Oggi siamo stati in compagnia di Leonardo Becchetti, Gianfranco Polillo e Nicola Rossi a discutere il libro curato da Luca Paolazzi e Mauro Sylos Labini, l’Italia al bivio: riforma o declino.
Ecco parte di quel che ho detto.
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Le riforme sono momenti importanti di cambiamento, sul dove andare. Sono effettivamente dei bivi. Un po’ come la scelta di Tom Hanks. In Cast Away.
Ecco cosa penso delle riforme. Tre cose. Tutte cose a cui mi ha fatto pensare Tom Hanks.
Primo. Che le riforme sono scelte che si fanno in tempi “buoni”, non in tempi cattivi di recessione. Non c’è scelta in recessione, come non c’era scelta per Tom Hanks naufrago in un’isola in mezzo all’oceano. Le scelte importanti si fanno quando si è rientrati a casa e c’è la giusta serenità per decidere in maniera ragionata.
Nel libro di Paolazzi e Sylos Labini Vincenzo Galasso afferma: “attuare le riforme è più facile in una crisi finanziaria e economica”. Non potrei essere più in disaccordo. Le riforme in recessione non funzionano perché la gente ha paura e non coraggio e perché non ci sono risorse per compensare i perdenti, come dice Calmfors, in questo stesso volume, sulla Svezia.
Mi affascina il grafico proposto da Paolazzi e Sylos Labini, che mostra una relazione negativa tra tasso di adesione alle raccomandazioni di riforma da parte dell’OCSE (indicatore di riformismo che, notate bene, è altissimo per la Grecia e nullo per la Germania) e variazioni percentuale della crescita tra 2007 e 2010: sembra dire che chi era più in crisi ha fatto più riforme.
Ma credo che potremmo leggerla, questa relazione, rovesciandone la causalità. Ovvero che chi ha fatto più riforme, imposte dall’esterno assieme all’austerità, è chi ha poi dovuto sopportare una maggiore crisi.
Secondo.
Certo a guardare Tom Hanks si capisce bene che ci sono varie strade tra cui scegliere quando sei ad un bivio. E non credo che l’alternativa sia tra riforme o declino. Ma tra riforme giuste e sbagliate.
Perché ci possono essere riforme sbagliate. Eccome.
Albert Hirschman, grande economista scomparso di recente e ricordato in una poderosa biografia, parlava male dei reazionari, degli anti-riformisti, quelli che a suo avviso sostenevano che le riforme potevano essere o perverse (peggiorando i problemi, un po’ come la spending review dei tagli lineari?) o futili (come la riforma dei tassisti?), o pericolose (mettendo a repentaglio qualche conquista sociale, forse la riforma Fornero sui licenziamenti?).
Francesco Giavazzi sarebbe per Hirschman un reazionario. Pochi giorni fa sul Corriere ha scritto: “cancellare la parola riforme dal vocabolario del governo. Gli stessi partiti che sostengono Enrico Letta hanno sprecato un anno a parlare di riforme, senza farle. Non sprechiamone un altro”
Non sono d’accordo né con Giavazzi, né con Hirschman.
Questo Paese ha bisogno delle riforme giuste, intese non solo come quelle che servono al Paese, ma quelle che possono essere fatte oggi perché sono funzionali alla ripresa. Quelle poche che possiamo fare in recessione perché hanno ampio sostegno e non spaventano, anche se costano. Una su tutte? Un servizio civile per i nostri giovani, da assumere per un anno o due, al lavoro nei gangli della nostra (vecchia) pubblica amministrazione, per non fare appassire per sempre la loro energia. E’ una riforma funzionale a farci uscire dalle secche della recessione. Non esalta la recessione, come ha fatto la riforma Fornero.
Terzo.
Certo che ogni spettatore di Cast Away sa o spera nel suo intimo che Tom Hanks alla fine sceglierà la strada più inattesa, quella che è non sulle mappe. Quella che è qualcosa in più di un semplice bivio, ma che ha un senso chiaro di direzione, una visione, forte, bella, per riempire il futuro. Qualcosa in più che un semplice bivio.
Così per le riforme. Bivi, sì, ma che non bastano se non arricchiti da qualcos’altro.
Perché le riforme possono anche non essere condizione necessaria per la crescita, se sono quelle sbagliate, spero si sia capito, ma anche con le riforme più giuste non abbiamo una condizione sufficiente per la crescita. Ci vuole qualcosa di più.
