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Polillo, firmi il nostro appello sul lavoro ai giovani

Il mio vicino di treno ride un po’ sconvolto leggendo sul giornale della proposta del Sottosegretario Polillo. “Ma siamo alla frutta!”, dice.

Eppure non mi trova d’accordo.

Polillo chiede di ridurre le vacanze per aumentare la produttività, l’offerta aggregata di lavoro e il prodotto interno lordo. A fronte delle migliaia di follie che ho sentito in questi mesi (la prima di tutti la riforma del mercato del lavoro che rende più facili i licenziamenti in recessione) devo dire che mi ha messo in difficoltà Polillo.

Per vari motivi. Il primo dei quali perché mi ha obbligato a rileggermi svariata letteratura su offerta di lavoro, reddito e tempo libero di signori economisti per capire quanto ne sappiamo di questi temi così rilevanti.

Il secondo dei quali perché almeno, almeno, ha avuto il merito di concentrarsi con forza sul denominatore e non sul numeratore dei vari rapporti numerici su cui la Commissione Europea (che mi ricorda sempre più ogni giorno che passa il cane di Asterix, dal nome di Idefix) si inviluppa . E cioè non su debito o deficit ma sul PIL. Viva la faccia.

Il terzo per un motivo ovvio. Perché non c’è dubbio che in un certo senso l’economia è dalla sua: non c’è dubbio che il PIL aumenterà se la sua proposta fosse adottata. Per definizione, lo insegniamo al primo anno, si lavora di più, si produce di più. E dunque diminuirebbe in prima battuta il rapporto debito-PIL ed il deficit-PIL, anche perché ci sarebbero più entrate fiscali derivanti dal maggiore reddito.

La palla è dunque nel campo degli anti-polilliani, a poco vale accusarlo: dobbiamo trovare dei contro-argomenti. Scusate se è poco, in mezzo al deserto di proposte che si reggono in piedi in questo periodo, è uno stimolo non male.

Ecco quelli che ho trovato io. Non li metto in ordine di importanza. Ne avrete altri voi. Io intanto butto giù i miei così vediamo di discuterne.

Primo, deboluccio. Ma va detto. La soluzione sa tanto di dirigistico (della serie “so meglio io di voi cosa ci vuole per l’Italia”). Sotto due dimensioni. La prima è che di per sé questa proposta non rimette in moto la capacità del sistema di generare sviluppo e benessere da sé, cosa di cui avremmo tanto bisogno. La seconda è che non incompatibile con un autoritarismo di stile sovietico. In un certo senso potremmo anche abolire il sonno ed il tempo libero, perché no.

E qui arrivo al secondo punto, un po’ più forte. Il tempo libero è benessere. Ci sono anche molte statistiche a comprovarlo. Per esempio questa dell’Ocse che lega soddisfazione e tempo libero.

Vi si rinuncia solo se il corrispettivo è maggiore della sua perdita. La prima ora di sonno ha un valore così grande che nessuna impresa sarebbe disposta a darci quel salario che richiediamo per privarcene. Troppo bassa la nostra produttività (anche perché saremmo proprio addormentati!) per che il gioco valga la candela. Le società di mercato tipicamente sono composte da individui che liberamente lavorano e creano istituti per non lavorare (come le vacanza obbligatorie) in tal modo di raggiungere il livello ottimale di lavoro e tempo libero.

Polillo ci sta chiedendo forse di peggiorare il nostro benessere? Forse no. Forse Polillo pensa che le nostre istituzioni (i sindacati?) non rappresentino il nostro volere e che ci siano persone che vogliano lavorare di più che non riescono a farlo. In effetti in questi casi permettere di diminuire il tempo libero per quelle persone sarebbe utile per la società. Ovviamente nel tempo le società hanno modificato le loro istituzioni, modificando anche le vacanze a disposizione dei lavoratori, mostrando appunto che i gusti sul tempo libero si evolvono.

