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Dareste l’Italia in mano ad un economista?

Luizi Zingales e Paola Sapienza hanno ultimato il 1mo febbraio un lavoro che è stato pubblicato nei Working Papers della Booth School of Business della University of Chicago, dove lavora Zingales. La stessa Scuola presso la quale  Oscar Giannino ha detto di avere conseguito, e così non era, un Master.

Fa un po’ sorridere il tema del lavoro: “i programmi politici fatti da economisti non trovano sostegno tra la gente comune”. Fa sorridere solo perché lo scrive Zingales, che si è impegnato in prima persona nel creare un movimento politico che al suo interno ha come estensori del programma molti economisti ed anche perché Zingales si è ritirato da quello  stesso partito pochi giorni prima della campagna elettorale in reazione alle comunicazioni non corrette di Giannino sul Master.

Ma al di là del sorridere, il lavoro pone una questione chiave. Vale dunque ripercorrerlo e sintetizzarne prima alcuni risultati.

*

a) Le opinioni su temi economici di noti economisti che insegnano nelle migliori scuole (di élite, così si legge sul lavoro dei due ricercatori) differiscono molto da quelle della gente comune: la percentuale media di accordo su un tema differisce addirittura del 35%.

b) Il disaccordo è maggiore là dove maggiore è l’accordo tra economisti (secondo gli autori perché là dove la questione ha un’unica soluzione, come per un’equazione matematica, quella vale per tutti gli economisti mentre la gente comune risponderebbe … casualmente);

c) Se alla gente comune si comunica come hanno risposto ad una domanda gli economisti, questa non cambia opinione. Anzi, se a questa si chiede “sono difficili da prevedere i prezzi delle azioni”, il 55% risponde sì, ma quando gli si dice che gli economisti alla stessa domanda rispondono di sì compatti, allora la gente comune dice “sì” … solo per il 42%. Ovvero, dimmi cosa dice un economista e crederò nel contrario.

Tante ragioni per spiegare questi risultati, ma la più convincente secondo Sapienza e Zingales è la mancanza di fiducia della gente comune sulle assunzioni alla base dei ragionamenti degli economisti.

Mancanza di fiducia? Ok, ma è una mancanza di fiducia che ha una sua ragione di essere? E’ giustificata?

Concludono gli autori: “La nostra analisi suggerisce cautela nell’utilizzo di queste opinioni di esperti economisti come una leva utile per fare politica economica. Il contesto in cui queste domande vengono poste induce gli economisti a rispondere in senso letterale, dando per scontato che valgano le ipotesi standard (del modello di riferimento da loro utilizzato, NdR)”.

Bene. Ma un Ministero, questi economisti, un Governo, questi economisti, al dunque, saprebbero gestirlo? Saprebbero dare la risposta giusta alle esigenze concrete della popolazione?

E’ quello che si chiedono gli autori.

“Sperabilmente, questi stessi economisti, quando danno consigli ai politici, risponderebbero alle stesse questioni in modo diverso. Altrimenti, dovremmo concludere come disse William F. Buckley, Jr. che “preferirei affidare il Governo degli Stati Uniti alle prime 400 persone riportate nell’elenco telefonico di Boston che ai membri della Facoltà di Harvard”.”

Sembra trasparire da questa risposta un punto importante: che il vero rischio non è tanto che sia la gente comune a sbagliare nelle sue opinioni, ma che siano gli economisti a non possedere la cultura generale, il senso pratico, la deontologia professionale, la sensibilità per capire che la realtà non è mai un’equazione con la risposta esatta ma con una risposta che varia immensamente dal contesto, dai valori, dalla storia, dalla capacità di negoziare, dalle dinamiche sociali.

Quando leggo la Prof.ssa Fornero dire ieri alla stampa, giudicando l’anno del Governo Monti, che “all’inizio Mario Monti ha cercato di includere. Ma quello era il momento invece per spingere sull’acceleratore. Penso che, guardandomi indietro, avremmo dovuto mostrare più determinazione … Forse siamo stati ingenui”, ecco, ringrazio ancora Iddio per questa ingenuità.

Perché non c’è nulla di peggio di quando i modelli economici astratti e non adattati alla realtà diventano politica economica tramite l’imposizione.

16 comments

  1. Livan Marranzini

    25/02/2013 @ 16:45

    Prof, se fosse possibile far sapere al mondo di quello che scrivete nel programma dei viaggiatori, quel dato medio riferito allo scostamento tra programma proposto dagli economisti ( e non solo) e l’opinione pubblica, sono assai sicuro che si contrarrebbe, proviamo a domandarci per quale motivo l’opinione pubblica non condivide i programmi degli economisti, senza dubbio l’operato del professor Monti ha inciso notevolmente, verrà ricordato per l’Austerity, cosa pensa ora la gente quando si parla di programmi di economisti?, cacchio questi tizi basta che parlano di manovre che ci riducono lo stipendio e la pensione, l’espressione più comune, non abbiamo più un euro in tasca.

