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Elezioni recessive

Ieri sera a una cena con investitori, regolatori, diplomatici e giornalisti esteri, la domanda era una sola: chi vincerà le elezioni in Italia? Diciamo che ho cercato di cambiare discorso, sia perché non avevo risposte molto originali sia perché volevo fargli capire invece che non c’era tempo da perdere e che bisognava parlare di economia e di come questa può essere (ben meglio) governata, in Italia ed in Europa. Comunque tutti brancolavano nel buio sul futuro politico italiano.

In effetti, ho pensato poi, l’incertezza su queste elezioni non è da poco.

E che succede quando impera l’incertezza politica? Beh basta leggersi l’ultimo lavoro appena uscito di Candance Jens dell’Università di Rochester che studia l’andamento degli investimenti fisici in quegli Stati Usa che nel trimestre successivo affrontano una elezione per un nuovo Governatore.

Ebbene gli investimenti calano in media del 4,5% rispetto agli stati senza elezioni. L’effetto dell’incertezza politica è più forte per le piccole imprese (15% in meno), per le aziende più “sensibili alla politica”, ovvero quelle più regolate, e quando le elezioni sono, appunto, più incerte nel loro esito finale.

Certo dopo le elezioni gli investimenti riprendono, di più negli stati dove non ci sono state le elezioni.

Ma, mi dico, cosa avverrà in Italia se le elezioni non daranno una maggioranza chiara e l’incertezza politica si protraesse? E con essa il calo degli investimenti e del PIL?

Continuiamo a giocare col fuoco. Una recessione protratta vuol dire maggiore instabilità sociale e dunque maggiore rischio di morte dell’euro. Quando ciò avverrà i becchini saranno i professori dell’”io l’avevo detto”. Ma che l’avessero detto o meno sarà irrilevante: conterà solo l’avere distrutto per miopia politica, nelle sue varie e idiotiche sfaccettature, l’Europa dei nostri figli.

23 comments

  1. Professore, io ho vent’anni e potrei essere suo figlio (quindi, di convesso, questa è la mia europa). Io non vedo nessuna Europa davanti a me. Nessuna, all’infuori dell’erasmus. Greci che odiano tedeschi, olandesi che odiano spagnoli. Lei è un economista, e lo sa cosa vuol dire stare dentro l’euro per non paesi non-core. La miopia, mi permetta, è sua. Vogliamo fare l’europa senza gli europei? Ci pensi, magari si rende conto che l’Europa vera la sta distruggendo l’euro…

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    • Non posso credere che lei pensi sia tutta colpa di un pezzo di carta, di un misero pezzo di carta. Lei sta scherzando vero? Come tutte le cose della vita, la colpa non ha bisogno di capri espiatori. La colpa è nostra e quindi come sempre la salvezza sta nelle nostre mani. Studiando la storia vedrà che come sempre la salvezza ed il successo stanno nella solidarietà e nel duro lavoro inteso come sforzo intenso e liberatorio. Io non odio i greci né gli olandesi né gli spagnolo e conoscono centinaia di milioni di persone che non comprerebbero i suoi stereotipi sull’odio nemmeno se ce li regalasse. Non si faccia ingannare: parta dall’erasmus, e si chieda se non ci sono lì i padri dei padri dei padri dei futuri europei. C’è bisogno di tempo, tanto tempo così tanto che nemmeno lei vedrà l’Europa degli europei, e di sforzi. Basta lamentarsi, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo per l’Europa. Quella che verrà. Si batta con noi piuttosto perché si facciano le politiche giuste, quelle che non ci allontanano ma ci avvicinano.

