Da Alesina e Giavazzi, Corriere della sera
“Il Fiscal compact sembra essere diventato il nemico principale di quasi tutte le forze politiche. Ma è un errore.
Nel 2012, quando il trattato fu approvato dal Parlamento rispettarlo era impossibile: il Pil cadeva di oltre il 2 per cento l’anno e il costo del debito assorbiva oltre 5 punti di Pil, contro i 3,5 di oggi. Per poter rispettare le regole del Fiscal compact era necessario che l’economia ripartisse ed ora è ripartita.
Nel 2008 l’Italia entrò in una profonda crisi con un debito talmente alto che non fu possibile reagire con interventi fiscali espansivi come invece fecero altri Paesi in cui il debito non preoccupava i mercati. Gli investitori si chiesero se saremmo stati in grado di sostenere il debito, e i tassi di interessi schizzarono in alto imponendo misure restrittive immediate, prima ancora di uscire dalla recessione. E questo spiega perché, nel mezzo di una crisi, il governo di emergenza di Monti varò soprattutto aumenti di imposte.
Se avessimo avuto un debito del 60 per cento del Pil come prescrive il Fiscal compact avremmo avuto molto più spazio e tempo per una politica di bilancio che avrebbe permesso di non infierire su cittadini e imprese con tasse o mancate agevolazioni.
La grande recessione dalla quale siamo appena usciti non sarà purtroppo l’ultima. Pensare oggi di abbandonare una politica fiscale prudente, soprattutto dal lato delle spese, che oggi ci permette di guardare al futuro con meno preoccupazioni, sarebbe miope e vorrebbe dire buttare al vento gli sforzi fatti da famiglie e imprese per uscire dalla crisi. Insomma danneggerebbe i cittadini ai quali si chiede il voto”.
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Ruse: a deceptive maneuver (def.)
Ruse: astuzia, inganno (trad.)
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La tragedia del Fiscal Compact
Il Coro:
Non si può lasciar cadere una simile inganno ideologico, in tempo di elezioni. Che inganno, e che paura che hanno che si scopra la loro ideologia, che altro non è che protezione di interessi consolidati, dei pochi e non dei tanti, ammantandola di teorie economiche che teorie non sono.
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Atto I: Nel 2012 era impossibile rispettarlo … nel 2008 non fu possibile reagire con interventi fiscali espansivi.
Falso. Anche nel 2012 non fu possibile, nel bel mezzo della seconda crisi consecutiva nel giro di 4 anni, reagire con interventi fiscali espansivi: il Fiscal fu rispettato eccome (altro che impossibile!), come lo rispettammo nel 2008, l’antenato del Fiscal, il patto di Stabilità. In ambedue i 2 casi l’Italia non riuscì a uscire dalle secche delle crisi economica come avremmo potuto ed il debito pubblico sul PIL crebbe a causa dell’austerità. Con una differenza, che quest’ultima fu rafforzata dal Fiscal rispetto al Patto ed ebbe effetti ancor più devastanti e di lungo periodo.
Atto II: Se avessimo avuto un debito del 60 per cento del Pil come prescrive il Fiscal compact avremmo avuto molto più spazio e tempo…
Ahh, certo e se io avessi le ali al posto delle braccia avrei potuto volare: ma nella convinzione di averle, quella mattina, buttandomi dal sesto piano, mi sono fatto male.
Il Fiscal Compact è per questo motivo assurdo a tragico: perché per avere successo deve applicarsi a situazioni che non sono reali e nel cercare di avere successo cerca di piegare la realtà, con il risultato di peggiorarla.
Atto III: La grande recessione dalla quale siamo appena usciti non sarà purtroppo l’ultima… con un debito talmente alto che non fu possibile reagire con interventi fiscali espansivi … Per poter rispettare le regole del Fiscal compact era necessario che l’economia ripartisse…
Esatto. Non sarà l’ultima. E siccome quando arriverà non saremo al 60%, che faremo? E siccome quando arriverà l’economia non sarà “ripartita” ma “ribloccata” che faremo? Applicheremo di nuovo il Fiscal Compact? Ma che razza di logica perversa è mai questa?
Il vero problema, che i nostri amici A&G evidenziano ma nascondono ingannevolmente, è che il Fiscal Compact non può essere lo strumento per affrontare vere crisi (perché non le contempla) che, sì, potrebbero tornare e che ha dimostrato non solo di non saper risolvere ma anzi di drammaticamente aggravare.
E dunque? Nessuna via d’uscita? Certo che sì.
Deus ex Machina: l’Europa si ritrova unita attorno alla solidarietà, miglior collante per la sua stabilità e ripresa. Il Fiscal Compact viene dismesso. All’Italia è consentito di rimanere al 3% fino a quando il suo debito su PIL non è sceso al 100% grazie alla crescita generata da potenti investimenti pubblici che l’Italia porterà a pieno potenziale grazie ed in cambio di una spending review che si sarà sviluppata attorno ad ampi investimenti nello sviluppo delle competenze della Pubblica Amministrazione ed in una rivoluzione organizzativa che abbia messo al centro della propria azione, negli appalti come negli stipendi pubblici, la qualità dell’azione pubblica e la remunerazione ampia e competitiva di chi abbia reso possibile il raggiungimento di un simile risultato e la cancellazione degli sprechi.
22/01/2018 @ 10:17
Grazie mille Gustavo per la chiarezza e la costanza con cui sei una voce contro un modo di pensare che sembra aver portato solo divisione e impoverimento.
23/01/2018 @ 18:36
La tragedia è che Alesina e Giavazzi sono colleghi suoi e purtroppo anche miei, come Monti. Per fortuna io sono di una altro settore, ma ciò non mi consola. Prima della crisi il debito era al 105-106% e si disse che la soglia di default era al 130. Ed infatti la Grecia è andata in default. Ora che siamo al 133 per via delle politiche sostenute da Alesina e Giavazzi, secondo loro stiamo meglio di prima. Ma che razza di incompetenti sono questi?
26/01/2018 @ 20:44
Se i capi d’accusa rivolti a A&G possono in parte essere condivisibili, la ricetta da Lei proposta, rapportata alle condizioni del paese nell’autunno 2011, avrebbe di certo condotto l’Italia al default….
Quando un paese con uno stock di debito eccessivo paga 7% di interessi, subisce il corto circuito della crisi di fiducia che azzera la liquidità interbancaria, pena a trovare sbocchi alle sue esportazioni causa la crisi della domanda globale ed a ciò aggiunge le tare strutturali del suo modello economico….dove pensa di trovare un Presidente del Consiglio o un ministro dell’economia che tenga agli investitori internazionali il bel discorso che Lei scrive nell’ultimo paragrafo del suo articolo?
28/01/2018 @ 13:32
Non dubito minimamente delle sue ragioni ed ecco per ché ho sempre detto che la scelta non poteva essere unilaterale ma europea. Ed ecco la richiesta all’Europa di cambiare la sua costituzione fiscale. Una volta europea, i mercati si sarebbero azzittiti, ovviamente. Ma tant’è.
03/02/2018 @ 00:06
Certo, “l’Europa si ritrova unita attorno alla solidarietà, ” è la soluzione, ma allo stato attuale per questa eventualità vale l’argomento che usi poco sopra ‘se avessi le ali…’ E dunque cosa si può realmente fare?
03/02/2018 @ 10:13
Rinegoziare completamente il Fiscal Compact nelle prossime riunioni del Consiglio europeo Giulio.