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Il miglior attacco, a volte, è la difesa

Dario Di Vico, in un articolo non proprio chiarissimo, chiede maggiore domanda interna assieme a sostegno alle nostre imprese. Ma ammette che ridurre il cuneo fiscale è servito a poco a stimolare l’economia già in un’altra occasione. Chiede anche che le piccole imprese esprimano rivendicazioni comuni e non vadano sparse ognuna a richiedere favori per la propria ridotta platea di associati. Tanti desideri corretti, quelli di Di Vico, poche soluzioni concrete. Abbiamo una soluzione da proporgli che accontenta tutte le sue richieste.

Richiede una strategia nuova. Giocare in difesa.

*

Che le piccole d’Italia si uniscano. Per essere finalmente protette e non distrutte. Non chiedano risorse, nemmeno una. Solo di essere esplicitamente protette.

Chiedano semplicemente:

- l’applicazione di una moratoria regolatoria, come quella nel Regno Unito, per 3 anni per tutte le aziende con meno di 10 dipendenti;

- la riserva di tutte le gare sotto soglia di appalti pubblici alle imprese con meno di 25 dipendenti (a meno che non vadano a vuoto come partecipazione), liberando risorse per domanda interna (quella pubblica) che oggi finisce a volte per rivolgersi a grandi imprese straniere;

- l’analisi di tutte le regolazioni locali e statali esistenti ai sensi del (non applicato) Statuto delle Imprese approvato in Parlamento nel 2011, e la cancellazione per le piccole di tutte quelle che dimostrano di generare impatti negativi sproporzionati sulla competitività delle PMI.

Trattasi di protezione. Delle piccole imprese. Come previsto negli Stati Uniti dal 1953: protezione, non protezionismo.

Trattasi di protezione, del nostro Paese che soffre e che vuole restare in Europa se solo si fanno le cose giuste.

Perché il miglior attacco, a volte, è la difesa.

2 comments

    • Le due cose non sono in contraddizione. Che l’aria sia cambiata in Germania sul fronte contratti comunque si respira, vediamo ora dopo le elezioni.

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