al 2006 coordinai un gruppo di lavoro per la predisposizione, in Liguria, di un sistema telematico finalizzato al controllo ed alla razionalizzazione della spesa su base regionale che, con la costituzione degli osservatori regionali sui contratti pubblici, ricevette anche una giustificazione nel sistema dei poteri e delle competenze.
… si fondava sulla creazione di una comunità virtuale formata da tutti i responsabili dei procedimenti d’acquisto operanti nel territorio regionale, sulla trasparenza in tempo reale dei dati sui contratti – dal bando d’appalto alla conclusione del medesimo – sulla conseguente moralizzazione dei comportamenti attraverso il controllo reciproco dei responsabili di procedimento e sul rilevamento automatico ed in tempo reale degli scostamenti dalle medie e da altri indicatori di spesa. Ma c’è di più: attraverso la costituzione di una rete di competenze consentiva alle amministrazioni più deboli – sovente molto piccole – di affidarsi a quelle più forti per svolgere le parti più complesse del ciclo d’appalto e per accedere on line in tempo reale all’enorme patrimonio tecnico che andava, via via ad accrescere la base di dati.
Dal 2003 al 2004 il gruppo mise in rete oltre 500 stazioni appaltanti liguri (dai Comuni, ai concessionari di servizi pubblici, alle amministrazioni dello stato che operavano sul territorio regionale), ne faceva parte anche un giornalista che aveva il compito di divulgare, nella comunità, le best practices via via rilevate e di promuovere, attraverso un lavoro giornaliero, la cultura della trasparenza . Il sistema era realizzato in open source e soggetto a continua manutenzione.
Da previsioni effettuate avrebbe potuto far risparmiare al sistema pubblico ligure non meno di 300 – 400 mil.ni di euro anno, a fronte di un costo di esercizio intorno ai 500.000 euro anno (sostanzialmente stipendi, per altro modesti, del gruppo di lavoro interdisciplinare necessario per gestire i servizi per circa 5000 responsabili di procedimento appartenenti alle oltre 500 amministrazioni servite)
L’idea iniziale era di sperimentarlo in Liguria per poi estenderlo a tutte le regioni italiane, tramite accordi interregionali ed il pagamento alla regione liguria di un “canone” per la manutenzione e sviluppo ulteriore del sistema. Iniziarono trattative, molto positive, con l’assessore all’informatica della Regione Lazio.
Proiettando i dati regionali a scala nazionale si ottiene un risparmio presunto di circa 5 miliardi l’anno. Moltiplicando il dato per i dieci anni trascorsi, si ottengono 50 miliardi. Ma sopratutto sarebbe cambiata la qualità della spesa e la competitività dei sistemi economici regionali. Al riguardo concordo del tutto con il prof. Piga che ho sentito ieri sera.
Non appena il sistema produsse i primi risultati iniziò anche una fiera opposizione del centrodestra prima e del centrosinistra poi, con la sola eccezione dei “comunisti italiani” e di un piccolo gruppo di funzionari interni alla regione, che portò, tra il 2005 ed il 2007, a smantellare il gruppo di lavoro, a non dar seguito alle trattative con la regione Lazio ed a ridurre le funzioni implementate alla mera raccolta di dati per l’invio (tardivo) dei medesimi alla autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Inviai molte lettere al presidente della Regione pregandolo di sostenere l’iniziativa nella forma in cui era stata concepita, ma non ottenni mai alcuna risposta.
In questo caso c’era un sistema e c’erano le condizioni organizzative e tecnologiche per farlo funzionare, ma non si volle farlo funzionare.
Cordiali saluti
Roberto Nastri
18/02/2012 @ 17:55
Se è vero che il governo dei Professori serve (soprattutto) a fare le cose che i politici non sanno, non vogliono o non possono fare (vedi il fermento attuale sulla riforma elettorale), oltre alla cosmesi delle liberalizzazioni, questo sarebbe il clou della sua missione:
attuare interventi seri tagliando fuori gli interessi delle combine e degli interessi locali di piccolo cabotaggio.
Spero vivamente che il tuo invito a Giarda possa avere successo.
(anche se, francamente, ci credo poco)
19/02/2012 @ 13:11
Interessanti, nel racconto di Roberto Nastri, le considerazioni circa gli “oppositori” della trasparenza. Per ottenere risultati, l’appoggio del vertice politico è indispensabile – i dati devono essere strutturati e si devono accompagnare a modifiche procedurali che solo si ottengono con un pieno appoggio politico. Ma anche, il vertice non ha interesse ad appoggiare una tale operazione, in parte per un problema culturale (perché non capisce), ma soprattutto perché un esito positivo danneggerebbe le sue rendite di posizione (perché capisce troppo bene).
Si può sperare in una finestra di opportunità – un Giarda illuminato dentro a un governo “tecnico”. Ma rimane il dilemma: l’attuale classe politica, debole, non ha alcun interesse a fare quel che sarebbe necessario e doveroso. E gli inviti ad azzerarla per sostituirla più o meno in toto sono ovviamente ingenui o demagogici: una classe dirigente “sostituta” attualmente non esiste, e non la si inventa da un giorno all’altro.
Questo mi pare il dilemma che abbiamo dinanzi.
Lucio Picci