Gli effetti macroeconomici del terrore ci sono, malgrado la probabilità oggettiva che avvenga qualcosa nelle nostre vite sia molto minore di quella soggettiva. Dati e studi ce ne sono, anche di più di quanto non sospettassi.
Toccano il turismo (non locale), in particolare, ma anche tutte quelle attività della nostra vita che non riteniamo indispensabili. I media (ed i loro titoloni cubitali) poi giocano un ruolo significativo nell’influenzare al ribasso la reazione di consumi, risparmi, investimenti e dunque di produzione ed occupazione.
E’ ovvio che dato questo scenario l’impatto finale sui nostri tenori di vita dipenda da come si pone la domanda pubblica rispetto a questo ritrarsi della domanda privata.
Non parlo solo della politica della difesa e della sicurezza che senza dubbio in Europa, sia a livello simbolico, sia a livello di efficacia, sia a livello di impatto occupazionale, può giocare un ruolo.
Parlo di investimenti pubblici in generale, che stabilizzano il reddito dei cittadini quando questi ultimi incartano l’economia nazionale con il loro braccino del tennista, pauroso e pessimista, non consumando e non investendo.
C’è bisogno ora più che mai di abolire il Fiscal Compact e spendere pubblicamente. Spendere nelle scuole, nelle università, nei giovani, nelle infrastrutture fisiche e nella conoscenza pubblica dei dati (non lasciandola in mano a Google), nelle strutture per l’accoglienza e il controllo dell’immigrazione, nella gestione dei rischi naturali e finanziari, nella protezione e valorizzazione non solo del patrimonio artistico ma della cultura in generale. Tutto quello che abbiamo smesso di fare da almeno un decennio.
Quando l’economia italiana ed europea avevano appena cominciato a riprendersi dalla prima recessione, nel 2010, ecco che nel 2011 ci siamo inventati il Fiscal Compact e la nostra economia è crollata all’indietro in una devastante seconda recessione. Ci manca solo che anche questa minuscola e insufficiente ripresina sia uccisa per la seconda volta dall’idiozia del terrorismo. Aboliamo il Fiscal Compact ora per combattere la paura e ridare forza e fiducia al nostro Paese.
24/07/2016 @ 09:36
Ok, Renzi ha lanciato il guanto di sfida… a Ventotene si cambierà l’Europa.
Mi sembra di ricordare che anche durante il semestre di presidenza italiana era stato promesso di “battere i pugni sul tavolo”.
Comunque non ci resta che aspettare fine agosto per capire se le attinenze, in materia di promesse politiche, con l’ultimo Premier eletto direttamente dalla popolazione italica, siano perfettamenti speculari.
24/07/2016 @ 09:55
Pur condividendo le considerazioni sull’abolizione del fiscal compact e altre sugli effetti del terrorismo o piuttosto quelli della Brexit, rimane il fatto che il differenziale di crescita dell’Italia rispetta agli altri paesi europei deve essere spiegato da altri fattori. Inutile ogni volta trovare scuse per la mancata crescita dell’Italia se altri paesi europei crescono di più nonostante appunto il fiscal compact, il terrorismo e la Brexit.
24/07/2016 @ 15:33
Concordo Massimo, da sempre. Inutile, per come la vedo io da 5 anni, chiedere l’abolizione del Fiscal Compact senza una spending review seria, pervasiva, rivoluzionaria che anche questo Governo non fa. La madre di tutte le riforme è diventata nonna, in attesa che qualcuno se ne ricordi.