Il win-win che non nascerà. Perché?

Nel 2021 il deficit pubblico dovrebbe aumentare ulteriormente a circa l’11¾% del PIL a causa del costo del prolungato sostegno di politica economica, poiché restrizioni all’attività economica sono ancora necessarie per contenere la pandemia… Nel 2022, il deficit pubblico è destinato a diminuire a circa il 5¾% del PIL, grazie alla diminuzione della spesa pubblica e all’accelerazione della crescita delle entrate.” Commissione europea.

Anche con queste previsioni economiche più incoraggianti di febbraio, la clausola di sospensione del Patto di stabilità resta in vigore fino a fine 2022… La decisione che abbiamo anticipato in diverse occasioni è che manterremo la clausola fino a fine 2022. Poi consideriamo l’evoluzione della situazione per capire se ci sono le condizioni per una decisione diversa“. Commissario all’economia Paolo Gentiloni.

Voglio essere molto chiaro. E’ fuori discussione che le regole sul patto di stabilità dovranno cambiare, ma questo dibattito non è ancora partito”. “La mia linea è che le attuali regole sono inadeguate, lo erano e lo sono di più per la uscita dalla pandemia. Dovremo concentrarsi su un forte slancio della crescita per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici”. Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi

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         Quello che la Commissione non chiarisce è se una diminuzione così incredibile nel corso di un anno del deficit su PIL italiano (6% di PIL, più di 100 miliardi di euro!), sia dovuta ad un naturale effetto ciclico della ripresa (che porterebbe a più entrate per il fisco e minori spese automatiche) o ad una esogena decisione discrezionale del Governo di aumentare tasse e ridurre spese. La risposta ce l’abbiamo e la rivela l’andamento di quell’indicatore che depura il deficit dal ciclo, l’indebitamento strutturale: i dati ufficiali ci dicono che questo cala dal 9,3% al 5,4% del PIL, del quasi 4%! Cioè: due terzi del crollo del deficit sono da attribuire ad una specifica volontà di questo Governo. Che avrebbe potuto, in alternativa, sostituire l’inevitabile scomparsa dei sostegni nel 2022, con addizionali ed essenziali investimenti pubblici, per una cifra attorno ai 60 miliardi, lasciando il deficit attorno al 10% di PIL e preparando il terreno per una vera ripresa del PIL e un abbattimento del debito su PIL, come asserisce la stessa Banca d’Italia nei suoi studi.

         Ricordiamo che, rispetto al 2020, mentre per gli Usa alla fine del 2022 si prevede crescano del 6% in più e l’area dell’euro del 2% in più, l’Italia non farà altro che tornare agli stessi livelli di PIL. Perché dunque rinunciare a questa crescita in più così necessaria?

          Tanto più che, come ricorda il Commissario Gentiloni, l’Europa stessa non aveva chiesto all’Italia di ritornare nel 2022 verso il pareggio di bilancio – come richiesto dall’assurdo Fiscal Compact – visto che il Patto di Stabilità permane sospeso per il prossimo anno!

         E così, mentre sottoscriviamo le parole di Mario Draghi e accogliamo con gioia la sua richiesta di chiusura del capitolo austero del Fiscal Compact (a distanza di 10 anni dalla sua malefica creazione che ha messo e mette a repentaglio la costruzione europea, e che su questo blog abbiamo combattuto sin dagli albori dell’allora Governo Monti), non possiamo che rimanere basiti dal fatto che l’Italia non abbia approfittato del rinvio della ripartenza del Fiscal, in attesa di modificarlo. Senza quella forte crescita addizionale che solo investimenti pubblici finanziati in deficit potrebbero garantire, avremo debito pubblico più alto, maggiori tensioni sociali, minori opportunità, più messa a rischio del progetto europeo. Un win-win per salvare Italia ed Europa a cui abbiamo rinunciato . Perché?

Scultura di Angela Maria Piga: “Win win”.

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