Nell’insieme la ripresa appare ancora debole e incerta. Ogni sforzo, sul piano nazionale e su quello europeo, va indirizzato a sollevare la domanda favorendo, in una visione condivisa di più chiare prospettive future, la creazione di nuove opportunità di lavoro, l’accumulazione di capitale, un0innovazione volta a ottenere guadagni di produttività da trasferire sui redditi.
Governatore Banca d’Italia Ignazio Visco, Congresso Assiom FOREX, 8 febbraio 2014
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E’ tornata in Banca d’Italia, dopo molti anni di esilio, la parola “domanda” di beni, a accompagnare le sole che abbiamo sentito sinora durante questa crisi da Via Nazionale: riforme ed austerità. Dopo Napolitano, una seconda rondine: forse non fa primavera, ma chissà che le nostre istituzioni non si stiano svegliando dal torpore invernale?
Il che non le esonererà mai la Banca d’Italia, assieme a BCE e Commissione europea ed ai Governi di questi ultimi anni, dai loro terribili errori di politica economica che hanno mandato al vento di due anni di ripresa a portata di mano. I loro silenzi, i loro appoggi all’austerità, esplicito il più delle volte, sono un conto salato che in una democrazia gli deve essere addebitato chiedendogli di cedere il posto a chi ha più competenza di loro a guidare il Paese e le istituzioni.
Che errore sia stato l’austerità di questi ultimi anni, basta calcolarlo guardando ad una crisi analoga in cui si decise di abbandonare progetti di austerità per venire incontro alle difficoltà cicliche dell’area. Parliamo della crisi dell’Est asiatico degli anni Novanta, quella del 1997-98, analizzata in controluce da due ricercatori americani che la paragonano a quella europea con la seguente domanda investigativa in mente: “paesi che perseguono politiche fiscali controcicliche in risposta a shock macroeconomici negativi sperimentano una ripresa più rapida di occupazione e produzione di quelli che attuano austerità fiscale?” Perché questo fecero quei Paesi asiatici: appena capito che le politiche austere stavano causando danni le sospesero (allora con la benedizione tardiva del Fondo Monetario Internazionale) bruscamente. Così facendo salvarono le loro economie e tanti posti di lavoro, cosa che non hanno fatto i nostri pessimi leader europei ed italiani.
I numeri sono impressionanti. Indonesia, Malesia, Corea del Sud e Tailandia, furono colpite dalla crisi in maniera drammatica: dal +7% medio di crescita nei 4 anni prima della crisi al -9% nell’anno dell’impatto di questa. Ma nel giro di un anno la crescita economica ripartì.
E in Europa? Italia, Spagna, Portogallo, Grecia ed Irlanda: tassi di crescita del 3% medi prima della crisi, -5% l’anno della crisi. Ma … questi rimangono negativi, a -2,5% 4 anni dopo.
A cosa è dovuto? Gli autori mostrano come ciò sia dovuto alla politica fiscale diversa che viene adottata nelle due aree: nell’anno 3 e 4 dopo lo shock negativo la posizione del bilancio pubblico asiatico è 1,82% di PIL più espansiva, mentre quella europea è del 6,15% di PIL più restrittiva. Una restrizione basata 2/3 su minori spese pubbliche e 1/3 su maggiori tasse. Da notare come la domanda privata di investimenti riprese in Asia dopo l’intervento pubblico, mentre continua a crollare nei paesi dell’euro in difficoltà. E l’enfasi sulle riforme? Molto minore in Asia, dove si decise di giocarsi tutto sulla domanda interna, che sale se sale la presenza della spesa pubblica (con l’aiuto della svalutazione del cambio, altra incredibile gaffe di politica economica del duo Europa-BCE che gli asiatici non hanno commesso): per poi diminuire quando, come è stato, riprende fiducia la domanda privata.
Ma tutto ciò Visco non lo dice. Riesce a fatica a menzionare la parola “domanda”, non possiamo chiedere addirittura di aggiungere ad essa la parola “pubblica”. Da una istituzione che difende gli interessi delle banche in maniera eccellente ma che non ha nessuna capacità di difendere gli interessi di chi soffre oggi, possiamo chiedere solo questo: qualche parolina, senza nessun fatto.
