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Voto NO

Oggi sul quotidiano Il Tempo

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Il paradosso di questo referendum è che non è ben chiaro su cosa si stia veramente votando. Esso rimane, nella forma – e la forma è sostanza come diceva Aristotele, ancor di più in un Continente in cui tante sfide si sono giudicate spesso sul filo di discutibili argomentazioni giuridiche – un referendum sull’austerità, senza implicazione alcuna per l’abbandono dell’area euro. E’ un punto importante perché sottintende un’idea in cui ha sempre creduto il Governo Tsipras, ed il sottoscritto: che si possa vivere bene tutti insieme all’interno di un’area valutaria comune come quella dell’euro, purché vi siano politiche fiscali non austere durante i momenti di difficoltà e che sia invece impossibile restare nell’euro con l’austerità quando un’economia è colpita da difficoltà cicliche, a meno di un diktat esterno di cui si tollerino le sue conseguenze più nefaste, di alta disoccupazione e crollo della produzione.

Nella sostanza tuttavia il referendum greco apparirà, ai posteri che lo studieranno tra qualche decennio, più che una mossa democratica, un referendum sulla democrazia in Grecia: un voto per il SI al pacchetto di misure austere europee – ottenuto sotto il condizionamento della paura e delle minacce esterne esercitate più o meno velatamente da politici e banchieri non ellenici – assumerà infatti un solo significato evidente, quello che la politica in Grecia è decisa all’esterno dei propri confini, anche distanziandosi da quanto desiderato veramente dai cittadini greci. Un esito che avrà un effetto contagio evidente: esso acuirà la crescita dei populismi nazionali in tutti gli Stati membri, facendo esplodere l’enfasi anti-europea già montante ovunque in Europa l’economia soffre, in nome delle sovranità nazionali che non è giusto vengano schiacciate dall’alto. Un esito a cui, come cittadino europeo, non mi sentirei mai di contribuire nel segreto dell’urna.

E se prevalesse il NO? Quando lo studieranno gli storici, che referendum si rivelerà essere stato in fin dei conti? Dipenderà dalle dinamiche che si scateneranno all’interno del gruppo degli altri leader europei successivamente all’esito del voto. Se l’Europa “tedesca” (e la BCE che la segue) decidessero di finalmente accedere alle richieste greche, abbandonando l’austerità, sapremmo di aver assistito ad un referendum sulla natura dell’Europa, finalmente non più austera ma solidale come chiedevano i suoi padri fondatori. In questa, non certo probabile, evenienza l’Europa si troverebbe a dovere nuovamente alla Grecia una buona parte della sua ragione di esistere, ritrovando quelle energia e coesione sociale che sono al centro di ogni progetto di unione di successo.  E’ l’unica ragione, seppur basata su una flebile speranza, che mi spinge a schierarmi con l’esercito del NO in questo referendum che diverrebbe un forte SI per un’altra Europa, avviando il contagio della solidarietà.

Ovviamente c’è un altro possibile futuro che ci aspetta: uno nel quale Germania e BCE mantengano la loro posizione intransigente. A quel punto effettivamente il referendum greco sarà stato un referendum sull’euro, con l’uscita di Atene dalla moneta comune. Le cicatrici permarranno per sempre sulla fragile Europa: verrà sancita la fine dell’unione monetaria e la nascita di un accordo di cambi fissi tra paesi europei (il sogno perverso di qualsiasi speculatore, come la crisi del 1992 in Italia ha ben dimostrato) è la conseguenza più probabile. Anche in questo scenario, come quello del SI, vedremo crescere populismi e richieste di maggiore sovranità nazionale ovunque a cui sarà difficile resistere.

In questo caso la domanda del referendum potrebbe anche essere letta, sempre con il senno di poi dello storico, in un altro modo, più sottile, ovvero: “volete voi cittadini greci uscire dall’Unione europea”? Certo, formalmente non è corretto quanto affermiamo: la Grecia, anche fuori dall’euro, rimarrebbe nell’Unione europea, come il Regno Unito (per quanto?) o tanti paesi scandinavi e dell’Europa dell’Est. Ma vi rimarrebbe in una posizione diversa da questi ultimi: da paese espulso, non da paese che ha inizialmente esercitato la sua volontà democratica di non entrare nell’euro. Una differenza sostanziale che farà sentire i cittadini greci umiliati e non graditi, e dunque li spingerà a guardarsi intorno, non solo in termini di nuove e diverse politiche economiche ma anche di politica estera e di struttura della propria società. Non è fantascienza: la Turchia democratica e laica a cui solo 10 anni fa rifiutammo l’ingresso nell’Unione europea (malgrado la posizione favorevole dell’Italia), umiliata, decise di guadare altrove ed è rapidamente divenuta una società ben meno secolare e più orientata verso l’Islam di allora. Perdere la Grecia nell’euro significa dunque rischiare di perdere la Grecia in Europa, avvicinarla ad altre aree geopolitiche come quella russa con la quale condivide, tra l’altro, una maggiore vicinanza di credo religioso.

