Vediamo di provare a riassumere l’evoluzione a partire dall’attuale stallo europeo con qualche ipotesi di dilemma strategico tra Germania ed Italia.
Tante le assunzioni che farò, cambiatele a piacimento per trovare il vostro esito più probabile.
Nel mio scenario, l’Italia può scegliere se uscire dall’euro e dal Fiscal Compact oppure se rimanere nell’euro ma tirarsi fuori unilateralmente dal Fiscal Compact. Sempre nel mio scenario, la Germania può scegliere se mantenere vivo il Fiscal Compact o permetterne la dissoluzione per tutti i Paesi dell’area euro, oltre che per l’Italia.
Le mie ipotesi: la Germania ha sempre le stesse preferenze, l’Italia le varia a seconda del suo Governo politico. Se in Italia prevalgono i moderati, l’uscita dall’euro è considerata un esito peggiore dell’uscita dal Fiscal Compact (ma ambedue migliori dello status quo attuale, come pare di capire dalle dichiarazioni di Renzi): i vantaggi politici di rimanere nell’euro, di lungo periodo, sono più internalizzati da questa forza politica, che chiameremo “più paziente”. Se prevalgono i populisti, l’uscita dall’euro è considerata un esito migliore dell’uscita dal Fiscal Compact (ma ambedue migliori dello status quo attuale, come pare di capire dalle dichiarazioni del Movimento 5 stelle e della Lega): i vantaggi politici di rimanere nell’euro, di lungo periodo, sono meno internalizzati da questa forza politica, che chiameremo “più impaziente”.
Ancora ipotesi sulla Germania: qualsiasi cosa faccia l’Italia, i tedeschi preferiscono che il Fiscal Compact sia mantenuto, con o senza italiani. Rispetto allo status quo attuale la Germania perde sempre dalle mosse di cui sopra dell’Italia (segno sempre “meno”), ma perde di più se l’Italia oltre ad abbandonare il Fiscal Compact esce dall’euro (per una ovvia perdita di quote di mercati esteri). L’esito ideale per i tedeschi è rimanere nel Fiscal Compact senza Italia dentro ma con quest’ultima ancora parte della moneta unica. Potremmo immaginare questo caso come una concessione all’Italia di una lunga moratoria sul Fiscal Compact fino a quando non sia riuscita a recuperare PIL ed occupazione stabilmente.
Ancora ipotesi sull’Italia: qualsiasi sia il partito al potere, si sta sempre meglio fuori dall’attuale status quo (segno sempre “positivo”). L’Italia preferisce sempre che il Fiscal Compact sia abolito del tutto in tutta Europa, perché questo garantisce maggiore domanda ovunque, con impatto positivo sul proprio export. L’esito migliore per populisti e moderati prevede sempre la cancellazione del Fiscal Compact per tutti i paesi euro, ma per i primi assieme all’uscita dell’Italia dall’euro, per i secondi senza uscita dell’euro.
La tabella sottostante riassume quanto descritto sopra (in verde governo populista, in blu, governo moderato; in ogni cella la perdita tedesca è prima del punto e virgola, il guadagno dell’Italia dopo).
In rosso vedete l’esito di questa struttura di interazione strategica a seconda dei Governi al potere in Italia (verde: 5 stelle, blu: Renzi). Qualsiasi Governo prevalga in Italia, la Germania finirà per mantenersi non solo nell’euro ma all’interno dell’austero Fiscal Compact mentre l’Italia uscirà dal Fiscal Compact. La sola differenza finale è l’uscita dall’euro dell’Italia in caso di vittoria dei populisti, e la permanenza nell’euro in caso di vittoria dei moderati.
Esiti diversi potranno ottenersi solo con ipotesi diverse dalle mie. Possibilissimo che abbia visto storto su alcune situazioni.
Se fossi Renzi, tuttavia, mi darei da fare per ribadire sin da ora che il Governo italiano non appoggerà, alla fine del 2017, nessuna proposta volta a inserire il Fiscal Compact definitivamente all’interno dei Trattati europei. Ha il potere di veto, lo eserciti. Anzi, gli converrebbe da subito applicare, senza chiedere alcun permesso, la moratoria del Fiscal Compact. E’ evidente che nel mio scenario una qualsiasi percezione da parte dell’elettorato che non agirà in tal senso porterà alla vittoria degli anti-euro ed all’uscita dall’euro.
20/09/2016 @ 07:51
La Grecia di Varoufakis tentò di uscire dal Fiscal Compact, ma i membri del direttorio della BCE a turno iniziarono già dal Gennaio 2015 a rilasciare dichiarazioni sul fatto che si rischiava una crisi finanziaria e che la BCE non avrebbe potuto garantire la LIQUIDITA’ alle banche greche in eterno… E come per incanto la crisi finanziaria arrivò. (Mutatis mutandis, è come se una banca centrale ipotizzasse una svalutazione con mesi di anticipo… cosa pensi che succederebbe?). Nell’euro non si possono fare politiche economiche contro la BCE, perché basta qualche dichiarazione polemica da parte loro per stravolgere le aspettative e provocare una crisi finanziaria. E il Fiscal Compact è la contropartita al ‘whatever it takes’ che tiene fermi gli spread; senza FC niente ‘whatever it takes’.
Il male dell’euro è più profondo di quello che sembri vedere. E’ una intera concezione fallace, ma in quanto tale politicamente non è emendabile. Per avere una moneta unica funzionante bisognerebbe avere (non gli stati uniti d’Europa, bensì) una moneta basata su una filosofia e principi diversi. http://www.economiaepolitica.it/politiche-economiche/europa-e-mondo/politiche-keynesiane-nella-zona-euro/ Ma non c’è nessuna disponibilità in Germania ed altrove a rifondare l’euro. Mi spiace, perché queste constatazioni portano naturalmente a conclusioni politiche che tu non ami e vorresti evitare comprensibilmente; ma purtroppo il FCompact non nasce dal nulla.
20/09/2016 @ 23:35
Il Fiscal nasce da un movimento politico. Come tale, morta la politica che lo ha voluto, muore. Se muore, un altro equilibrio di politica monetaria e fiscale è possibile. L’euro ha equilibri multipli, uno porta alla sua fine l’altro al suo consolidamento lento come negli Usa nel corso di 1 secolo. I benefici netti di questa seconda opzione dipendono dall’orizzonte temporale del progetto europeo nella testa di elettori e politici.