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Ancora su politica e stipendi: un utile distinguo

Dal mio collega Tommaso Nannicini ricevo e volentieri pubblico.

Sono d’accordo con te che per quanto riguarda il parlamento italiano attuale (cioè, con l’attuale numero di parlamentari e con la legge elettorale vigente): – il taglio degli stipendi potrebbe avere effetti positivi sulla selezione, ma non inciderà tanto sui risparmi.

Ma il problema dello stipendio ottimale per i politici è legato a filo doppio al contesto istituzionale. Per es. insieme a Stefano Gagliarducci ho realizzato uno studio sui sindaci italiani (il cui metodo di selezione è molto competitivo e trasparente; la legge 81/1993 per l’elezione diretta dei sindaci resta una delle migliori riforme istituzionali della seconda repubblica) che mostra che un aumento del salario: – attira sindaci con livelli d’istruzione più alti; – aumenta alcuni indici di buona gestione amministrativa.

Gli stessi risultati si trovano in uno studio sui consiglieri comunali in Brasile, realizzato da Claudio Ferraz e Frederico Finan con la stessa tecnica che usiamo per l’Italia (regressione con discontinuità).

Insomma: il diavolo si annida nei dettagli. Come dicono gli anglosassoni, “if you pay peanuts, you get monkeys” (se paghi noccioline, ti becchi le scimmie). In un contesto in cui i meccanismi di elezione funzionano come si deve, pagare di più i politici può essere un modo per attirare i migliori (e non lasciare che scappino tutti nel privato). Siamo d’accordo, però, che il parlamento del Porcellum è lontano da questo benchmark…

PS: lo studio sui parlamentari europei mi sembra non tenga conto del fatto che anche se la variazione è esogena, il punto di partenza non lo è (paesi con salari più alti/bassi sono associati a meccanismi di selezione politica diversi, e l’effetto del salario diverso in un caso o nell’altro potrebbe proprio dipendere da questi punti di partenza)… ma questo ci porterebbe lontano…

6 comments

  1. Roberto Evoli

    18/01/2012 @ 07:58

    I nostri parlamentari della Camera e del Senato continuano a fare analisi comparative con i loro colleghi Europei. Questa cosa regge poco in quanto a questo punto mi piacerebbe ricevere da loro un commento sulla diversita’ del netto in busta paga tra un operaio Italiano e Tedesco, o tra un un insegnante di ruolo di scuola superiore Italiana e Danese, o tra un agente di Polizia Italiano ed Olandese. Ripeto…..e’ una storiella che non regge. E poi i politici che siedono a Montecitorio o a Palazzo Madama devono mostrarmi il loro guadagno “aggregato”, cioe’ di tutti quei familiari, che grazie alla poltrona del Deputato o Senatore, risiedono in Consigli provinciali, regionali e in tanti CDA di aziende pubbliche.
    Comunque ….lascierei questi temi che vengono “approffonditamente discussi” da Vespa a Porta a Porta e/ da Santoro in Servizio Pubblico, mentre invece avrei piacere di continuare il dipattitto su come se ne esce da questa crisi economica. Negli anni 90 mi ricordo con simpatia un mio vecchio datore di lavoro Italiano del settore calzaturiero che si lamentava dei i suoi clienti , grandi gruppi americani, dicendomi: “attento a questi qua che alle fabbriche gli mettono sotto le rotelle” (in parole molto povere ma lampanti spiegava a suo modo il fenomeno della delocalizzazione).

    Beh ora mi domanda se anche io debba mettere le rotelle sotto la mia casa e forse pensare di spostarmi dall’Europa.

    Grazie

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    • Ieri ho scritto del Bollettino della Banca d’Italia. Non arriva da lì alcun conforto sulle ricette anti crisi fuori dal consenso di Bruxelles. Continueremo.

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    • bravo Roberto (se mi consenti) !!!

      Questi studi citati in continuazione sono esercizi accademici piuttosto inutili (al di la dell’esercizio intellettuale, certamente, ma non e’ il momento).

      Trovo inproponibile che si possa discutere la remunerazione dei politici in Italia come incentivo alla produttivita’. Un ‘altro esercizio accademico. A mio avviso altrettanto inutile.

      Forza professori, se vogliamo fare i politici sarebbe necessario distanziarsi un attimino dalle teorie, soprattutto quelle antiche, e affrontare la realta’ attuale.

      Ma cosa vuoi pagare di piu’ ? con quali soldi ? quelli di

      Ma vogliamo concentrarsi sul rientro del debito !? Piorita’ numero uno tagliare le spese. E si comincia dalla classe che dovrebbe “governare”. E smettiamole di dire che sono pochi soldi per favore. Non e’ vero. Lo stato va ridotto, rimpicciolito e una volta snellito si riparte.

      D’altra parte i professori in Italia, ah ! ecco un’altra classe da rivedere interemante, subito dopo i politici. Il famoso mondo delle otto cariche, e all’universita’ non cci sono mai …… e pubblicano cosa ?!?

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      • Giacomo Gabbuti

        18/01/2012 @ 23:09

        Prima che categorie astratte (professori, politici, tassisti) proviamo a cambiare i modi di ragionare. A partire da “se vogliamo fare i politici”.
        C’è chi ha vocazione e capacità per fare studi “inutili” come questo, e chi per fare politica – per quanto questa non debba essere una professione in alcuni ruoli di indirizzo, non può non esserlo nella maggioranza dei posti chiave. Il punto sta non nello spostare le “brave persone” da un settore all’altro, pensando che “basta la buona fede”, e che “una persona brava nel suo lavoro farà bene in politica”, ma nel rendere la politica permeabile alla società, nella persona di un professore come di un comico, senza che questi si sentano invece di dover scendere necessariamente in campo.
        Senza questo, nemmeno il governo dei filosofi ci salva – e penso che qui stia la drammatica leggerezza del governo salva-italia.

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