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Recessioni che uccidono la speranza

Escono i dati Istat su risparmi, consumi e reddito. Dopo avere letto il comunicato che mi dice che:

a) dal terzo trimestre 2011 al terzo trimestre 2012, i redditi disponibili delle famiglie sono scesi di 1,9%;

b) dal terzo trimestre 2011 al terzo trimestre 2012, i consumi delle famiglie sono scesi del 2,2%;

c) dal terzo trimestre 2011 al terzo trimestre 2012, i risparmi delle famiglie sono cresciuti dello 0,3%.

a) ci ricorda che il 2012 è un anno di recessione. Nulla di nuovo in questo senso. Ma che tipo di recessione? E che tipo di aspettative paiono avere le famiglie che vengono rivelate da questi dati?

Normalmente se una recessione è intesa come passeggera e non permanente dovremmo vedere che il calo dei consumi odierni è minore del calo dei redditi: non vogliamo ridurre i tenori di consumo oggi così tanto e li scarichiamo in parte anche sui consumi futuri. Come? Risparmiando di meno o indebitandoci di più oggi.

Insomma se una recessione è percepita come passeggera la propensione marginale al risparmio cala. Quando sarà tornato il bel tempo, i nostri redditi saranno tornati a crescere ed avremo le risorse per ripagare i debiti senza contrarre troppo, di nuovo, il consumo futuro.

E’ quello che è successo fino ad oggi durante questa crisi.

Fino ad oggi.

Oggi però le cose paiono cambiare: la gente sembra smettere di ridurre la quota di reddito risparmiato malgrado il calo del reddito che continua. Anzi, risparmia di più in percentuale del reddito benché sia più povera. E tutta la riduzione del reddito si traduce in una riduzione di egual misura dei consumi. Questo avviene solo quando la gente non ritiene più passeggera la crisi, ma permanente. Quando la speranza scema e si adeguano i tenori di vita ad un nuovo corso.

In un clima così nero, notate bene, c’è anche un altro risvolto: che riduzioni eventuali delle tasse per aiutare il ciclo non farebbero altro che tradursi in aumenti di risparmio per far fronte a questa incertezza plumbea. E non in domanda di beni alle imprese.

E dunque che l’unico piano per sconfiggere l’austerità passa per un intelligente piano di spesa pubblica per acquisto di beni, servizi, lavori, finanziato da … 1) quei tagli agli sprechi che Bondi non ha saputo affettuare procedendo con tagli lineari e 2) dall’utilizzo di tutte quelle tasse che gli ultimi governi hanno sì aumentato, ma usandole pensando di ridurci il debito ed invece lasciandoci un debito su PIL altissimo, come non si vedeva da quasi 100 anni a questa parte.

12 comments

  1. “E dunque che l’unico piano per sconfiggere l’austerità passa per un intelligente piano di spesa pubblica per acquisto di beni, servizi, lavori, finanziato da … 1) quei tagli agli sprechi che Bondi non ha saputo affettuare procedendo con tagli lineari e 2) dall’utilizzo di tutte quelle tasse che gli ultimi governi hanno sì aumentato, ma usandole pensando di ridurci il debito ed invece lasciandoci un debito su PIL altissimo, come non si vedeva da quasi 100 anni a questa parte.”

    Secondo me bisognerebbe parlare di questo nei proemi. Anzi “bisogna”.

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  2. Se far parte della Comunità Europea equivale a perdere la propria dignità e identità di POPOLO a vantaggio di un sistema finanziario criminale, la maledizione di Vendola è stata troppo gentile.

    Il buongiorno si vede dal mattino, quindi, non è necessario aspettare l’esito elettorale: oggi tutto è più chiaro. Siamo in guerra.

    Purtroppo, una guerra già persa visto che un politico (di governo) in TV ha confessato di non sapere dove si nasconde la ricchezza.

    Reply
  3. Se far parte della Comunità Europea equivale a perdere la propria dignità e identità di POPOLO a vantaggio di un sistema finanziario criminale, la maledizione di Vendola è stata troppo gentile.

