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Il gioco del piano anti-spread

Dal Wall Street Journal un terribile dubbio: e se … “col tempo, la condizionalità diverrà probabilmente resa sempre più facile da raggiungere, il targeting dei tassi diverrà sempre più esplicito e la sterilizzazione monetaria sempre meno stringente … la banca centrale diverrà un meccanismo per trasferire effettivamente ricchezza dal nord al sud dell’Europa… il risultato finale sarà l’incubo della Bundesbank: una zona euro modellata più sull’Italia che sulla Germania“?

Non è male questo argomentare. In fondo, nulla oggi garantisce che la BCE porti a casa la desiderata austerità da parte dei Governi a cui offre sostegno sugli spread solo se questi la accettano. Sarebbe possibile immaginare, in questo scontro strategico tra BCE e Italia, un mondo senza spread e senza austerità come teme la Bundesbank, colpevolizzando Draghi?

La teoria dei giochi ci dice no. Seguitemi con un pizzico di pazienza. Modelliamo questa situazione, guardando ad un mondo dove la BCE è nelle mani di Draghi che la comanda con destrezza ma il Governo italiano è succube del Parlamento italiano che non ama l’austerità perché toglie fondi alla politica.

Sulle righe leggete le azioni a disposizione della BCE: comprare o non comprare titoli. Sulle colonne le azioni a  disposizione del Parlamento italiano: approvare o non approvare l’austerità (magari proposta da Monti ma, ipotizziamo, nelle mani in ultima analisi del Parlamento). I numeri che leggete (non vi preoccupate per ora se sono verdi o neri)? In ogni cella ce ne sono due: il primo è il valore di quella coppia di azioni per la BCE, il secondo per il Parlamento italiano. Per esempio 15;0 significa che se la BCE di Draghi compra i titoli italiani e il Parlamento approva l’austerità la soddifazione di Draghi è 15 (massima, visto che ottiene che il suo piano salva stati funziona) e zero è la soddisfazione del Parlamento (che, come vedete dai numeri, preferisce la non austerità).

La teoria dei giochi sostiene che l’equilibrio finale di questo gioco sarà dove vi è il cerchio rosso: e cioè finirà che Draghi non compra i BTP italiani perché il Parlamento italiano non approva l’austerità richiesta. Draghi non compra titoli perché sa che se lo facesse il Parlamento non approverebbe l’austerità. Se Draghi non compra la cosa migliore per il Parlamento italiano è certamente non approvare la severa austerità.

Come vedete, lo scenario immaginato dal Wall Street Journal di un euro “italianizzato” non tiene alla logica della razionalità: non sarà il piano di Draghi a generare acquisti generosi del debito italiano. Ma una cosa è anche chiara: questo scenario di immobilismo porta diretti alla crisi dell’euro.

E’ interessante paragonare questa situazione con quello che accadrebbe se la BCE fosse dominata dalla Bundesbank e Draghi fosse solo il verbalizzatore di decisioni altrui. E’ assai facile modellare questa situazione, basta modificare le celle così:

Abbiamo solo modificato i numeri ora in rosso (paragonateli con i numeri verdi sopra quando era Draghi a comandare la BCE). L’unico cambiamento, ovvio, è che la Bundebank rispetto a Draghi preferirebbe avere austerità ma senza comprare titoli (15 invece di 10).

Quale sarebbe l’equilibrio in questo caso? Sorpresa, sorpresa, esattamente lo stesso (cerchio rosso) di quello in cui finiva l’Europa con Draghi come capo effettivo della BCE: e cioè senza austerità e senza calo degli spread perché la BCE non acquista i titoli dell’Italia che non fa l’austerità.

Insomma grandi litigate al vertice di Francoforte per nulla? Forse sì. Tanto più che tutti restano con un pugno di mosche in mano, con un euro in totale crisi ed il fallimento del piano BCE, comandata da Draghi o dalla Bundesbank, non importa.