Il volume di Paolazzi racconta la potente storia del Brasile, che ha ritrovato la crescita non tanto grazie alle riforme ma solo dopo un enorme programma di rilancio della domanda interna tramite investimenti pubblici. Ponti costruiti per raggiungere nuovi luoghi e territori, ponti materiali ed immateriali.
A noi basterà … no, certo non l’anacronistica uscita dall’euro, soluzione del passato per un mondo che non esiste più, né l’impossibile Unione fiscale, soluzione di un futuro non prossimo. Abbiamo anche noi europei, come il Brasile, bisogno di riprenderci in mano il pallino del nostro futuro, con gli investimenti pubblici (ma includendo in questi tante fonti di spesa corrente, compresi i computer ed i banchi nelle università che migliorano il capitale umano dei nostri più giovani) che uccidano per sempre la stupida austerità europea e traccino nell’aria un ponte che aiuti i nostri giovani a raggiungere tutti i loro sogni in una Europa tollerante della diversità, vibrante di idee, unita in una missione di pace e scoperta.
09/05/2013 @ 23:49
eccolo li il mondo anacrostico delle valute nazionali…tipo il pound la corona svedese il dollaro australiano il franco svizzero lo yen che da quando è forzato al ribasso ha fatto ripartire export giapponese a razzo … (‘….’)
e uk va’ malino ma non un disastro quanto l’italia e fra poco la francia …
va’ bene forse l’italia paese gia’ di per se a sovranita’ limitata non l’ha gestita proprio bene la sua sovranita’ monetaria (specialmente negli anni’80 e ’90 ) quando il tasso di interesse reale era cosi’ alto…troppo alto …quando la banca d’italia non interveniva mai per tenere basso il costo dei bot per via del divorzio…contrariamente alla banca d’inghilterra che ha sempre fatto in modo che il costo del suo debito (e quindi del suo denaro) fosse basso e congruo…
E’ lecito avere un sogno europeista , degli stati uniti europa ecc…
ci sono le condizioni politiche perchè questo sogno si sviluppi?
No .
I tedeschi aiuteranno il riequilibrio dei paesi ‘in deficit ‘ ?
No (e anche se fosse si sarebbe un si riluttante e insufficiente,totalmente insufficiente)
I tedeschi permeteranno mai una politica keynesiani paneuropea?
Forget about it (never in our life)
E allora di cosa stiamo parlano …Ci sono le condizioni per tornare alle valute nazionali? No non ci sono ma fra qualche anno ci saranno …oppure per dividere prima la zona eurocore con tasso di cambio sottovalutato dagli altri ‘periferici’
Perfino Luttwak dice che gli europei stanno combinando un casino e l’euro non è piu’ sostenibile…
A me stupisce che dopo che i tedeschi (germanici) hanno incominciato a fare quello che hanno fatto in grecia in spagna in portogallo e in italia con l’insediamento vergognoso del governo monti , dimostrando di voler fare pagare il riequilibrio (e i DEBITI! i DEBITI) ai paesi in deficit senza rilanciare la loro domanda , possano cambiare idea …possano cambiare le regole
(e poi anche nelle eventualita’ valutassero di cambiarle lo farebbero solo a detrimento degli altri e per mantenere la propria posizione di dominio e primazia)
A me spiace che lei parli spesso di guerra e conflitti dopo l’euro
(mi sembra che in germania il dibattito sul dopo sia gia’ partito..)
ma se non ci fossero le atomiche usa e le basi usa in germania in italia ,sinceramente sarei preccupato dal non riconoscere la dederminazione tedesca all’egemonia e la hybris teutonica …
ps: bello lo spezzone del film , ma i film buonisti hollywoodiani non rispecchiano la realta’…(forse solo nel new deal^^)
09/05/2013 @ 23:54
anzi pardon , Luttwak ha detto che se l’euro fosse una buona idea
qualcuno l’avrebbe copiato…
11/05/2013 @ 11:05
Beh direi che noi abbiamo copiato gli americani e non è un’idea malaccio.
11/05/2013 @ 12:26
arguto rovesciamento , prof piga
il punto è che l’evoluzione attraverso cui sono nati gli usa non è comparabile con quella degli stati europei…
Se mi passa la metafora la nascita degli usa segue un processo storico simile all’evoluzione biologica naturale (con ibridazioni mutazioni e crossing over che a contatto con l’ambiente hanno maggiore o minore fortuna ) mentre la nasciata degli ‘use’ segue un processo di forzata ingegneria genetica che forza e manipola il dna con risultati a volte disastrosi .
