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La qualità dello Stato è spendere per combattere l’evasione e ….

Condivisibile articolo di Alesina e Giavazzi sul Corriere della Sera. Focalizzato sulla qualità degli interventi pubblici e non la quantità e contro il mero aumento delle tasse per rimettere a posto l’economia italiana, anche quando appare come taglio della spesa (taglio ai trasferimentia agli enti locali) che di fatto si traduce solo in mero aumento delle imposte locali.
Ma se parliamo di qualità allora non possiamo dire, come fa il titolo del Corriere, “tagliare le spese si può e si deve”. Anche io penso che si possa, ma non credo che si debba, a meno che, appunto come chiedono A&G, non sia fatto bene.
Fare tagli lineari della spesa a casaccio è un’idiozia. Mostra incapacità organizzativa e sadismo. Punisce le amministrazioni brave che fanno bene il loro lavoro come quelle inette. Cosa aspettiamo per identificare gli sprechi, dal cui taglio potremmo ottenere non meno del 2-2,5% di PIL? E questo senza ridurre la spesa reale ma solo quella nominale (sempre 2 stampanti compro ma ad uno sconto del 20%)?
Spostarci verso l’IVA, come argomentavamo e come A&G ribadiscono, fa bene. OK, ma come farlo “con qualità” massimizzando il potenziale di questa riforma per non tassare eccessivamente? Ovviamente combattendo l’evasione.

Dalla qualità nella lotta all’evasione: un altro 2,5% di PIL può emergere. Ma come combattere l’evasione con efficacia e qualità? Con spesa di qualità. Ho a questo riguardo alcune domande per il Ministro dell’Economia su come fa lavorare l’Agenzia delle Entrate, piena di competenze (forse) inutilizzate:
1) Quale obiettivo quantitativo per il 2013 è stato concordato per l’Agenzia da raggiungere nella lotta all’evasione? E cosa ha fatto sì che non si sia scelto, eventualmente, un obiettivo più alto ricorrendo a più assunzioni e risorse per l’Agenzia e la Guardia di Finanza? Possiamo saperlo?
2) Si è discusso – tra Ministero e Agenzia – se raggiungere questo obiettivo specificando la probabilità di monitoraggio per fascia di imponibile dell’azienda? Possiamo saperlo? Non vorremmo che non sia stato fatto. Perché, se così fosse, è ovvio che l’Agenzia focalizzerà le sue (limitate) energie su (pochi) pesci grandi invece dei tanti pesci (piccoli) all’interno dei quali molti non dichiarano. Ma, specie se questo è fatto da anni, sapendolo la moltitudine di piccoli evasori non sentirà nessuna pressione a non evadere. Certo ci vogliono più risorse per fare più controlli, ma sarebbero una briciola rispetto alle entrate che ne deriverebbero dall’emersione del nero.
3) Quali compensi ricevono i funzionari dell’Agenzia che lavorano sul territorio in una lotta che mi pare impari? Sono, nelle loro visite alle aziende, supportati dalla guardia armata della Finanza? O per caso sono lasciati a visitare aziende in territori dominati dalla camorra, mafia, n’drangheta da soli? Sono pagati, per questi loro atti di eroismo, 1500 euro al mese o piuttosto – come dovrebbero - 3000 più bonus in funzione dei risultati? Ed il bonus è un misero 5000 euro l’anno o l’1% di quanto ottenuto in più di un certo target?

Se siamo veramente disposti a combattere il mostro dell’evasione allora dobbiamo armarci e non lasciare soli coloro a cui demandiamo tale lotta. E per armarci, si spende, non se ne esce: in risorse umane, organizzazione, attrezzature, protezione, indagini. Tutto il resto è demagogia.

