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Morte Austerità e lo stupido referendum di chi ne ha paura

Adesso è di scena il referendum.

Che ci arrivassimo, a parlarne con insistenza, non mi stupisce. Che la stupida ottusa Austerità la sfangasse un’altra volta, nemmeno mi sorprende.

Mi ricorda la Morte, l’Austerità.

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In Messico è famosissima ed amata: la chiamano Catrina. La Calavera Catrina, lo “scheletro elegante”, la Morte, col suo cappello da donna dell’alta società, da … europea del suo tempo, primo Novecento, di quando fu per la prima disegnata dal suo inventore, Posada. Cappello di stile primo novecento italiano o francese, scegliete voi.  In origine era una satira che si faceva beffe di quei Messicani dell’era pre-rivoluzionaria che si davano delle arie cercando di assomigliare all’aristocrazia europea.

Europa e Morte, che intuizione geniale.

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Catrina è oggi molto amata in Messico, forse perché oggi il Messico non ha più paura di assomigliare ad un passato che ha sconfitto per sempre, affrancatosi com’è dal potere delle ricche famiglie europee, simbolo di una occupazione straniera che faticava a svanire per sempre.

La Morte Austerità in Europea è invece odiata, non possiamo scherzarci su, perché non ce ne siamo sbarazzati. Mentre il dolce Messico cresce con orgoglio, nelle sue infrastrutture e nel mercato, e finalmente si sente di guardare i gringos senza invidia, pieno di orgoglio, l’orgoglio che viene dal partecipare ad un progetto di benessere e sviluppo, l’Europa muore di Austerità.

La Morte che tutto sfiora in Europa, la Morte che tutto fa appassire, la Morte chiamata Austerità, la scampa sempre. Non ce ne sbarazziamo più.

Ride, si fa beffe di tutti, non solo non pare andarsene, ma divora tutto quello di bello avevamo costruito.

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E così siamo qui già a parlare di dare l’addio all’euro, fantastica ed illusoria panacea per chi è impaziente. Come se l’Austerità non fosse altrove. Non fosse, sì certo, anche nelle riforme – quelle giuste, che non facciamo e che la Commissione europea non ci chiede mai – ma soprattutto nelle politiche fiscali espansive che non vogliamo mai fare, che ogni giornalista mi chiede quasi timoroso, “come si fanno le sue politiche Professore? E poi cosa dirà l’Europa?”. Quale Europa? Quella lì, sdraiata sul letto, pallida, uccisa dall’austerità? E che vuol dire come si fanno? Si fanno. Si fanno: lo chieda ad un bambino, come si colpisce il pallone coi piedi, glielo chieda.

Si chiede un referendum sull’euro e non un referendum sull’austerità. Che forza questa Morte Austerità, che si fa beffe di tutto. Che ride dell’euro che muore mentre lei sopravvive, tanto quando arriverà un nuovo Governo con la nuova lira, cosa si credono, “che non ci sarò ancora? Che non si farà austerità?”. E come pensano di farlo, se io sono ancora viva e vegeta, tutti questi che non hanno il coraggio di combattermi ma che preferiscono far fuori l’euro? Come?

Come ride l’Austerità!

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Di referendum gli svizzeri ne hanno fatti tanti, non solo quelli sui bonus dei manager. Per esempio ne fanno tantissimi in molte municipalità per dare il loro assenso a richieste di naturalizzazione di immigrati.

Ne studiano le caratteristiche, degli esiti di questi referendum, due politologi del MIT di Boston e della London School o Economics. Per scoprire quello che forse già sappiamo, ma che val bene ricordare: che la variabile che meglio spiega la decisione se dire “si” o “no” alla naturalizzazione è la nazionalità di provenienza dell’immigrato. A parità di altre condizioni, un cittadino della (ex) Jugoslavia o della Turchia per esempio ha 13-14% probabilità in meno di essere accettato, una differenza del 40% del tasso di rifiuto della domanda di naturalizzazione.

Tra le loro conclusioni: “i nostri risultati mostrano che, in assenza di altre salvaguardie istituzionali, votare in un referendum può risultare in una sistematica discriminazione contro specifici gruppi della minoranza, preda dei capricci della maggioranza nativa ”.