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      • Professore, buongiorno. Mi scusi se mi permetto di replicare, spero di non sembrare scortese e premetto che questa non è questa la mia intenzione. Però vorrei ragionare su di un assunto. Così come il nostro amico GL cade nello stereotipo dell’Euro “causa di tutti i mali”, così credo anche Lei scivoli sul crinale della colpa, nostra (intesa in ambito generale), in merito al ritardo con cui a questa crisi si sta reagendo. L’Euro – se intendo bene il significato intrinseco del commento a cui ha replicato – non è affatto inteso come pezzo di carta, quale mero strumento che, una volta immesso in circolazione, ha causato da sè la crisi attuale. No. A ben vedere, la moneta unica di per sè avrebbe potuto funzionare benissimo “imperfetta” così come è. L’Euro, inteso come moneta, come “convenzione”, di per sè – mettiamola così – non è il problema. Ha ragione. Il problema è il corollario, sono le politiche portate avanti dai “ministri dell’Euro” a creare il disordine, la disoccupazione, la disperazione. I trattati TFUE parlano chiaro: ART. 107, paragrafo 1, ultima parte, definisce il divieto in terminie “aiuti di stato” volti all’ottenimento di una riduzione dei costi delle proprie imprese (rif. Riforme Hartz I-IV tedesche) incidenti sugli scambi commerciali via svalutazione tasso di cambio reale che provochino vantaggi sia in ambito export che in ambito import (via riduzione reale salari ed aumento VAT), ART. 107, paragrafo 3, clausole legittimanti l’intervento statale in funzione anticongiunturale e di tutela interessi sensibili (industria nazionale) secondo lett. a) b) d) in caso crisi (che tuttavia Fiscal Compact va ad inibire), ART. 34 vieta le restrizioni all’import o effetto equivalente (deflazione), ART. 5 1) 2) 3) dove si definisce l’obbligo per i paesi membi di coordinate politiche economiche, occupazionali, sociali, volte, ART. 3 par. 3, all’obiettivo di “piena occupazione”. Ecco, visto in quest’ottica l’Euro di per sè sembra essere solo uno strumento. Perchè è chi ci sta portando, scientemente, al disastro ad agire e porsi sostanzialmente FUORI dai trattati. Facendo questo http://phastidio.net/2012/10/01/gli-stipendi-vittima-sacrificale-della-peggiocrazia-italiana/ e questo http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-21/accordo-produttivita-firmano-tutti-210158.shtml?uuid=AbPL5D5G , poichè è cosa buona e giusta http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-22/segnale-riscossa-063611.shtml?uuid=AbR8VH5G, in un contesto squilibrato come questo http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-11-16/leurolandia-futura-fonda-lavoro-064028.shtml?uuid=AbOcMN3G , agire per far si che a riaggiustarsi siano i prezzi ed i salari ed i lavoratori a migrare, in un contesto di frammentazione linguistica, del mercato del lavoro, pensionistico che nessuno, nessuno ha mai preso lontamente in considerazione. Come dice il ben più qualificato (del sottoscritto, sia chiaro) Brancaccio qui http://www.emilianobrancaccio.it/2012/11/06/il-fallimento-dellausterity-la-sinistra-si-interroghi-sulla-permanenza-nelleuro/ , “tra il professor Monti, che con voce sempre più incerta tuttora favoleggia su una fantomatica «luce in fondo al tunnel», e la signora Merkel…la cancelliera tedesca appare molto più in sintonia con la realtà dei dati economici… a Berlino in tanti ormai riconoscono che le politiche di taglio della spesa pubblica e di aumento della pressione fiscale deprimeranno i redditi e l’occupazione molto più a lungo e più intensamente di quanto si fosse disposti ad ammettere qualche mese fa. Sbagliano però i commentatori che interpretano questa presa d’atto della Merkel come un sintomo di ripensamento sugli effetti dell’austerity. Questa speranza è diffusa soprattutto tra le file della sinistra francese e nostrana… Gli europeisti speranzosi dovrebbero infatti rammentare che questa crisi ricade in modo asimmetrico sul continente. La Germania la subisce in misura molto meno accentuata di noi e degli altri paesi del Sud Europa, e per molti versi riesce persino a sfruttarla a proprio vantaggio. Basti notare che dal 2007 ad oggi in Italia abbiamo perso settecentomila posti di lavoro, mentre l’economia tedesca ha fatto registrare un milione e seicentomila nuovi occupati. Anche la distribuzione sul continente dei fallimenti aziendali riflette questa profonda asimmetria europea. Ma soprattutto, sembra sfuggire ai più che la crisi sta determinando una caduta del valore relativo dei capitali industriali e bancari dei paesi del Sud Europa. I grandi possessori di liquidità, in buona parte situati in Germania, potranno sfruttare in misura crescente questi deprezzamenti per fare shopping a buon mercato alle nostre latitudini, col risultato di depauperarle ulteriormente.”. Oggi l’Ansa certifica questo http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2012/11/22/2012-boom-liquidazioni-societa-sane_7837545.html . A quanto pare, anche Le aziende sane chiudono di propria spontanea volontà. Questa è l’Italia/Europa oggi (i dati sulla disoccupazione in Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda sono noti). E lo sarà anche nel prossimo domani. Io nel prossimo domani ci sarò. E non voglio vivere nel terrore di non aver di che dare da mangiare ai miei figli. Un saluto e La ringrazio per lo spazio che concede a tutti. Cordialmente.

