Odio chi, parlando delle PMI, dice “piccolo è brutto”. E non “piccolo è bello” o meglio “crescere è bello”. Sono tanti. Perché li odio? Questione di semantica. Se dici “piccolo brutto” stai già al lavoro per aiutare le grandi, al loro soldo. Se dici “crescere è bello”, sei già tutto teso ad aiutare le piccole.
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Dal Programma per l’Italia dei Viaggiatori in Movimento, scheda Giustizia:
“I Viaggiatori credono nella necessità di modificare gli adempimenti che rallentano l’iter processuale. Vogliamo uffici giudiziari aperti e operanti: riduzione delle chiusure da 45 a 15 giorni l’anno. Eliminate le 18 tipologie di riti, tutte le cause, in ogni materia, devono essere introdotte con lo strumento del ricorso all’Ufficio Giudiziario che provvede a fissare l’udienza e a notificare alle controparti presso PEC o residenza anagrafica ANCI, con dimezzamento del termine per la costituzione in giudizio.
Le parti devono integrare nella prima udienza tutte le richieste istruttorie così da evitare ulteriori termini per memorie difensive od udienze, un onere inutile per avvocati e magistrati. La fase istruttoria orale sarà ammessa soltanto in caso di motivata necessità di acquisire testimonianze rilevanti ai fini della decisione della lite. La discussione finale deve avvenire con la partecipazione delle parti.”
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Dal bel lavoro di due economisti della Banca d’Italia, Silvia Giacomelli e Carlo Menon, “Dimensione d’impresa ed efficienza della giustizia: evidenza dal tribunale del vicino”:
“Il lavoro analizza gli effetti della durata dei procedimenti civili in Italia sulle dimensioni d’impresa nel settore manifatturiero … L’originalità di questo studio consiste nel confrontare le dimensioni medie delle imprese, calcolate in termini di numero di occupati, all’interno di gruppi di Comuni contigui che si trovano sui due lati dei confini della giurisdizione dei tribunali. Ciò consente di ridurre grandemente il problema dei fattori non osservabili che in genere non consentono di stabilire un nesso causale tra malfunzionamento della giustizia civile e dimensioni d’impresa. L’ipotesi sottostante implicita nel lavoro è infatti che i fattori non osservabili siano omogenei tra gruppi di Comuni contigui e che quindi l’unico fattore che differisce sistematicamente tra Comuni situati sui due lati del confine della giurisdizione dei tribunali sia la durata dei processi. I risultati mostrano che la durata dei processi civili ha un effetto negativo sulle dimensioni delle imprese manifatturiere. I coefficienti stimati inducono a ritenere che la riduzione della durata dei processi possa favorire significativamente l’accrescimento delle dimensioni medie delle imprese italiane. I dati utilizzati non consentono di analizzare direttamente i canali attraverso i quali l’inefficienza della giustizia potrebbe ostacolare la crescita delle imprese. I risultati indicano però che gli effetti di freno alla crescita prevalgono sugli incentivi all’integrazione verticale. Le stime indicano anche l’assenza di effetti negativi sulle dimensioni d’impresa dovuti alla durata dei processi del lavoro.”
In parole più semplici? Certo, ecco qui:
“dimezzare la durata dei processi civili ridurrebbe la dimensione media d’impresa di circa lo 8,5%. Dato che il tribunale più lento tra quelli compresi nel 10% più efficiente (Trento) è circa 1,4 volte più veloce del tribunale più veloce tra il 10% peggiore (Nola), questi risultati indicano che spostarsi dalla giurisdizione della Corte di Trento a quella di Nola porterebbe ad una riduzione della dimensione media d’impresa del 23% …. per una dimensione media di 8,2 impiegati nel campione, l’effetto assoluto per l’impresa media di spostarsi da Trento a Nola è all’incirca di 2 impiegati” (in meno). Per alcune microimprese, dunque, stare a Trento o stare a Nola diventa questione di vita o di morte.
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La Giustizia non è uguale per tutti. Le piccole imprese lo sanno bene, tutti i giorni della loro vita: un bollo di 15 euro incide sui loro costi unitari e dunque sulla loro competitività ben di più di quanto non lo faccia lo stesso bollo per una grande impresa. Questi fiori delicati richiedono un giardiniere competente: cerchiamolo.
21/02/2013 @ 16:58
Perdonatemi se mi inserisco con il dramma della Grecia. Perchè nessuno ci informa ?
Disastro umanitario in Grecia: “via l’euro, o interviene l’Onu”.
Arrivata al collasso e sull’orlo della tragedia umanitaria, la Grecia deve uscire subito dall’euro, pena la distruzione definitiva dell’economia. A lanciare l’allarme è l’economista tedesco Hans Werner Sinn sorretto da altri cinquanta economisti.
http://www.ilcambiamento.it/crisi/disastro_umanitario_grecia_via_euro_interviene_onu.html
21/02/2013 @ 22:53
Ho avuto una strana intuizione: che l’Italia della piccola impresa che funziona potrebbe essere un modello esemplare di un economia ‘postglobale’, a km 0.
In tutto, dalla nostra piccola agricoltura all’industria manifatturiera.
Come per il turismo, l’attrattiva dell’Italia potrebbe basarsi su un ciclo produttivo a misura umana che, molestando Wilfredo Pareto, potremmo riassumere in un:
“Riducendo del 20% le economie di scala, aumenteremo dell’80% la qualità della vita!”
(lo so, il suo principio né dice questo né arriva a queste cifre… ma rende l’idea!)
In un modello cui guardare per far dell’Italia una gemma mondiale della qualità della vita, terrei presente questa piccola ricchezza che AVEVAMO, piuttosto che rovinarla come abbiamo fatto applicando regole igieniche europee che han rovinato i formaggi ed obbligando gli esercizi pubblici ad applicarne altre che solo pochissimi fanaticissimi applicherebbero a casa propria con immenso spreco!
22/02/2013 @ 10:40
Dovrebbe leggere Ernst Schumacher. Le piacerebbe.