Ecco che se spendiamo bene, abbiamo 4-5% di PIL in più: 75 miliardi di euro di risorse. 75 miliardi. A quel punto, felici di vivere in un mondo dove lo Stato spende bene e l’evasione è stata sconfitta, ci chiediamo cosa fare di queste risorse addizionali per generare crescita che generi anche pari opportunità: ridurre le tasse (dove, a chi, come?) o aumentare la spesa pubblica di qualità (per chi, per cosa, dove). Sarà il più grande spettacolo dopo il Big Bang, vedere il nostro Paese rinascere.

8 comments

  1. …e se ad ogni imprenditore indebitato venisse scalato 20 keuro per un contratto di apprendistato?

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  2. Buona domenica Professore.
    Lei parla di mostro dell’evasione e, laddove le potrei dare ragione in linea di principio, non mi sento afffatto di concordare con Lei nello specifico del caso italiano.
    Innanzi tutto uno dovrebbe capire come sia possibile che in un paese dove moltissimi evadono, nonstante ciò lo Stato riesca a prelevare quasi il 50 %, punto più punto meno, del PIL. E, proprio in virtù di questo fatto, dato che tale cifra è comunque elevata, ne dovrebbe conseguire che ogni euro recuperato con la lotta all’evasione dovrebbe essere restituito agli altri contribuenti. Cosa che invece non mi sembra affatto che avvenga.
    Ma dove veramente sono stato colto da un attacco di nausea, mi scusi il modo di esprimermi, è stato con la recentissima pubblicazione dei dati sulle dichiarazioni dei redditi, su come le notizie sono state manipolate sia dai nostri governanti e burocrati sia dai media.
    L’informazione che ha raggiunto la massa è stata: gli imprenditori dichiarano meno dei loro dipendenti, 19000 € contro 20000 € se non ricordo male.
    Ebbene il reddito degli imprenditori è fatto anche dal reddito di partecipazione, la cui media è di circa 16000 € all’anno, quindo già la cosa cambia, 35000 € contro 20000 €. Poi nelle piccole imprese a conduzione familiari il reddito viene diviso tra 2-3-4 membri della famiglia che lavorano tutti in azienda. E quindi questa cifra va ulteriormente moltiplicata almeno per due.
    E tra 70000 € e 19000, se mi permette, esiste una sostanziale differenza.
    Poi si fa un gran parlare dei meccanici, falegnami, idraulici ecc.
    Ma tutti quei professori delle scuole medie e die licei che il pomeriggio fanno ripetizioni, in nero, agli studenti cui la mattina insegnano svogliatamente? Sono centinaia di migliaia di persone che incassano bei soldi ogni mese. Chiunque da genitore le abbia pagate le ripetizioni sa di cosa parlo.
    E tutti quei lavoratori dipendenti che sfruttano la loro professionalità, sia che siano contabili o imbianchini, per fare lavoretti vari in nero?
    Perché tutte queste cose non vengono citate?
    La lotta all’evasione è sacrosanta, ma va fatta con onestà intelletuale.
    E soprattutto, quando lo Stato preleva quasi metà del reddito nazionale, si deve impegnare a spenderlo bene, non in ponti che non portano da nessuna parte o in ospedali mai aperti.
    E, aggiungo, dovrebbe anche lasciare la libertà di decidere. io accetto, avendone la possibilità, di contribuire alla spesa sanitaria di chi non ha i mezzi. Ma non vedo perché io personalmente debba essere obbligato ad avere una assicurazione sanitaria attraverso il SSN. Perché non posso essere libero, per la mia quota, di provvedere autonomamente? O magari di rischiarmela e di non averla affatto?

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    • Beh quindi alla fine siamo d’accordo che è un mostro. Solo che va fatta bene. La lotta all’evasione.
      Ovvietà? Non credo anche perché lei solleva un punto chiave che ho lasciato nascosto ma che è presente nella proposta, invisibile.
      Si ricorda la favola berlusconiana che si può capire chi evade. E le critiche che gli si rovesciarono addosso. Implicito in quel ragionamento c’era qualcosa che mi aveva sempre convinto: che per pagare le tasse bisogna che quei soldi tornino indietro sotto altra forma a chi le ha pagate o nell’ambiente in cui vive.
      Ora nella mia proposta c’erano due richieste: taglio degli sprechi e lotta all’evasione. Ecco se affrontassimo insieme questi 2 aspetti la lotta all’evasione diventerebbe più facile. E lei me lo conferma con la sua mail.
      Sul resto concordo. Onestà intellettuale.

