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Perché lo spread è sceso e quando scenderà ancora

Perché lo spread è sceso?

Paul De Grauwe, bravissimo economista e la sua coautrice, correttamente argomentano come il debito pubblico e lo stato delle finanze pubbliche poco hanno a che fare col livello dello spread. Prova ne è, aggiungo io, che l’Italia ha visto il suo spread crollare proprio quando di recente schizzava verso l’alto il suo debito su PIL. E dunque, con buona pace per tutti gli appassionati venditori degli immobili pubblici, ne consegue che ridurre il debito vendendoli non avrebbe effetti significativi sullo spread.

De Grauwe crede tuttavia che lo spread sia calato per l’intervento BCE di fine luglio 2012. E che fosse salito prima per un panico che ha colto i mercati. Addirittura secondo lui tale panico ha contagiato i governi obbligandoli successivamente all’austerità. Maggiori gli spread maggiore l’austerità successiva.

Vi offro una storia alternativa altrettanto realistica, forse più documentata, che comporta politiche economiche radicalmente diverse da quelle suggerite da De Grauwe.

Partiamo dai dati. Quando a fine luglio Draghi comunica la svolta di politica monetaria lo spread viaggia attorno ai 450 punti base e più (freccia rossa). Come vedete dal grafico sottostante, esso non cala successivamente all’annuncio: rimane attorno ai livelli di fine luglio fino ad inizio settembre.

Poi ad inizio settembre succede qualcosa (freccia blu): lo spread cala strutturalmente di 100 punti base e fino a fine anno resterà attorno a quei livelli o poco inferiori a 350 punti base. In quelle settimane, a partire dal 6 settembre, la BCE dettaglia tecnicamente i suoi interventi di sostegno, legandoli a programmi di aggiustamento dei singoli governi che dovessero richiedere un aiuto. I tassi d’interesse fissati dalla BCE rimangono invece invariati.

Tutto ciò pare dunque confermare la teoria di De Grauwe: è stata dunque la BCE a far calare gli  spread?

Ma siamo proprio sicuri che null’altro sia accaduto in quella cruciale settimana quasi autunnale che possa spiegare contemporaneamente sia la riduzione degli spread che il comportamento più accondiscendente della BCE?

Basta rileggersi i giornali tedeschi dell’epoca per scoprire che quel qualcos’altro è avvenuto, eccome. Per esempio Der Spiegel. Che il 10 settembre scrive:

“Osservatori attenti hanno già notato come la cancelliera Merkel abbia avuto un cambiamento di opinione due settimane orsono. La Merkel, figlia di un pastore della Germania orientale, ha d’un tratto ritrovato una profonda simpatia per la sofferenza della gente della Grecia. La Merkel ha preso la sua decisione. Dopo lunghe esitazioni, si è schierata con il Presidente francese Hollande e la Commissione europea. La nuova determinazione tedesca di salvare la Grecia rappresenta un incredibile cambio di rotta per la cancelliera. Fino a poco tempo fa la Merkel era pronta ad abbandonare la Grecia al suo destino se non avesse ottemperato ai suoi impegni. Ma ora vede una uscita della Grecia come foriera di troppi rischi. L’incredibile pressione politica in tale direzione è esemplificata dalla controversa decisione della BCE di giovedì (6 settembre, NdR) di ricomprare, se necessario, quantità illimitate di titoli sovrani di paesi euro in difficoltà.

Insomma, la BCE avrebbe agito dopo una forte spinta politica della Germania che avrebbe riconosciuto l’inutilità della prosecuzione dell’austerità.

A seguito di ciò gli spread calarono. Notate bene: i mercati scommettono sulla fine della crisi perché la politica ha finalmente scommesso sulla fine dell’austerità. Detta in altro modo, gli spread alti non hanno causato l’austerità, ma piuttosto quest’ultima ha causato gli spread alti.

Ha senso? Certo che sì: i creditori sono sempre felici quando il loro debitore riprende a crescere.

Siamo dunque in disaccordo quando De Grauwe ed il suo coautore Yuemei Ji affermano che è stato il panico dei mercati finanziari a generare panico ed eccessiva austerità nelle politiche economiche. Piuttosto, è il panico dei nostri politici europei inesperti – panico che li ha portati a scegliere le politiche sbagliate dell’austerità di fronte alla prima crisi di inusitate proporzioni che ha colpito la nuova giovane unione monetaria – che ha seminato il panico nei mercati, facendo innalzare gli spread caricati ai debitori. Perché di fronte al potenziale crollo del PIL generato dall’austerità, non c’è dubbio che il terrore si debba essere impossessato dei creditori, così come avviene ad una banca quando l’impresa che essa ha finanziato passa brutti momenti.