    Io lo comprendo il malumore, ed oggettivamente è assai probabile che lo standing con il quale un economista si presenta al governo non viene accettato dall’opinione pubblica, il pubblico percepisce di non essere compreso.

    Eppure le asimmetrie informative possono essere ridotte attraverso una giusta campagna di comunicazione, nel mio piccolo cerco di comunicare il vostro programma, le persone hanno bisogno di essere informate.

    L’unione fa la forza ne sono convinto.

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  2. Io sì, darei l’Italia in mano a UN economista (c’è bisogno che dica quale?). Di sicuro non ai Chicago Boys e nenache alla banda Monti.
    Non c’è nulla di cui gioire di questi tempi, però mi è di qualche consolazione il loro incontestabile insuccesso. L’umiliante bocciatura che meritano.
    Secondo me la questione non è che sono economisti, ma che sono i camerieri di chi sta lavorando contro i popoli, te credo che il popolo non li vota!!!

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  3. Giacomo Gabbuti

    25/02/2013 @ 18:04

    Bisognerebbe chiedersi se i programmi degli economisti delle “Top Universities” convincono l’1% più ricco della popolazione.

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    • Alessandro Murgia

      26/02/2013 @ 13:03

      1. Non esiste l”economista ma esistono gli economisti, ognuno dei quali segue la sua scuola di pensiero con il proprio cervello;
      2. Purtroppo a mio avviso chi ultimamente è stato chiamato in causa, nel ricoprire un ruolo istituzionale o semplicemente in qualità di consulente, in virtù del suo essere economista, ha applicato acriticamente i modelli economici della scuola di pensiero seguita a una realtà diversa più complessa e articolata;
      3. Illuminante al riguardo le parole della Fornero. Gli esodati non sono semplici variabili utilizzate nella costruzione di un modello economico, sono persone che vivono oggi e che nel “lungo periodo saranno morte”. Il governo Monti, con il sostegno di alcuni economisti ospitati nel più noto quotidiano italiano, ha paralizzato il paese nella discussione intorno all’art. 18, quasi fosse il vero ostacolo alla crescita dell’occupazione. Per questioni professionali so bene che la vera paura delle aziende era quella di dover reintegrare un lavoratore dopo 20 anni, ripeto, dopo 20 anni di contenzioso giudiziario pagando dei costi enormi. Si è preferito acriticamente fornire soluzioni coerenti con la propria scuola di pensiero economica piuttosto che rendere efficiente il nostro sistema giudiziario e stabilire in tempi rapidi la reintegrazione o meno del lavoratore. Qualcuno ha visto dopo la riforma Fornero un aumento dei lavoratori occupati ?

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  4. Ma non e’ tanto complicato.
    I professori non capiscono la gente perche’ ragionano in “un certo modo” che non stiamo qui a descrivere; fatto sta che letteralmente non riescono a “vedere” sotto certi punti di vista e lo studio di Zingales lo dimostra (proprio perche’ ci si mette a discutere pure uno studio specialistico su una cosa che e’ semplicemente evidente a tutti da sempre).

    La soluzione e’ semplicissima e mi auguro che coincidera’ con la strada che i Viaggiatori decideranno di intraprendere; ossia i professori DEVONO costringersi ad andare in mezzo alla gente a sentire i discorsi piu’ assurdi e irritanti che si possano immaginare SFORZANDOSI di capire che il loro ruolo di intellettuali consiste nell’ “interpretare” quei discorsi apparentemente solo pieni di rabbia confusa e di obiettivi particolaristici, indicando una o piu’ vie progettuali concrete ed efficaci per realizzarli e per renderli complementari e organici nonostante le loro divergenze; infine, tutto sommato, anche per dare alla gente comune di buona volonta’ quegli strumenti tecnici e linguistici per sentirsi in grado di avere un advocatus che gli permetta di sostenere qualsiasi confronto dialettico e che sia in grado di smascherare il latinorum dei servetti del potere (non e’ sempre solo latinorum ma negli anni si sta riducendo a questo).

    Di fronte alla realta’ e se avranno il coraggio di affrontarla la loro competenza perdera’ finalmente quella dimensione puramente professorale ed elitaria che irrita tanto la maggioranza dei cittadini. Anzi si renderanno conto che il loro punto di forza presso il popolo e’ proprio quello di conoscere perfettamente i codici linguistici della ruling class ma di condividere con la gente gli obiettivi e SOPRATTUTTO gli ideali!

