THIS SITE HAS BEEN ARCHIVED, AND IS NO LONGER UPDATED. CLICK HERE TO RETURN TO THE CURRENT SITE
Post Format

Yes we Can!

Mentre continuiamo a registrare i dati Istat sugli inattivi in crescita, continuiamo a cercare il bandolo della matassa.

Oggi il mio collega Marcello Messori sul Corriere dice tante cose giuste: che “il Def …. non offre … prospettive confortanti sul piano della ripresa. In tale situazione, diversamente da quanto suggerisce l’altro documento (il Piano nazionale di riforme), l’Italia non può limitarsi a un’efficace gestione del debito pubblico, affidando le proprie prospettive di crescita alle iniziative europee.

O statunitensi, come dicevo ieri.

Un Paese come l’Italia, che dispone di efficienti realtà manifatturiere, deve però avere la forza per ritrovare anche da solo un sentiero di crescita“. Come non concordare?

Per crescere, si tratta quindi di sostenere la domanda, nel breve termine, e di estendere le isole manifatturiere di efficienza al resto del settore e ai servizi, nel medio-lungo termine“. Perfetto.

Poi, inevitabile, comincia il grigio che ci impone l’aria europea: “i nostri stringenti vincoli di bilancio ci impediscono di uscire da questa situazione nel modo più diretto, ossia mediante massicci investimenti pubblici e infrastrutture materiali ed immateriali… e riduzione della pressione fiscale. Una strada potrebbe essere però quella di incrementi di produttività aziendali ai quali legare aumenti salariali … (con) l’accordo delle parti sociali“.

Stimolo Marcello alla seguente riflessione: dobbiamo agire nel breve termine, lo dici tu stesso. Accordi che legano produttività ad aumenti salariali sono inevitabilmente di medio-lungo termine. E vedrebbero forse anche l’opposizione europea che chiede di ricostruire competitività via moderazione salariale anche a fronti di aumenti di produttività. E ciò malgrado il fatto che, come dice anche l’economista Artus ,il modello di recuperare (rapidamente) competitività che passa per moderazione salariale in una recessione come questa è ulteriormente recessivo, perché frustra la domanda di consumi.

Meglio sarebbe procedere ad una intensa ed efficace svalutazione dell’euro. Ma ecco che anche qui parte il muro di gomma grigio: oggi il Governatore della Banca d’Italia Visco su Repubblica ci dice che “non sta a un banchiere centrale parlare di cambio” e quindi buonanotte ai sognatori. All’università insegnamo anche che il cambio dipende dalla posizione della politica monetaria  e che quindi la BCE potrebbe, con più convinzione nell’espandere la moneta, deprezzare l’euro, ma sembra che solo negli Stati Uniti e con il dollaro siano consci di ciò.

Insomma, come ti giri, il grigiore del “non si può fare” ti circonda. Totale ammainamento della bandiera della politica economica. Come se questa non esistesse.

Ma dico a Marcello che spendere per le infrastruttire materiali ed immateriali si può e si deve fare. Per quelle materiali, con un enorme piano di manutenzione di scuole ed ospedali che rimetta al lavoro le nostre piccole imprese e dia servizi degni alla cittadinanza. Per quelle immateriali mettendo al lavoro nei tribunali, nei musei, nei pronto soccorsi, i tanti giovani inattivi a rischio di emarginazione. 1% di PIL per le prime, 1% di PIL per le seconde. 30 miliardi di euro in tutto.

Finanziate come? Da tagli agli sprechi immediati. Sprechi ormai documentati, nell’ambito degli acquisti di beni e servizi, l’unico luogo tra l’altro dove possiamo credibilmente tagliare, visto che lì siamo al 9% di PIL ed al quasi 20% di spesa totale. Ma per fare questo va subito resa operativa una immensa task-force di cervelli. Ci vuole poco a farlo, basta volerlo.

E poi, Marcello, subito a supporto delle imprese meno produttive, come dici tu. Assegnando tutti gli appalti pubblici sotto soglia solo alle piccole imprese. Così impareranno a lavorare meglio e a migliorarsi. Ma non finisce qui. Assegnando alle piccole imprese vincitrici squadre di consulenti che migliorino i loro processi. Per ogni gara vinta, io Amministrazione pubblica ti restituisco a te piccola impresa un ammontare congruo con cui ci pagherai dei consulenti di qualità che ti aiutano a farmi bene il lavoro previsto dall’appalto.

Così da domani in poi quella piccola azienda saprà diventare molto più competitiva di prima nel mercato globale e vincere la sfida della produttività una volta per tutte.