E così, se volete sapere come scenderanno ancora di più gli spread, la risposta è una sola: con un’azione forte, convinta e coordinata contro la recessione dei governi europei, che comprenda una analoga spinta espansiva da parte della BCE che ovviamente non avrebbe difficoltà ad adeguarsi ad ordini tanto chiari quanto segreti dei Governi europei.

7 comments

  1. roberto barbieri

    07/02/2013 @ 12:06

    TUTTO GIUSTO. ma senza voler ” rivisitare Keynes ” gli altri governi extra europei seguitano a stampar moneta mentre l’EUROPA forte non può o non vuole CHE
    fà aumentare il valore dell’euro CHE deprime il ns.export che abbassa il ns PIL
    CHE….che .ecc ecc.ma come si fà PER l’invocat Banca centrale PER l’unione politica
    PER…per …. ecc ecc Non saranno sempre tutte ” chiacchere ” a VUOTO ?
    cordiali saluti

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  2. Egr. Prof. Piga, come sempre analisi lucida e suffragata da basi economiche. A mio modesto parere, tuttavia, nel caso specifico si sottovalutano aspetti che governano la finanza ma che poco, ahimè, hanno a che fare con l’economia reale: mi riferisco al sentiment ma soprattutto alle c.d “mani forti” che hanno la forza e l’interesse di stabilire l’andamento, almeno nel breve periodo, di parametri quali ad esempio lo spread btp-bund. Mi piacerebbe conoscere la sua opinione in merito.

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    • Mi pare che si possa dire che indipendentemente dall’esistenza di mani forti o meno la certezza è che ci siano braccia deboli, braccini: quelli dei governi che tanto possono fare.

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  3. Lo spread prezzava il rischio di cambio in caso di rottura dell’eurozona, l’OMT e la “clemenza” nei confronti della Grecia allontanavano questa possibilità. L’OMT non si sarebbe mai fatto senza l’assenso della Germania, per cui solo con l’appoggio della Merkel diveniva credibile.
    Nel documento che linka si dice che:

    “A necessary condition for Outright Monetary Transactions is strict and effective conditionality attached to an appropriate European Financial Stability Facility/European Stability Mechanism (EFSF/ESM) programme. Such programmes can take the form of a full EFSF/ESM macroeconomic adjustment programme…”

    ossia niente aiuti senza austerità.

    L’immagine della Merkel che prende in simpatia i poveri Greci la posso sopportare solo perchè mi pare evidente l’ironia del Der Spiegel.

    Il fatto di stare in un unione monetaria, giovane o meno che sia, di per sè riduce le possibilità di contrastare gli effetti di una crisi esterna.
    I politici europei saranno anche inesperti, resta il fatto che le decisioni politiche si chiamano così perchè portano a scegliere chi favorire e chi no.

    Apprezzo moltissimo i suoi post contro l’austerità, ma questo francamente non l’ho capito molto.

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    • Grazie. Non capisco bene perché mi sembra di concordare con tutto quello che lei dice. Il che non cambia che il rientro chiesto ai Greci è stato rallentato, ovvero li si è aiutati. Poi io e lei credo siamo d’accordo che sono briciole rispetto ai nostri desideri. Il che non cambia nulla al fatto che: a) un effetto di minore austerità c’è stato (minuscolo certo) b) lo spread è sceso per questo minuscolo segnale, un indicatore chiaro che con più coraggio i mercati seguono e non comandano sulla via dell’espansione.

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  4. Che la Germania abbia riconosciuto l’inutilità dell’austerità, è un’espressione distorsiva, semanticamente scorretta.
    La Merkel ha concesso il minimo per evitare la rottura dell’€ a SOLO ED ESCLUSIVO BENEFICIO DELLA GERMANIA, dei greci gliene importa una fava, come scrive Albert_one.
    “la BCE avrebbe agito dopo una forte spinta politica della Germania”. Ma non siamo l’Europa Unita? La Germania tiranneggia per interposta BCE e non sono neppure illuminati, gli “idioti di Dusseldorf” (ci riflettano su, i collaborazionisti).

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  5. Salve Professore,
    concordo per la maggior parte su quanto da lei affermato, ma il problema secondo me non è solo lo spread. Mi spiego: che lo spread scenda è un fattore positivo, significa che il nostro debito ci costa di meno e lo sappiamo tutti. Il problema è che alcune manovre di austerità per noi sono necessarie perchè a) spendiamo troppo, troppa spesa pubblica significa eccessiva pressione fiscale b) lo stock di debito è eccessivo, spendiamo comunque troppo per il rimborso degli interessi ai nostri finanziatori sia che lo spread si ampli o che si riduca. Le argomentazioni che lei riporta sono sicuramente giuste, ma stiamo attenti a non considerare una sola politica contrapponendola a tutte le altre. A mio avviso possono e devono coesistere politiche di crescita e politiche di vigilanza/riduzione spese per giungere ad un cammino sostenibile.

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