    Se il buongiorno si vede dal mattino, non è necessario aspettare l’esito elettorale. Oggi tutto è più chiaro: siamo in guerra.

    Purtroppo, una guerra già persa visto che un politico (di governo) in TV ha confessato di non sapere dove si nasconde la ricchezza.

    Reply
  4. La realtà che benissimo ci continui a rappresentare è così evidente che mi chiedo come sia possibile che altri seri economisti (a cominciare da Giannino and partners) si trincerino dietro i “mali” della spesa pubblica….

    …ad oggi la conseguenza (tra le altre) è aver consentito di nuovo il “reato” del l’annullamento della realtà al Cavaliere! Sabrina.

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  5. Pingback: I fattori psicologici che aggravano la crisi | Keynes blog

  6. francesco russo

    10/01/2013 @ 17:23

    La diagnosi è certamente condivisibile, more solito, Si comincia a sentire parlare anche da qualche economista di inflazione non più come bestia nera ma di elemento favorevole alla ripresa, siamo d’ accordo su Keynes e la spesa pubblica (da sempre).
    Ma la terapia ?? E il medico che la somministra dove sta ?? Monti vuole tutt altro e vuole governare con il dieci per cento. Prevedo un botto di voti per i comunisti.

    Premessa: per curare questa febbre da cavallo ci vuole un gruppo di persone coraggiose che abbondino di etica personale e pubblica. Io non le vedo. Quindi sono fortemente pessimista e temo che finirà male, anzi malissimo per l’ Italia e per l’ Europa. La recessione non è la malattia, è il sintomo di un Male. Il mondo occidentale ha perso la forza trainante e si è seduto sui suoi vizi e sui suoi pregiudizi sulle sue rendite di posizione e sui suoi privilegi. Ci vuole il coraggio della denuncia a tutti i livelli dei comportamenti opportunistici illegali anetici e devianti (non contro le singole persne ma contro i comportamenti) e ci vuole il ritorno dell’ etica. Conditio sine qua non.
    Poi la recessione passerà insieme alla febbre, tornerà il risparmio, e poi tornerà il consumo privato.
    Ma non sono affatto ottimista, oggi. Cioè mi spiego meglio sono ottimista e credo tanto nell’ Uomo ma meno nell’ Umanità e l’ unica ancora da credente anche nell’ economia resta sempre Nostro Signore.

    Franco Russo

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  7. I mali della spesa pubblica per la mia esperienza: http://elenabombardieri.wordpress.com/2012/11/06/pubblico-e-privato-dipendenti-e-imprenditori/

    la politica europea di giannino & CO: http://economia.panorama.it/oscar-giannino-l-affondo/Merkel-sotto-accusa-perche-non-ci-possiamo-piu-fidare-di-Angela

    la tassa da abolire per giannino & CO (l’IRAP non l’IMU): http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=12152

    la politica per giovani e donne di Giannino e CO (con 6 Mld da non dare più alle Poste): http://www.youtube.com/watch?v=FDqpMkfwB8s

    FARE è una bella realtà, secondo me abbiamo molto più in comune di quanto non si pensi

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    • Elena perdoni, ma la sua esperienza è nulla contro decenni di teorie e pratiche, dagli evidenti riscontri positivi, che la spesa pubblica PRODUTTIVA possono vantare.
      Le realtà, se solo si discostasse dalle teorie economiche di Chicago propugnate dai Boldrin e dagli Zingales che non sono solo in Fermare il Declino, le vedrebbe intorno a sé: e vedrebbe paesi che per far fronte alla crisi economica allargano i cordoni della borsa delle proprie banche centrali, manovre anti-cicliche indispensabili per far confluire nelle casse degli imprenditori, delle piccole medie o grandi imprese, denaro indispensabile per smettere di pensare un giorno sì e l’altro pure di chiudere e sperare in non si sa bene cosa.
      Ci vuole meno Stato, secondo Giannino. Peccato che lo Stato siamo noi e che delle ruberie, delle malversazioni, delle poltrone e della spesa improduttiva siamo tutti un po’ complici e, in molti casi, spettatori impossibilitati al cambio di paradigma totale. E’ una questione di cultura ma, prima ancora, di regime democratico: o forse pensiamo veramente che il privato sia meno corrotto del pubblico?
      No perché decenni e decenni di storia capitalista raccontano l’esatto contrario…

