Dovremo per sempre dire grazie alla Grecia per avere preteso di esprimersi democraticamente con il referendum. E per avere forzato l’Europa, di fatto, a fare essa stessa un referendum sulla propria identità.
I toni della scorsa notte tra Ministri delle Finanze (e Mario Draghi) sono stati a volte durissimi. E non solo per ragioni negoziali, che vedevano Schauble deciso a porre la Merkel nella “migliore” posizione negoziale di partenza possibile. Non solo. Erano durissimi perché la Grecia con la sua decisione irremovibile di indire il referendum, e l’esito dirompente dello stesso, ha forzato tutti a svelare la nudità del re a tutti: ha fatto cessare gli ammiccamenti finti, i silenzi ipocriti, i minuetti di questi ultimi 5 e più anni, l’idea impossibile che si potessero sotterrare per sempre le differenze culturali che da sempre dividono l’Europa e che da sempre la portano a guerreggiare e distruggersi tra nazioni che ne fanno parte. Perché di cultura trattasi: per queste differenze culturali gigantesche, ricordiamolo, abbiamo fatto l’Unione europea, per lentamente rimuoverle, e avvicinarci generazione dopo generazione. Queste differenze culturali che rendono così difficile trovare la politica economica giusta comune per tutti.
Ma è noto che la vita non aspetta mai a metterti di fronte alle tue contraddizioni e debolezze. Così il fato, sì proprio lui, ha voluto che la peggiore crisi economica dell’ultimo secolo (quella partita negli Usa nel 2008) sia avvenuta a soli 10 anni di distanza dall’avvio dell’euro, quando il bambino era più gracile e fragile mentalmente. Ma tant’è. Non ci si può lamentare del fato, c’est la vie.
Prendiamo atto che il referendum greco ha finalmente fatto risuonare le stanze dei tanto ottusi e grigi incontri di Ministri grigi sempre uguali e uguali tra loro, a una vera battaglia di urla e posizionamenti appassionati. Meglio così. Meglio le urla delle bombe, dei campi di concentramento, dei totalitarismi. Qui dovevamo arrivare, questo blog da sempre l’aveva detto che qui dovevamo arrivare, a questo salutare scontro.
Ora, anzi forse tra poche ore, sapremo come è finito il secondo referendum. Vedremo se si parlerà di taglio del debito o meno, l’unica cosa che interessa Tsipras. Vedremo se la gente greca scenderà in piazza e devasterà i Bancomat, se interverrà la polizia con i bastoni, se la Grecia alla fine uscirà. Vedremo poi che cosa succederà in Italia, in Spagna, in Portogallo, in Francia dopo che i suoi cittadini avranno finalmente capito, grazie alla Grecia ed al suo referendum, i vestiti che ha voluto indossare l’Europa: quelli puritani tedeschi o quelli pagani del Mediterraneo o un mix dei due. E speriamo abbiano il coraggio di scegliere democraticamente, come la Grecia, e non abbassare il capo, chino, come un suddito timoroso di dire nulla ad un Re chiaramente e ridicolmente nudo, l’Europa delle regole uguali per tutti e dell’ottusa austerità senza se e senza ma.
13/07/2015 @ 07:03
“per queste differenze culturali gigantesche, ricordiamolo, abbiamo fatto l’Unione europea, per lentamente rimuoverle, e avvicinarci generazione dopo generazione.”
Aaaaaah
Allora è per questo che si è fatta la UE, per rimouvere le differenze culturali. E io che pensavo l’avessero fatto per soldi…
13/07/2015 @ 07:14
“per queste differenze culturali gigantesche, ricordiamolo, abbiamo fatto l’Unione europea, per lentamente rimuoverle, e avvicinarci generazione dopo generazione.”
E dopo la battuta, il commento serio.
Le differenze culturali ci sono e sono grandi: ed è giusto così. Io NON voglio rinunciare alla mia cultura per avvicinarmi ai portoghesi, né voglio che un tedesco rinunci alla sua per avvicinarsi agli inglesi.
La diversità, soprattutto quella culturale, è ricchezza. E per collaborare proficuamente non occorre essere uguali o simili: bisogna saper riconoscere, accettare e rispettare le diversità.
Invece l’UE va verso un appiattimento che è antistorico oltre che criminale. Un appiattimento guidato (perché al peggio non c’è mai fine) da meccanismi economico-finanziari che hanno come scopo principale quello di aumentare le differenze tra ricchi e poveri.
Già, perché paradossalmente, le differenze culturali vanno eliminate, mentre quelle economiche vanno approfondite.
13/07/2015 @ 09:49
Il Re è nudo, si! Potete fare tutti i referendum che volete, potete votare e scegliere Syriza, potete proporre le vostre riforme. Ma alla fine dovrete fare quel che noi diciamo. Questa è l’Europa, e non ne esiste un’altra.
Professore, lei se lo immagina Washington che pignora gli assets dello Utah?
13/07/2015 @ 10:33
Caro professore,
articolo partito dal cuore con tutta l’intensità di un ragionamento logico, equo, come sempre da parte sua. Non trovo altre parole.
Un caro saluto intriso sempre di grande ammirazione.
13/07/2015 @ 20:48
Essendo sano ho una diversa concezione di “salutare scontro”.
L’EURSS è nuda da tempo, lei ha perso anche la foglia di fico e il totalitarismo è questo.
Arriverà la violenza. Forse la guerra grazie anche all’insignificante contributo di un laqualunque che si illude di diventare acuto (tutto è relativo) ministro di una tenebrosa dittatura.
14/07/2015 @ 09:36
…il più bel post in assoluto che abbia mai letto qui…senza togliere nulla all’imane e accurato lavoro che da anni lei professore si impegna a consegnarci.
Vivo, acuto, preciso e pieno di passione….sì anche se tardi il tempo è maturo,è arrivato il momento per chi ha ancora orecchie per sentire e occhi per vedere di cambiare il proprio ordine di priorità, di alzare la testa dal trogolo convenzionale e cominciare a vedersi come come individui pensanti nella loro reale condizione di vita. Non per stare male, o non avere ciò che sembra indispensabile, bensì per comprendere dove stiamo andando!
complimenti davvero, soprattutto per la dirrompente e condivisibile passione…
a presto
14/07/2015 @ 09:55
chiedo scusa per i refusi, rileggo doppie in eccesso e in difetto, la mia vista sulla tastiera del cellulare non perdona…saluti