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Quella crescita bassa del 2,2%

Mosca, aereoporto. Ho 3 ore da uccidere prima dell’aereo per … Krasnoyark, Siberia. Adesso mi metto a scrivere il pezzo incredibile che dimostra che da un anno e mezzo stiamo dicendo la cosa giusta. Lo facciamo uscire domani. Ma visto che ho letto in aereo il discorso della Yellen e che è funzionale al mio argomento nel prossimo post, tanto vale offrirvi l’antipasto.

*

Janet Yellen, eccellente economista statunitense della University of Berkeley ed ora Vice Presidente della Fed, la banca centrale Usa, nel suo ultimo discorso ha parlato di crescita molto bassa per gli Usa negli ultimi anni. Ecco la frase usata:

“nei tre anni da quando è terminata la Grande Recessione (2008-2009), la crescita del PIL in media è stata soltanto del 2,2 per cento l’anno.”

Giuro. Ha detto soltanto. Per un europeo, per un italiano, che dalla Grande Recessione in pratica non è mai uscito, è un colpo basso. A livelli di 2,2%, nel XXI° secolo, noi ci siamo stati nel 2000 (3,7%) e nel 2006 (2,2 esatto) e mai più. Vi dà l’idea di quanto gli americani siano fissati con la crescita rispetto a noi. Nessun leader politico negli Stati Uniti avrebbe una chance di essere rieletto con i numeri prodotti in questi ultimi anni in Italia. Ma tant’è.

Prosegue la Yellen: “nello stesso arco di tempo, dopo le ultime 10 recessioni, il PIL reale crebbe, in media, due volte più veloce, a un tasso del 4,6%. Dunque, perché la ripresa dell’economia dopo questa grande Recessione è stata così debole?”

Già. Perché?

La Yellen propone diverse cause. Ma sulla prima, e la più ovvia, non ha dubbi.

La Storia mostra come la politica fiscale spesso aiuta a sostenere la ripresa economica … azioni fiscali discrezionali, diminuzioni delle aliquote fiscali, spesa pubblica in infrastrutture ed altri beni e servizi, e più duraturi sussidi alla disoccupazione … per esempio dopo la dura recessione del 1981-82, la politica fiscale discrezionale contribuì con un incremento di circa 1% di crescita di PIL reale nel triennio successivo“.

Non dopo questa ultima recessione però. Negli Stati Uniti lo stimolo fiscale dell’Amministrazione Obama si è ben presto interrotto, malgrado sia stato comunque ben più espansivo di quello europeo, determinando una minore ripresa, con tutto quello che ne consegue per le PMI morte ed i tanti disoccupati che non hanno potuto trovare lavoro e sono dunque usciti dalla forza di lavoro:

“il 7,9% di disoccupazione odierno, malgrado sia decisamente inferiore al 10% raggiunto a fine 2009, è comunque il più alto livello di disoccupazione nei 24 anni prima della Grande Recessione, e le stime dei 12 milioni di disoccupati non includono gli 800 mila scoraggiati che sostengono di avere rinunciato a cercare lavoro”.

Ecco un grafico che la dice lunga su quanto poco è stata usata la politica fiscale negli Usa in questa ultima occasione per combattere la recessione:

Gli istogrammi misurano il contributo alla crescita del PIL Usa della politica fiscale di maggiori spese e minori tasse 1 anno (azzurro), 2 anni (blu scuro) e 3 anni (viola) dopo l’inizio della ripresa. Il primo gruppo di istogrammi fa riferimento alla ripresa reaganiana, il secondo quella clintoniana, il terzo quella media dopo tutte le recessioni del dopoguerra, il quarto, appunto, dopo l’ultima recessione, robetta rispetto al passato.

Parola di banchiere centrale, mica di irriducibili comunisti.

Ed ora prendete il transatlantico e lasciatevi alle spalle New York, direzione Rotterdam, Europa o Civitavecchia, Roma. E chiedetevi con che coraggio parlano ancora gli incompetenti policy-makers europei che hanno volontariamente scelto, con l’austerità che potevano tranquillamente evitare, di uccidere PMI e scoraggiare lavoratori dal cercare ancora lavoro.

10 comments

  1. qui come altrove ci si dimentica del dato politico. l’euro è stato fatto non per una ragione economica ma per raggiungere un risultato politico: l’unione politica e fiscale dell’Europa, che l’austerità non funzioni , lo sanno tutti, ma come ha detto Monti in modo molto chiaro, le crisi e quindi disoccupazione ecc… servono per far accettare ai cittadini perditè di sovranità,

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  2. “gli incompetenti policy-makers europei che hanno volontariamente scelto di uccidere PMI e scoraggiare lavoratori dal cercare ancora lavoro.”
    Non è una contraddizione? o sono incompetenti o lo hanno fatto volontariamente con competenza e cognizione di causa.
    Comunque non fa differenza: l’unica cosa da fare è SBARAZZARCI di loro e del loro strumento, l’€URO.