Quello che è grave è che i demiurghi degli ‘use’ erano consapevoli che il loro ‘gioco’ sulla ‘genetica’ degli stati
avrebbe portato ad una crisi (ne parla apertamente zingales fra gli altri ,prodi stesso delors ) quindi la ‘forzatura’ la ‘scommessa’ avrebbe dovuto portare agli stati uniti d’europa
che nell’attuale struttura ricorderebbero piu’ l’unione sovietica
che gli usa (e quindi non vedo come possa considerarlo un opzione desiderabile , a presciendere dall’aspetto del funzionamento della bce )
Se aggiungiamo che l’attuale configuarazione UE danneggia
irrimediabilmente le Pmi italiane ( a cui dedica attenzioni e considerazioneiapprezzabilissime) e in generale il tessuto produttivo che soffre la carenza di domanda interna e il tasso di cambio reale sfavorevole (cose note alla politica italiana e dichirate da craxi in parlmaento nel ’92! e perfino da bossi nel ’98!) la responsabilita’ di chi ha fatto certe scelte sono gravi
(e non le hanno fatte per caso o per idealismo a mio avviso…)
Comunque rimango stupito che nonostante le poliche adottate in spagna grecia portogallo e italia , la gente abbia accettato la deflazione e la disoccupazione e semplicemente sia emigrata in germania uk o australia forzataemente ma pacificamente .Lo trovo un processo interessante :in un certo senso credo che monti e gli eurocrati intendano quello dicendo che l’euro e le politiche della bce siano state un successo…
mentre in italia il movimento di grillo e casaleggio vaneggiano di decrescita di buon senso , strillando per raccogliere e sedare il malcontento e la rabbia …sinceramente grillo e il ‘gioco del m5s incomincia a farmi paura …
ps: la differenza tra ‘organico’ e ‘modificato a livello genetico’
è piu’ articolata di cosi’ ma come semplificazione puo’ adattarsi bene
11/05/2013 @ 12:41
Su alcuni punti mi ritrovo. Trovo anche io interessanti i fenomeni migratori. Il mio pensiero sui 2 processi fondanti delle 2 unioni monetarie? Non vedo grandi differenze (se prendo 1790 e 2013 come reference point, come è giusto che sia). Solo dei leader più pragmatici e democratici negli usa, che hanno saputo aspettare pazientemente ed a lungo il formarsi di un’area valutaria meno subottimale grazie al tempo e a qualche guerra. Basta sostituire i nostri leader e soprattutto le loro politiche e il gioco è fatto.
11/05/2013 @ 18:37
non voglio replicare criticamente a quest’ultima considerazione :anche se quale altra differenza la vedo
fra usa e use (…)
non vorrei avere abusato della sua -notevole-pazienza :
sono piu’ polemico e diretto di quanto vorrei essere
(per qualche motivo trovo utile lasciare una testimonianza formalmente scorretta ma quanto
piu’ spontanea possibile )
12/05/2013 @ 07:56
Rob: se non continua mi arrabbio. Il problema è che a volte per giorni non riesco a controllare la posta e perdo il momento giusto per replicare, il che non significa che non trovo interesse nel leggerla. E poi non la leggo solo io.
10/05/2013 @ 00:14
Pardon (again)
Ma perchè un europa dove comandano le persone che Lei conosce meglio di noi , le lobbies che conosce meglio di noi
con i meccanismi che conosce meglio di noi ( remember la construzione della nuova eurotower ) dovrebbe o solo solo potrebbe fare attuare una spesa ‘keynesiania’ razionale ben distribuita fra le varie nazioni diretta alle persone alla scuola etc.
come accenna nel finale …
Perchè mai dovrebbero farlo ora quando non l’hanno mai fatto prima , quando i fondi europei sono stati spesi in gran parte disastrosamente (da quello che si puo’ capire) e quando non disastrosamente solo per sussidare i propietari dei terreni agricoli…
Perchè c’è una crisi e le risposte potrebbo essere altre diverse
impreviste
c’è un cliffhanger , mi potrebbe rispondere…
Ma le persone che comandano le lobbies che comandano e guidano l’europa sono sempre quelle , e non cambieranno
(ci vorrebbe una guerra per cambiarle , riconosciamolo )
e quindi le risposte non cambieranno perchè non c’è mai stata
volonta’ cooperativa profonda…ma solo voglia di fare affari in modo spregiudicato sapendo che poi ‘tanto comandiamo noi e pagherenno gli altri’…
Come puo’ pretedere di immagine decisioni diverse inaspettate
se quelli che hanno combianato questo casino sono ANCORA al loro posto ! e continuano a comandare e sanno (e sappiamo)che non saranno mai punite per le loro strategie e per le loro scelte politiche?