    Guardate che la storia sta andando da una certa parte e lo slot per essere della partita e’ ancora aperto ma poi si chiude.

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  5. Rolando Bagnoli

    26/02/2013 @ 10:01

    Che la gente, nei due giorni passati, abbia dato un giudizio sull’austerità ( che non è solo stupida ma anche infame ), e sull’operato del governo Monti, mi sembra dato incontestabil. Certo se la coalizione centrista avesse preso qualche voto in meno e non fosse entrata alla Camera sarebbe stato ancora più chiaro. Tuttavia se si considera che Berlusconi ha frenato il crollo proprio attaccando l’austerità non riesco a capire come il messaggio non dovrebbe arrivare forte come l’urlo di una sirena ai politici “moderati” che ancora abbondano nelle file del centro-sinistra.

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  6. Lorenzo Donati

    26/02/2013 @ 12:29

    Grazie Prof. specialmente per insistere su “occorre avere la sensibilità per capire che la realtà non è mai un’equazione con la risposta esatta ma con una risposta che varia immensamente dal contesto, dai valori, dalla storia, dalla capacità di negoziare, dalle dinamiche sociali”……ho degli amici, non economisti, che invece, ancora questa mattina, insistono che esiste solo un’ UNICA SOLUZIONE alla crisi….ancora manovre per il rientro dal debito !!!!!!! Mi sembra che abbiano visioni “tolemaiche” immutabili…..ma da qualche parte sta arrivando un Galileo Galilei (?)

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  7. Pingback: Elezioni: tra finti esperti e casalinghe di Voghera, l’Italia è ancora una barca al vento per colpa nostra | Improntaunika

  8. Questa politica, questa cultura viziata, avulsa dalla realtà, sta innescando da tempo un processo di astrattizzazione , che vede l’individuo, colui che mangia, beve, soffre, esiste, come una merce più o meno commerciabile. Da cosa dipende il nostro valore? Esclusivamente dalla capacità o meno di mettersi sul mercato? Sentire un deputato della lista monti , che entrerà nel parlamento della Repubblica Italiana, commentare il voto degli italiani come la causa che riverserà sul Paese le ire punitive dei mercati esteri, mi fa rivoltare lo stomaco.

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  9. p.s. concordo con Lorenzo, grazie Professore per la sua onorevole tenacia, non demorda.

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  10. Si, io affiderei l’Italia a un economista, certo non a uno qualsiasi, a lei per esempio…persona preparata ma soprattutto intelligente, non saccente e presuntuosa…Forza professore, gambe in spalla, C’è molto da fare da qui in avanti, faccia conoscere il suo pensiero al maggior numero di persone possibile, l’Italia merita molta gente del suo calibro, io la seguo tutti i giorni sul suo blog e ho capito molte cose che nessuno prima mi aveva mai spiegato! GRAZIE!

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    • Merci!! E’ un po’ dura se uno vuole dare tanto anche ai ragazzi all’università. Ma ci proviamo anche a fare altro. Ora faremo di più.

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  11. Vittorio Palumbo

    27/02/2013 @ 14:56

    A mio parere gli economisti fanno l’ errore di essere allineati al Sistema che la Finanza ha considerato remunerativo per se stessa. Tutto viene visto nella prospettiva di “tenere in ordine” i mercati, che rispondono solo ed esclusivamente alle necessità della finanza (e spesso della peggiore finanza). Chi sono “i mercati”?… I mercati sono semplicemente il “luogo della speculazione finanziaria” su tutto, dal cambio del dollaro alla quantità di neve che può cadere sulle coltivazioni si soja o sulle piste di una stazione sciistica. Queste speculazioni possono risultare remunerative quasi sempre a scapito di chi ha meno strumenti per parteciparvi…E’ il caso dei derivati che sono stati collocati anche presso Amministrazioni Pubbliche che non avevano le conoscenze idonee per giudicare di cosa si trattasse e di conseguenza riposero la loro fiducia in sedicenti professionisti, che in realtà erano truffatori… Quando l’Economia (con la E maiuscola) si svincolerà da qualsiasi tipo di Finanza potrà allora indicare percorsi, dettare regole, proporre modelli che (salvi errori) potrebbero risultare virtuosi anche per una buona parte dell’ Umanità. Inoltre è noto che “nei mercati” affluisce anche una dose massiccia di danaro sporco.

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    • Concordo. Solo una cosa: i mercati sono molto più che mero luogo di speculazione. Ma finché non combatteremo per proteggere credibilmente il mercato dalle interferenze illegali di chi non sopporta le sue regole, che lo sorreggono per funzionare, perderemo di vista il valore enorme che esso ha quando funziona.

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