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    • P.S. le pratiche politiche del gruppo a cui ha aderito richiedono tassazioni ingenti per raggiungere il punto di equilibrio. E’ teoria economica eterodossa in contrasto con quella ortodossa promulgata da Fermare il Declino: peccato che sia la seconda quella che sta portando il mondo occidentale allo sfacelo…

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    • Signora Bombardieri, ho letto della sua esperienza. Le voglio chiedere però se ci crede veramente che il mondo debba essere competitivo. Perchè come ben sa, un conto è essere competitivo con una azienda italiana che parte da una tassazione (eliminiamo il caso di nero o evasione per semplicità) identica alla sua, un altro è appunto competere con una azienda tedesca o lussemburghese che, già in partenza, la battono con 20% e 40% di tassazione in meno. Allora Le chiedo: come fa Lei a competere con una azienda che già in partenza è in vantaggio grazie al dumping fiscale? Si rende conto che Lei è costretta a gareggiare i 100 metri alle Olimpiadi contro Usain Bolt – ed il problema non è suo (perchè se la catapultassero in pista seduta stante, sarebbe poco “allenata” all’evento al confronto del campione) – che, invece di partire ai blocchi come Lei, fruisce di un ulteriore abbuono di 20 o 40 metri? Capisce che così uno si può adattare solo al “ribasso” contro i “giganti” che partono da posizioni di vantaggio rispetto a Lei? Lo vedo anche io ogni giorno nel mio lavoro…dove i giganti sono quelli dei grandi numeri, a basso costo, proprio come accade a Lei…ma io qui non do la colpa allo Stato. Perchè so che se io domani mando a casa tutti tutti i dipendenti pubblici e risparmio il loro costo, domani non avrò:
      a) chi compra i miei prodotti
      b) chi mi effettua il servizio
      E’ come se per risparmiare sulla benzina e sull’assicurazione che costa, smettessi di andare a lavorare… Che poi, mandando a casa tutti, gli sprechi rimarrebbero. Eccome se rimarrebbero… Allora partiamo veramente da quello che è lo spreco (e dal fatto che moneta unica, così come non significa inflazione unica, non significa nemmeno imposizione fiscale unica, purtroppo, nè sistema pensionistico unico, nè mercato del lavoro unico. Non crede anche Lei che si sarebbe dovuto partire da lì per “cominciare tutti alla pari”? E poi solo da lì vedere chi è “veramente” bravo?). Giarda che dice? Lui che da decenni studia la spesa pubblica italiana?
      http://www.tesoro.it/primo-piano/documenti/2012/gruppo_di_lavoro_bilancio_e_patrimonio_pubblico.pdf
      “Nei tempi più recenti si è evidenziato il condizionamento della dinamica dei tassi d’interesse sulla spesa per interessi, legato all’accumularsi dei disavanzi nel tempo e alla separazione della sovranità monetaria dalla sovranità fiscale… La struttura della spesa pubblica …Per un lungo periodo il peso degli interessi passivi sul totale della spesa è
      progressivamente aumentato, passando al 3,8% nel 1951 al 10,7% nel 1980, al 12,7% nel 1993. Si è gradualmente ridotto fino all’8,8% nel 2010. Nel corso del periodo in esame, si è drasticamente ridotto il peso delle componenti tradizionali dell’intervento pubblico, la fornitura di servizi pubblici, le spese per trasferimenti di sostegno alle famiglie e gli investimenti pubblici; complessivamente queste tre categorie di spesa assorbivano l’81,9% del totale nel 1951, il 59,8% nel 1980 e il 57% nel 2010. La quota dei consumi pubblici nella spesa complessiva è scesa dal 54,4% nel 1951 e si è stabilizzata a partire dal 1980 nell’intorno del 41% del totale; la quota degli investimenti pubblici è scesa dal 15,4% del totale nel 1951 al 10,8% nel 1980 e al 6,8% nel 2010 (a ragionarci, sono circa due punti annuali di PIL di investimenti, “tagliati” e non sostituiti da alcuna voce della domanda aggregata ndr.). I numerosi programmi di sostegno di individui, lavoratori e famiglie assorbivano il 12,1% del totale della spesa nel 1951, il 8,1% nel 1980 e il 8,8% nel 2010.”. Capiamoci, Giannino queste cose non le dice. Come non dice quale sia il vero problema dell’Eurozona (squilibri esterni dei vari paesi, a vantaggio paesi come Germania ed Olanda), così come le privatizzazioni non abbiano portato vantaggi ai consumatori così come afferma a pagina 217 il rapporto della Corte dei Conti 2010 http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sez_centrale_controllo_amm_stato/2010/delibera_3_2010_g_relazione.pdf , nè come il settore pubblico, come afferma la Corte dei Conti in questo studio http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sezioni_riunite/sezioni_riunite_in_sede_di_controllo/2012/delibera_13_2012_contr_cl.pdf , sia il male assoluto e che, anzi, soffra perchè “i reiterati tagli lineari agli organici hanno obbligato ed obbligano le amministrazioni ad una defatigante, costosa, continua attività di revisione degli assetti organizzativi che impedisce il consolidamento di procedure, competenze e professionalità specifiche, con negativi riflessi sulla quantità e qualità dei servizi erogati”. Pagina 49 e precedenti per ricercare numero dipendenti pubblici e loro effettivo peso…capisce allora che il vero problema non è il pubblico, nè il debito pubblico come vuole Giannino e Co.?

