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No alle dismissioni immorali.

A San Vittore, carcere di Milano, possono essere detenute al massimo 785 persone. Oggi se ne contano circa 1600.

1600.

Da 7 mesi il Comune di Milano ha stabilito di procedere con apposita Commissione al censimento dello Stato delle prigioni comunali. Nulla è ancora stato avviato.

Ecco, quando leggo di dismissioni immobiliari di questo Governo mi chiedo come sia possibile non pensare di, anziché venderle, trasformare le nostre caserme in carceri di bassa sicurezza, ristrutturandole rapidamente con procedure di gara accelerate. Tanto si deve alla dignità dell’uomo.

Fino a quando non lo faremo, per me quelle dismissioni immobiliari sempre sarano dismissioni immorali e così le chiamerò da ora in poi.

4 comments

  1. martin simo

    18/07/2012 @ 13:00

    Egregio Professore,
    come risponde a chi propone come ricetta quella delle dismissioni immobiliari per abbattere dieci punti di spesa pubblica, il che si traduce in meno tasse e più crescita?
    Comprendo che la sua analisi, come ho avuto modo di leggere anche dal precedente articolo, si fonda sul pericolo tutto italiano di cedere, o meglio svendere, patrimonio immobiliare ricavandone poco per le casse dello Stato e non risolvendo il problema di deficit pubblico. Ma se si facesse una gara, con le dovute garanzie anti corruzione, aperta anche ai capitali esteri?
    Grazie.

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    • Dieci punti di PIL di debito pubblico immagino lei dica. Più crescita non mi è ben chiaro perché, direttamente, immagino lei argomenti per le minori spese per interesse e la successiva minore tassazione. Come ho avuto già modo di dire, non credo che gli spread scenderebbero, ma la spesa per interessi sì (dato il minore debito). Facciamole le gare, con le dovute garanzie, tenendo conto delle necessità di non svendere e di mettere gli immobili prima a disposizione di chi ne ha bisogno nella PA (caserme in carceri). Saranno meno del 10% di PIL, e certamente in tanti anni. Ma non pensiamo che ciò risolva il cronico deficit di crescita economica del nostro Paese: quello deriva dalla mancanza di condizioni di contesto per le nostre imprese e per quelle estere e solo in minima parte, credo, la minore tassazione derivante dagli immobili sbloccherà il tutto.

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  2. Caro Professore,
    possibile non si riesca ad uscire da questo loop ?
    Da cosa dipende l’inazione ?
    La nostra classe dirigente e politica sembra sempre in attesa che arrivino soluzioni miracolose dall’ “Europa” e di fatto , oltre a cedere le leve di Governo, dimenticano di pensare .
    Nel 1986 studiavo negli USA e ricordo la martellante campagna degli organi di stampa per investire nel rinnovo delle infrastrutture del Paese ; si chiedevano strade, aeroporti, linee elettriche, ecc. sostenendo che solo investendo nel futuro avrebbe creato prosperità.
    Qui , non riusciamo a capire quanto sia importante “investire” e continuiamo invece a correre dietro agli appelli del FMI che ci invitano a tagliare le spese…..
    Mah.
    Cordialmente.

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  3. martin simo

    19/07/2012 @ 01:53

    Egregio Professore, ha colto ciò che intendevo chiederle.
    Ossia la possibilità di abbattimento del debito Pubblico per molte decine di punti di PIL attraverso la cessione di attivi patrimoniali, cessione vera quella che in Ragioneria Generale fino al Tesoro non hanno voluto, hanno impedito anche a questo Governo fino a questo momento, utilizzando lo schermo di cassa depositi e prestiti, rimangono all’interno di un recinto pubblico finchè sarà così il mercato capirà che apicalità, il vertice politico e amministrativo dello Stato ritiene di non dover cedere i mattoni, per esempio i cinquecento miliardi di mattoni che ha in portafolio parliamo di mattoni liberi da vincoli non di monumenti quali il Colosseo e finchè i mercati capiranno questo, capiranno che la linea al Tesoro è che il debito Pubblico non va diminuito redento per quote rilevanti bisogna tenere l’attivo come garanzia del continuare a rinnovarlo. Questa è la continuità, sbagliata, di vent’anni di responsabilità politiche di chi ha governato, ma c’è anche una convinzione amministrativa ai vertici di chi controlla la spesa del Patrimonio italiano che è una convinzione, come sostengono alcuni sbagliata. E’ diventata la linea pur troppo di continuità della linea economica quella che dice mettiamo nelle mani crescenti del reddito degli italiani la necessità di fare avanzi primari di cinque o sei punti di PIL ogni anno per ridurre solo gradualissimamente il debito pubblico. Si è rivelata una cosa falsa poichè il debito pubblico è comunque cresciuto mentre cresceva la spesa e cresceva la pressione fiscale. Quindi abbattere debito pubblico con cessioni di attivo. (tesi sostenuta anche dal prof mario baldassarri quella della Ragioneria generale che detta la linea economica del Governo)
    Da studente di economia,da non specialista, quindi da osservatore voglio sottoporle la fonte;
    è il rapporto di Mediobanca di Antonio Guglielmi redatto dagli analisti finanziari del gruppo che sarebbe convinto che in Italia è troppo tardi anche per avviare dismissioni credibili del Patrimonio Pubblico e l’unica cosa a cui si può pensare se arriva il FMI è fare emissioni garantite, del meglio del meglio, di ciò che ci sia nel recinto Pubblico e cioè Società quotate; la quota di controllo pubblico di Eni,Enel etc i ‘gioielli di Stato’ sarebbero unica cosa a cui i mercati crederebbero (cfr ItaliaOggi 13 luglio scorso). Assieme alla fotografia fatta dal Financial Times di chi doveva restare nell’euro si fermava al nord Italia, per un problema molto forte di fondamentali, di produttività e di generazione di reddito che nel resto del belpaese è manchevole. Come fa notare lei per mancanza di condizioni di contesto.
    Cordialità

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