Ho due obiezioni su questo punto. Molte delle persone che vogliono lavorare di più riescono a farlo, portandosi il lavoro in vacanza. Secondo, se c’è una cosa che sappiamo è che quando le persone diventano più ricche vogliono lavorare di meno e consumare non solo più fettuccine ma anche più tempo libero. Così non ci dobbiamo sorprendere se nel tempo le ore lavorate da parte delle persone sono scese in tutti i paesi che diventano più ricchi e se italiani, francesi e tedeschi lavorano meno dei greci.

Insomma, allo stesso tempo che la produttività e i salari reali sono cresciuti, se guardiamo alla dinamica dal 1970 ad oggi, le persone lavorano di meno. Che il numero di ore lavorate complessivamente non sia sceso è dovuto al fatto che questi maggiori salari abbiano fatto entrare nel mercato del lavoro nuovi attori (specie le donne). Quindi va rovesciata forse la catena logica: piuttosto che andare dal numero di ore lavorate alla produttività, come fa Polillo, bisognerebbe dire che la maggiore produttività (e i connessi maggiori salari che le imprese possono dare) porta più gente a decidere di lavorare (mentre coloro che già lavorano decidono di lavorare sempre meno). E dunque stimolare politiche della produttività per stimolare maggiore lavoro e non viceversa.

Forse Polillo pensa che siamo più greci che non francesi e tedeschi. Comunque notate che non siamo tanto peggio di questi ultimi due.

E che quindi (secondo Polillo?) i sindacati difendono un tenore di tempo libero che non ci meritiamo più. Che abbiamo fatto, durante la recessione, le cicale. In realtà, se guardiamo dal 90 ad oggi, e non dal 1970, i dati ci dicono che – specie in parallelo col rallentamento della nostra economia – abbiamo smesso di prendere più tempo libero e smesso di lavorare di meno. Giulio Zanella, bravo ricercatore di Bologna, ha messo in evidenza (Rivista di Politica Economica) che dai dati Istat emerge come chi lavorava nel 1989 lavora nel 2009 più di 1 ora in più a settimana e perde 2 ore a settimana in più per spostamenti rispetto al 1989. Queste 3 ore circa le ruba non tanto al tempo libero quanto … al sonno (il grafico dopo fa vedere che in effetti, i francesi dormono di più, speriamo anche nei quarti di finale).

In realtà lavorare di più, ma non per i motivi che dice Polillo, può fare bene. Per esempio perché il luogo di lavoro è diventato più piacevole di quanto non lo fosse 40 anni fa. E se lavoriamo di più in un contesto che ci piace probabilmente diventiamo più produttivi, come una squadra di calcio che si allena di più con un allenatore che rende gli allenamenti piacevoli permettendo anche di vincere più partite. Ma se così fosse non ci sarebbe bisogno di un decreto, state tranquilli ci pensano da soli i lavoratori ad allungarsi la settimana lavorativa.

In realtà, magari lo farebbero di più (lavorare) non se obbligati da Polillo ma se cambiassero le condizioni al contorno. Per esempio se diminuisse la tassazione sul lavoro. Ecco, questa è una riforma che Polillo potrebbe proporre. E’ probabile tuttavia che anche in questo caso questa maggiore offerta di lavoro non avverrebbe con la riduzione per decreto delle vacanze: sia perché molta parte del maggiore lavoro verrebbe da gente che in questo momento non lavora perché considera troppo basso il salario offerto (molte donne che restano a casa) e che quindi già fa … tante vacanze, sia perché le vacanze obbligatorie (come ebbi già modo di segnalare citando il Nobel Stiglitz) hanno un ruolo centrale nel permettere alle famiglie di stare insieme negli stessi giorni e di smettere di iper-lavorare per mantenere (troppo) alti i consumi o per incapacità di staccare dal lavoro se non per ordine.