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  8. Il programma di FARE, infatti Zingales è un ispiratore ma non un candidato, è pragmatico e italiano e parte dalla situazione attuale del nostro paese e da un fiscal compact che è un dato di fatto. Saremmo i primi a combattere per togliere le spese per investimenti infrastrutturali dal conto, ma non riguarda la politica da attuare da soli, ma quella da negoziare con l’Europa. Siamo d’accordo su tutte le mancanze dell’unione europea solo monetaria e che forse sarebbe stato meglio essere UK o Polonia oggi, ma viste le scelte fatte e volendo andare avanti e non indietro e avendo tanto da fare in casa, possiamo iniziare da casa nostra comunque e intanto andare a battere i pugni in Europa, un po’ più orgogliosi di casa nostra.
    Il programma non predeve tagli alla spesa per personale pubblico. Non prevede tagli lineari alla spesa corrente, ma diversi per settore. Es. non si diminuisce nemmeno un Euro sulla spesa per educazione (anzi sarebbe meglio trovando le risorse aumentarla).

    Ecco la spesa da tagliare che conosco io: la presenza di una doppia stazione appaltante nelle TLC (Consip e DigitPA ora agenzia per l’Italia Digitale) http://elenabombardieri.wordpress.com/2012/12/12/tlc-nella-pa-dal-2009-ad-oggi-e-nulla-e-cambiato-anzi/
    Il fatto è che con interventi di ottimizzazione delle TLC (da consulenti) tiriamo sempre fuori un 10-30% di risparmi sulla spesa corrente per telefonia e TD.
    Il programma con cui mi hanno candidato alla Camera (http://elenabombardieri.wordpress.com/2012/12/13/breve-programma-liberi-contributi-a-fermare-il-declino-punti-2-3-e-8/ ), anche se non verrò mai eletta perché sono 12 in lista, per cui il mio lavoro è da volontaria, è un programma che il Prof. Piga (che era il mio presidente in Consip nel 2003 quando ancora c’era un ottimo clima di startup nella centrale acquisti PA e Francesco Porzio era a capo della razionalizzazione della spesa TLC e ora siamo fuori per scelta), condividerebbe in pieno.
    Io sono per lo Stato, altrimenti non mi dedicherei, ma per uno Stato gestito con criteri privatistici, con i migliori criteri della trasparenza e meritocrazia. Poi la % di corruttela e furbizia, che è insita nella natura umana, la troviamo ovunque, ma ovunque e in ogni ruolo che abbiamo, dobbiamo avere il coraggio di combatterla, a costo di renderci indipendenti da chi ci sfamava. Di solito chi lo fa nella PA viene emarginato.
    Poi se un imprenditore, che mette i suoi soldi e la fidejussione sulla casa a garanzia delle coperture bancarie che servono al suo business, mette pure la moglie o l’amante nella pur sana azienda è un problema, ma se i posti nella PA sono assegnati per ottenere consensi e potere politico al posto di un sano welfare in mezza Italia è un doppio problema. Vogliamo un Italia diversa, liberale come la parabola dei talenti, anche se leggiamo Chicago Blog.

