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Bergamo alta e le grandi PMI

Bergamo Alta, vista nella notte con in sottofondo il brusio dei tantissimi piccoli imprenditori che ci hanno invitato a parlare poco prima, in occasione dell’assemblea annuale di Apindustria e Confimi, la Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana.

Copyright: Antonio Polito

Mi piace ascoltare il tono appassionato e tranquillo di Michele Tiraboschi, giuslavorista, che smonta pezzo per pezzo la retorica del fare, delle riforme del lavoro di questi anni, votate senza sentire le parti sociali, riforme rigide calate dall’alto uguali per tutti i settori dell’economia, con l’80% dei provvedimenti del decreto lavoro che non è ancora operativo, la cui realizzazione è là da venire, avviata dal centro e da mettere a punto a livello locale, dei regolamenti attuativi che mancano. Del ricordo di una Fornero per la quale “piccolo è brutto”.

Ascoltano gli imprenditori, i piccoli imprenditori venuti un po’ da tutte le parti del Nord-Est, Vicenza, Mantova, Bergamo …. Ascoltano e non tollerano che gli si dica dall’alto che “non ci sono più alibi” se ora non assumono personale, ora che forse hanno alcuni piccoli sconti sulle assunzioni, come se potessero assumere in questo quadro senza domanda interna e senza speranza.

Ma soprattutto parlano tra loro, del credito non c’è più. Sono d’accordo con me quando gli dico che a Draghi che ha detto che “non ci può essere ripresa sostenuta senza un sistema bancario sano” bisogna replicare che “non ci può essere un sistema bancario sano senza una ripresa sostenuta”!

Parlano tra di loro, dei loro valori. Li emoziona come emoziona il sottoscritto la mia slide dove c’è scritto “Piccolo è bello”. “Grande è brutto” mi dice uno di loro, “grandi che ancora non capiscono come lavorare con la catena di fornitura delle piccole”.

Dobbiamo cacciare la grande impresa dal Ministero dell’Industria (che bisogno ne ha la grande del Ministero?) o creare il Ministero della Piccola come chiedono i Viaggiatori in Movimento (anche se Antonio Polito trema al pensiero di chi possa esserne il sottosegretario): siamo tutti d’accordo.

Poi la sera la conversazione di fronte alla bellezza della notte con due lune come nei libri di Murakami si fa più preoccupata o più triste. A pensare a quelli che se ne sono andati per sempre, perché erano doppiamente preoccupati, per la loro situazione e per quella dei loro dipendenti e dei loro fornitori, amici, in realtà, con cui avevano condiviso una vita insieme. E a cui non tolleravano di procurare sofferenza.

C’è un’Italia forte e degna, davvero, che dobbiamo rappresentare. Lasciata sola, a se stessa, presto se ne andrà anch’essa. Chi a Roma, Bruxelles, Francoforte perora ottimismo, finto ottimismo, dovrebbe venire qui, a Bergamo, dove si toccano con mano le due lune, il sogno e l’incubo, dove i verbi che dominano sono “preservare, salvaguardare, tutelare, non abbandonare”, verbi forti, non in difesa, come parrebbe,  ma di chi chiede a questo Governo di attaccare, di schierarsi, di dire qualcosa. Qualcosa di forte. Che lasci una traccia, che alla fine vada bene o male è poco importante, ma che si provi a fare altro che non il mero triste sopravvivere.

2 comments

  1. Fabrizio Padua

    10/07/2013 @ 08:11

    Gran bel post quello di oggi caro Gustavo, toccante e vero, come vere sono le piccole aziende che lasciate a loro stesse non riescono a superare lo tsunami che si è abbattuto.
    Frequentando la Valle Camonica da oltre un ventennio conosco bene la capacità di lavoro e di sacrificio di quella gente, delle tante piccole industrie del ferro che faticano e soccombono davanti alla catena dei fallimenti causati da una PA che ha tempi troppo lunghi per il nostro “sano sistema bancario” a dispetto talvolta di idee industriali brillanti e promettenti.
    Ho conosciuto imprenditori coraggiosi che non hanno mai pensato ad aiuti pubblici ma hanno solo e sempre chiesto di essere messi nella condizione di poter lavorare e sviluppare la propria azienda, rischiando del proprio, non di beni altrui.
    Noi Viaggiatori dobbiamo insistere (come stai facendo giustamente) sulle PMI, oltre ai giovani e alla riforma della PA, questi sono i tre pilastri da cui ripartire e dove l’innovazione tecnologica sarà il fattore differenziale trasversale.

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  2. Gran bel post. Sarebbe anche bello che qualcosa questo Governo facesse, come lei giustamente scrive. Buono o meno, già sarebbe qualcosa in più rispetto allo zero attuale. Di rinvio in rinvio, ci scavano la fossa, mentre da fare ce ne sarebbe tantissimo.

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