Già. La minoranza europea, discriminata nel referendum italiano dai mille stereotipi sui terribili tedeschi, che non votano, no, non votano al referendum italiano sull’euro.

Ve l’immaginate voi la Sig.ra Morte Austerità ridere spassosamente davanti al dibattito referendario sull’euro, dove tutto il rancore sui peggiori stereotipi tedeschi potrà avere finalmente libero sfogo, non più trattenuto dall’obbligo e dalle imposizioni che gli poneva l’euro stesso richiedendo alle nazioni di parlarsi tra loro? Ve l’immaginate un referendum tedesco sulla Grecia, a cosa porterebbe? A quali terribili stereotipi emergerebbero, senza nessun costrutto?

Vittorioso il referendum per chi vuole uscire, riderà grassamente Morte Austerità.

Sconfitti coloro che vogliono uscire, radunati attorno ad un forte 40%, avranno vinto lo stesso, avendo inferto una ferita impossibile da rimarginare all’orgoglio di culture diverse che tante differenze hanno dovuto e dovrebbero ancora superare per capirsi fino in fondo, per non ricadere nel vecchio gioco delle guerre.

Ancora riderà Madre Austerità, di fronte al ridicolo affannarsi umano attorno al finto nemico. Ancora ringrazierà, Madre Austerità, i leader che avranno portato alla morte un progetto di Pace per non combatterla, perché di lei timorosi e rispettosi, incapaci di sfoderare il coraggio di combattere, ma capaci solo di fuggire.

16 comments

  1. Oggi il dibattito e’ su un governo del Presidente con a capo la Cancellieri. Premesso il rispetto istituzionale per chi ha preso le redini di una città come Bologna dopo uno scandalo ridicolo e di un ottimo ministro degli interni, mi chiedo: dove sta il punto di rottura con la linea precedente? Queste elezioni hanno chiaramente segnato la morte delle politiche austere, come questo post ci ricorda. Ma siamo sicuri che un governo del Preidente che in questo caso presumo appoggiato da tutti, magari non dalla Lega, saprà leggere correttamente gli esiti del voto, oltre indubbiamente a compiacere l’Europa e i mercati? E’ la domanda che mi faccio da stamattina da quando ho appreso questi rumors….

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  2. L’euro seguirà il suo destino a prescindere da come la pensiamo io o Lei, visto che il pallino ce l’hanno sempre i paesi del nord.
    Il problema a questo punto, e qui siamo d’accordo, è non passare dalla padella alla brace, dato che nessuna persona dotata di buon senso credo ritenga che le politiche economiche si fermino alla gestione del cambio, o che basti stampar moneta per comprarci tutto ciò che ci pare.
    Quello che mi chiedo è quali saranno le forze che potranno gestire l’uscita dall’euro evitando che divenga l’occasione per aumentare le disuguaglianze sociali, dato che quella che ci piacerebbe considerare la sinistra verrà definitivamente spazzata via se continuerà imperterrita a difendere il fortino che sta crollando.
    Vorrei far notare come l’impossibile sia diventato plausibile da un giorno all’altro, il che significa che se si fosse voluto trattare in modo serio per tutelare i nostri interessi si sarebbe potuto farlo anche prima del voto, il che mi porta ad un ulteriore considerazione.
    Ritengo che del dopo se ne stia parlando anche a “sinistra”, ma il fatto che manchi una parola di verità sull’insostenibilità intrinseca dell’euro, al netto dei programmi di “più Europa” che evidentemente non hanno il necessario appoggio politico e non godono del consenso popolare neanche al nord, mi fa temere che si possa scegliere la strada di una riedizione dello SME, previa secondo giro di svendite, ottenendo così il risultato di far ripartire un nuovo ciclo di crescita-risparmio-squilibrio-crisi-saccheggio.
    Di questo ad esempio vorrei sentir parlare la sinistra, non dell’identificazione dell’euro con l’Europa.
    Cordiali saluti.