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      • Io mi sento Europeo e vorrei una bella Europa come lei, amo i greci, i tedeschi, i polacchi,i danesi etc. appoggio molte delle sue proposte. Ma che vuol dire “Un pezzo di carta”? è un sistema monetario con forti squilibri e dove in una maniera o nell’altra ci sono dei core e dei non-core. E i non-core stanno facendo in una maniera o nell’altra la cosa sbagliato (politiche cicliche, tagli dei salari); ma questo lei lo sa molto meglio di me. Cosa bisognerebbe fare, continuare su questa strada? Oppure uscire da questo sistema di squilibri, rimanere nell’UE e ripartire su basi solide rimboccandosi le maniche per un’integrazione vera per l’Europa? Io opto per la seconda. Io non cerco capri espiatori, cerco delle cause. Ovviamente è stata anche colpa nostra, ma non mi dica che la rigidità della moneta in mercati così diversi non ha alcun tipo di colpa. Così si rischia di lasciare a terra tanti futuri possibili Europei

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      • Prof io mi auguro di vedere lei seduto in parlamento nella prossima legislatura. Lei e altre persone studiose e concrete come lei. La cosa mi sembra necessaria, altrimenti coloro che ci andranno continueranno a non considerare le ricette sue e degli altri economisti che sono sulla sua linea

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      • Professore, ma sta scherzando lei, vero?
        “Duro lavoro inteso come sforzo intenso e liberatorio… C’è bisogno di tempo… Basta lamentarsi, rimbocchiamoci le maniche…”
        Ma chi è che parla per stereotipi? E quanto tempo crede che rimanga a gente rimasta senza lavoro e senza uno stato sociale che le assista?
        Le risposte di superficiale retorica le lasci ai politici che non capiscono nulla di economia; lei che di economia ne mastica dia risposte dia risposte vere, per favore.

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        • Mauro da tutti ma non da lei. Le proposte come lei sa benissimo stanno su questo blog. Giorno dopo giorno, non pigliamoci in giro.
          Piuttosto rimbocchiamoci le maniche: noi viaggiatori quasi non dormiamo la notte per il lavoro sul programma. E lei perché non si sporca le mani con noi?

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          • Professore,lei sa che non condivido il suo ottimismo europeista e l’orizzonte europeista dei Viaggiatori. Come ho già detto, questo mi impedisce di aderire, pur se ho simpatia per il vostro movimento, come per altri del resto, che cercano di esprimere esigenze di rinnovamento civile.
            Ritengo questa Europa profondamente antidemocratica e antisociale, improntata su ideologie liberiste che non mi appartengono.
            Nonostante ciò, potrei anche ammettere il disegno di rifondarla dal di dentro, purché si stabilisse quale nuova Europa ricostruire e quali orizzonti temporali, affermando il proposito irrevocabile di abbandonarla se entro precisi limiti di tempo l’obiettivo si rivelasse irraggiungibile. Un proposito generico sarebbe solo velleitario, a mio parere, stante la natura delle forze contro cui stiamoa vendo a che fare.
            Nel caso dei Viaggiatori, mi corregga se sbaglio, i programmi di riforma mi sembrano più tecnici che sostanziali (se per sostanza alludiamo alla natura intrinseca di questa Europa), e anche sotto questo aspetto non fanno alcuna allusione al grosso problema di come regolare gli squilibri fra aree valutarie non ottimali. In più non è prevista nessuna alternativa ipotesi “coercitiva” (il limite temporale) da mettere sul piatto ove ci si scontrasse – com’è probabile – contro un muro, di gomma o d’acciaio che fosse.
            Il “tanto tempo” che lei chiede ancora, dopo dodici anni di Eurozona di cui 5 di crisi devastante che ha evidenziato tutte le contraddizioni di questa costruzione, è un lusso che solo chi vive in condizione privilegiata (e io sarei tra questi) si può concedere. Per alcuni (vedi le classi lavoratrici di Spagna, Portogallo, Grecia, qui da noi) il tempo si sta esaurendo o è già finito.
            E’ per questa ragione che le mani ho deciso di sporcarmele altrove.