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  3. Elena B. e GC77 sono d’accordo con voi anche se in questo momento sull’euro mi piace molto la linea del prof che non lo considera un “bene” ma l’unico fattore rimasto che ci costringe a discutere per trovare un accordo e non per finire per combatterci. Poi si vedrà, ma non bisogna partire distruggendo.

    Non è l’euro il centro del mio e credo del vostro discorso ma una maggiore partecipazione dei cittadini che vanno sensibilizzati e anche, va detto, “fatti incaxxare” al punto giusto. Le buone idee degli intellettuali competenti non si realizzeranno mai se non ci sarà un popolo unito che segue e che ha diritto a una piena accountability.
    E quindi care ragazze, siccome aderisco da esterno al movimento ma sono per adesso l’unico ad avere certe idee (simili alle vostre) vi esorto a iscrivervi anche voi per poter far sentire la nostra voce all’interno del movimento. I VIaggiatori sono un movimento pieno di potenzialità ma LA DIREZIONE DOBBIAMO DARLA NOI e sono certo che non esistono pregiudiziali di nessun tipo, le uniche linee guida sono i principi etici e la razionalità.
    Se dico certe cose da solo servo solo a rompere le scatole (il che mi preoccupa molto poco) e non riuscirò ad avere il minimo peso (e questo invece mi dispiace un po’). Valutate, per cortesia.

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  4. Caro Marco, capisco le tue buone intenzioni, ma la direzione dei viaggiatori per i miei gusti è troppo orientata a Bruxelles (o a Berlino). Grazie alle analisi economiche corrette sono un passo più avanti del resto PUD€, ma politicamente uno vale l’altro.
    Non appena troverò un partito che mi darà fiducia, seguirò il tuo consiglio.

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    • Grazie per aver letto il mio messaggio.
      Il punto è che io, forse sbagliando, sono convinto che I Viaggiatori non hanno un’impostazione rigida e la direzione gliela dovremmo dare noi finché il Movimento è nella sua fase iniziale.
      Per adesso sono l’unico che dice certe cose ma se fossimo di più sarebbe molto diverso.

      Ti faccio presente che il blog di Bagnai è interessantissimo e ne condivido molte idee ma NON vedo l’ombra di progetti politici.
      L’importante è darsi da fare e non si può pretendere la pappa pronta proprio come vogliamo noi.
      Ad ogni modo vedrai che nei prossimi mesi ci sarà da divertirsi per tutti, almeno quello…;)

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  5. Per Marco “Le buone idee degli intellettuali competenti non si realizzeranno mai se non ci sarà un popolo unito che segue e che ha diritto a una piena accountability.” Dalle tue riflessioni si intuisce che sei un politico navigato, solo che quasi tutti i partiti hanno perso la funzione di serbatoi di idee, sempre più indirizzati al carisma dei leader, che non lasciano spazio alla diffusioni delle idee nei luoghi che prima avevano questa funzione, allontando sempre più i giovani alla partecipazione del “pensiero politico”. Ho il dubbio che i leader ci vogliono sempre trattare da sudditi, con promesse effimere e da slogan populistici, evitando i confronti, soffocando i meriti, e mantenendoci sempre nella mediocrita’. Rischiamo di avere i giocatori mediocri in campo e i fuoriclasse competenti in panchina. Chiedo a questo punto al Prof. , a chi dovremmo indirizzare il nostro voto, considerando che quasi tutti gli schieramenti politici adottano questi comportamenti. L’unico che considero più brillante in questo marasma e’ Oscar Giannino, ma in base al Programma dei Viaggiatori , noto alcune differenze. Grazie a risentirci Pietro

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    • Grazie Pietro. L’8 marzo l’assemblea dei Viaggiatori si riunirà per decidere, dopo la fase programmatica che comunque continua, come proseguire. Rinvio la risposta sul chi votare ad allora per tutto quello che verrà dopo l’8 marzo.
      Purtroppo Fare è lontanissima dal nostro modo di capire come funziona l’economia, e le sue ricette sarebbero dannose per il Paese, sia in termini di recessione ulteriore che in termini di corrette priorità sulle riforme (penso solo alla follia di vendere gli immobili per uscire dalla crisi o alla mancanza di enfasi specifica su piccole imprese, giovani e riqualificazione della PA).
      Io le direi di votare, in questo marasma, chi dà la sua priorità a combattere l’austerità, perché è la priorità numero uno, ma che lo faccia credibilmente e non a parole, senza uscire dall’euro, l’illusione di chi pensa che la lotta di poteri la si può delegare a un pezzo di carta.

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      • “votare, in questo marasma, chi dà la sua priorità a combattere l’austerità”
        C’è solo l’imbarazzo della scelta!!!!
        Di grazia, vorrebbe indicarne uno? Credibilmente o meno, non ne vedo nessuno.
        E l’euro non è solo un pezzo di carta, se no non saremmo in questa situazione.

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