Ogni volta che incontro un gruppo di ragazzi di una scuola o universitari che si affacciano al mondo del lavoro faccio sempre la stessa domanda: «Se vi dico la parola futuro cosa pensate?». Non ce n’è uno che mi dia una risposta positiva, incoraggiante o colorata. Le parole che sento ripetere sono: «Paura, incertezza, precarietà». I più intraprendenti mi dicono che se ne vogliono andare all’estero, che fuggiranno appena sarà possibile.
Da Mario Calabresi, sulla Stampa, 11 maggio.
Ho letto questo passo dell’articolo del bravo direttore della Stampa. E mi sono fatto 2 domande.
La prima: pensi sia cosi’? Tu Gustavo insegni da circa 20 anni, li dovresti conoscere i giovani. Mi sono risposto che non credevo fosse vero. I “miei” ragazzi sono fenomenali. Quest’anno in aula ne ho 300. Corso di Microeconomia. Dovreste vederle le facce. Piene di vita, di sorrisi. E anche di serieta’ e preoccupazioni. Forse per gli esami, forse per la noia (talvolta parlano, sbadigliano, sono stanchi, di cosa? di me? della notte scorsa? di lavorare? e’ un attimo?). Ma sono bellissime facce. Ogni anno piu’ belle. Mi dico che ogni anno che passa le capisco di piu’, queste facce, strano.
La seconda: in effetti ti piaceranno pure questi studenti, magari pensi di conoscerli, ma forse ha ragione Calabresi. E comunque sia, chiunque abbia ragione, non sarebbe interessante saperlo, cosa pensano del futuro i tuoi studenti?
Cosi’ ieri, quando erano in aula per la prova intermedia a sorpresa, li ho sorpresi 2 volte chiedendogli di scrivere accanto a nome, cognome e numero di matricola, una parola. La parola che associavano alla parola FUTURO.
Ho avuto 267 risposte.
Catalogate cosi’: 114 parole a connotazione positiva, 51 negativa, 102 da interpretare.
Delle 114 positive, 22 riguardano il creare una famiglia. 13 la parola speranza. 16 innovazione, tecnologia, imprenditorialita’ (siamo ad Economia!). Poi tante svariate parole belle:
Crescita |
Scienza |
Dipende da me |
Bello |
Successo |
Donna |
Felicità |
Benessere |
Imprevedibile (senso positivo) |
Pensiero |
Orizzonte |
Industria |
Opportunità |
Salute |
Luce |
Sogni |
Vincere |
Rinascita |
Viaggio |
Miglioramento sociale |
Economista |
Soldi |
Vita |
Vita migliore |
Noi siamo il futuro |
Io |
Tranquillità |
Semplice |
Realizzazione |
Libertà |
Orgoglio |
sorrisi |
Speranza |
Novità |
Migliore |
Scommessa |
Manager Vodafone Italia |
Laurea |
Ognuno scelga la sua preferita. A me piace piu’ di tutti la parola “donna”. Perche’ non so se l’ha scritta un uomo sempre innamorato o una donna fiera di essere se stessa e di sentirsi nelle mani il suo futuro.
E poi per fortuna, c’era la visione negativa. Perche’ e’ bene tirarle fuori le parole, dargli un nome, e’ gia’ un indizio che si e’ disposti a combatterle. Spicca la parola INCERTO, 21 volte. Ci sta, forse non e’ nemmeno negativo. Forse deve essere cosi’ il futuro. E poi tante altre risposte. Tra cui NESSUNO. E IMMONDIZIA. Vorrei abbracciarli tutti questi 51. Perche’ il futuro e’ loro, e se siamo un minimo vicino a loro con la politica intelligente ed efficace, ma soprattutto con l’esempio, saranno uomini e donne che daranno forza all’Italia.