          • Mauro, scusi ma non posso resistere: le aree valutarie ottimali? Ma ha mai sentito nella storia dell’uomo qualcuno che se ne è preoccupato? Io che ho preso la tesi di dottorato con il suo inventore, Robert Mundell, so bene che lui stesso chiede da sempre una moneta unica mondiale (errore a mio avviso) poco curandosi del suo minuscolo articolo scientifico che qualcuno dice gli abbia fatto meritare il premio Nobel.
            Che l’Europa sia profondamente antidemocratica lo chieda ai polacchi che ogni giorno ringraziano di esserci dentro, o ai lituani. E’ giusto chiudere più democrazia, assolutamente. Per questo la so vicino al nostro progetto.
            Assolutamente non vero che i progetti dei Viaggiatori su Europa siano tecnici, sono bellissime le proposte fatte dal gruppo Europa in autonomia e così sostanziali da dare grande gioia a chi come me non ha coordinato il gruppo e si è ritrovato nelle loro idee al 100%.

    • Anch’io ho vent’anni ed anch’io ho fatto l’Erasmus. Ma in Norvegia. Anch’io ho conosciuto degli “europei”, ma senza Euro e senza UE (e senza ESM, e senza Fiscal compact, etc.)… E sono europei accoglienti, integrativi, pacifici.
      Anch’io ho vent’anni ed anche per me l’Euro significa solo questo: austerità, recessione, tensioni internazionali, e forse per il preciso vantaggio e volontà di pochi. Ogni giorno ci trovo meno senso e sempre più rabbia.
      Se avrò l’occasione me ne andrò dall’Italia, e magari pure da questa Unione Europea…

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  2. Oggi non posso certo ringraziare i “padri” per averci regalato questa Unione Europea.
    Spero invece che i miei figli possano vivere in una Europa migliore, non dominata dalla bieca ideologia liberista, senza moneta unica e regressione dei diritti.
    E se gli investitori sono infastiditi dalla democrazia ce ne faremo una ragione.

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  3. Buongiorno Professore,

    sono anch’io un ragazzo di 20 anni, uno che nel sogno dell’Europa in fondo ci crede.

    Però ho l’impressione che la visione politica, soprattutto degli stati “virtuosi”, sia miope e ormai ho perso le speranze che si possa andare verso scelte che evitino il disastro.
    Ormai mi sembra chiaro che ogni stato pensi per se chiedendo ai così detti PIIGS sforzi insostenibili.

    Sicuramente l’austerità che viene imposta ha effetti devastanti, ma non credo basti una politica più espansiva per uscire da questa crisi europea.
    Come minimo servirebbero anche un budget federale e la condivisione dei debiti e, a giudicare dai tagli che verranno fatti al bilancio comunitario, mi sembra che siamo completamente fuori strada.

    Vorrei chiederle, cosa che la rende ottimista sul fatto che le cose possano cambiare? Cosa dovrebbe convincere gli stati virtuosi del nord a cambiare rotta?

    Il tempo ormai stringe, ammesso che non sia già troppo tardi…

    Grazie comunque per il suo lavoro di divulgazione “controtendenza”.

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  4. francesco russo

    22/11/2012 @ 17:53

    Chiariamo e parliamoci chiaro.

    Le nazioni ed i popoli non NASCONO ricchi, ma lo diventano (con il lavoro). Questo vale anche per chi ha enormi materie prime come risorse. Ergo, se non si lavora non ci si arricchisce (come popolo e nazione) e se ci si impoverisce anche relativamente ai tuoi vicini paesi confinanti, ESPLODONO le tensioni e le contraddizioni dei TRATTATI che sono fatti per essere violati.

    Quindi la chiave di volta è il LAVORO. Ma per lavorare e trarne profitto è necessario che la fiscalità sia bassa: nei Balcani è intorno al 10-15 % flat (Albania per esempio). Quindi o bisogna avere il coraggio di affrontare misure impopolari anche scadenzate nel tempo (ed è in parte quello che all’ inizio aveva provato a fare Monti) oppure bisogna rassegnarsi ad esportare il NOSTRO LAVORO E LA NOSTRA CAPACITA’ produttiva (rilevante) nei più confortevoli Paesi vicini. E bisogna conseguentemente rassegnarsi a diventare dei SATELLITI di altri Soli.

    La difficoltà sta proprio qui: tagliare e disboscare la corruzione, gli sprechi, i furti, le sacche di parassitismo ecc ecc RISPARMIANDO almeno in maniera sostanziale il nostro Welfare e le conquiste sanguinose del secolo 900. Riversando i soldi risparmiati a settori industriali EFFETTIVAMENTE PRODUTTIVI ed ad alto valore aggiunto, innovativi e tecnologici.

