Il mio collega Giovanni Vecchi ha studiato il ruolo dei decimali nella nostra vita di tutti i giorni dall’Unità d’Italia in poi.
Come vedere dalla tabella sopra (in rosso) nel ventennio tra il 1861 ed il 1881 il reddito pro-capite degli italiani è cresciuto dello 0,6% annuo in media, mentre (in verde) nel decennio dal 1992 al 2002 di più, dell’1,5%.
Quisquilie? Differenze impercettibili di quasi 1% annuo, che volete che sia.
Beh un modo per convincervi che quisquilie non sono è farvi vedere (le frecce) il numero di anni che si impiegano, a quei tassi di crescita, a raddoppiare il proprio tenore di vita. Se fossimo sempre cresciuti come nel ventennio del Novecento, ci ricorda Vecchi, ci avremmo messo ben 115 anni a raddoppiare il livello di benessere economico! Se invece (come è poi stato dall’Unità d’Italia in poi) fossimo cresciuti come dal 1992 al 2002, gli anni si sarebbero ridotti a 40. Accipicchia se conta un misero 1%!
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Quando il Presidente del Consiglio Renzi afferma che “se la crescita è 0,4 o 0,8 o 1,5 non cambia niente per la vita quotidiana delle persone” mi preoccupa. Molto.
Primo perché proprio il suo bonus di 80 euro di cui esalta l’importanza ha l’impatto di circa 0,7% di PIL (la differenza tra 0,8 e 1,5 di PIL).
Secondo perché sono proprio questi decimali di crescita in più che possono generare occupazione: infatti la differenza tra 1,5 e 0,4 di crescita in più che Renzi ritiene irrilevante abbatte la disoccupazione dello 0,5%, aprendo la strada per un lavoro vero per circa centomila disoccupati.
Ma io ho capito perché Renzi si è così grossolonamente sbagliato. Credo che Renzi abbia confuso la crescita economica con il deficit pubblico strutturale, visto che vuole portare quest’ultimo proprio dall’1,5% allo 0,4%, credendo per di più, come è noto dal DEF che ha fatto approvare, di non peggiorare per questo la vita quotidiana delle persone. E anche qui sbaglia: levando risorse per investimenti pubblici e minori tasse – come gli chiede lo stupido Fiscal Compact – uccide l’economia italiana.
Vorremmo consigliare a Renzi di firmare il nostro referendum contro l’austerità e di pensare ogni giorno a quei decimali del deficit e a non ridurli in queste terribile recessione: ne otterrà tantissimi decimali in più di crescita e potrà godersi una vecchiaia con un reddito doppio rispetto a quello suo odierno. Non male, no?
26/02/2015 @ 15:56
Molto convincente ed efficace. Voglio firmare anche io la petizione!