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Piccolo è sempre brutto, in Italia

Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.

Trilussa

 *

Il nuovo rapporto semestrale BCE sullo stato della finanza per le PMI nell’area euro, uscito da pochi giorni, mostra la dimensione dello spread del costo del credito tra micro, piccole, medie e grandi imprese. In media tra le piccole e le grandi ci sono circa 500 punti base di differenza. Non briciole, vero?

 

http://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/accesstofinancesmallmediumsizedenterprises201411.en.pdf

Che porterebbero un Governo attento alle esigenze delle PMI a dedicargli tutta l’attenzione possibile. Ma un Governo come l’attuale che, come i suoi predecessori, non ha nessuna intenzione di portare alle Camere come dovuto il disegno di legge per le PMI previsto dalla normativa? Un Governo che, come i suoi predecessori, tollera indifferente l’assoluto dolce far niente del Garante della Piccola Impresa, www.garantepmi.gov.it , istituzione ormai irrilevante (prova ne è il suo sito, praticamente mai aggiornato in questi anni) all’interno di un Ministero, quello per lo Sviluppo Economico, esclusivamente dedicato a tutelare l’interesse della grandi imprese?

Facile rispondere: questo Governo è indifferente alle PMI. Leggere per credere. Sfogliando il Sole di oggi, a pagina 50, relegata in serie B, la notizia attira il mio sguardo: dal 1mo gennaio, le amministrazioni pubbliche troppo lente ad onorare i propri debiti con le imprese non potranno assumere dipendenti pubblici.

Non male come idea.

Ma come viene calcolato il tempo medio dei ritardi che non deve superare i 60 giorni altrimenti scatta la tagliola anti-assunzioni? Dipende da come si calcola la media dei ritardi per la singola amministrazione.

Una possibilità: che la si calcoli senza guardare al valore di ogni fattura in questione, dando lo stesso peso ad ogni credito. Ad esempio immaginate tre imprese che hanno emesso fattura di 50, 100 e 2000 euro, con ritardi rispettivamente di  70, 50 e 70 giorni. La media in questo caso è di 190/3, più di 60 giorni. In questo caso l’amministrazione risulta “cattiva” e soffrirebbe di penalizzazioni. A meno che … a meno che, pagando la fattura di minor valore, quella da 50 euro, non restasse che con due debiti in mano, quelli  di 100 e 2000 euro, di durata media pari a 60 giorni, svicolando così dalla penalizzazione, e tra l’altro non ripagando i crediti più “pesanti” quanto a ammontare dovuto.

Questo “svicolare” non piace al Governo, che ha deciso di calcolare la media ponderando per il valore del credito. Nell’esempio la media sarebbe calcolata come (50×70+100×50+2000×70)/(2000+100+50) = 69 giorni. Per scendere sotto i 60, non basterebbe ripagare il credito da 50 euro, né quello da 100: si dovrebbe ripagare quello da 2000.

A nessuno è venuto in mente che magari il credito da 2000 è quello di una grande impresa e quelli da 50 e 100 di due piccole imprese. E che mentre i 2000 della grande sono rifinanziabili a costi “relativamente bassi”, i 70 e 50 giorni di attesa delle piccole sono costosissimi, addirittura il non vederli restituiti, questi crediti, potrebbe voler dire la differenza tra la vita e la morte.

Un criterio fondamentalmente diverso (altrettanto arbitrario direbbe qualcuno ma più vicino ad esigenze di giustizia e di politica industriale) sarebbe stato quello di dire: “non si potrà più assumere se non verranno ripagate tutte le imprese con meno di 50 addetti”. Magari subito, in quattr’ore, come avviene in Corea del Sud.

Ma noi non viviamo in questo mondo. Nel mondo delle formule matematiche, dei 3%, dei 60%, del PIL potenziale depotenziato, delle medie ponderate e non, non c’è spazio per il mondo dei piccoli da proteggere. 

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