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1 fiorino? No 1 € per il rilancio del Paese

Da Patte Lourde riceviamo e come sempre volentieri pubblichiamo.

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Passeggiando per Roma come un turista insieme a turisti, ho notato come la città sia ancora splendida.

Mi sono reso conto, però, che senza una guida i turisti non riescono ad apprezzare la bellezza e la storia della città eterna. Mi sono reso conto che le espressioni più usate sono  ’che bello” oppure ‘stupendo” ma anche ‘meraviglioso’.

Purtroppo la loro osservazione si limitava all’aspetto esteriore, senza alcuna spiegazione del perché, di chi, avesse costruito quel momunmento e come si inserisse nella lunga storia di Roma.

Immagino che la stessa cosa sia per tutte le altre città, stupende, nella nostra penisola. Monumenti che raccontano storie, ma anche luoghi, piazze, chiese, che fanno del nostro Paese un posto unico da visitare.

Ecco allora una proposta, anche un po’ provocatoria, un’idea non originale, ma che se messa in atto potrebbe creare quel circuito economico di cui l’Italia ha molto bisogno.

Iniziare a far pagare 1 euro per la visita ai monumenti più belli del nostro paese. Come contropartita, offrire un servizio che spieghi la storia di quel monumento, della città in cui ci si trova, del tessuto sociale che lo circonda. Sarebbe una buona occasione di impiego per i nostri giovani, sarebbe una buona occasione per il nostro Paese. Vi spiego il perché.

Già vedo, però, gridare allo scandalo: come? Far pagare per vedere i  monumenti?  Attenzione, calma. Non si tratta di far pagare per  ’vedere i monumenti’. Si tratta di spiegare l’arte e la cultura del nostro Paese. Si tratta di far crescere l’amore verso il nostro Paese. Si tratta di far crescere la cultura nel nostro Paese.

Pensate alla creazione di un ‘ROMA PASS’  a pagamento o di un VENEZIA o un NAPOLI, o un PALERMO PASS che dia ai turisti la possibilità di visitare i nostri monumenti all’aperto e di trovare guide in grado di spiegare, nella loro lingua,  la storia e la vita di quel ‘pezzo’ di storia che si trovano a guardare. Forse  queste guide potrebbero anche suggerire la visita di musei o luoghi oggi poco noti. Il PASS potrebbe anche essere integrato con i mezzi di trasporto anche extraurbani e facilitare così lo spostamento dei turisti verso le mete da visitare. Pensate che questo servizio non faccia parlare bene del nostro Paese ed non invogli gli altri turisti a venire in Italia?

Pensiamo poi di istituire  un PASS gratuito per le giovani coppie di sposi di tutto il mondo che vogliono ricordare il loro matrimonio, avendo come sfondo  le più belle città d’Italia. Pensate che poi non tornino, magari con i figli, per celebrare un anniversario in Italia, per rivedere i luoghi in cui hanno scattato le immagini di un bel giorno della loro vita?

Pensiamo infine ad un programma per ospitare,  presso famiglie italiane, giovani provenienti da tutto il mondo, dando un  sussidio alle famiglie,  in modo da favorire la conoscenza del nostro Paese. A questi giovani potremmo proporre corsi di lingua italiana, magari di passare un trimestre nella nostra scuola e regalare loro un PASS per far conoscere il nostro Paese.

Soltanto conoscendo la storia della cultura del nostro Paese, condividendo la nostra cultura, ‘assaporando’ le nostre specialità non solo culinarie, gli stranieri non saranno più tali. Aumenterà il rispetto verso il nostro paese e crescerà anche la considerazione che di noi hanno all’estero. Il guadagno di tutto questo? Lo sviluppo del Paese!

9 comments

  1. D’accordo al 100%.
    Peccato che tutti i governi degli ultimi decenni hanno regolarmente fatto a pezzi della cultura e di tutto ciò che la riguarda, a cominciare dalla formazione universitaria.
    Chi era quell’idiota che (non troppo tempo fa) diceva “la cultura non si mangia”?

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  2. Grandiosa idea quella del PASS gratuito per le giovani coppie di sposi di tutto il mondo che vogliono ricordare il loro matrimonio.
    Ma si potrebbe anche pensare di incoraggiare le giovani coppie di tutto il mondo a venire a contrarre matrimonio in Italia, anzichè soltanto venirci dopo essersi già sposati. Si tratterebbe di razionalizzare le procedure burocratiche. Conosco più di una coppia che è andata a contrarre matrimonio a las vegas ed è poi rimasta negli usa per la luna di miele.

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  3. Per il rilancio dei beni culturali e del turismo, ci vuole una rivoluzione, culturale, appunto.
    I soprintendenti dovrebbero delegare la funzione gestionale a dei manager misurati sulla base dei risultati.
    Le fondazioni culturali (oggi feudo di politici in pensione) dovrebbero lasciare il posto a operatori di mercato di qualita’, misurati sui risultati.
    Il Ministero MIBAC dovrebbe completamente cambiare il modello ottocentesco di gestione dei musei, passando dallo spazio espositivo (statua n.1, Statua n.2, ecc. Senza alcuna possibilità di comprendere cosa si sta guardando) al percorso illustrativo. I musei sono oggi considerati solo posti di lavoro per gli addetti e fonte di piccoli affari per piccoli operatori, ed il visitatore non è il primo degli obiettivi (mancando così anche il secondo ma non meno importante obiettivo dei ricavi=euro, soldi) che permettano la manutenzione delle opere esposte.
    Occorre quindi una vera rivoluzione in grado di far superare il triangolo delle bermuda della diffidenza: ministero – soprintendenze – operatori di mercato.
    Occorre perciò inserire i privati in modo aperto e trasparente (non come adesso, sottobanco, con proroghe e piccoli appalti).
    Occorre quindi bandire gare trasparenti (ci vorrebbe la consip, con accordi quadro efficienti, perche finora le gare sono state dei fallimenti) per la piena gestione di uno o più siti, affidando concessioni di diversi anni, che permettano di far investire per valorizzare, oltre che di gestire in maniera integrata, con economie di scala, i diversi luoghi dei musei, ovvero il museo stesso, la biglietteria, il bookshop, il ristorante-bar.
    Ma il ministero MIBAC e la curia dei soprintendenti non sono pronti a passare da un ruolo GESTIONALE (i risultati sono sotto gli occhi di tutti….) ad un ruolo di promozione, indirizzo degli investimenti dei ricavi generati, vigilanza e controllo.
    Solo una vera rivoluzione potrebbe riuscire in questa grandiosa opera.
    AAA rivoluzione culturale cercasi.