Nessuno |
Fuori dall’Italia |
Incerto |
Sconosciuto |
Paura |
Recessione |
Crisi |
Ansia |
Giovani senza lavoro |
Perso |
Nero |
Senza speranza |
Lotta per sopravvivere |
Incognita |
Difficile |
Problemi |
Preoccupazione |
? |
Immondizia |
Precarietà |
Costi futuri |
Non in Italia |
Vuoto |
E poi c’e’ la sarabanda dei colori, di quelli che non si capiscono, chissa’ che segreti hanno in pancia, quanta poesia. Godeteveli se avete tempo.
USA |
Africa |
Lavoro tempo indeterminato |
Lavoro |
Casa |
Carriera |
Fama |
Ambiente |
Passaggio |
Stabilità |
Scelte |
Percorso |
Globalizzazione |
Spazio |
Universo |
Salvezza |
Film Ritorno al futuro |
Sport |
Prossimo |
Infinito |
Tempo |
Ponte |
Cielo |
Esame |
Presente |
Dinastia |
Razzo spaziale |
Azioni che verranno |
Astronave |
Lungo periodo |
Start-up |
Ciliegia |
Né domani né dopodomani |
Tempo |
Responsabilità |
Aspettative |
Impegno |
Spazio interstellare |
Nuvola |
Inglese |
Esami |
Pessimo |
Mistero |
Cambiamento |
Paura ma forza |
Denaro, incognita |
Avete notato il razzo spaziale? E la ciliegia?
Ecco Mario Calabresi, ecco Mario Monti: altro che fannulloni, altro che pessimisti, altro che sfigati. Teniamoceli stretti, questi giovani.
Sara’ una grande covata questa, specie se vorremo essere con loro, a ampliare le loro opportunita’, ad assecondare le loro speranze, a tranquillizzare i loro giusti timori ed il loro concreto scettiscismo.
Mi dico con orgoglio. Questa e’ la mia classe, la classe del 2012.
15/05/2012 @ 17:54
Caro professore,
che i giovani vedano il futuro in termini di impoverimento o emigrazione non è una reazione innaturale, ma anzi attendibile e “sense-based” (e magari andrebbe testata con una ragionevole “induzione” analogica, cioè della sfera emotiva dell’intelligenza, e non in una sede di esame, dove domina la istanza logica-organizzata del pensiero).
Ecco come con esattezza l’aveva previsto un grande economista, W.Godley, in particolare con l’ultima frase di questo “estratto” (il resto è analiticamente profetico e cita il grande Feldstein e altri; cfr;http://www.thetruthseeker.co.uk/?p=37576):
What happens if a whole country – a potential ‘region’ in a fully integrated community – suffers a structural setback? So long as it is a sovereign state, it can devalue its currency. It can then trade successfully at full employment provided its people accept the necessary cut in their real incomes. With an economic and monetary union, this recourse is obviously barred, and its prospect is grave indeed unless federal budgeting arrangements are made which fulfil a redistributive role. As was clearly recognised in the MacDougall Report which was published in 1977, there has to be a quid pro quo for giving up the devaluation option in the form of fiscal redistribution. Some writers (such as Samuel Brittan and Sir Douglas Hague) have seriously suggested that EMU, by abolishing the balance of payments problem in its present form, would indeed abolish the problem, where it exists, of persistent failure to compete successfully in world markets. But as Professor Martin Feldstein pointed out in a major article in theEconomist (13 June), this argument is very dangerously mistaken. If a country or region has no power to devalue, and if it is not the beneficiary of a system of fiscal equalisation, then there is nothing to stop it suffering a process of cumulative and terminal decline leading, in the end, to emigration as the only alternative to poverty or starvation…
15/05/2012 @ 19:19
Correre
15/05/2012 @ 19:38
Da giovane studente posso solo dirLe GRAZIE per questo splendido articolo! Purtroppo sono pochi coloro che credono nella nuova generazione . Grazie ancora prof
15/05/2012 @ 21:40
beh, però mettere “economista” tra le attribuzioni “buone” è una bella botta forzatura.
La maggior parte delle connotazioni “da interpretare” sono abbastanza positive.
