“… La seconda critica è che l’UE avrebbe imposto una ricetta di austerità deprimendo l’Italia e le altre economie dell’Eurozona già in crisi. Sul punto basti osservare che l’equilibrio dei conti pubblici è una tappa obbligata propedeutica a qualsiasi progetto di sviluppo e di solidarietà intergenerazionale e va perseguita per il nostro interesse e non per quello dell’Europa. Vivere a debito non è realistico alla lunga. Infatti, per vivere a debito ci vuole qualcuno disposto a dare credito che deve aver fiducia nella solvibilità del debitore; ma senza finanze in ordine un paese non comanda né rispetto, né tantomeno fiducia o credito. E poi l’evidenza mostra che i paesi fiscalmente più virtuosi sono anche quelli più efficienti e con tassi di crescita più elevati.
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Chi ha a cuore l’Italia e a cuore l’Europa, il prossimo 24 febbraio dovrebbe votare coloro che danno ampie garanzie sul ruolo dell’Italia nella UE e nell’Eurozona, e sul perseguimento del progetto di integrazione europea.”
Tratto dall’appello al Direttore del Secolo XIX di un gruppo di esperti. Nel titolo si legge: “La crisi dell’Italia non dipende dall’Europa: il Paese trae beneficio dall’appartenenza all’Unione europea”. Su di un altro sito lo stesso appello si chiude, sotto le firme tra cui quelle di alcuni cari colleghi che stimo, con la seguente precisazione: “i sottoscrittori sono funzionari europei, docenti, avvocati, consulenti che si occupano di questioni europee. L’appello è sottoscritto a titolo personale e non impegna le istituzioni di appartenenza dei sottoscrittori.”
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Un ricordo flash. Quando ero Presidente Consip, tra 2002 e 2005, andai con una certa frequenza a Bruxelles presso la Commissione europea per discutere in gruppi di lavoro su appalti pubblici. Ho conosciuto lì alcuni valentissimi funzionari italiani presso la Commissione. Ne ricordo anche altri. Che a tavola, assieme a funzionari della Commissione europea di altra nazionalità, partecipavano alle battuttacce e ai commenti ironici di questi ultimi su Berlusconi (allora Presidente del Consiglio) e sull’Italia che lo aveva votato. Non ho mai votato Berlusconi in vita mia, ma non dimentico il mio immenso fastidio verso quei funzionari di cittadinanza italiana che, nell’espletamento delle loro funzioni, a mio avviso, disonoravano il nostro Paese invece di cercare di farlo comprendere meglio nella sua complessità.
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Dell’appello di cui sopra non voglio commentare l’aspetto economico. Noto solo, ma questo non mi fa onore (perché non è che se sei un esperto necessariamente ne sai di più, come la storia messa in cantina del governo dell’economista Monti ha dimostrato), la grande presenza tra firmatari di eminenti giuristi e di qualche microeconomista della DG Concorrenza: forse qualche macroeconomista nel gruppo avrebbe fatto bene. Leggere che l’equilibrio dei conti pubblici è propedeutico allo sviluppo (e non viceversa in una crisi come questa) e che i paesi fiscalmente più virtuosi sono anche quelli più efficienti e con tassi di crescita più elevati (quale evidenza empirica possono citare? poi magari ne discutiamo) comporterebbe una sonora bocciatura al corso di secondo anno di Macroeconomia .
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Noto piuttosto l’ultima frase.
L’appello è sottoscritto a titolo personale e non impegna le istituzioni di appartenenza dei sottoscrittori.
Interessante che abbiano sentito il bisogno di specificarlo.
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Ma vediamo chi è che ha firmato questo appello.
Dei 44 firmatari, 23, più della metà, sono (alti) funzionari della Commissione europea. Dai loro nomi forse 1 non è italiano e gli altri 22 paiono esserlo.
In quanto funzionari della Commissione europea non riportano al Governo italiano. Certo che avere 23 dirigenti che si sono espressi pubblicamente con una dichiarazione di voto politica e con una enfasi anti austerità quando il voto italiano ha condannato l’austerità 90 a 10 lascia a bocca aperta.