Quello che dice e propone sarebbe accettabile se ci fosse stata una completa revisione ideologica e politica nelle classi dirigenti
(e nelle lobbies economico finanziarie di cui sono espressione)
ma l’europa nasce monetarista ultraneoliberista e monetarista e ultraneoliberista (con il cinismo paranazista di chi impoverisce alla fame i disgraziati in grecia…e pure in italia ) morira’.
Amen
11/05/2013 @ 11:05
Non lo faranno, mi pare ovvio. Ecco perché io e lei ne stiamo parlando, per unirci e cambiare.
11/05/2013 @ 12:38
ecco , rimane un enorme vuoto politico pero’
Lei dice di voler fare politica (oltre i blog i viaggiatori l’attivita’ accademica…) ma quali sbocchi possono esserci nel contesto italiano ? il contesto politico italiano e il dibattito sui media è desolante..(e non credo sia una casualita’ ma una precisa volonta’ di chi controlla/possiede giornali e tv…)
comunque stimolante confronto
ps:e se nel grafico la correlazione fosse fra le ‘riforme’ e la crescita fossero spostate 3o 5 anni in avanti ? ovvero se l’outcome di un triennio di riforme fosse considerato e correlato
con la crescita a partire dalla fine dell’attuazione delle riforme stesse (temo che per grecia spagna e portogallo non cambierebbe molto…)
10/05/2013 @ 08:22
Lei conclude :”abbiamo anche noi europei bisogno di riprenderci in mano il pallino del nostro futuro, con gli investimenti pubblici che uccidano per sempre la stupida austerità europea “. Una sola domanda, la solita. Se ci dicono di no?
11/05/2013 @ 11:04
Siamo noi quelli che rispondiamo, noi europei. Non noi che domandiamo.
14/05/2013 @ 09:32
Come e in che sede rispondere? Non c’è tempo per aspettare ipotetiche revisioni della struttura istituzionale europea. Il voto francese, quello italiano, le piazze della Spagna e del Portogallo hanno dato risposte inequivocabili. Eppure le si ignora. Vi è un intollerabile deficit di democrazia.
10/05/2013 @ 08:36
“Un servizio civile per i nostri giovani, da assumere per un anno o due, al lavoro nei gangli della nostra (vecchia) pubblica amministrazione, per non fare appassire per sempre la loro energia.”
Capisco l’intenzione, ma prevedere un altro metodo, già visto peraltro, per far lavorare la gente gratis o quasi non è che mi entusiasmi.
11/05/2013 @ 11:03
Le assicuro: tutto sta nel manico, come sempre. Se vengono da me a Tor Vergata non solo lavorano, ma sostengono i nostri programmi in inglese che attirano risorse dall’estero. E così tanti altri programmi sono possibili. Chi gestirà il tutto potrà fare grandi cose se ha le competenze, la passione e la voglia di fare.
10/05/2013 @ 10:09
Sono completamente d’accordo con lei Professore, ma esistono menti, al governo, talmente aperte da vedere tutte le cose di cui lei parla?
Ho i miei dubbi…. proprio oggi parlavo con mia madre, ormai ultrasettantenne, di politica e dicevo che, gli italiani, sono rimasti per anni a guardare governi che riducevano l’italia come un groviera, senza obiettare. Questo è il risultato di un tacito accordo stipulato tra il governo e i cittadini. “Tu rubi e allora lascia rubare anche a me che così stiamo tutti bene”. La politica del benessere per tutti mentre l’Italia piano piano veniva depredata è stata anche appoggiata dal popolo. Quel popolo che ora piange perchè gli viene portato via tutto. Sono troppo cruda? Quindi se bisogna parlare di riforme, bisognerebbe prima riformare la mente e il pensiero italiano, inducendo i cittadini a pagare le tasse e ad eliminare il nero completamente. Insegnare ai piccoli nelle scuola cosa significa per una nazione non pagare le tasse e continuare a rubare.