Un’ultima cosa. Quando guarderemo, spero di no, a questo disastroso esito, a questo fallimento europeo di votare per un’altra Europa dell’euro, per favore non diamo la colpa all’euro. La valuta unica sarà stata solo questo: un simbolo, un mero simbolo, di volere rimanere insieme per un progetto di lungo periodo, come un anello in un matrimonio. Se il matrimonio non si regge in piedi, non colpevolizzate l’anello, ma la mancanza di un progetto volto a costruire un percorso comune fatto di solidarietà reciproca e sviluppo sostenibile. E se l’anello si sfila, non aspettatevi nemmeno che i due divorziati continuino a vivere assieme come prima del matrimonio.

8 comments

  1. Ciao Gustavo, da profano mi chiedevo, se i paesi nordici spingessero per l’uscita della Grecia dall’Euro, non si potrebbe pensare ad una manovra temporanea, diciamo di durata nominale uno o alcuni anni, consistente per il governo Greco di stampare una moneta Euro Greco, fissato da un rapporto 1:1 con l’Euro? Lo penso anche come fattore psicologico positivo per i cittadini Greci, nel senso che forse, presentato in modo adeguato, eviterebbe le isterie da svalutazione e gli altri immediati forti contraccolpi. Oppure è una cavolata?

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  2. Se le cose andranno per il verso sbagliato, penso che bisognerà iniziare a progettare una moneta Euromediterranea tra le nazioni che sono state danneggiate dalla prepotenza, incompetenza, egoismo e non lungimiranza dei burocrati e cosiddetti leader che hanno dominato finora nelle istituzioni europee. Userei questa cosa anche da subito come una sorta di minaccia per evitare che la vicenda Greca vada per il peggio.

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    • Il timing è decisivo. Tu prima dici “se le cose…” e poi dici “anche da subito”. Bisogna decidere una sola strategia, è questo il pregio di Tsipras. Il problema comunque è nel manico, questo governo italiano è molto debole.

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  3. Salve professore!
    A ben guardare il problema non è l’esito del referendum, ma il referendum stesso.
    Mi spiego. Qualunque sia l’esito, si tratta di una sconfitta della classe dirigente greca, la quale si è autoproclamata incapace di gestire la vicenda (complessa, certamente, ma per ciò stesso non gestibile dai non addetti ai lavori). Il referendum crea ulteriore instabilità in un sistema economico e finanziario ormai sull’orlo del collasso.
    L’ Europa ha le sue colpe e va bene, ma la Grecia dovrebbe assumersi le sue responsabilità e attuare misure efficaci, che vadano anche ad impattare su tutti i privilegi di cui essi stessi godono.
    Il mio sicuramente non è un parere autoritario (sono ancora studente, suo ex alunno), ma mi piaceva condividerlo con Lei professore.
    Buon lavoro.

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    • Smetterei di parlare di colpe. E’ assolutamente inutile. Per risolvere il problema della Grecia va prima salvato il paziente. Poi gli si spiegherà come attraversare le strada senza mettere a rischio se stesso e gli altri.

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  5. Vince la dignità del Popolo contro l’imperialismo finanziario…dove la democrazia batte la paura… grande lezione per tutti e per l’Italia con un governo ora giunto al capolinea…

    La vittoria del fronte del No, che non significa la volontà di uscire dall’Europa, determinerà invece le scelte politiche dell’Unione Europea dei prossimi giorni..comunque vada. si è creato un precedente politico…e la fine del terrorismo finanziario…
    l’auspicio è che il contagio politico avvenga per costituire una Federazione degli Stati del sud Europa…per cambiare questa Europa delle banche per poterla riconsegnare ai Popoli e alla Democrazia , così con la concepirono i padri fondatori ..un’Europa della solidarietà e della coscienza sociale..

    BUONA FORTUNA…..GRACIA

    Un caro saluto Professore

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