In realtà non abbiamo fatto i conti con Monti. Cosa succederebbe al piano della BCE se fosse Monti invece che il Parlamento italiano a decidere se fare o non fare l’austerità? Vediamo un attimo.

Notate i numeri viola: abbiamo semplicemente cambiato la soddisfazione italiana, dando grande gioia dall’austerità, pensando così di rappresentare bene le preferenze del nostro Presidente del Consiglio.

Cambia tutto. Tutto. In questo caso l’equilibrio sarebbe quello nel cerchio rosa, con la BCE che mette a punto il meccanismo anti-spread e Monti che fa l’austerità, per la loro reciproca soddisfazione.

La povera Bundesbank. Che se la prende tanto con Draghi ed invece dovrebbe con lui allearsi per convincere l’Italia dare il via libera all’austerità montiana.

Ma non finisce qui. Gli economisti hanno questo difetto di mettere raramente tutte le carte in tavola. Già, perché qui ci siamo scordati il convitato di pietra. Sì, il popolo europeo. In questo caso il popolo italiano: che non si sente rappresentato dagli sprechi del Parlamento italiano (prime due tabelle) né dalla fredda austerità montiana (terza tabella) che genera ancora più recessione.

Perché se Draghi e la BCE e Monti possono pure essere convinti che tutto è bene quel che finisce bene, si sono scordati che i tassi d’interesse possono pure scendere grazie all’ombrello anti-spread ma che ciò non rimette in alcun modo in sesto la disastrata economia italiana in preda a crisi da domanda aggregata. Specie se i risparmi da spesa per interessi non si tramuteranno in maggiore spesa pubblica ma in rimborso del debito, à la greca.

N.B per i lettori: potevo fermarmi alla frase che termina con “austerità montiana che genera ancora più recessione ” e, nascondendomi dietro il finto rigore dei miei ragionamenti, avrei potuto dire che la cosa migliore da fare è dunque concedere a Monti il potere di decidere per l’austerità. Non l’ho fatto perché ogni modello è solo una semplificazione della realtà e ha bisogno di essere arricchito della complessità e semplicità della realtà quotidiana. Che richiede di non dimenticare che qualsiasi austerità Monti dovesse portarci ad accettare, contrariamente a quanto finora sempre sostenuto che mai avremmo fatto ricorso al fondo salva stati ed alle sue condizionalità, avrà dei grandi costi in termini di occupazione persa, giovanile e non, chiusura di imprese, stress familiare e disagi fortissimi specie per i più deboli. No, non è un gioco.

15 comments

  1. Quindi le due alternative che lei ritiene possibili (escludendo l’espansione fiscale che lei auspica) sono che o non si accetta l’austerità e l’euro sprofonda o la si accetta e sprofonda l’economia con conseguenze gravissime sul piano della coesione sociale?

    Lei professore ipotizza che per mantenere la coesione sociale in caso di approvazione dei piani di austerità (che automaticamente porteranno a una recessione) potranno esserci delle “sensibili diminuzioni” sul piano della democrazia?

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  2. “Perché se Draghi e la BCE e Monti possono pure essere convinti che tutto è bene quel che finisce bene, si sono scordati che i tassi d’interesse possono pure scendere grazie all’ombrello anti-spread ma che ciò non rimette in alcun modo in sesto la disastrata economia italiana in preda a crisi da domanda aggregata. Specie se i risparmi da spesa per interessi non si tramuteranno in maggiore spesa pubblica ma in rimborso del debito, à la greca.”

    In realtà occorrono entrambe le cose, fare salire il denominatore e scendere il numeratore. Altrimenti al prossimo stormire di fronde ci ritroverremmo al punto di partenza.