Quello che non ricordiamo mai è che i giovani hanno l’entusiasmo dalla loro parte.
16/05/2012 @ 06:20
L’ha notato, eh? Il conflitto d’interessi è pervasivo… Un caro saluto
15/05/2012 @ 22:05
Sa cos’è la cosa che trovo buffa, professore? Che questa è la stessa stampa che crocifigge chiunque – giovane o no, le idee non hanno età – osi dare al futuro e al positivo una sfumatura a loro non congeniale. La Stampa è da sempre in prima linea nel tingere di toni plumbei e foschi ogni giovane valsusino che il futuro della sua valle non lo vede tranciato in due da tunnel linee ferroviarie, che arricchiscono poche grandi aziende colluse e svenano le casse dello Stato.
Mia mamma da giovane studiava architettura e vedeva in Le Corbusier il futuro: io oggi rabbrividisco se penso alla mia vita ingabbiata da tutto quel cemento. Non per questo sono più scoraggiato o tetro di mia madre.
15/05/2012 @ 22:36
Buonasera prof. Piga,
sono uno studente anche se non più’ giovanissimo che legge con ammirazione le parole spese per i suoi studenti ed in genere per i giovani che, nonostante le prospettive di lavoro attuali, riescono ad affrontare l’oggi con speranza e ottimismo anche se accompagnato da inevitabile incertezza. Le contrastanti sensazioni che ha catturato con il suo esperimento in aula sono un po’ quelle che io traggo dagli sguardi dei miei due bimbi piccoli. Quegli sguardi non andrebbero mai delusi cosi’ come le aspettative dei suoi studenti e di tutti i giovani. Bisognerebbe aiutare questi ragazzi con politiche intelligenti, con l’esempio vincendo gli egoismi di posizione. E soprattutto per decenza si dovrebbero rispettare questi ragazzi e non ritrarli con stupidi epiteti (bamboccioni, fannulloni, etc.) quanto piu’ incolpevoli delle sciagurate politiche attuate e ricordarsi sempre il famoso detto dei Nativi d’America: NON ABBIAMO EREDITATO LA TERRA DAI NOSTRI AVI, MA L’ABBIAMO PRESA IN PRESTITO DAI NOSTRI FIGLI.
16/05/2012 @ 06:01
pienamente d’accordo. I nostri giovani (pochi e rari casi esclusi) sono una vera speranza . Occorre far di tutto accelerare il passaggio ad una più giovane classe dirigente che meglio comprenda i problemi del Paese e sappia risolverli GP
16/05/2012 @ 06:18
E così, bravo Giuseppe, per la chiarezza e sinteticità. E’ così.
16/05/2012 @ 07:13
Buongiorno prof. Piga,
sono uno studente anche se non più’ giovanissimo che legge con ammirazione le parole spese per i suoi studenti ed in genere per i giovani che, nonostante le prospettive di lavoro attuali, riescono ad affrontare l’oggi con speranza e ottimismo anche se accompagnato da inevitabile incertezza. Le contrastanti sensazioni che ha catturato con il suo esperimento in aula sono un po’ quelle che io traggo dagli sguardi dei miei due bimbi piccoli. Quegli sguardi non andrebbero mai delusi cosi’ come le aspettative dei suoi studenti e di tutti i giovani. Bisognerebbe aiutare questi ragazzi con politiche intelligenti e con l’esempio vincendo gli egoismi di posizione e soprattutto si dovrebbero rispettare e non ritrarli con stupidi epiteti (bamboccioni, mammoni, etc.) quanto piu’ incolpevoli delle sciagurate politiche attuate in passato e ricordarsi sempre il famoso detto dei Nativi d’America: NON ABBIAMO EREDITATO LA TERRA DAI NOSTRI AVI, MA L’ABBIAMO PRESA IN PRESTITO DAI NOSTRI FIGLI.
