Ieri abbiamo scritto, prima della tragedia del terremoto, della necessità di rimettere mano agli appalti nelle costruzioni per ridare un senso di speranza a questo Paese e garantire occupazione a chi è meno tutelato, i lavoratori meno istruiti.
Dopo che questo Governo avrà, grazie anche allo straordinario lavoro delle nostre forze dell’ordine, dell’esercito, dei vigili del fuoco e della protezione civile e di tutti i volontari, ben coordinato – come siamo sicuri che farà - gli aiuti alle popolazioni colpite e avviato la macchina della ricostruzione, verrà il tempo di avviare un dibattito operativo sulla monumentale domanda che questo Paese ha, per la sua conformazione geologica e per il suo essere il museo all’aperto del mondo, di prevenzione anti-sismica. E di come soddisfarla.
Decine di miliardi potrebbero essere ogni anno stanziate per mettere in sicurezza nelle zone a rischio 1 e 2, alcuni tra i nostri capolavori più fragili, alcune strutture più strategiche, come ospedali e scuole, e poi alcuni dei tantissimi edifici belli o funzionali di quei paesi e paesini che sono case, case di persone che devono vivere in ambienti sostenibili, anche rispetto al terremoto. Con un ordine di priorità e con un esplicita dispensa europea.
1% di PIL l’anno, 16 miliardi, per 10 anni.
Sono convinto che Renzi sia all’altezza di questa missione. Di costruire, oltre che ricostruire, un nuovo futuro per questo Paese.