Si può fare. Senza aumentare il debito, facendo salire il PIL, abbattendo quel rapporto debito-PIL che continua a crescere grazie alla stupida austerità.

6 comments

  1. Per mesi le (poche) misure anticrisi adottate avevano come obiettivo primario quello di aggiustare i conti pubblici, e come risultato cosa abbiamo ottenuto? Che il rapporto debito PIL é cresciuto raggiungendo massimi storici…certo si potrebbe argomentare che senza misure tale rapporto sarebbe cresciuto ancor di più, chi può dirlo? Ma il problema resterebbe…stimo il premier Monti, ma mi chiedo come sia possibile che, un ECONOMISTA, riconosciuto a livello internazionale per il suo coraggio ( da commissario europeo) ORA che potrebbe rivestire un ruolo fondamentale nel destino dell’Italia, non trovi niente di meglio da fare che mettersi a svolgere il ruolo del “bravo” ragioniere, di certo (come direbbe “qualcuno” ) NON un cuor di leone!

    Con l’occasione (data da questo piccolo sfogo) le faccio i miei complimenti per il blog, essendo uno studente di economia non posso che seguirlo con grande interesse!

    Reply
  2. Riccardo Colangelo

    19/04/2012 @ 17:05

    NON RESISTO ALLA TENTAZIONE…!!!!! ricordati Trilussa, “Er leone e er conijo”

    Un povero Conijo umanitario
    disse al Leone: – E fatte tajà l’ogna!
    levete quel’artiji! E’ ‘na vergogna!
    Io, come socialista, so’ contrario
    a qualunque armamento che fa male
    tanto a la pelle quanto a l’ideale.
    - Me le farò spuntà…- disse er Leone
    pe’ fasse benvolè dar socialista:
    e agnede difilato da un callista
    incaricato de l’operazzione.
    Quello pijò le forbice, e in du’ bòtte
    je fece zompà l’ogna e bona notte.
    Ecchete che er Conijo, er giorno appresso,
    ner vede un Lupo co’ l’Agnello in bocca
    dette l’allarme: – Olà! Sotto a chi tocca! -
    Er Leone je chiese: – E ch’è successo?
    - Corri! C’è un Lupo! Presto! Daje addosso!
    - Eh! – dice – me dispiace, ma nun posso.
    Prima m’hai detto: levete l’artiji,
    e mò me strilli: all’armi!…E come vòi
    che s’improvisi un popolo d’eroi
    dov’hanno predicato li coniji?
    Adesso aspetta, caro mio; bisogna
    che me dài tempo pe’ rimette l’ogna.
    Va’ tu dal Lupo. Faje perde er vizzio,
    e a la più brutta spàccheje la testa
    coll’ordine der giorno de protesta
    ch’hai presentato all’urtimo commizio…
    - Ah, no! – disse er Conijo – Io so’ fratello
    tanto del Lupo quanto de l’Agnello.

    E COME VOI CHE S’IMPROVISI UN POPOLO D’EROI DOV’HANNO PREDICATO LI CONJI?

    questa è la morale. Trilussa ha previsto tutto. Rileggitelo

    Reply
  3. Tommaso Sinibaldi

    19/04/2012 @ 18:01

    “…meglio sarebbe procedere ad una intensa ed efficace svalutazione dell’euro …” . Evidentemente impossibile, perchè nell’euro c’è molto che si dovrebbe svalutare, ma anche molto che si dovrebbe rivalutare. L’unica vera soluzione possibile è quindi quella di “smontare” l’euro e andare a monete nazionali liberamente fluttuanti. Vorrei tanto che arrivasse anche Lei a questa conclusione.

    Reply
    • Mi spiace. Ho un sogno di un’Europa delle culture, unita ed indivisibile, e delle piccole imprese, protette e vibranti, capace di schiacciare col piede il serpente velenoso dell’Europa della burocrazia e degli “uomini di qualità”.

      Reply
      • Quindi Danimarca Svezia Uk e anche Norvegia Polonia Repubblica ceca ecc non sono paesi europei e non apparergono alla cultura europea ?

        Reply
      • Tommaso Sinibaldi

        20/04/2012 @ 20:25

        Condivido pienamente questo sogno : ma c’è bisogno dell’euro perchè si realizzi? Credo proprio di no ; anzi l’euro si sta rivelando una mina capace di distruggere quello che si è costruito in 50 anni di cammino verso l’integrazione europea.

        Reply

Lascia un Commento

Required fields are marked *.

*