Il maggiore salario netto, specie quando applicato a mestieri che richiedono istruzione, spingerebbe poi tanti giovani a modificare radicalmente il loro percorso scolastico, portandoli a laurearsi e modificare radicalmente anche il loro percorso di vita professionale.

C’è un altro modo per generare più lavoro domandato: riducendo il costo del lavoro per le imprese (dal lato dell’offerta) o aumentando la domanda aggregata in questa fase di ciclo economico negativo. Con maggiore spesa pubblica, come dice sempre Piga.

Il che porterebbe tantissimi nostri giovani in vacanza finalmente al lavoro come desiderano loro. E come meritano. Basta che Polillo firmi il nostro appello e poi lo porti a Monti. Ci sta?

10 comments

  1. Pingback: Polillo, firmi il nostro appello sul lavoro ai giovani « Sud – Il Blog di Gianfranco Miccichè

  2. Tiziano Micci

    20/06/2012 @ 08:23

    Un mio contributo alla causa: cosa dicono gli operatori del terziario, in particolare quelli del settore turistico?
    Meno ferie a disposizione significa meno lavoro anche per loro.

    Reply
  3. Vittorio de Cosmo

    20/06/2012 @ 11:31

    Sono il suo vicino di treno ancor più sconvolto nel sapere che è stato messo in difficoltà dalla proposta del sottosegretario Polillo (sebbene poi lista molte argomentazioni che dimostrano la debolezza della proposta).

    Sono un fisico, fervente credente nel metodo scientifico. Di seguito alcune mie argomentazioni /provocazioni:
    1-Nell’ipotesi che il PIL aumenti, supponiamo, dell’1% togliendo una settimana di ferie , che in questo caso verrebbe dedicata a produrre di più, vien da chiedersi ma perché non togliere anche la seconda settimana , il PIL aumenterebbe del 2% , e in questo caso perché non togliere anche la terza, e perché non lavorare i 52 sabati, e perché, visto che ci troviamo anche le domeniche, e perché non aumentare l’orario di lavoro: per Polillo avremmo risolto tutti i problemi . Per Polillo però!
    Sarebbe utile chiedere a Polillo quale sarebbe il PIL e il futuro di una società che produce solo e non consuma.
    “Da qualche giorno torno molto tardi a casa a causa del lavoro e contemporaneamente, mia moglie ,insegnante, è impegnatissima con gli esami. Questa mattina ho rovistato in un frigo desolatamente vuoto alla ricerca di qualcosa da mangiare per fare colazione: ne latte, ne caffe, ne frutta. Fortunatamente ho trovato un tozzo di pane secco : questa sera devo necessariamente uscire prima dal lavoro altrimenti non avremo niente neanche per cenare!”
    Morale : dobbiamo avere il tempo anche per consumare altrimenti produrre e non consumare ci farebbe ritornare agli albori della civiltà industriale.

    2-Il benessere di chi lavora ( a qualsiasi livello) è fondamentale sia per i consumi ( aumento di PIL) che per la produttività (aumento di PIL). Ma questo purtroppo non passa per la mente di molti dei nostri governanti e amministratori. Il fenomeno forse più importante che dovrebbe essere combattuto: il traffico/trasporto pubblico. Se per raggiungere il posto di lavoro si impiegasse un “giusto” tempo , invece delle circa 2 ore al giorno , che dal punto di vista fisico-mentale sono peggiori o equivalenti a una intera giornata di lavoro, avremmo tutti il tempo per dedicarci ai nostri hobby, alla nostra creatività , alla cultura. al riposo e, perché no ,alle spese per riempire il frigo !