Scusi è uno sfogo, ma il mio primo lavoro a 14 anni era in nero, il secondo lo è stato ancora, il terzo addirittura mi contraffavano la busta paga e non versavano i contributi, ora ne ho 47 di anni e non è cambiato nulla, anzi le cose sono peggiorate. Ma dove andremo a finire?…
11/05/2013 @ 11:48
Eugenia, grazie. Dobbiamo arrivarci noi, unendoci, parlandone sul territorio una sera a settimana, perché lavoriamo tutti e siamo esausti le altre sere ed almeno una la vogliamo dedicare allo svago. Ma ribadisco, l’unione di persone come lei è una forza possente. Ci pensi, parli con persone a lei vicine, unitevi, crei una unità locale dei Viaggiatori, la affidi al giovane più appassionato e onesto che avete, e vedrà che il paese comincerà a cambiare.
10/05/2013 @ 10:24
Caro Gustavo, prima di tutto grazie ancora per i tuoi commenti al volume curato da Luca e da me. Una piccola osservazione sulla tua critica al nostro grafico dell’introduzione. Ne ho parlato anche ieri, ma tornarci spero possa essere interessante anche per i tuoi studenti.
Effettivamente occorre molta cautela nell’interpretare una correlazione fra A e B come effetto causale di A su B. E’ possibile, infatti, che dua variabili siano correlate perchè sono (entrabe) influenzate da una variabile omessa C (a volte in questo caso si parla di correlazione spuria), oppure, come suggerisci tu, che ci sua una causalità inversa da B ad A.
Nel caso in questione, la correlazione cross-country fra la “variazione del PIL 2007-2010″ le “riforme in rispsta alla raccomandazioni OCSE 2007-2010″ può non essere, come suggerisci tu, il risultato di un effetto causale della crisi sulla propensione a fare le riforme. Al tempo stesso mi sembra difficile che sia dovuta a causalità inversa. Infatti si tratta di riforme adottate negli stessi anni della variazione del PIL e, per quanto ovviamente possano essere state riforme controproducenti (l’OCSE negli ultimi anni ha suggerito diverse cose che si sono rivelate controproducenti, come ha ripetutamente notato Paul Krugman nel suo blog) è molto implausibile che abbiano fatto danni negli stessi anni in cui sono state adottate. Sono riforme, infatti, che per avere effetti positivi o negativi hanno bisogno di un periodo di tempo più lungo dei tre anni in questione. A meno che non vogliamo anche noi credere nella “fatina della fiducia (confidence fairy)”, ma al contrario.
E’ possibile comunque che l’adesione alle raccomandazioni OCSE e la contrazione del PIL siano entrambe legate all’adozione di politiche macroeconomiche restrittive (raccomandate fino a poco tempo fa dall’OCSE). Quindi è secondo me il problema della variabile omessa quello che rende la nostra interpretazione del grafico problematica.
Grazie ancora e a presto.
11/05/2013 @ 00:33
Posso farvi una domanda anzi due : se e’ vero che l’adesione alle riforme proposte dall’Ocse richiede tempo per avere effetti positivi o negativi come vi puo’ essere una qualsiasi correlazione con le variazioni del pil nel medesimo periodo? E soprattutto come e’ possibile che l’ocse e le altre autorita’ internazionali correlino l’auspicato aumento del pil dell’italia nel 2014 all’attuazione delle riforme montiane che datano a neppure un anno fa? Grazie
11/05/2013 @ 11:02
Grazie Mauro e grazie per la bella giornata che ci avete permesso di avere a Tor Vergata discutendo del vostro libro.
Mettiamola così.
Se fai la riforma dei taxi, e poi la molli prendendo atto che non va da nessuna parte e che in recessione non c’è problema di trovare taxi libero, hai bloccato Roma con scioperi e traffico per 3 mesi. Il PIL ne soffre quasi in contemporanea.
Però in linea di massima concordo con te, la variabile omessa è la spiegazione più probabile.
Un abbraccio
g.
11/05/2013 @ 12:42
la varibile della fatina…
(perdonatemi non resisto…)
10/05/2013 @ 15:29
Caro Gustavo,
come ti dicevo ieri a mio modesto parere le riforme dovrebbero essere SOSTENIBILI sia economicamente che socialmente; FUNZIONANTI oltre che giuste o sbagliate; nei momenti di crisi, come quello che stiamo vivendo, ANTICICLICHE e, per quanto possibile a costo zero. Ad esempio:
la sburocratizzazione dei procedimenti amministrativi della P.A. sarebbe probabilmente a costo zero e libererebbe molte risorse ingabbiate nei meandri dei molti uffici e nelle pieghe dei polverosi protocolli interni agli stessi.
la eliminazione di doppi e tripli livelli istituzionali autorizzatori (Comuni, Provincie, Regioni, Stato …).
eliminare “qualche” società di Comuni, Provincie e Regioni. Esse, oltre ad essere una la copia dell’altra, incidono negativamente sulla concorrenza.