16/05/2012 @ 07:34
Classe 2010 di Microeconomia, la ringrazio vivamente per queste parole di fiducia, nella speranza che qualcuno più in alto possa leggerle e capire il valore aggiunto che siamo noi ragazzi per l’Italia. Non bisognerebbe lasciarsi sfuggire tali risorse, è possibile costruire un futuro anche qua, bisogna solo averne coraggio.
16/05/2012 @ 08:35
Ed io che faccio parte della classe del 2010? Posso ancora definirmi giovane? Posso credere ancora di esserlo, Nonostante la spensieratezza e l’ amore per l’ incertezza abbiano lasciato posto al desiderio di sicurezza? Il nostro animal spirt respira una ” voglia di fare” che dovrebbe raggiungere i massimi ora, piu’ il futuro e’ incerto e più necessitiamo di costruirlo, mattone per mattone. Credo dunque che la voglia di emigrare al di la’ del mare italiano sia solo una sponda per ancorare il nostro timore, e soprattutto per coloro che navigano in carriere di difficile sbocco qui, come la ricerca (per esempio). Più volte mi sono chiesta per quale assurdo motivo non dovrei vedere il mio futuro oltreoceano con quanta
incoscienza non ho seguito le orme di alcuni della mia famiglia che potevano regalarmi un futuro sicuro, ma altrettante volte che mi sono ritrovata a rimettere in discussione la mia scelta, i desideri di 3 anni fa, a ridarmi fiducia sono stati professori come Lei che questo paese non l’ hanno mai abbandonato o smesso di amarlo. Grazie
Maria Romana Mongiello
16/05/2012 @ 12:40
Caro professore,
sinceramente le mie speranze nel “futuro” è da un pò di tempo che hanno lasciato spazio a disillusione e amarezza: come dire quella faccia gioiosa e spensierata che anche io avevo all’inizio della carriera universitaria pian piano è diventata sempre più imbronciata e spenta. Adesso provo a spiegarle il perchè. Mi sono laureato nel 2009 alla triennale di economia dei mercati e degli intermediari finanziari, rispettando i tempi e ottenendo soprattutto il massimo dei voti. Mi appresto a conseguire la laurea specialistica questo luglio, partendo da una media più che incoraggiante. Alla base dei successi universitari, oltre ad un amore innato nelle discipline di carattere economico, risiedeva la convinzione un giorno, di poter mettere a frutto le conoscenze acquisite con tanti sforzi e dedizione. E’ soprattutto per quest’ultimo motivo che ho accettato di fare nottate per ripassare magari una volta in più quell’esame, che ho deciso di rimanere a casa quel sabato sera, perchè si sà prima il dovere e poi il piacere, che ho convinto la mia famiglia a privarsi di quella liquidità che magari può far comodo quando hai un mutuo sulle spalle, visti i tempi… . Ad un certo punto però la convinzione di cui parlavo, fonte di gioia e di speranze, era sempre meno presente in me: sbattendo di volta volta contro gli scogli di una realtà quanto mai avversa quale quella degli ultimi anni (senza stare a parlarne troppo, tanto la conosciamo bene, giusto per darne un’idea mi “piace” la definizione che oramai è di moda dare alla nostra generazione: “la generazione dei tre niente: niente reddito, niente lavoro,niente risorse”), essa veniva erosa nella sua essenza e pian piano finiva per trasformarsi in disillusione. Un problema di aspettative disilluse: come fare a riguadagnare speranza nel futuro? Questa dovrebbe essere la sfida per l’italia e ovviamente per voi professori: far tornare i giovani a sognare, a credere in un sistema meritocratico che favorisca gli interessi di chi proferisce impegno nei compiti che gli sono assegnati. Valorizzare l’investimento in capitale umano: come dice Solow, nel lungo periodo è l’unico fattore che può sostenere la crescita economica di un paese. Grazie per l’attenzione,
Luca C.
16/05/2012 @ 14:53
La seguo tutti i giorni e tutti i giorni La ringrazio. Oggi un pò di più
16/05/2012 @ 17:26
Articolo di grande impatto, soprattutto per una quasi laureata specialistica (ormai sua ex studentessa) che vede il futuro un pò troppo vicino per pensarlo con pessimismo…siamo giovani e se non pensiamo positivo chi può farlo al nostro posto??