    3-In tutte le sue argomentazioni non si parla delle possibili responsabilità della classe industriale si parla solo come aumentare la produttività dei lavoratori! Davvero crede che gli industriale ( con le debite eccezioni) non abbiano nessuna responsabilità? Anche il nuovo Presidente di Confindustria , come il passato, ha iniziato subito a chiedere allo Stato Italiano. E’ vero che molte cose , talvolta anche semplici, andrebbero o meglio vanno modificate, ma loro hanno gravi responsabilità se la nostra produttività è bassa e di basso contenuto tecnologico. Come lei ben sa, industrialmente, in molti settori, siamo a livello di terzo mondo. ! Solo se i nostri lavoratori fossero trattati come i lavoratori cinesi potremmo forse competere.
    In aggiunta si è mai chiesto il perché in Italia si fanno le ferie solo in certi periodi dell’anno e non quando il lavoratore vorrebbe? A chi fa comodo? Non certo al lavoratore e , opinione personale, non certo alla produttività .

    Concludo ritornando al mio sconvolgimento con un suggerimento per lei: non perda tempo su proposte che non hanno nessun fondamento ne sociale ne una prospettiva futura ( a meno di non tornare alla “ schiavitù”) e poiché ho scoperto che lei è un uomo che frequenta i media , non accenni neppure al fatto che la proposta Polillo le ha dato da pensare, potrebbe insinuare nelle mente di qualche “illuminato” che Polillo potrebbe avere ragione , si ricordi che la “mamma degli imbecilli ( o varietà simili) è sempre incinta”.

    La saluto cordialmente

    Vittorio de Cosmo

    Reply
    • Mi dispiace non averle parlato sul treno, ma mi ha fatto venire una tale voglia di buttarmi a scrivere che …
      Punto 1, condivido 100%.
      Punto 2, idem.
      Punto 3, beh, sulla produttività certamente c’è (nella mia testa) solo … imprenditoralità, cioè capacità di far girare bene l’azienda. Quindi veda lei…
      Non sono d’accordo con lei su fissare periodi di vacanze, penso sia un utile modo di risolvere un problema di coordinamento non indifferente.
      Sull’ultimo punto, differiamo alla grande: in ogni persona c’è una scintilla, sempre.
      Spero di incontrarla di nuovo, così recupero.
      GP

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  4. Perfetto, ma una grave imprecisione: la Francia e’ passata come seconda, ai quarti ci tocca l’Inghilterra.

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      • La bellezza del calcio e’ che ci aiuta a rapportarci con il concetto di variabile aleatoria. Peccato che molti economisti non lo seguano – o prendano parte sistematicamente per chi ha il risultatoin tasca pima he cominci a partita, ma questa e’ un’altra storia…

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  5. Antonella Carusi

    20/06/2012 @ 12:29

    MI perdoni, in tutto questa situazione, sto notando sempre di piu’, ed anche voi immagino , ve ne sarete resi conto, che anche in questo periodo di crisi, chi lavora sono gli psicologi e gli psichiatri, sono sempre di piu’ le persone che si rivolgono a loro e che assumono sostanze che contengono, antidepressivi, ansiolitici ecc…ma quello che piu’ mi preoccupa e’ che si comincia ad un ‘ età molto giovane, ragazzi delle elementari gia’ vanno dallo specialista, forse c’ e’ qualcosa che non va! Lo so il discorso e’ molto ampio.E forse Polillo questo non lo ha considerato…a mio modesto parere, una persona serena, equilibrata, rende di piu’ sia sul lavoro che nella vita privata e sociale, quindi anziche’ togliere una settimana di vacanza, cerchiamo di modificare il ns stile di vita, iniziando dalle scuole, scusi io insisto su questo argomento perche’ i ragazzi passano la meta’ della loro giornata a scuola, spiegamogli un po’ di nozioni base di economia, perche’ no, spiegamogli che significa gestire un bilancio familiare, facciamogli vedere che cos’è un bollettino di c/c/p, un conto bancario, un’ assicurazione( scusi, deformazione professionale e qui bisognerebbe aprire un lungo dibattito , nel ns paese non c’ e una mentalita’ capace di capire che la prevenzione e’ fondamentale) QUalcuno, mi dira’ per questo ci sono i genitori, ed io allora rispondo , no purtroppo non ci sono piu’, perche’ occupati a far crescere il Pil !!!

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