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L’Italia dei giovani che, prima di correre, si deve rialzare

I numeri sono assordanti.

In Italia abbiamo 22 milioni di occupati. Circa 1/20 di questi sono giovani tra i 15 ed i 24 anni, 923.000 per la precisione.

Non mi dite che non l’avevamo detto che le recessioni uccidono i germogli più fragili e con più potenziale di una società: dei 365.000 occupati in meno in un anno di governo Letta, un terzo quasi di questi, 107.000 sono giovani. Non un ventesimo, un terzo.

Ma c’è di più. Un’altra cosa abbiamo sempre detto su questo blog: che la perdita di lavoro dei giovani non produce disoccupazione ma, principalmente, scoraggiamento, avvilimento, abbandono. E questo è spesso per sempre. Eccoli i numeri. Dei 107.000 in meno senza lavoro, solo 27.000 hanno arricchito l’esercito dei disoccupati, almeno loro mostrando una qualche caparbietà a non mollare. 46.000, quasi il doppio, hanno invece arricchito la massa enorme dei nostri inattivi, alcuni per andare a studiare, molti di più hanno mollato. Molti per sempre.

Brava Europa, bravo Monti, bravo Letta. Che con le loro stupide austerità hanno ghiacciato il cuore del continente e della nostra penisola. E che hanno rifiutato di ascoltare il nostro appello per un servizio civile nella Pubblica Amministrazione, 1000 euro al mese per 2 anni, non rinnovabile, per lavorare nelle Pompei d’Italia, dovunque ci sia bisogno della presenza dello Stato, dovunque uno Stato vecchio dal mancato turnover come quello italiano crolla a pezzi invece di sostenere con forza e attenzione il settore privato ed arricchirlo di attenzione alla bellezza, alla solidarietà, alla giustizia sociale.

Se Renzi pensa di cavarsela rendendo più flessibile il lavoro correndo inciamperà. Ha bisogno di fermare l’emorragia subito, poi il paziente, curato, potrà ascoltare di riforme e riprendere la corsa.

Se Renzi vuole essere diverso, stanzi almeno per 100.000 giovani disoccupati e scoraggiati, 1,2 miliardi di euro l’anno per due anni nel DEF che si appresta a presentare. Coraggio, Italia che non puoi ancora correre, rialzati in piedi.

6 comments

  1. antonio carlo scacco

    02/04/2014 @ 09:08

    Personalmente non credo ci sia bisogno di così tanti investimenti. Basterebbe rendere l’apprendistato veramente “duale” (come in Germania) per abbattere drammaticamente la disoccupazione giovanile ( che infatti in Germania è particolarmente bassa). Evitando boutade come il “contratto unico a tutele crescenti” che in Francia /Cne) ha già fatto malissimo (al punto da essere prontamente ritirato).

    Twitter: @antonioscacc

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  2. Antonello S.

    02/04/2014 @ 19:14

    Grazie per l’appello Prof.Piga, lo ritengo molto giusto eticamente, anche se intravedo nel suo appello un tentativo di utilizzare quella stessa leva psicologica così sbertucciata a Berlusconi quando affermò di vedere ancora i ristoranti pieni, minimizzando i primi segnali di crisi.
    Inoltre è opinione personalissima credere che non sia utile al bene del Paese e forse anche dei giovani, offrire ulteriore effimeri strumenti di propaganda ad un Primo Ministro che sembra in tal senso molto più abile dei suoi predecessori.
    Non so lei, ma io sono rimasto inorridito quando Renzi, commentando da Londra i dati sulla disoccupazione, ha affermato…”avanti con le riforme”.
    Quali sono queste salvifiche riforme che secondo il premier potrebbero restituire il lavoro ai milioni di persone inatttive?

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  3. sandro ceccato

    02/04/2014 @ 20:38

    Scusi la franchezza: ma ancora non lo ha capito che è quello che vogliono?
    No perché quello che lascia interdetti è che un docente del suo livello non ci sia ancora arrivato.
    Capisco che non facendo una vita “da strada” non abbia sviluppato un certo senso speciale nell’interpretare la profonda differenza tra le parole e i fatti, ma oramai lo spred tra i due ha raggiunto livelli enormi.
    Forse è quello, stanno ad una tale distanza che per guardarne uno si perde di vista l’altro.
    Sono fiducioso che ce la si faccia, prima o poi.

    Saluti.

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    • Ma no, lo sa benissimo, anzi dice spesso cose da vero rivoluzionario.
      Il problema però è proprio quello che hai indicato tu: non ha fatto vita “da strada”.
      Vede quindi i problemi delle classi subalterne come “questioni tecniche da risolvere”, con tanta sensibilità ma con un certo accademico distacco e forse con una comprensibile cautela di classe, non si fa salire il sangue alla testa per quello, diciamo cosí.
      Ora però succede che se la borghesia medio alta “locale” non capisce rapidamente che oggi ha estremo bisogno dell’appoggio del “popolo lavoratore” sarà nella sua maggior parte retrocessa economicamente e socialmente perdendo fra l’altro ciò che resta del suo potenziale politico; converrebbe ai Viaggiatori valutare almeno in sede di discussione altri tipi di approccio.

      Vorrei farti presente comunque che all’interno della sinistra (non il PD quindi, che con la sinistra non c’entra niente) esiste lo stesso ordine di problemi, con lo zoccolo duro che non accetta nemmeno come ipotesi il dialogo con le forze rappresentative dei “non salariati” che sono considerati sostanzialmente “il nemico di classe”, nonostante in questo momento stiano anche loro (i non salariati) soffrendo terribilmente le conseguenze delle politiche di austerità e stiano cercando anch’essi una via di risposta politica che forse, sotto alcuni aspetti, potrebbe coincidere con quella della sinistra.

      E sul meschino interesse a mantenere la rendita di posizione delle “aristocrazie operaie”, anche a scapito di connazionali precari o lavoratori del terzo mondo, ci sarebbe da scrivere un bel po’.

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  4. sandro ceccato

    02/04/2014 @ 21:01

    Le dirò di più: esistono molti modi per “fottere” una generazione intera.
    Per esempio la generazione del 68 la bruciarono con le droghe, in Marocco la generazione a cavallo tra 80/90 finì in buona parte in carcere anche per reati minori e facilmente educabili se solo ce ne fosse stata la volontà.
    Questa dei ventenni di oggi la si lascia in pantofole a commentare su facebook e sopravvivere coi soldi delle pensioni dei nonni fino a che ce ne sarà, minandone le fondamenta della volontà.
    Quando questa sarà svirilizzata la si metterà in qualche fabbrica o centro commerciale sottopagata e senza un minimo di futuro, di diritto e di tutela per se e i propri figli.

    Non le sembra possibile? Eppure sta capitando proprio sotto i nostri occhi che han perso la capacità di osservare l’ampiezza del disegno.
    Siamo diventati prevedibili e in fondo è quello che vorremmo dal nostro prossimo, nevvero?

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  5. senza dimenticare..nelle vostre considerazioni che i professori universitari sono pagati da noi attraverso le IMPOSTE

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