Jeffrey Sachs parla a Repubblica dando una prospettiva che ci piace dei problemi della crisi europea, basata sugli eccessi di credito come originatori dei nostri drammi. Mi ricorda il 1986, quando studiavo per la mia tesi di laurea leggendo i suoi modelli (e quelli di Stiglitz). La mia tesi di laurea sulla crisi del debito estero dei Paesi in via di sviluppo dell’America Latina si basava sulla nascita di quella crisi dovuta a … eccesso di offerta di credito pompato dai paesi ricchi e dalle banche occidentali che forzarono – loan-pushing si chiamava – i paesi poveri ad accettarli anche in una assenza di loro profittabilità, le banche sapendo che sarebbero state comunque salvate in ultima analisi (bail-out).
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Ma ora mi preme parlare di Fubini oggi sul Corriere che illustra bene l’evoluzione del discorso governativo che dal “mai ai prestiti europei” di 1 mese fa si va trasformando in “sì ai prestiti ma, tranquilli, con un memorandum leggero che non c’impone altra austerità”. Mai come la Grecia anche se chiediamo i soldi come loro.
Cosa dice Fubini:
… la «country-specific recommendation», votata all’Ecofin il mese scorso, offre un’idea piuttosto precisa di cosa sarebbe una lettera d’impegni dell’Italia. Su molti aspetti il governo ha già fatto abbastanza per essere sulla rotta indicata dall’Ecofin, per esempio sulla traiettoria di riduzione del deficit; sul debito la raccomandazione di luglio indica che la parabola discendente inizi già nel 2013, un risultato difficile se il Pil cadesse dello 0,5% come ieri ha previsto Moody’s: non è escluso che, in quel caso, l’Italia dovrebbe accelerare ancora un po’ sulle privatizzazioni.
Sono andato a rileggere “la rotta indicata dall’Ecofin”, potete farlo anche voi. Al termine troverete le raccomandazioni. Ovviamente quella chiave è quella sulle finanze pubbliche (per belletto ne mettono alcune altre, che non interessano a nessuno, per esempio sull’università o sulla disoccupazione giovanile; ma voglio scommettere che non faranno cadere nessun Governo restio a riformare per queste cose così … secondarie, scusate se mi arrabbio un po’).
Torniamo a noi.
Eccola: ”Implement the budgetary strategy as planned, and ensure that the excessive deficit is corrected in 2012. Ensure the planned structural primary surpluses so as to put the debt-to-GDP ratio on a declining path by 2013“. Tradotto: “attuare la strategia di bilancio come presentata (dal Governo italiano), ed assicurare che il deficit eccessivo per il 2012 sia corretto. Assicurarsi di realizzare i surplus strutturali primari pianificati così da mettere il rapporto debito-PIL su una traiettora discendente entro il 2013″.
Ma, teniamo bene in conto che rispetto al piano presentato solo pochi mesi fa a Bruxelles la crescita economica italiana continua a crollare. Da +1,3% previsto nel 2011 per il 2012 siamo passati a dire a Bruxelles che faremo -1,2% ma sappiamo tutti che faremo peggio del -2% mentre per il 2013, partiti da +1,5% nel 2011, ora abbiamo detto +0,5% a Bruxelles, ma Moody’s già annuncia -0,5% e potrebbe essere molto ottimista.
Quindi rispetto agli impegni italiani a cui fa riferimento il memorandum potenziale di Bruxelles, c’è da registrare circa 1 punto % in meno di PIL per il 2012 e altrettanto almeno per il 2013 (sorpresa sorpresa, cosa fa l’austerità?). Che ovviamente fa calare entrate e dunque aumenta il deficit.
Ma in effetti Fubini fa bene a non citare il deficit (spese meno entrate) che certamente peggiorerà rispetto a quanto scritto sui documenti ufficiali: e fa bene perché il nostro obiettivo su cui ci siamo impegnati con l’Europa è quello del “deficit escludendo gli effetti del ciclo”, un numero che non dovrebbe cambiare troppo.
Ma il debito-PIL? Ulla, il debito su PIL sale. Perché scende il PIL e perché sale il deficit che fa salire il debito. Questa è la stupida austerità che ormai conoscete bene (che ha come altra faccia della medaglia quella che l’espansione fiscale fa migliorare i conti pubblici). Ma se andiamo a rileggere bene quanto dice l’Europa:
Ensure the planned structural primary surpluses so as to put the debt-to-GDP ratio on a declining path by 2013″. Tradotto: ” Assicurarsi che i surplus strutturali primari pianificati così da mettere il rapporto debito-PIL su una traiettora discendente entro il 2013″.
Ora, come può gestire Monti una simile richiesta in una fase di recessione? Semplicemente: ricordando che con i surplus strutturali così pianificati il debito-PIL non scenderà. Salirà. E che se la Commissione europea e tutti i 26 capodogli europei vogliono veramente mettere su un sentiero discendente il rapporto debito-PIl come vogliamo noi, non c’è che un modo: fare più spesa pubblica, più crescita, meno debito su PIL.
Quello che dice Jeffrey Sachs per la Grecia “si dovrebbe impegnare Atene a presentare conti perfettamente in ordine tra 5 o 10 anni. Non subito“, vale ovviamente per l’Italia, visto che come la Grecia stiamo per chiedere aiuti. Senza dimenticare che, ovviamente, come dice Sachs, non ci dobbiamo preoccupare se salterà l’Italia: basterà che salti la Grecia e “è finito l’euro: il trauma non sarebbe riassorbibile“.