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Spinelli 2 e l’euro leggero di Parmenide

Spinelli 2.

Ma la brava giornalista se la prende non solo con i politici miopi di questa Europa che non va ma con una razza di economisti ed intellettuali che:

“…giocano con l’Unione come fosse un algoritmo. Paul Krugman dice giustamente che l’euro s’infrangerà, vista la volontà d’impotenza degli Stati, ma subito aggiunge che non sarà il dramma paventato. L’Argentina nel 2001-2002 si sganciò dal dollaro, svalutò il peso, poi formidabilmente si riprese: perché non potrebbe accadere a Atene, e magari a Madrid, Lisbona, Roma? Dov’è scritto che l’Unione crollerebbe, se finisse un euro fatto così male, non sostenuto dalla fusione dei suoi Stati? Si può tornare allo status quo ante. Lo stesso Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri, spiega che l’euro non era una necessità economica, ma politica: strategicamente non se ne può fare a meno, ma tecnicamente sì. Affermazioni simili sono un inganno: non dicono le cose come stanno. Proviamo allora a immaginare quel che succederebbe non solo nel medio periodo ma nel breve, se Atene tornasse alla dracma per poi svalutarla massicciamente. Non avremmo uno scenario argentino, perché Atene non dispone più di una moneta nazionale, e perché il mondo industrializzato è oggi in recessione. Un lungo periodo di transizione sarebbe necessario, per passare alla dracma, durante il quale occorrerebbe bloccare le frontiere, la libera circolazione dei capitali e anche delle persone… La chiusura delle frontiere ci cambierebbe antropologicamente: ogni nazione rientrerebbe nel suo misero recinto, gli spiriti si rinazionalizzerebbero, la xenofobia diverrebbe un male banale. La lunga educazione europea alla mescolanza di culture, alla tolleranza, all’apertura al diverso, si prosciugherebbe per decenni…. È il motivo per cui non credo che Atene uscirà dall’euro, e non solo perché i vecchi partiti greci risalgono nei sondaggi.

Sì, anche io mi schiero con Barbara Spinelli quando afferma che l’uscita della Grecia porterà con tutta probabilità alla fine dell’euro e all’inaridimento dell’Europa. E che dunque dovremmo lottare fino in fondo per tenere dentro la Grecia per salvare l’Europa.

Ma è sbagliato, a mio avviso, illudersi che la Grecia possa pensare che starà “peggio” fuori dall’euro che dentro “questo” euro-austero. Non c’è il minimo dubbio che la Grecia starà meglio dopo la massiccia svalutazione della nuova valuta (ed un periodo più o meno lungo di ulteriore crisi dovuta al confuso ritorno alla dracma 2) come lo è stata l’Argentina (leggersi l’articolo dell’economista ed ex-ministro Velasco è rivelatore a questo riguardo). Dopo una prima crescita drogata e benefica del suo export la sua economia si aggiusterà alle sue nuove condizioni, crescendo ad un tasso leggermente maggiore di quello a cui sarebbe stata condannata dentro l’euro-austero.

Esattamente come sono cresciute leggermente di più in questi ultimi anni Danimarca, Regno Unito e Svezia che sono rimaste nell’Unione europea senza scegliere l’euro. Basta guardare rapidamente alle statistiche dell’area euro a 12 e dell’Unione Europea a 15 con questi 3 paesi: dal 1999, anno di adozione dell’euro, esaminando i tassi di crescita del PIL trimestrali e le loro differenze tra queste due aree. Sono 52 trimestri (13 anni). Per 13 volte le economie dell’euro sono cresciute di più (circa dello 0,1% per volta), altre 13 sono cresciute uguale, e 26 volte (la metà) è cresciuta di più l’area a 15, ovvero Regno Unito, Svezia e Danimarca (anche qui, circa dello 0,1%).

No, Dott.ssa Spinelli, un paese europeo non muore fuori dall’euro economicamente, anzi fa leggermente meglio che stando dentro ”questo euro-austero”, forse per l’enfasi meno restrittiva delle politiche monetarie senza BCE, forse per altro.

Negarlo è pericoloso. Significa negare le cause della malattia dell’Europa dell’euro (la politica economica austera in recessione) e dunque non mettere in atto quanto necessario per creare di nuovo le condizioni affinché un Paese abbia voglia di restarvi.

Non solo. Negarlo porta lei, come tanti altri (ma lei è diversa: è motivata da quella Europa della mescolanza di culture, della tolleranza, dell’apertura al diverso che sfugge a tanti) a cercare soluzioni che prolungano l’agonia verso il baratro, come gli Stati Uniti d’Europa freddi e non solidali, senza capire che solo un cambiamento nella politica economica, che la faccia diventare rispettosa di quella mescolanza, tolleranza e apertura al diverso, è necessaria.

Facendolo diventare l’euro-leggero, non austero. L’euro di Parmenide. Parmenide, nato nelle nostre terre, nella Magna Grecia. La Magna Grecia, le nostre terre. Diceva Milan Kundera che Parmenide riteneva la leggerezza un bene e la pesantezza un male.

Sarebbe bene dire addio all’euro della pesantezza e dare il benvenuto all’euro della leggerezza.

4 comments

  1. L’euro di Parmenide e’ proprio una bella immagine… Pero’ non sono convinto quando sostieni che fuori dall’Euro si sta meglio: citi i dati di paesi che sono cresciuti di piu’ stando fuori, ma non mi pare un paragone del tutto convincente, quei paesi hanno economie e strutture diverse che possono ben spiegare quelle differenze. Allora forse bisognerebbe pensare in termini di controfattuali, ossia dove sarebbero oggi l’italia, la Grecia, la Spagna, se non ci fosse stato l’Euro? Secondo me non sarebbero affatto in migliori condizioni, anzi… Io credo allora che bisogna affermare che anche fuori da “questo” euro si sarebbe stati peggio, e allo stesso tempo dire con forza che abbiamo bisogno dell’Euro di Parmenide, ed in fretta, con quel cambiamento di politica (non solo e non tanto) economica che tu invochi. La guida argentina che hai linkato ci indica l’alternativa: il disastro di svalutazioni del 300%, la fine dell’idea di essere europei che ha cresciuto la nostra generazione e che fortemente vogliamo lasciare ai nostri figli.

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  2. Giuseppe Pizzino

    01/06/2012 @ 14:24

    Ma perché non l’uno e l’altro ? Non bisogna per forza essere integralisti. La Grecia almeno per qualche anno potrebbe usare una moneta complementare solo ai fini interni e per rilanciare le attività produttive. Otterrebbe il doppio risultato di non uscire da l’area Euro e provare con le proprie forze a rilanciare la crescita. In via sperimentale in Italia, anticipando di poco i tempi, ormai prossimi, potrebbe essere fatto in Sicilia, che in quanto delocalizzata rispetto al resto d’Europa è molto simile alla Grecia, sud mediterraneo.

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