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      • Semza una seria ristrutturazione della spesa pubblica non si va da nessuna parte, questo è pacifico.
        Dal lato fiscale è da tempo che penso che si dovrebbe uscire dalla logica egualitarista per cui 100 € di reddito di un dipendente statale sono uguali a 100 € di reddito di un dipendente di una grande azienda o di ina piccola azienda o di un professionista “protetto” o di un professionista non protetto o di un commerciante, artigiano o imprenditore.
        E’ ovvio che alcune delle categorie citate sono più protette e altre meno (io tra l’altro faccio parte di quelle più protette).
        Personalmente fisserei al 70 % l’aliquota marginale sopra i 100-150000 € all’anno (ma vanno bene anche altre cifre, l’importante è il concetto) di qualsiasi dipendente pubblico o di grande azienda e al 35 % quella di un artigiano. Tasserei di più marginalmente un notaio o un commercialista e meno un architetto.
        Modulerei le tasse sulle imprese in modo che, a parità di utili, sia tassata di più la società che paga meno in stipendi.
        I secondi lavori di un dipendente andrebbero tassati con aliquota secca al 20 % dato che ovviamente non possono essere ritenuti continuativi nel tempo.
        Quanto poi all’onestà intelletuale vi sono altri due esempi che si possono portare rispetto all’articolo 18 ad esempio.
        Il primo è che non è affatto vero ch le aziende non crescono per non ricadere sotto l’articolo 18. Vi sono magari alcuni casi, ma nella maggior parte dei casi l’imprenditore rifiuta di crescere per non dovere prendersi dei soci.
        Il socondo, vedendola dall’altra parte, è che se l’articolo 18 deve esistere, deve esistere su entrambi i fronti. Se l’imprenditore è obbligato a riassumere il dipendente ingiustamente licenziato, allo stesso modo deve avere il diritto di riprendersi il dipendente che se ne è andato alla concorrenza portandosi appresso tutto ciò che l’imprenditore gli ha insegnato.
        Infine, altro esempio di onestà intelletuale: lo Stato, che è sempre velocissimo a chiedere i soldi, sia anche puntuale a pagare i suoi fornitori che altrimenti restano strozzati. Il bilancio dello Stato non ne verebbe alterato in nessuna misura, dato che quei soldi già si trovano nella colonna delle passività.

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  3. lotta all’evasione ok, lotta agli sprechi ok…distinguiamo però tra evasione di imposte su reddito da lavor, sul valore aggiunto o reddito da capitali. Mi concentro sull’evasione da redditi da lavoro.
    ragioniamo sulla decisione ad evadere: tra un piccolo (non sto generalizzando, faccio un esempio) che evade x sopravvivere e un grande che evade x scelta volontaria : l’avidità, la non condivisione di un sistema redistributivo. Sono casi completamente diversi, che abbisognano di ricette diverse.
    Nel primo caso, molti studi, tra cui due ottimi articolo firmati Boeri-Garibaldi (2002 e 2005) ci spiegano che lavoro in nero e disoccupazione sono fortemente legati, quando si tenta di attuare politiche di contrasto al lavoro nero, voilà che aumenta la disoccupazione. Quindi le migliori politiche x ridurre il nero sono quelle di contrasto alla disoccupazione.
    Nel secondo caso, quello dell’evasione x scelta, aumentare le ispezioni e le pene aiuta, così come aiuterebbe diminuire le tasse, tuttavia non sono politiche sufficienti. Uno bravo, che ha una buona rete di legami, es. commercialisti, avvocati, sa evadere meglio, perché piuttosto che una spttodichiarazione e quindi pura evasione, tenderà ad eludere le tasse, ad esempio spostando redditi da lavoro a redditi da capitale, tassati meno. La questione é lunga, ma abbiamo un grande risultato. Lo stato può ridurre sensibilmente l’evasione se é in grado di aumentare il senso civico, o etica dei contribuenti (tra gli altri a dimostrare questo si veda Busato-Chiarini 2009). E come potremmo? con migliore spesa e meno sprechi, quindi qualità. ma questa é una mia opinione