Un discorso a parte meriterebbe la riforma della politica e delle Istituzioni.
Una buona politica e delle Istituzioni funzionanti, quindi rispettate, sarebbero la riforma delle riforme. Sai come la penso a riguardo e sai anche come avevo approcciato l’argomento nel programma dei Viaggiatori.
Altro non ti devo dire. Solo che al declino preferisco, sicuramente, le riforme e soprattutto, visto che ami il cinema, non vorrei dirti : “m’hanno rimasto solo sti fij de na …” (I soliti ignoti).
11/05/2013 @ 10:58
Stefano grazie. So che un governo ha anche una energia limitata. Può dedicare tutte le sue forze a un numero dato di cose. La recessione, per essere combattuta bene, richiede molte energie. Mi domando se ne restino anche per le cose giuste che tu dici. Ribadisco e ti so d’accordo con me: il servizio civile sì. Il resto ….
11/05/2013 @ 12:59
pero’ qui non la seguo , cose se la recessione fosse correlata e correlabile con l’assetto istituzione e la pubblica amministrazione…
No mi spiace , magari il regionalismo e il federalismo hanno fatto piu’ male che bene , ma parlare di pubblica amministrazione e burocrazia come causa della recessione fa un po’ arrabbiare …(puo’ essere che certi modi burocratici italiani incidano un po’ sull’inflazione e sulla qualita’ della vita di sicuro ,ma non è quello il punto anche perchè la burocrazia c’era anche 15 o 25 anni fa , concordiamo? )
Perchè se le aziende e le infrastrutture distrutte nel terremoto in emilia sono ancora ruderi per colpa della burocrazia o perchè lo stato non puo’ spedere ma deve fare austerita’ per seguire i parametri europei…
Per non parlare del fatto che se la crisi è di domanda ,sburocratizzando e risparmiando , cambia ben poco…
a meno che non si indirizzino i consumi su prodotti e produzioni interne , autarchia dazi , violazione del mercato
interno , orrore orrore ! (es:giappone)
11/05/2013 @ 00:27
Nelle chiacchere da bar che si fanno su Facebook, io – muovendo dalla mia conoscenza, assolutamente scolastica, delle crisi economiche degli ultimi cent’anni – sostengo che nessuna politica di austerita’, adottata in periodi di recessione, ha avuto successo. Mi conforta in quest’opinione?
11/05/2013 @ 10:56
Non so per certo, vado ad intuito, magari poi cerchiamo studi approfonditi. Ricordo Michele Boldrin a Tor Vergata menzionò un episodio spagnolo sotto Franco in cui funzionò. Al che potremmo riqualificare l’affermazione come “in un regime democratico”.
11/05/2013 @ 12:47
allora forse anche la lira 90 di mussoliniana memoria…
(mentre nascevano piu’ istituti previdenziali e piu’ sensati della
flessibilita’ e delle riforme Hartz…)
comunque aspetto il video boldrin che dice l’austerita’ con franco funziono’ (Aspetto il video su youtube ansioso , raffinatezze per intenditori…)
11/05/2013 @ 13:07
Mi daro’ da fare nel ricercare gli studi e soprattutto l’episodio cui faceva riferimento il Prof. Boldrin
11/05/2013 @ 13:27
http://en.m.wikipedia.org/wiki/Economic_history_of_Spain
Senza nessuna pretesa di scientificita’, le evidenzio il passaggio su come il rapido sviluppo fu determinato da una massa ingente di investimenti pubblici.
Certo non fu l’unica misura pero’…
16/05/2013 @ 10:31
Gentilissimo Professore
Chi scrive è un modestissimo insegnante di diritto ed economia in una scuola media superiore ipergarantito, che si sforza, persino con qualche successo, di insegnare ai suoi alunni a procedere”more geometrico” partendo dalla definizione.
Vedo con sgomento che questo metodo è trascurato da molti insegnanti universitari che utilizzano un linguaggio falso ed incomprensibile: Quali sono le riforme e che obiettivi hanno?
Le riforme sono uno strumento o un metodo o in altri termini sono il dito ma noi vorremmo guardare la luna. Potrebbe superare un esame di storia uno studente che dicesse che la guerra al nazismo è stata la lotta alla BlitzKrieg nazista?
Se noi adottassimo un sistema politico schiavista autoritario stalinista opereremmo una riforma o no?
Poi passando dal metodo al merito ci sarebbe molto da dire.