    Le elezioni politiche c’ entrano assai poco, perchè i politici si agitano ma sono quasi trent’ anni che hanno perso potere e sono diventati i FANTOCCI del cerchio magico del capitalismo oscuro che li manovra. Non credo ai nomi, ai neopartiti, alle primarie ed ad amenità simili: a 53 anni non mi posso più permettere di crederci !!

    Credo viceversa ed anche molto nell’ UOMO e soprattutto nei GIOVANI, gli unici a mio modo di vedere che hanno le capacità e le possibilità di dare una vera sterzata a questa situazione di stallo. Rischiando ed osando e non piangendo e lamentandosi …. addosso consumando gli ultimi quattrini dei genitori !!

    Franco Russo

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  5. Chi fa una corretta diagnosi è un becchino? Casomai Cassandra, se ci fosse ancora qualcosa da prevedere. Oggi basta guardare.
    Un “misero pezzo di carta” non può essere causa di nulla. Ma se ne uscissimo causerebbe il finimondo. O una o l’altra, si decida.
    La Germania vuole sottometterci, basta ipocrisie.

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    • E’ vero. Verissimo. Mi nutre questa contraddizione. E’ un misero pezzo di carta per chi pensa che senza di esso il mondo cambierà. E’ la salvezza per chi pensa che con esso cambieremo il mondo.

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        • Fogni? Non capisco. Non la conosco e non ho bisogno di ricorrere a accuse personali per argomentare.
          Ma scusi che significa facile nutrirsi? Guardi che qui c’è poco di facile. E questo vale anche per lei, come per me. C’è bisogno di sforzarsi di comprendere i fenomeni politici che percorrono il mondo. Siamo ad una congiuntura geopolitica determinante in cui tantissime strade possono aprirsi, per caso o per nostra volontà. Alcune con tutta probabilità drammatiche. E da cui tornare indietro sarà più difficile. Questa è la sfida: fermare il caso ed esprimere una volontà. E non è facile. Io penso che la storia e l’economia siano gli strumenti migliori da combinare per capire il cosa fare. E che chi usa solo l’economia è destinato a essere fuorviato. Ma che il caso potrebbe dargli ragione: successo del tutto irrilevante ai fini della storia e drammatico nelle sue conseguenze.

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  6. Mi scusi prof se ritorno sull’argomento, ma le assicuro che è solo per capire e non per polemizzare. Perché dovrei chiedere alla Polonia cosa ne pensano della democrazia europea? Ci ho lavorato nel 1995 e dal 1999 al 2001, sono un popolo magnifico, ma la precedente esperienza sovietica non li rendeva democraticamente “choosy”. Oggi non so, fra il mio primo soggiorno e il secondo, nonostante i soli quattro anni intercorsi, ho costatato cambiamenti incredibili, figuriamoci da allora a oggi.
    La qualità democratica di questa Europa la valuto secondo la mia sensibilità, non secondo quella degli altri. Così come valuto secondo la mia sensibilità la qualità sociale che essa esprime. Negativamente, in entrambi i casi, e con vera preoccupazione. Qui non si tratta di chiedere più democrazia, si tratta di ripristinarla; di recuperare quelle condizioni di legalità democratica e sociale che con il pretesto della crisi ci sono state tolte:a noi, alla Grecia, alla Spagna, al Portogallo.
    Mi dispiace che su questo non siamo d’accordo. Pensavo che a dividerci fosse la strategia, non l’obiettivo.

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    • “Ritengo questa Europa profondamente anti-democratica”. E’ vero Mauro, tutto è relativo. Ma se facciamo così, le parole perdono significato. No, l’Europa non è anti-democratica. Può essere più democratica. Io ringrazio ogni giorno che cammino per questa meravigliosa opportunità di libertà che mi hanno dato – combattendo e dando l’esempio anche morendo – tante persone, che non smetterò mai di ricordare, perché hanno reso la mia vita e quella dei miei figli molto più profonda e gratificante di quanto non sarebbe stata senza di loro. Sperando di poter dare il mio piccolo contributo nel mio lavoro affinché il valore delle loro conquiste non si disperda ma sia rafforzato.

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    • PS: Mauro, scusi, ma credo che Silvia, una lettrice del blog, mi abbia fatto notare che non ho preso la tesi di dottorato con Mundell. Effettivamente in un certo senso è vero, la ha seguita ed ha fatto parte del comitato dei 5 di fronte ai quali l’ho dovuta discutere, ma il mio relatore è stato Roberto Perotti, un magnifico relatore. Mi scuso per l’ambiguità. Un caro saluto.

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