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  4. Caro Gustavo, invece di “sprechi” dovremmo cominciare a chiamarli col loro nome: ruberie.
    A tagliare gli “sprechi”, si finisce col chiudere scuole di periferia e ospedali di provincia; invece la rapina generale che avviene ogni giorno sui soldi pubblici, tramite appalti, Grandi Opere e tangenti nessuno mai la menziona. Troppo occupati a discutere dello scontrino del barista.
    Stiamo facendo i loro interessi, anche noi, occupandoci delle cose sbagliate.
    :-)

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  5. Caro Professore,
    volevo scriverle una nota riguardo ad un articolo di giornale e mi perdoni se vado leggermente fuori tema, ma non sapendo dove inserirla ne approfitto qua, dal momento che si parla di “qualità” dello Stato.
    Su molti giornali si parla del viaggio di Monti in Cina… il titolo del link (che non è lo stesso titolo dell’articolo) pensato dal “Fatto Quotidiano” è : “Pechino, Monti vede Wen Jiabao – Cina sia azionista ripresa italiana” – articolo http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/31/monti-vede-jiabao-sviluppare-collaborazione-repubblica-cinese/201440/ .

    Bene, sa cosa mi è venuto subito in mente? Il suo articolo, “La cicala, la formica e la bella addormentata nel bosco, pg 362 del suo libro “Lezioni di Macroeconomia”. Lei sicuramente saprà, per chi non ha avuto la fortuna di essere suo studente in tempi recenti, l’articolo parla degli USA (le cicale), dell’Europa (l’addormentata) e dell’Asia, Cina in particolare (le formiche). Lei faceva notare come negli anni il debito pubblico americano fosse stato finanziato in quantità sempre maggiori dalla Cina, che aveva ormai accumulato titoli di stato statunitensi per un valore (all’epoca, il libro è stampato nel 2006) di 600 miliardi di dollari.

    Pecunia non olet.

    Sempre lei Professore si domandava “Cosa ne farà? Potrebbe, da grande potenza quale è, mirare ad aumentare il suo stock di armamenti bellici. E non sembra difficile, alla bisogna, trovare offerenti: la stessa Europa sembra disposta ad abbandonare l’embargo bellico verso la Cina. Fino a quando la Cina non avrà optato, oltre che per una economia di mercato, anche per la salvaguardia dei diritti umani, en eventuale riarmo non può che lasciare perplessi e preoccupati. Non è questo il futuro che vogliamo lasciare ai nostri figli.”

    Da allora, non mi pare che la Cina abbia fatto grandi progressi nel campo dei diritti umani, anzi. L’unica differenza è che agli Stati Uniti, ora si sta svendendo anche l’Europa?

    Buona domenica sera.

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  6. Giorgio Zintu

    01/04/2012 @ 19:22

    A proposito di lotta all’evasione, potrebbe anche essere insignificante se poi è vera questa notizia che ha fatto il giro di FB:
    “Nel decreto liberalizzazioni è contenuta una norma a dir poco vergognosa, già ribattezzata norma “salva-yacht” che salva i ricchissimi proprietari di mega barche. Dice il testo: “La legge 171 del luglio 2005 si applica ai paesi europei ed extraeuropei”. Ecco fatto. Grazie a queste due paroline, sarà possibile intestare la barcona a società di noleggio fittizie…”
    Il resto è ovvio.

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