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L’euro o è di tutti o non è di nessuno: 153 – 151 è quasi negativo

E’ forse l’ultima occasione. 153 voti su 151 di maggioranza. Così l’agorà greca, un’agorà murata i cui battenti rimangono ancora chiusi al vociare sempre meno confuso e sempre più convinto di chi dice basta con l’euro perché basta con la stupida austerità.

Al prossimo voto, in assenza di cambiamenti, si andrà sotto quota 151, perché altrimenti i battenti verranno sfondati violentemente. E quando andremo sotto quota 151, l’euro morirà.

Altro che 2015 dello strano binomio Merkel-Squinzi, il 2015 del primo anno della ripresa economica, unica realistica previsione economica offerta al pubblico (altro che false previsioni rosee sempre spostate in avanti) che tuttavia è miope essa stessa, visto che se prima del 2015 l’euro morisse la recessione europea andrà avanti ben più a lungo, con un’economia alle prese con la riscrittura dei contratti  in valuta nazionale (e le cause in tribunale che arricchiranno solo centinaia di team legali) e società e culture alle prese con un reciproco rinfacciarsi colpe ataviche facendo ricorso ai peggiori stereotipi autarchici.

Penso questo mentre ascolto il fluire sapiente e elegante della logica e delle parole di Emiliano Brancaccio che critica con delicata ironia le assurde previsioni di Zingales sul Giappone.

Siamo al Senato a parlare con alcuni parlamentari della crisi economica. Concordo con lui quando dice che differenziare tra lungo e breve periodo in questo momento storico è semplicemente assurdo. Tutto è oggi, tutto è Grecia, mi dico.

Brancaccio ricorda “l’apprezzabile ottimismo di Piga sull’Europa” ma chiede che si pensi anche a come tutelarsi dallo scenario alternativo che la stupida austerità rende ogni giorno più probabile: la fine dell’euro. Ha ragione. Quando qualcuno propone di usare l’oro della banca centrale per abbattere il debito pubblico dice “attenti, l’oro ci potrebbe tornare utile in caso di uscita dall’euro”. Ha ragione, certo che ha ragione.

Quando prendo la parola cerco di trovare nuove ragioni di ottimismo. Certo che ci sono. C’è il crollo del PIL tedesco: 0,8 quest’anno, 0,8 l’anno prossimo, previsto dalla Commissione europea. Numeri magici per capire, anche per i tedeschi, che l’euro o è di tutti o non è di nessuno. C’è la speranza che finite le elezioni, rieletta la Merkel, nel 2013, questa ascolti. Ascolti, ma chi? Ascolti il nuovo governo italiano unito a quello francese, portoghese, spagnolo, greco, irlandese. Uniti per cosa? Per uccidere la stupida austerità.

Manca poco. Non è più possibile giocare col fuoco, la polveriera è troppo vicina.

15 comments

  1. Fabrizio Traina

    09/11/2012 @ 20:13

    Ottimo post prof. Piga! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa delle previsioni di Zingales sul Giappone e perché ritiene che siano assurde.

    Cordialmente,

    Fabrizio Traina

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    • Perché come dice Brancaccio giustamente paragonare Grecia e Giappone è folle. Il Giappone esporta ed esporta bene, ha un surplus commerciale e se qualcosa succederà al suo cambio sarà che si apprezza, mentre la svalutazione della dracma genera alti tassi e sfiducia, generando bassi tassi e fiducia. “La Grecia ha creditori, il Giapppone debitori”.

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      • …per non parlare della posizione netta sull’estero …(del giappone ) il giappone è una potenza lo danno sempre per morto ma nonostante i gravissimi problemi che deve affrotate
        fa meglio e ha fatto meglio dell’europa…

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  2. Giuseppe Pizzino

    10/11/2012 @ 10:07

    Buongiorno Prof,
    E’ chiaro che Grecia prima, Catalogna per la Spagna poi, la Sicilia per l’Italia infine, innescheranno una reazione a catena che inevitabilmente porterà a una crisi dell’Unione Europea. Il ragionamento poi si sposterà sull’Euro. Euro si o euro no. Bianco o nero. Le chiedo perché per questi territori in crisi o di liquidità o per debiti non si possa utilizzare una soluzione intermedia come una moneta complementare per creare opportunità di crescita e di sviluppo ? In Sicilia i depositi dei siciliani presso solo le banche sono di circa 50 miliardi, questi restano in deposito e non sono utili a nessuno salvo Governi e banche.

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  3. Lorenzo Donati

    10/11/2012 @ 12:51

    Ben detto Professore ! E’ proprio così o ci si salva insieme o si affonda insieme…ma non molti riescono a capirlo sia nei paesi nordici sia nei paesi meridionali

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      • ma infatti le due cose non sono cosi’ incompatibili…solo che con gli errori che si sono fatti ci vorra’ un po’ di tempo
        e leadership diverse…e anche idee economiche diverse…
        simpatica CG77! :)

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  4. Rolando Bagnoli

    12/11/2012 @ 23:59

    Coloro che per difendere la politica di austerità si rifiutano di guardare a cosa porta realmente, si rifiutano di guardare la realtà così come è; mi fanno tornare in mente una vignetta apparsa, attorno alla metà degli anno ’60 ( ovvero nella preistoria), su un periodico satirico di destra ( mi sembra “Il travaso delle idee”) che fece arrabbiare, ma anche ridere, me che ero un giovanissimo militante comunista. Eccola: due comunisti con una copia dell’Unità in tasca sono sotto la pioggia, uno ha l’ombrello aperto e si ripara, uno lo tiene chiuso e si bagna. Il primo si rivolge al secondo dicendogli ” compagno piove perché non apri l’ombrello” e l’altro risponde ” piove? compagno l’Unità non lo dice”. E’ chiaro chi è che si rifiuta di prendere atto che la pioggia cade.
    Tanti saluti professore e grazie per il suo impegno.

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    • divertente , comunque a quanto pare oggi sartori scrive sull’corsera che l’euro è un animale assurdo e radiocapital intervista alberto bagnai…mi sa che è dura pero’ infrangere il muro dellla disinformazione…

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