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A Natale Monti per favore tagli i regali

Così commentavo 9 mesi fa sul blog il Codice Etico del Ministero dell’Economia e delle Finanze:

Mi sconvolge un poco invece apprendere dall’esistente Codice Etico, che si possono accettare doni fino a 150 euro: mi pare una cifra enorme e forse farebbe il Governo a ridurla drasticamente. Tra l’altro, mi fa notare qui una collega italiana al convegno di Copenhagen, e se uno facesse 3 regali da 149 euro a distanza di qualche settimana?

Vediamo cosa fanno negli Stati Uniti…:

“Un impiegato può accettare doni, non sollecitandoli, che abbiano un valore di mercato aggregato di 20 dollari o meno per occasione, purché il valore aggregato di mercato dei singoli doni per una persona non superi i 50 dollari per anno solare”. Seguono abbondanti esempi, quali: se ricevi due regali, uno da 18 ed uno da 15 dollari, deve rinunciare ad uno.

 Che aspettiamo ad adeguarci? Mi pare che 150 euro siano troppi.

Ora leggo un affascinante articolo di due economisti tedeschi, una che lavora negli Stati Uniti ed uno a Monaco di Baviera. Sul ruolo che giocano i (piccoli) regali nell’influenzare i comportamenti altrui quando questi sono mirati a convincere un decisore (una stazione appaltante?) a favorire il donatore (un fornitore?) a scapito di qualcun altro (un altro fornitore?), magari più bravo, a danno dell’interessato finale alla bontà della decisione (il contribuente/cittadino?).

Il loro esperimento di laboratorio rivela risultati interessanti.

Come che, rispetto ad una situazione in cui i doni non sono possibili, chi riceve i (piccoli) doni si sente molto più in “dovere” di reciprocare la generosità del donatore anche se questa va a danno di colui per il quale il percettore del regalo lavora (perché sarebbe stato meglio aggiudicare la gara all’altro fornitore) ed anche se non vi sono per lui addizionali premi monetari (tangenti) o se l’interazione non si ripeterà.

L’effetto di questi piccoli doni non è … piccolo, anzi è ben maggiore di quando non vi sia una terza parte interessata ed il percettore del dono compra per sé: in questo caso utilizza il più delle volte il fornitore migliore. Per di più chi riceve il dono sa bene che questo è stato fatto per ottenere un favore che va a danno del proprio utente-referente (cittadino/contribuente), ma contraccambia comunque aggiudicando la gara al fornitore sbagliato, quello che ha fatto il piccolo dono.

Anche il non fare un dono ha effetti nocivi per il (non) donatore che viene spesso punito: anche se si ha il prodotto migliore, non fare il (piccolo) regalo riduce la probabilità di essere selezionati dal 90% a meno del 60%.

Come spiegare questi risultati? Gli autori affermano che un (piccolo) regalo fa scattare un “obbligo” a contraccambiare, un “legame speciale”. Più l’atto è inatteso, maggiore la voglia di contraccambiare.

Come mitigare il problema?

La trasparenza? Non funziona, e cioè non compensa la voglia di contraccambiare che cancella invece ogni tipo di “vergogna”.

Variare la dimensione massima del regalo? Certamente, vietandoli per esempio.

Ma la cosa più interessante è che quando il valore del regalo cresce, il problema diventa meno grave. Il percettore del dono sentirà scattare una molla, o senso di colpa, o sospetto che il regalo sia chiaramente visibile come inteso per motivi di frode/corruzione.

Insomma a Natale, Presidente Monti, vieti i regali, il Paese gliene sarà grato. Modifichi tutti i Codici Etici e vieti tutti i doni.

4 comments

  1. Riccardo Colangelo

    19/11/2012 @ 23:37

    hai visto Report ieri? se no, vai sul podcast.
    altro che regali di Natale per avere crediti bancari!! e non a funzionari, ma a …. vallo a vedere.
    il regalo al funzionario è veramente il minimo. Il problema lo hai messo in luce quando hai detto che c’è la propensione a fare il danno per il proprio utente-referente, che quasi sempre è anche quello che dà il pane. E’ questa propensione il vero guaio, non il regalo, che diventa l’alibi di chi lo riceve e lo usa per darsi una motivazione di “debito morale” per le sue azioni.
    Il problema non è tanto il fatto che il regalo induce alla infedeltà (sostanzialmente) quanto l’esistenza della propensione ad essere infedele, perchè la infedeltà verso il datore di lavoro, che sia un imprenditore o il contribuente, non è considerata negativa. è lo stesso principio che è alla base dell’assenteismo, della bassa produttività etc.

    Direi che c’è un problema di carenza di moralità e di principi. Ma so che questo è noto ed ovvio, il problema è come superarlo. Eliminare i regali non credo serva.
    Forse con i Carabinieri ……

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  2. Il risultato dell’esperimento mi sembra che confermi la percezione comune dei piccoli regali “mirati”. Comunque mi aspetto anche che i regali per ottenere qualche cosa in cambio o la semplice “influenza” positiva su una possibile decisione, li facciano tutti, per evitare di essere guardati male dal percettore. Così tutti faranno il piccolo regalo e ritorneranno agli occhi del percettore nella stessa posizione di prima (a parità di valore del regalo, che comunque mi aspetto sia quello massimo consentito).

    Vietare i regali significa che si rischia di essere incriminati per una scatola di caramelle. Con i relativi costi giudiziari che andrebbero tenuti in conto.

    Certo è che 150 euro (una volta sola?) suona come un piccola mazzetta sotto forma di oggetto.

    Dove è il limite? Penso nel mezzo, ma il punto esatto lo ignoro. L’approccio in USA, che cita in un suo vecchio post, mi sembra quello adatto.

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  3. Due passaggi di pochi secondi da Report. Si tratta di due spezzoni da due “Pillole del sapere”, quei filmati di tre minuti pagati quarantamila euro l’uno e scelti da apposita commissione scientifica.

    http://www.tubechop.com/watch/684209

    http://www.tubechop.com/watch/684199

    Quindi c’era il ministro, la commissione scientifica, quelli che hanno girato il filmato…difficile pensare che un simile sistema si possa cambiare solo con la razionalità della parola.

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  4. Facile dirlo, difficile applicarlo. Grazie di tutto Professore per quello che riesce a suscitare come esempio. Spero di poterlo conoscere di persona

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