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  3. RENE' AMICONI

    05/03/2013 @ 10:53

    La politica come al solito straparla ma non ascolta. Abbiamo capito tutti, ormai da mesi, che l’austerità ci sta portando ad un punto di non ritorno…e allora perchè si fanno orecchie da mercante…perchè non c’è un partito politico europeo, un’istituzione europea, che prenda una posizione chiara in tal senso? Perchè di fronte ad un dato di fatto c’è ancora chi finge di non sapere, di non capire? Perchè Professore tra gli economisti c’è ancora chi sostiene che la “ricetta” Monti sia l’unica soluzione.. che la Grecia debba soccombere.. e che guai a pensare ad una Europa nuova. Non sia mai! Perchè di fronte all’evidenza tanta indifferenza? Io non riesco a capire.

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    • Se il professore permette, darei la mia risposta, anche se a ragione la riterrà senz’altro grossolana in quanto giocoforza si trascureranno molti aspetti.
      Possiamo dividere l’area euro in due grossi blocchi: i creditori del nord ed i debitori del sud.
      I creditori del nord hanno due scelte: ammettere che l’euro li ha favoriti permettendo di ottenere ingentissimi ma insostenibili surplus commerciali e quindi accondiscendere a varie forme di messa a fattor comune dei debiti, ammettendo però così di aver percorso una strada (mercantilismo) che non porta da nessuna parte. Oppure sostenere che loro sono virtuosi ed hanno fatto le riforme e costringere all’austerity i debitori in modo che spremano i contribuenti per farsi rimborsare.
      Qual’è la versione che un politico tedesco mediamente preferirà fornire?
      I debitori del sud hanno due scelte: accettare le pressioni del creditore, sposando così la tesi per cui la colpa in fondo è nostra, ed in quanto pigri, corrotti, mafiosi l’austerity ce la meritiamo. Oppure ammettere che entrare nella moneta unica è stata una mossa lievemente ottusa, che per difendere la scelta ci hanno menato per il naso per vent’anni (SME compreso) e far capire ai paesi del nord che chi detiene crediti non sempre può strozzinare a morte i debitori.
      Secondo Lei tra le due possibiltà quale sceglierà mediamente il politico che può vantare come unico titolo quello di averci fatto ammettere al prestigioso club dell’euro?
      Poi però c’è l’UE, ossia più o meno commissione europea e BCE. La prima è intrisa, come tutta la costruzione europea peraltro, di dottrina neoliberista, per cui i pilastri sono Stato minimo, mercato sovrano e TINA (there is no alternatives all’austerità, ma qui siamo oltre il neoliberismo, ci avviciniamo piuttosto al neofeudalesimo) sono il pane quotidiano. Aggiungamoci poi che, come risulta da ormai numerose dichiarazioni, ad esempio di Monti, Prodi, Attali le crisi sono benvenute in quanto permettono di spostare gli equilibri di potere, ossia di ottenere le famose cessioni di sovranità, il quadro è fatto.
      La BCE è notoriamente indipendente, ma non si sa bene da chi.
      Cordiali saluti.

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      • Da tempo immemore su questo blog ho adottato questa divisione a malincuore ricordandone i pericoli. Ora pare così naturale.
        Mi aspettavo della sua corretta analisi un ultimo poi però c’è.
        E cioè: poi però ci siamo NOI. E la nostra voglia di dire che ci piace l’Europa e non ci piace l’austerità. E di averla vinta.
        E sa cosa: ci sono anche tanti tedeschi che lo dicono. E lo sa cosa, ci sono stati leader che hanno saputo imporsi, al di là dei sondaggi che li davano minoritari, in nome di un futuro migliore che loro percepivano meglio di altri. Uno di loro si chiamava Kohl, un uomo (molto) imperfetto come tanti, che fece non solo dimettere un rigido Presidente della sua rigida Banca centrale, la Bundesbank, ma diede nascita in nome della solidarietà ad una (vastamente imperfetta) area monetaria comune tedesca. E oggi è facile dire che fosse facile, ma lui sì, fu un (im)perfetto piccolo grande uomo.
        Ricambio i saluti

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        • Sull’idea di solidarietà molto imperfetta di Kohl e su a cosa è servita una moneta talmente perfetta (nel senso che ha funzionato esattamente come volevano che funzionasse) che è proprio da buttare.

