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La corruzione? No grazie. Progressi in vista.

Il 23 dicembre 2011 il Ministero per la pubblica amministrazione (P.A.) e la semplificazione ha istituito la Commissione per lo studio e l’elaborazione di proposte in tema di trasparenza e prevenzione della corruzione nella P.A.

Il 31 gennaio 2012 la Commissione ha elaborato un primo rapporto legato alla prima parte del suo mandato, quello di formulare in un arco temporale contenuto, alcune proposte di emendamento al disegno di legge in materia di anticorruzione (A.C. 4434), che da tempo giace triste e trascurato nelle aule parlamentari.

40 giorni, comprese ferie e domeniche. Niente male. Un bravo sincero a Ministro e componenti della Commissione. Anche perché il documento prodotto si legge bene, velocemente, e non perde troppo tempo in salamelecchi: va dritto al punto fornendo una serie di proposte di emendamento ad una legge che, se scritta bene, potrebbe essere importante per combattere più di una delle cancrene che riduce l’efficacia dell’azione pubblica nell’economia: in particolare la corruzione e la presenza di conflitti d’interesse, che ricadono nel tema più ampio di un cultura dell’integrità nella P.A.

Sono persone competenti (alcuni di loro sono cari colleghi che stimo molto e dunque avverto subito di essere in conflitto d’interesse potenziale nell’apportare delle critiche al loro lavoro!). Purtroppo sono solo giuristi e questo è un problema e si vede nell’afflato tutto teso a regolare che permea le loro raccomandazioni di emendamento e la mancanza, ma solo a volte, di attenzione agli aspetti più prettamente economici. Insomma, sì, per pessimo spirito di corpo avrei desiderato la nomina in Commissione di alcuni tra i nostri valenti economisti, esperti di corruzione, o di statistici. Ma così va il mondo.

Veniamo a noi. Cerchiamo di essere criticamente costruttivi. A cominciare dal fatto che la Commissione esalta, e gliene va dato merito, il ruolo della formazione e promozione di una cultura della legalità sui temi dell’integrità ma rimane molto parca negli emendamenti quanto a risorse ( e Dio sa se ne sono state date a iosa negli anni) da dedicare a Università meritevoli di essere finanziate su questo tema con appropriati concorsi e valutazioni oggettive (penso per esempio al fantastico lavoro che sta conducendo in magnifica solitudine Alberto Vannucci a Pisa col suo Master).

Il rapporto della Commissione comincia sciorinando dati sulla corruzione (in calo nel numero dei delitti e delle denuncie, ma ciò sappiamo non voler dire molto: se è in calo potrebbe essere che la gente vi è solo più rassegnata e non la denuncia) mostrando di essere al corrente della piaga sulla carenze delle statistiche al riguardo, questione questa sollevata anche dal gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO) nel suo rapporto sull’ Italia. Manca, negli emendamenti proposti, la previsione di un affondo sulla ricostruzione del fenomeno, delegando l’Istat, con appropriati fondi magari sul budget CIVIT (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche), ad esplorare proprio con la CIVIT la dimensione del fenomeno.

Già che ci siamo, siccome la CIVIT è nel disegno di legge individuata come l’autorità nazionale anticorruzione, sarebbe stato utile, prendendo spunto dal lavoro certosino dell’ACA, portale di tali autorità anti corruzione nel mondo, migliorare la governance di una istituzione, la CIVIT, che per questa missione non era stata creata. Per evitare di creare un organismo svuotato di operatività sarebbe necessario prevederne il rafforzamento operativo, con più personale e legami specifici e forti con guardia di finanza, autorità antitrust ed autorità dei contratti pubblici. Poco è stato proposto su questo: possiamo aspettarci che la CIVIT possa partire subito appena approvata la legge senza avere le spalle larghe su un tema di questa importanza e delicatezza istituzionale?

Gli emendamenti sono efficaci nell’individuare, cosa che nel disegno di legge attuale manca, con sufficiente precisione all’interno delle singole amministrazioni i responsabili apicali di mettere in piedi il modello organizzativo anti corruzione. Particolarmente rilevante la proposta (art. 1 comma 11) della Commissione che “in caso di commissione, in seno all’amministrazione, di un reato di corruzione accertato … il responsabile individuato risponde”  del danno erariale e all’immagine della P.A. salvo che provi di aver efficacemente attuato prima della commissione del fatto il piano di prevenzione anti corruzione e di aver vigilato sul funzionamento dello stesso, nonché che il reato sia stato commesso eludendo fraudolentemente il piano. Bene: il dirigente sarà spinto ad agire per prevenire il fenomeno al suo meglio.