Per tre ordini di motivi. Primo perché non è chiaro se dirigenti della Commissione siano autorizzati ad esprimere, a titolo personale, una espressione di voto. Come minimo pare un clamoroso passo falso quanto ad eleganza. Secondo, se e quando il partito anti austerità andrà al governo (in qualsiasi formazione ciò potesse avvenire), saprà di potere contare presso la Commissione su una robusta schiera di oppositori. Ripeto: formalmente i dipendenti della Commissione non dipendono dal Governo e non devono sostenere le politiche dello Stato di provenienza. Ma provate a dire una cosa simile ad un britannico, un francese, un tedesco che lavora presso la Commissione: si metterebbe a ridere. Qualsiasi sia il loro colore politico, è noto a tutti che sono bravissimi a lavorare (come è giusto che sia) anche nell’interesse nazionale. Terzo. Siamo certi che dovesse un giorno la Commissione europea ricevere il mandato dal Consiglio europeo e dal Parlamento europeo di allentare la presa sulle politiche anti austerità, i nostri valenti 22 o 23 funzionari si metterebbero nel loro lavoro di tutti i giorni a sostenere queste nuove politiche? o non ne rallenterebbero piuttosto l’adozione perché così fermamente convinti delle loro teorie economiche?
Nel rimanente pool di firmatari ci sono, oltre ad un Giudice della Corte Costituzionale di grande prestigio come Tesauro (della cui firma rimaniamo altrettanto basiti) poi tanti avvocati e professori (che siamo certi non hanno relazioni di lavoro con le suindicate DG della Commissione europea, altrimenti qualcuno potrebbe parlare di una potenziale conflitto di interessi e di una poca genuina firma dell’appello) e poco altro.
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Parliamo tanto di creare una nuova classe dirigente in Italia. Dovremmo anche pensare, nel mondo senza stupida austerità, col nostro Governo di sostenere in Europa per alti posti dirigenziali quei candidati che, oltre al merito, riusciranno a mostrare più senso dello Stato e a tenere in considerazione gli interessi generali del Paese così come elaborati democraticamente nel nostro Parlamento e nelle diverse sedi governative.
Farà tanto arricciare il naso a tanti bravi dirigenti italiani in Commissione europea, ma non possono nemmeno immaginarsi quanto ho arricciato il naso io quando ero a Bruxelles 10 anni fa e quando ho letto questo loro appello, la cui sottoscrizione ho trovato di pessimo gusto.
02/03/2013 @ 13:32
Se nn vuole, giustamente per una questione di stile, fare l’elenco dei nomi ci dia almeno il link alla sottoscrizione nn ci basta solo il nome di Tesauro per una completa informazione. Grazie, saluti
02/03/2013 @ 14:25
ci sono i link!
02/03/2013 @ 16:04
Un estremo disgustoso maldestro tentativo di difendere il loro ricco piatto di lenticchie.
04/03/2013 @ 06:04
Perchè ancora ad oggi non abbiamo formato il nostro senso di appartenenza nazionale? Quanti anni devono ancora passare? Quante generazioni? La supponenza di dirigenti, nostri concittadini che “dall’alto” del loro ruolo lavorativo si permettono di deridere e sghignazzare su Berlusconi mi provoca disprezzo, non sto qui a dire che il suddetto in questi anni ci ha dato un governo idilliaco, ma che si critichi con un becero senso di superiorità senza tener conto che comunque si parla di un nostro premier, piaccia o no, turandoci il naso oppure no, mi dà per l’ennesima volta la dimensione triste di alcuni di noi, che sentendosi affrancati da responsabilità nazionali, in quanto impiegati in responsabilità europee, vogliano dimostrarsi estranei e non coinvolti in quella che comunque è la loro realtà nazionale di appartenenza, secondo me è come ripudiare la tua gente, perchè a torto o a ragione una parte di questo popolo (italiano) ha scelto Berlusconi, e quando in famiglia un componente fa una scelta che riteniamo sbagliata, se siamo veramente Famiglia, in privato cerchiamo di convincerlo a cambiare opinione e magari ci scontriamo nel discutere, ma fuori di casa (all’estero) difendiamo a spada tratta il nostro familiare perchè comunque non permettiamo di offrire il fianco a detrattori che possono solo gioire dei nostri disaccordi, il tutto se amiamo la nostra famiglia (Paese). Il giorno che questo non avverrà più (a mio avviso), saremo finalmente una Nazione nel senso più profondo del termine.