          Vincenzo Visco:
          “Un’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus (…) Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole. In cambio di questo vantaggio sull’export la Germania avrebbe dovuto pensare al bene della zona euro nel suo complesso.”
          http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/13/alla-germania-nelleuro-servivamo-proprio-perche-deboli-parola-visco/228400/

          “… il processo di deindustrializzazione del nostro Paese sia stato deciso alla fine degli anni ’80 come contropartita rispetto alla riunificazione della Germania, negli accordi tra Kohl e Mitterand. La Germania poteva riunificarsi solo se si fosse proceduto a creare una valuta comune, l’euro – rinunciando al marco – e se l’Italia fosse stata ridotta a periferia, serbatoio di manodopera a basso costo e terra di stabilimenti balneari.”
          http://www.byoblu.com/?tag=/nino+galloni

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  4. Prof. Piga a difendere l’euro siete rimasi lei, la Merkel e Fassina, quest’ultimo giustamente umiliato da Bagnai l’altra sera a L’Ultima Parola. Per fortuna il popolo comincia a rendersi conto della truffa della moneta unica e più si rende conto e più aumenta la voglia di ribellarsi a tutto ciò.
    Spero si possa prendere atto di questo fallimento (per fortuna oggi molti sono i segnali che da più parti convergono in tale direzione), così come spero che menti illuminate nei vari stati europei possano decidere di comune accordo, che l’aberrazione economica portata al cuore dell’europa, e cioè l’euro, venga smantellato attraverso il ripristino delle monete nazionali, il tutto senza bisogno di un referendum, che sarebbe senza dubbio un salto nel buio molto pericoloso.
    Infatti, pur essendo molto critico con la sua ingenua speranza del più Europa come risoluzione dell’attuale impasse economico-politico che attaversa il vecchio continente, condivido la preoccupazione espressa in questo post, in quanto un referendum sull’euro libererebbe gli istinti più violenti e razzisti insinuatisi nella pancia dei cittadini europei (molti sono già oggi i segnali in tal senso); dobbiamo però riconoscere che proprio il peccato originale di questa costruzione europea basata su assunti tautologicamente contrari al benessere dei popoli europei (e cioè l’aver piegato il processo di integrazione ai dogmi delle dottrine monetariste) ha fatto si che tali istinti trovassero terreno fertile.
    Ora non resta che evitare che la situazione precipiti nella violenza e l’unico modo per farlo è un accordo tra gli stati che metta la parola fine a questo assurdo tentativo di costruire il futuro dell’Europa sul terreno d’argilla della moneta unica. L’ora di dire basta è arrivata, sperando che non sia troppo tardi.
    Saluti.

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    • Conosco bene Alberto Bagnai e per fortuna non si diverte né a umiliare né a giustamente umiliare, cose che fanno persone poco interessanti e spesso assai fasciste. Non so bene cosa sia il popolo né una truffa nel contesto a cui lei si riferisce.
      Tutto il resto lo capisco e la seguo con interesse. Ma in totale disaccordo, prima di tutto da economista: dottrine monetariste non devono essere confuse con aree monetarie non ottimali, possono benissimo aversi le seconde senza le prime e sa cosa, anche senza austerità.

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      • 1) L’umiliazione a Fassina di cui parla Pippo l’ha inferta la Verità, non Bagnai. Umiliante è dover mentire sapendo di mentire per difendere un’ideologia infifendibile di fronte a un pubblico che sa perfettamente che sta mentendo.

        2) Sempre all’Ultima Parola l’ex ministro Tremonti (non un gomblottista qualsiasi) ha definito Draghi “criminale” e ha denunciato la lettera ricattatoria della BCE definendola “colpo di stato gentile”. Il virgolettato è testuale. NOTEVOLE, ma nessuno ha ripreso la notizia.

        3) Pippo non confonde le dottrine monetariste con l’ OCA. La Germania i trasferimenti non li vuole fare e non li farà sorattutto dopo il risultato delle elezioni.
        Al momento sembra più probabile che siano loro a voler abbandonare l’euro, comunque un referendum sull’euro in Italia è improponibile.