Grazie mille prof, è sempre un piacere leggere i suoi articoli e condividere con Lei le nostre idee.
16/05/2012 @ 18:28
Dice bene professore. E per garantire a noi giovani maggiori opportunità, per assecondare le nostre speranze e tranquillizzare i nostri timori si potrebbe cominciare dall’università (dalla nostra università, rendendola più meritocratica, per esempio), non trova?
16/05/2012 @ 18:41
Gustavo sei un grande !
16/05/2012 @ 22:47
Professore Grazie!!!! Grazie perchè è importante per me, come per molti altri, sapere che qualcuno ha ancora fiducia in noi giovani. Grazie perchè sono queste piccole cose, insieme ai piccoli grandi sogni, che ci danno la carica giusta per affrontare questa parola che spaventa tanto, per prendere di petto il futuro. Io lo voglio grande il mio futuro, lo voglio pieno! E lei mi ha appena dato la possibilità di pensarlo veramente tale!!!
16/05/2012 @ 23:52
Come sempre Prof. Lei è il più grande!! quando ci diventa Preside??? io mi sto affacciando ora sul mercato del lavoro, con grande ottimismo e con tanta voglia di fare per il mio paese che a partire dall’istruzione universitaria mi ha dato tanto… non mi rassegno a pensare che sia tutto marcio, forse un giorno non lontano le mie speranze ed illusioni verranno infrante ma ho faticato e credutoci troppo per rassegnarmi passivamente a qualche consolidato clichè… confermo pienamente la sua ricerca: la mia parola è OTTIMISMO!!
“Io sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima” William Ernest Henley
17/05/2012 @ 15:22
caro Professor Piga,
siamo studenti della magistrale e vorremmo esprimere la nostra visione del futuro.
Benedetta V. – SVOLTA
Alessia A. – PONTI
Marco F. – GRANDE
Michela R. – HOPE
17/05/2012 @ 17:03
splendido. grazie.
17/05/2012 @ 16:35
Che bel lavoro, il suo!
18/05/2012 @ 10:42
Sono uno studente della specialistica in Economia dell’università dove Lei insegna, quest’anno ho seguito tanti seminari per ottenere i 6 crediti aggiuntivi per laurearmi, tutti, sottolineo tutti, altamente noiosi, monotoni e utopici, cercavano di farci toccare con mano realta’ che non sono realta’, o meglio sono realta’ di cui sono taciute le parti spiacevoli, brutte… Beh, solo ad un seminario sono stato attento dal primo all’ultimo minuto, il suo, perchè oltre ad avere capacità di coinvolgimento fuori dal normale, è stato l’unico ad aggiungere qualcosa al mio bagaglio culturale e di conoscenze… l’unico che descrive la realtà nella sua bellezza e nella sua cruenza… beh, grazie professore…
Un suo studente…
18/05/2012 @ 10:46
Da suo ex-allievo, ancora oggi studente, non posso che farle i complimenti per questo articolo.
Probabilmente se fossi stato in aula anche io avrei scritto qualcosa di non propriamente positivo come “estero”… ma è bello pensare che ci sia ancora tanto ottimismo, e tanta speranza.
Grazie per questo messaggio.
Sempre più fiero di averla “incontrata” e di aver assistito alle sue lezioni.
18/05/2012 @ 11:58
Ho avuto l’onore l’anno scorso di averla come professore, e dopo questa grande esperienza, nel mio futuro vorrei avere la sua grinta la sua determinazione per affrontare la vita!
19/05/2012 @ 07:25
Professore, grazie di cuore per questo articolo di grande sensibilità e grande speranza. Dalla Sardegna, con affetto e ammirazione, un 42enne che, a seguito delle vicende post 11 novembre, si è scoperto appassionato di economia e segue ormai costantemente il suo prezioso blog.