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    • Signora Bombardieri, Lei ha perfettamente ragione su quanto affermato in merito alla P.A. Ed il lavoro da fare è tanto: direi che le nostre idee generali in questo ambito sono molto vicine. Ed è per questo che disquisire con Lei è comunque molto interessante e piacevole. Io sottolineavo il fatto che la Corte dei Conti aveva individuato nella P.A. un problema di non poco conto, che è quello della continua revisione dell’apparato dei dipendenti che non consente appunto un decorso professionalizzante fondamentale per l’efficienza del sistema, delle promozioni a posti dirigenziali di personale non qualificato, delle nomine politiche, del fatto che le S.p.A. in cui sono state trasformate le aziende pubbliche sono divenute un ricettacolo di dirigenti con stipendi a sei zeri che certamente non fanno bene al sistema stesso. Ma questa revisione da cosa è dovuta? Dai tagli. Fatti perchè? Perchè dobbiamo in qualche modo trovare un avanzo primario costante. Per fare cosa? Per pagare gli interessi sul debito pubblico (di cui il stock di debito pubblico è quasi interamente costituito). Cioè, aldilà di tutto quanto di possa dire sulla P.A., il vero problema è la mancanza di risorse che ogni anno vengono sottratte e che impediscono quindi l’efficienza del sistema. Allora, a parer mio, quello che dice Lei, e quello che afferma il prof. Piga (razionalizzare la spesa e convogliarla veramente verso quella “produttiva”) è uno dei passi da compiere finalmente in modo deciso. Ma prima di tutto c’è da risolvere il piccolo problema, si fa per dire, del Fiscal Compact. Allora, lo so che ho stufato con sta cosa ma veramente non mi va giù, dire come fa il programma di FiD che va tagliata la spesa pubblica (alla luce di quanto le ho scritto poco sopra, e cioè che sono i tagli a causare l’inefficienza maggiore) ed abbattuto il debito pubblico a mio avviso non ha alcun senso. Leggendo poi quanto affermato da Zingales qui http://tagli.me/2012/12/19/1932/ , mi par logico che se fin’ora non s’è fatto nulla per ovviare agli squilibri esterni fra i componenti della UEM, non se ne farà nulla nemmeno nei prossimi mesi. Perchè? Perchè i paesi creditori non hanno interesse a risolvere la situazione, a meno di un netto intervento diretto “esterno” (USA). Ed andando avanti di questo passo, con Fiscal Compact & Co., non esisterà più uno Stato, questo è il punto. Con il rientro di un ventesimo all’anno dal debito, saremmo costretti a fare altro avanzo primario, destrutturando il nostro sistema di welfare e pensionistico, che verranno allegramente sostituiti dall’ “efficiente” (si fa per dire) privato, come Lehman Brothers o fondi pensione USA falliti insegna. E se non ce ne siamo accorti, le persone stanno già alla canna del gas… Cosa dovremmo fare quindi, per rientrare da un debito pubblico che NON è il problema? Vendere le nostre case? Andare a lavorare gratis? Io vedo questo, se si continua di questo passo. Zingales stesso pare averlo in qualche modo capito…vedremo. Nel frattempo La saluto, e La ringrazio.

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