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  4. Per un padre che ha una figlia archeologa disoccupata sembra l’uovo di colombo: Culturale, economico psicologico in particolare per i giovani. Eureka.
    1) Estendere la cultura, farla masticare introiettandola e facendo fare da guardiani alle stesse guide del nostro patrimonio.
    2) La proposta sul piano economico, molto a spanne, sembra reggere: pochi spiccioli alta resa in prospettiva.
    3) Psicologica se la cosa potesse funzionare si infonde fiducia per l’occupazione anche ai laureati di materie umanistiche.

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  5. a mio avviso, è impresa estremamente ardua riuscire a far convergere in un unico “punto focale” i numerosi enti proprietari dei vari siti monumentali/musei e le diverse attività produttive turistiche di un territorio… considerando il clima di spending review, durante questa crisi economica… Il territorio romagnolo sta affrontando questo complesso problema da diverso tempo, come è possibile visionare in questo video dedicato:
    http://www.ravennawebtv.it/w/raddoppiate-le-vendite-della-romagna-visit-card/
    relativamente all’accoglienza turistica, a latere delle attività imprenditoriali delle guide turistiche e del servizio pubblico degli uffici proloco turistici, vi evidenzio questa sperimentazione locale sul volontariato giovanile:
    http://www.ravennawebtv.it/w/lavori-in-comune-laccoglienza-ai-turisti/

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  6. Patte Lourde

    20/08/2013 @ 14:25

    Ho trovato utili i commenti che hanno un filo conduttore importante: la voglia di modificare un sistema che mostra i suoi limiti. Lo fa ilBuonPeppe quando ricorda che la cultura è stata “fatta a pezzi” e che su di essa si può costruire il futuro; Antonio quando richiama le “procedure burocratiche”; Dario quando ci invita a non aver paura di affidare ai privati la gestione dei nostri siti culturali (anzi!) in modo trasparente, chiamando le istituzioni pubbliche ad esercitare controllo e vigilanza; Bruno quando sottolinea un aspetto psicologico a cui non avevo pensato, ma che è molto importante; e Pietro che ne ricordare che mettere tutti insieme in un “punto focale” è impresa ardua, ma – aggiungo io – non impossibile se vogliamo cambiare la rotta di questo Paese. Un punto importante che vorrei sottolineare è la necessità di incentivare gli scambi culturali con il nostro Paese in modo da farci conoscere ed apprezzare. Per renderci un pò meno provinciali.

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  7. Patte Lourde

    21/08/2013 @ 06:02

    Per chi non fossse convinto che occorre rllnciare le nstre città con l’aiuto del nostro patrimonio storico artistico, dia un’occhiata a cosa sta accadendo a Detroit. http://www.ft.com/intl/cms/s/0/fb4363c8-f5f6-11e2-8388-00144feabdc0.html#axzz2cZxIeQ8f. Detroit non ha più i soldi per assicurare l’illuminazione stradale, per rinnovare l’equipaggiamento ai vigili del fuoco; ha chiesto la bancarotta (in US le local authorities possono fallire). La città si sta svuotando. Ora Detroit non può certo essere visitata per ammirare il canal grande: eppure la municipalità tenterà il rilancio (con l’aiuto dello stato del Michigan) partendo da quello che ha: la squadra di hockey…Perchè fermarci noi?

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  8. Valerio Poi

    21/08/2013 @ 21:02

    Non vi è già l’imposta di soggiorno (peraltro abolita nel 1991 e reintrodotta nel 2011)? A cosa dovrebbe servire se non a fornire servizi turistici? (ad esempio a Roma, per quel che so, si paga da 2 a 3 euro a notte): il sistema pubblico prende ma non dà (come spesso succede).
    Il problema del turismo è, a mio avviso, innanzitutto di tipo logistico/organizzativo: non esiste una politica per il turismo, punto e basta. Da qui occorre partire, non introducendo nuove imposte (anche se “di scopo”). Abbiamo una offerta turistica confusa, disorganizzata, inefficiente, costosa, in una parola: non siamo competitivi (anche se abbiamo la fortuna di avere un potere di attrazione unico al mondo), ma ciò è originato dall’inefficienza complessiva del “sistema Italia”.

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    • Patte Lourde

      08/09/2013 @ 06:54

      La proposta non era di aggiungere un’altra tassa, ma proporre un servizio strutturato per far conoscere il Paese ed apprezzare. La tassa di soggiorno è presente da molto tempo anche in Francia come modo di finanziare i servizi locali generali, ma questo nulla ha che fare con quanto proposto e con la necessità di organizzare inmodo Smart l’attrazione del Paese attraverso la sua storia e le sue eccezionali bellezze naturali.

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