Un lettore su twitter mi stimola su un post del mio bravissimo collega Giancarlo Corsetti ed il suo collega di Bonn Muller. Dove si legge che il moltiplicatore della politica fiscale è basso là dove i premi al rischio (spread) sono alti. E quindi, Italia, rassegnati all’austerità e non espandere con maggiore spesa pubblica come dice Piga che è inutile (anzi dannoso).
Peccato che tutto si basa un loro modello in cui, letteralmente, l’impatto sul PIL della spesa pubblica è ridotto perché vi è the offsetting impact from sovereign risk premia, which in our model respond to the health of public finances, ossia dove per costruzione lo spread sale quando il deficit sale perché sale la spesa. Fantastico cosa possono fare le assunzioni. Se avessero assunto invece, come argomento io, che lo spread è alto perché non si fa spesa pubblica che espande l’economia e rassicura i mercati, allora la spesa pubblica sarebbe potentissima proprio dove gli spread sono più alti perché oltre all’impatto positivo sul PIL c’è anche lo spazio addizionale che si crea grazie al crollo degli spread.
La verità è che i modelli possono, il mio ed il loro, prendersi una pausa e ammirare la bellezza dei dati e di quello che dicono.
Prima di andare a dormire, vi ricordo di nuovo cosa dice la Banca d’Italia nel suo tema di discussione del Novembre 2011. Anzi vi offro un grafico su cui meditare: esso rappresenta il moltiplicatore cumulato della spesa pubblica corrente in beni e servizi, ovvero il rapporto tra la variazione cumulata del PIL sulla variazione cumulata dei consumi governativi. Il valore mediano al momento dell’impatto è di 1,1, raggiunge il suo massimo impatto dopo 3 anni (2,7) e poi declina.
Seguite la linea rossa da me pitturata con Paint.
Insomma. Spendete 2% del PIL (32 miliardi di euro) in acquisti pubblici ed ottererrete in 3 anni la bellezza di quasi 100 miliardi di PIL in più 3 anni dopo. Con il debito pubblico che al termine di questi 3 anni è sceso in valore assoluto grazie alle maggiori entrate che la crescita ha generato.
Meditate prima di andare a letto stasera… Meditate sulla stupida austerità.
20/02/2012 @ 21:39
Caro Professore,
L’ho conosciuta tramite la trasmissione Piazzapulita e trovo i suoi interventi di una chiarezza esemplare e mi trovano totalmente d’accordo.
Una piccola aggiunta che io farei alla logica degli investimenti pubblici in un Paese ad alto tasso criminale quale il nostro, è una pesante penalizzazione dei reati contro la pubblica amministrazione e controlli severissimi.
Buona notte.
21/02/2012 @ 08:04
Giusto spendere, ma è necessario affrontare la questione della qualità della spesa.
La corruzione e la pervasiva penetrazione della criminalità organizzata nel mercato pubblico sono effetti e non cause della pessima organizzazione dei processi di acquisto . Combattere la criminalità pertanto non risolve il problema, ma ne mitiga semplicemente un effetto.
Se l’opiniome pubblica non inizierà a comprendere la differenza tra cause ed effetti e la PA non metterà mano alla qualità della spesa il partito dei “rigoristi” avrà sempre molta acqua in cui nuotare
21/02/2012 @ 08:26
E’ la riforma numero 1. Maggiore spesa in quantità senza controllo della qualità è progetto monco. Quando la recessione sarà finita anche grazie alla maggiore spesa l’obiettivo sarà tornare a livelli quantitativi normali ma di elevatissima qualità. Non si prescinde dal contesto, non si prescinde dal sogno.
23/02/2012 @ 13:39
Come ben sai concordo in pieno sulla tua tesi per uscire sulla crisi.
vorrei porti due riflessioni:
i) Il moltiplicatore, ceter paribus, oggi ritengo sia più basso a motivo delle aspettative negative sul futuro. Detto in altri termini la spesa pubblica andrebbe effettuata attuando preventivamente o contestualmente politiche volte a invertire l’aspettativa negativa degli agenti economici. Altrimenti l’impatto rischierebbe di essere molto più piccolo. E la direzione non è certo quella dell’attuale come del passato Governo. Precarizzazione, manovra su pensioni (rivalutazione) ed età pensionabile, blocco degli stipendi, incremento di imposta dirette e indirette – il tutto condito con della sana e bella stagflazione (siamo in recessione ma con inflazione crescente – non sono provvedimenti che vanno nella direzione asuspicata.
ii) Attenzione, per il meccanismo del pendolo, a non cadere nell’ideologia opposta. Il confine tra ideologia e verità è molto labile. Non si può dire che non serva il rigore. Non può aversi l’impressione che basti la spesa pubblica e tutto andrà a posto. Il rigore, nei termini giusti, è necessario almeno quanto la spesa pubblica di qualità.
23/02/2012 @ 22:37
Ste, non mi pare che ci si possa battere di + sul rigore che chiedendo che la spesa sia finanziata dal taglio degli sprechi.
L’evidenza empirica dice che moltiplicatore più forte in recessione, le aspettative negative ci sono se non c’è domanda.
24/02/2012 @ 08:38
Concordo con te che l’assenza di domanda generi (o amplifichi) le aspettative negative e che tali aspettative incidano sulla domanda creando una spirale pericolosa.
Tuttavia il problema è più vasto, e ne sei ben consapevole. Le aspettative oggi non sono condizionate dalla domanda. Questo ne è l’effetto. Ma da un futuro che appare sempre più incerto e non solo perchè, per definizione, il futuro è incerto, ma perchè i Governi hanno accresciuto l’incertezza e continuano imperterriti a farlo.
Il moltiplicatore tradizionale è calcolato come variazione del reddito a variazione della spesa pubblica. Le aspettative, o meglio per recuperare il concetto filosofico più profondo espresso da Keynes, gli animal spiritis delle persone, entrano nella parte esogena considerata costante. E se facessimo un salto qualitativo e calcolassimo il moltiplicatore rispetto a questa componente? Scommettiamo che l’effetto è più ampio e soprattutto duraturo nel tempo? Se si maniene la “traditional view” calcolando il moltiplicatore rispetto alla spesa pubblica e ci disinteressiamo degli animal spirits (ma anche e ti do ragione delle correlazioni tra questi e la spesa pubblica) si rischia il flop perchè le aspettative negative implicano, come tu hai sostenuto ieri sera, un incremento del risparmio e non del consumo. In altri termini, in questi tempi non possiamo considerare la propensione marginale al consumo indipendente dalle aspettative. Secondo me ci si potrebbe lavorare….
14/01/2013 @ 06:31
Prof. Piga, trovo interessante questa intervista a Cottarelli (citato dal prof. Corsetti) ed
Alesina. Alesina sostiene la tesi di Corsetti che l’austerità crea crescita e riduce il premio al rischio. Cottarelli invece sostiene che nel breve periodo si riduce la crescita del PIL in parte compensata dalla crescita delle esportazioni. Se tutti però aggiustano i conti le esportazioni non crescono (è più o meno quello che sostiene lei prof.). Invece crea crescita solo nel medio-lungo termine:
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