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  3. In the Euro beginning: “High savings in the rich countries of the eurozone have financed excess consumption in the periphery in the same way that the “savings glut” facilitated easy money and unsustainable debt in the US, the UK and other developed contries.”.
    How it worked concerning peripherical countries: “reliance of the peripheral countries in the first decade of the 20thcentury on demand which was highly sensitive to world income growth and mostly financed by capital imports from the core. The euro also benefited from a period of strong demand, both from emerging economies and the US.”.
    In the aftermath of 2008 financial turmoil and de-leveraging: “the peripheral countries are being forced to switch to income adjustment (internal devaluation) to stay in a currency union that has become unsound. Relative labour cost inflation and current account deficits were enabled in the periphery by both borrowing and capital imports. Bad loans were made by bankers around the world who were either naïve or inexperienced in financing businesses and governments… Experience with the gold standard before the first world war makes clear that exchange rate adjustment is key to improving trade flows between core and peripheral economies. The adjustment mechanism appears to be direct and prompt.”.
    Solution: “Adjustment by internal devaluation will be slower and more uneven. Negotiated devaluation and withdrawal from the euro is the best route back to economic health for some peripheral countries.”. What kind of debate is going on in the EU? Are our politicians and governments pursuing these above rules? I don’t think so…the only path they follow regards internal devaluation in the peripherical countries. History didnt’ teach them so much.
    Due to internal devaluation the Weimar Republic fell down, and pervasive unemployment allowed the arise of Hitler and his Nazi party. Internal devaluation in the pheripherical countries might encourage right-wing parties and hatred towards Core EU countries and Eu leaders. This is a risk we must avoid, letting countries decide what kind of policies implement by themselves. It would had been better avoid internal devaluation and welfare destruction. Running this path Eu leaders have seriously endagered, in my honest opinion, the peaceful integrity of Europe.

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  4. Io non conosco la teoria dei giochi per cui rischio di dire una cretinata, ma mi sembra che qualcosa non funzioni.
    Nel primo schema la conclusione che a me sembra logica in base ai numeri utilizzati, è che il parlamento approva l’austerità e la BCE compra i titoli, perché questa combinazione ottiene la soddisfazione totale più alta.
    Nel secondo schema invece tutte le combinazioni hanno lo stesso risultato, per cui non vedo una scelta da preferire alle altre.
    Ovviamente i numeri sono arbitrari per cui forse ha poco senso quello che dico, ma non essendo quantificabile la soddisfazione forse non hanno senso neanche questi schemi.

    Comunque sono d’accordo con la conclusione proposta sul primo schema: la BCE non compra e il parlamento non approva l’austerita. Non per i numeri né per la teoria dei giochi, sono d’accordo per la logica dei rapporti politici.

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    • Se le torna, il gioco allora è costruito bene!
      No, se BCE approva titoli e c’è austerità il Parlamento ha zero, ed ha dunque un incentivo a non approvare austerità perché ottiene 15: non è un equilibrio.
      Nels econdo schema non tutte hanno lo stesso risultato (stesso rispetto a cosa?).

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    • Buon Peppe

      Io invece dico che approvano l’austerità via richiesta di aiuto Esfs/Esm.
      Un signore molto autorevole mi ha confermato che è abbastanza probabile che l’aiuto verrà effettivamente richiesto dal che io deduco tutta una serie di conseguenze. Come è ovvio mi sbaglio e non c’è da allarmarsi.

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  5. Chiarissimo. Non v’è ombra di dubbio che ci troviamo di fronte a tentativi finanziari di salvare una barca economica… il che è un pò come solleticare la schiena di un elefante con un filo di paglia… due grandezze che hanno poco da dirsi.
    La scommessa, già persa, è quella di ricominciare a fare impresa, lavoro, reddito, innovazione.
    Nel medio taglierò la corda, proprio perchè qui non si gioca più e purtroppo gli italiani non vogliono assolutamente accettarlo. Preferendo alle cure dolorose della grande ferita la futura amputazione dell’intero arto.
    Nel breve,invece,raglio sul mio sito riguardo a questo ed anche altro…
    e citerò sicuramente questo post molto chiaro, vero, ben scritto.
    Bravo Piga!!!

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