        4) Esistono studi di quanto gli stereotipi razzisti siano aumentati a causa dell’euro? E poi la prepotenza di Berlino che impone austerità tramite Bce, Troika, Commissione Europea, ecc. non è uno stereotipo, è concreta, reale, incontestabile.

        5) solo con Fassina e la Merkel… almeno si risparmierà scenate di gelosia da sua moglie.

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      • Fassina si sta comportando malissimo e quando lo ascolto in tv (Ultima Parola e Servizio Pubblico) provo anch’io una grande irritazione.
        Pippo la pensa diversamente da me ma sul biasimo a Fassina sono d’accordissimo con lui.

        P.S.: Dicono che in Francia stanno oliando la Louisette, avete sentito niente?

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  5. Rolando Bagnoli

    05/03/2013 @ 15:51

    Giusto professore il problema non è la moneta unica in sè, il problema stà nelle politiche messe in campo per attuarla ( la solita austerità ). Il tutto in un quadro in cui le politiche economiche degli Stati devono conformarsi alle condizioni dei mercati finanziari, giacché, il finanziamento dei bilanci pubblici passa TUTTO dai mercati finanziari. Anche questo è un dogma da cui bisognerebbe iniziare a prendere le distanze. Non sarebbe possibile togliere dalle aste una parte dei titoli del debito pubblico e collocarli direttamente alle famiglie ed alle imprese? Certo se si continua su questa strada l’Euro salterà sicuramente, ma sarà una necessità estrema non di per sé un bene.

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  6. Divisione, conflitto, paura, umiliazione, sopraffazione della forza sulla debolezza. Tutto questo non è solo il ritratto dell’austerità, così efficacemente accostata dalla straordinaria sensibilità del Professore Piga, al bellissimo disegno di Posada. Tutto questo è già l’antitesi della pace. Tutto questo è già guerra.
    Osservo qui nelle discussioni, due tipi di reazioni contrapporsi , quella reattiva e lecita se nessun altra strada è percorribile, di volersi difendere dall’aggressione finanziaria in atto, per salvaguardare quello che ancora possediamo ( uscita dall’euro) ,a quella illusoria di cedere alla paura, fingendo di credere che le forze in campo operino o abbiano operato nel bene e per la salvezza del nostro Paese (austerità-demagogia).
    Poi vedo un alternativa, quella del Professore e di altri, che indicano in possesso della virtù, quali siano le reali urgenze e i passi da compiere sul cammino verso una “Federazione dell’Europa Unita”, partendo da noi stessi, dall’Italia, favorendo così l’idea di un nuovo sviluppo, alimentato dalla creatività e dall’intelligenza, non uniformando ma esaltando le diversità culturali.
    Una nuova economia, un modo diverso di fare le cose, che rompe di fatto l’automatismo di causa effetto agressione-reazione, dando alla società e agli individui la possibilità di evolversi secondo la loro aspirazione storica e culturale con particolare attenzione all’essere umano e al suo benessere.
    Tutto questo potrebbe essere realmente il nostro futuro, magari non prossimo, ma il futuro delle nuove generazioni, se mettessimo da parte la vanità di voler vedere i risultati immediati del nostro protagonismo.
    Perché tutto questo non può essere utopia? Ingenuità è stata anche definita. Perché esiste la possibilità che tutti noi abbiamo e conosciamo, di fare al meglio con le cose che abbiamo, che già possediamo, e perché ogni sviluppo umano è nato da idee straordinarie di uomini e donne che credono al tentativo di ricostituire le fratture della ragione. Da sempre!

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  7. @m.cristina
    “se mettessimo da parte la vanità di voler vedere i risultati immediati del nostro protagonismo.”
    Ha ragione, la fretta e la poca pazienza sono spesso cattive consigliere, però se vogliamo un giorno arrivare a qualcosa di buono, prima o poi dovremmo cominciare ad andare almeno nella direzione giusta, a mettere giù delle buone fondamenta.
    L”€ è un progetto antidemocratico, è la direzione sbagliata, è la base marcia. Sarebbe stato possibile ricostruire una Germania democratica mantenendo Hitler e le SS?
    (comunque, dagli e ridagli, sempre all’egemonia tendono, purtroppo)

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