Ecco cosa è uscito fuori di veramente nuovo dal Consiglio Europeo del 9 luglio (mia traduzione):
Ci impegniamo a stabilire una nuova regola fiscale, che contiene i seguenti elementi: I saldi di bilancio della Pubblica Amministrazione saranno in pareggio o in surplus; questo principio sarà considerato come rispettato se, come regola, il deficit annuo strutturale non superi lo 0,5% del PIL nominale.[…]
Da ciò devo capire che il deficit dunque dovrà rimanere in media sul ciclo attorno allo 0,5% e dunque deficit massimo di 1,5% del PIL sono quelli richiesti (tenendo conto di una variazione ciclica del 2% ed una elasticità di 0,5 del saldo di bilancio al ciclo). Insomma un cambiamento notevole rispetto al 3% massimo della prima era dell’euro.
Torniamo a quella era, sembra un secolo fa, ma quando idearono la regola sarà stato il 1995 all’incirca. Da dove uscirono fuori i magici numeri del 60% debito PIL e 3% deficit PIL?Il ragionamento fu all’incirca il seguente: “ci aspettiamo un tasso di crescita del PIL nominale del 5%, con un’inflazione del 2% – coerente con quanto tollerato dalla BCE – e un tasso di crescita del PIL reale del 3%.” Con questi numeri si dimostra che il debito PIL si stabilizza attorno al 60% del PIL con un rapporto deficit PIL del 3%.
Se oggi i nostri governanti cambiano le carte in tavola, richiedendo di fatto un deficit PIL massimo dell’1,5%, cosa è cambiato rispetto ad allora? Rapidissimi calcoli mostrano che il 60% del debito PIL sarà raggiunto con un deficit massimo minore perché sono peggiorate le stime implicite sul tasso di crescita del PIL nominale, che scende infatti dal 5% di allora al 2,5%, dimezzandosi. Di fatto ciò significa che i nostri Governi hanno ritenuto bene credere che viviamo in un mondo diverso, un mondo che assomiglia ad uno dei seguenti:
a) Inflazione 2% e 0,5% di crescita del PIL; b) Inflazione 0% e 2,5% di crescita del PIL; c) Qualsiasi combinazione che vi aggradi tra PIL e inflazione che sommi a 2,5.
Direi che lo scenario a) sia quello più realistico: in fondo la BCE, ora come allora, continua ad essere l’unica certezza, col suo 2% di riferimento di inflazione.
Dunque, ecco quello che è accaduto negli ultimo 15 anni. Da continente che prometteva un tasso di crescita annuale del PIL del 3% siamo divenuti un Continente da crescita dello 0,5% annuo. Ci pare coerente con l’atteggiamento dei politici europei che hanno, con questo Patto di Austerità, smesso di credere nel sogno di un El Dorado europeo e aggiustato verso il basso le loro aspettative sul loro stesso operato, deprimendo le aspettative di tutti gli operatori. Nulla di più pericoloso, perché se c’è qualcosa che sappiamo è che le aspettative, assieme al libero dispiegarsi dello spirito imprenditoriale, guidano l’economia.
13/12/2011 @ 10:13
Domanda (non retorica): ma non è che le aspettative di crescita sono state mantenute costanti e l’1,5 ha l’obiettivo non più di stabilizzare, ma di ridurre i deficit/pil ormai schizzati oltre il 60%?
13/12/2011 @ 12:47
Carlo ciao. Intanto vediamo quando esce la stima dell’Istat, siamo anisosi di conoscerle. Poi Visco ha dato un impatto di 0,5 quindi siamo a -1%. Comunque con questi dogmi meglio che se lo siano scordato no? Altrimenti più rcessione, meno pareggio, più recessione…
L’obiettivo credo è di tagliare 1/20 l’anno l’eccesso di debito/PIL per arrivare a 60%: http://ftalphaville.ft.com/blog/2011/12/12/793241/ 3% l’anno. Auguri a noi.