Una studentessa del triennio che si sta per laureare sotto la mia supervisione, Giulia Di Pierro, ha esaminato 48 episodi di politiche fiscali espansive su 16 paesi dell’OCSE (Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Giappone, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e UK) e ne valuta l’impatto sulla coalizione di Governo durante la successiva sfida elettorale.
L’obiettivo era quello di chiedersi: ma un Governo che prima delle elezioni adotta una posizione “espansiva” (più spesa o meno tasse) verrà punito o premiato dagli elettori? Visto che votiamo nel 2013, è una domanda non solo legittima ma doverosa!
Ebbene la risposta è … dipende! Dipende da qual era il ciclo economico l’anno prima che venisse adottata la manovra espansiva. Se l’economia già tirava da sola, questo è il risultato, gli elettori tendono a punire maggiormente la coalizione che non se l’economia è in difficoltà.
Dividendo i 48 episodi in due blocchi, da un lato quelli adottati con “più crescita di partenza del PIL” (dal +4,1% al +1,5%) e quelli adottati con “meno crescita di partenza” (dal +1,2% al -2,9%), nei primi i governi che rivincono le elezioni sono solo il 21% contro il 58% nei secondi!
E questo è tanto più strabiliante se si considera che un Governo con bassa crescita parte già più sfavorito di uno con alta crescita: sembrerebbe proprio che un Governo che in difficoltà economiche si batte con maggiori spese o minori tasse sia molto amato dagli elettori!
Politici, ascoltate ….
PS: qualche maligno potrebbe dire che allora la crescita non conta nei programmi elettorali. In realtà per chi cerca di fare crescita sul serio i risultati sono ben più premianti. I Governi che fanno veramente tanta crescita (dal +4,1% al +3,1) hanno probabilità di vincere del 50% e non del 21%!
19/11/2011 @ 21:20
Ad ulteriore conferma che il PIL non fa la felicita’ del popolo(o vincere le elezioni)
19/11/2011 @ 21:29
Beh, il mio P.S. in calce metteva l’enfasi sul fatto che non sempre il PIL fa la felicità (degli elettori), è vero. Ma perseguire politiche che non fanno sicuramente crescere il PIL sembrano ancora più penalizzate.
20/11/2011 @ 07:41
molto utile, Gustavo. Se lo ha già fatto la tua allieva dovrebbe scorrere i Temi di Discussione BankItalia 334 e 335 per vdere i danni fatti da Governi “tecnici” Ciampi e Dini interrompendoa fini elettorali la gradualità del percorso verso l’adesione all’unione monetaria
Giuseppe
20/11/2011 @ 12:43
Grazie Giuseppe. Ho rivisto rapidamente quei saggi e se ben capisco sono sugli effetti non keynesiani delle politiche fiscali, giusto? Della serie, taglia la spesa e l’output sale. Non mi hanno mai convinto troppo. Sul legame tra governi tecnici e elezioni e politiche economiche, prenditi più spazio e racconta ai lettori la tua opinione.
20/11/2011 @ 12:12
Non vedo il paradosso. Stiamo confermando la tesi keynesiana (se la crescita non viene o non può essere attuata dal settore privato, che ci provi il settore pubblico). Qualcuno ha mai veramente creduto che gli elettori – tanto più se in difficoltà – siano lungimiranti ( = valga l’equivalenza ricardiana) ?!
In questo momento non direi che questo sia il risultato che ci interessa. Ci interessano di più gli effetti qualitativamente diversi fra (- spesa) e (+ tasse) sulla crescita a parità di saldo.
20/11/2011 @ 12:51
Ciao Augusta. Beh io sono un fanatico dell’equivalenza ricardiana (non conta come finanzi la spesa, conta come spendi), non fosse altro perché mi permette di capire le eccezioni, cioè quando finanziare in deficit sia meglio o peggio che con tasse.
Ma in questo caso il punto non è tanto sul metodo di finanziamento quanto su:
a) in tempi di recessione se faccio politica fiscale espansiva, mi cacciano gli elettori perché rischio di apparire spendaccione? Pare proprio di no, anzi.
b) meglio tasse o spesa (il tuo punto) per espandere? Sto per leggere un testo di Christina Romer che forse ne parla, vediamo di farci un post.
Saluti.
20/11/2011 @ 19:57
Piu’tasse e tagli=recessione
Piu’ spesa pubblica=aumento PIL
O almeno questo e’ vero in questo periodo storico.Chiaramente non sto qui a menzionare le ricadute sull’inflazione o sul fatto che tali soldi andrebbero spesi bene,anzitutto,e poi dovrebbero andare a finanziare opere pubbliche e lo stato sociale
OT=Professore ne ha mai parlato della Steady state economy nel suo blog?So che per un economista parlare di questa cosa e’ come per il diavolo leggere la Bibbia
20/11/2011 @ 20:26
Precisi meglio steady state economy, perché per molti di noi non è un dramma parlarne.
20/11/2011 @ 20:58
Non piu’ un economia fondata sul profitto ma sulle risorse disponibili
22/11/2011 @ 13:02
OK, ne parleremo, anche se sono meno esperto di queste cose (importantissime).
20/11/2011 @ 21:14
@ Gustavo. a) Apprezzo e confido nei tuoi tentativi di spendere “meglio” e soprattutto di tagliare le spese “peggiori”, affinché tutto ciò minimizzi le tasse, che ovviamente non piacciono proprio a nessuno, soprattutto a fronte di servizi pubblici carenti.
b) Non credo in nessuna risposta generale. Ahimé fra il dire e il fare …. c’è un mare di dettagli che cambiano radicalmente i moltiplicatori.
Buon Libano!