La seconda proposta, quella della trasparenza, si occupa di rafforzare la pubblicazione dei dati delle singole amministrazioni ai cittadini. Peccato che, non riprendendo il lavoro importante di una vita del bravissimo Lucio Picci di Bologna al riguardo, non preveda standard informatici (e uniformi) per tale trasmissione dati. Potrebbero essere cioè poco rilevanti file pdf (come fece il Ministro Brunetta) e non “machine readable”, cioè leggibili da una macchina, per la loro aggregazione ed analisi. Peccato anche aver perso l’occasione per richiedere l’obbligo di inviare in tempo reale  all’Autorità dei Contratti Pubblici tutti i dati riguardanti la gara d’appalto a pena di non validità del contratto successivamente alla gara.  Tra l’altro, una malignità: che la Commissione non abbia chiaro l’enorme ruolo che può giocare l’informatica lo si vede dal fatto che sul sito si ritrovi sì il rapporto (e per questo un plauso) ma sia un file scannerizzato con tanto di firma al margine che impedisce di leggerlo come un qualsiasi pagina html o pdf che si può tagliare e copiare.

L’articolo 3 è certosino nel migliorare e a volte innovare radicalmente nel concetto di conflitto d’interessi e susseguenti incompatibilità,incandidabilità, ineleggibilità dei dirigenti delle P.A. Importante anche il focus sui codici di condotta. Bravi.

L’art. 4 è quello “rivoluzionario”, ripreso giustamente anche dalla stampa. L’introduzione del premio al “testimone” nella P.A. che denuncia fatti corruzione. L’attuale proposta in Parlamento prevede per questo “eroe” (che ingiustamente molti tacciano di “infame”) la mera protezione da sanzioni o licenziamenti. Un’idiozia, perché nessuno mai denuncerebbe (a parte se sei Serpico) un fatto sapendo bene di non averne nessun guadagno ma solo (enormi) complicazioni. A questi pentiti, secondo la proposta, spetteranno ora “un premio in denaro non inferiore al 15 e non superiore al 30 per cento della somma recuperata all’erario a seguito di condanna definitiva della Corte dei Conti”. Sarebbe un risultato storico che creerebbe molta più incertezza nei rapporti tra corruttore e corrotto e potrebbe anche ridurre la tentazione di comportamenti illeciti in maniera significativa.

Ma assieme a questo premio andrà prevista una protezione speciale, quasi da testimone anti mafia, e proprio la DIA sarebbe stato utile coinvolgere già in sede di proposta di emendamento, vista la delicatezza del tema, prevedendo che tali denunce (segnalazioni) dei testimoni più che al Dipartimento di funzione pubblica (poco attrezzato per compiti così gravosi di sicurezza)  fossero appunto inviate alla Direzione Investigativa Antimafia.

Un’ultima critica. Il 30% massimo incontra un inspiegabile limite di “2 milioni di euro”. Conti presto fatti. Facciamo che si dia il 20% a un testimone. Per mazzette fino a 10 milioni di euro, il 20% è OK. Da mazzette più grandi di 10 milioni di euro, il premio tende a scemare in proporzione al valore della mazzetta. Perché questa è una pessima idea? Perché la mazzetta è in proporzione al valore dell’appalto, e tanto più cresce il valore dell’appalto tanto meno è attraente il premio rispetto a quanto potrà offrire un corruttore per ottenere il silenzio del testimone.

Mi direte. Ma una mazzetta di 10 milioni di euro comporta un appalto di 50 milioni di euro, è enorme! Vero. Ma è noto che la vera grande corruzione si annida proprio in quei pochi (meno di 100) appalti di grande valore. Che senso ha introdurre un protezione “aristocratica” per quei corruttori?

Ma comunque. Andiamo avanti, magari con qualche aggiustamento. Ma la strada contro la corruzione sembra ben avviata.

2 comments

    • Rimane tranquillo tranquillo in mensa a terminare i 2.000.000 di euro che l’ex-Ministro Brunetta firmò loro ad agosto 2010 e che dovrebbero durare per progetti (grandi mense spa) fino al 2012.

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