Solo per la cronaca, trovate sotto, appunto, quell’andamento della disoccupazione tra le due aree che non interessa all’Europa (GIIPS) dell’austerità.
10/02/2014 @ 16:11
Scusi Prof. Svalutare l’Euro sarebbe stato salutare. E perché allora uscire dall’Euro e svalutare la Lira dovrebbe farci male?
Sull’austerità poi non sono d’accordo né con lei né con Visco. Finchè restiamo in UME, l’austerità fiscale è obbligatoria, altrimenti arrivano i bond vigilantes a castigarci, lo stato finisce i soldi e deve dichiarare default.
D’altra parte l’austerità danneggia Persone ed aziende. Se il settore pubblico spende meno, il settore privato incassa di meno. Come effetto collaterale spiacevole, si sta verificando che lo stock di debito espresso in percentuale e in termini nominali sta peggiorando per ovvi motivi. Quindi l’austerità concepita per migliorare il bilancio statale, in realtà lo peggiora. I moltiplicatori Keynesiani esistono e sono maggiori di 1 anche secondo FMI
Quanto poi alla Banca centrale che richiede più domanda, anche se non specifica da che parte debba venire, è ovvio che loro sanno che quando ci si trova in situazioni come la nostra (tassi a zero, ecc.) , la politica monetaria è inefficace o almeno poco efficace. Quello che serve è la leva fiscale, che è del governo. Ma i bond vigilantes….
Ed il cerchio si chiude. Non c’è soluzione. il cane si morde la coda.
Allora, visto che ritengo impossibile che la Germania attui politiche fiscali espansive per aiutare gli altri paesi (fallirebbe anche la Germania), o che accetti gli Eurobond nell’attuale quadro istituzionale ( no taxation without representation), credo bisogna battere altra via.
Ne vedo solo una: uscire dall’Euro, svalutare la Lira ( ci farebbe bene dicono alcuni studi e d’altra parte secondo lei ci avrebbe fatto bene svalutare l’Euro), riportare la Banca d’Italia completamente nel perimetro governativo, se necessario monetizzare il debito, istituire controlli temporanei ai movimenti di capitale, se necessario dichiarare default come ultima spiaggia.
Tesoro e Banca d’Italia devono lavorare di concerto e non fare tiro alla fune. Questa storia della Banca centrale che deve essere indipendente non mi convince. Non ricordo se Galbraight o Samuelson diceva che questo dogma era stato creato per evitare che politici malvagi od incompetenti facessero danno.
D’altra parte anche quello che dice Visco vuol dire: politica fiscale e monetaria devono collaborare. Se una delle due non funziona, falliranno entrambe.
I politici li scegliamo noi, il governatore della banca centrale lo dovrebbero scegliere i politici. Se scegliamo male i politici falliremo.
I politici non li scegliamo col Porcellum né li sceglieremo con l’Italicum.
Stiamo messi bene!!!
Ad maiora
10/02/2014 @ 23:08
concordo con nicobra a parte la parte finale…che la qualita’ della politica sia scadente è ovvio …per è evidente che è stato voluto …
quanto alla germania che non potrebbe fare politiche fiscali espansive a mio avviso le potrebbe fare eccome e sarebbero le aziende tedesche e il sistema produttivo tedesco i maggiori beneficiari non certo i paesi della periferia…è anche ovvio che tali politiche espansive si dovrebbe affiancare una mutualizzazione dei debiti dei paesi eurozona e politiche monetarie non convenzionali…cose che forse nel medio lungo periodo potrebbero essere anche essere realizzabili…ma la crisi uccidera’ tutti i sogni di gloria prima…rimango comunque convinto che una eu a guida tedesca non garantirebbe parita’ di trattamento fra i cittidini e imprese della ‘zona’ ma sarebbe sempre sbilanciata a favore dei paesi e zone ‘core’
11/02/2014 @ 09:27
“Finchè restiamo in UME, l’austerità fiscale è obbligatoria” : questo non é né provato empiricamente né discende o é dimostrato dalla teorica economica. Purtroppo è la frase fatta messa in giroi da economisti alla Bagnai che perorano la causa dell’uscita dall’Euro.
10/02/2014 @ 22:37
Bello sentire tante parole da persone di altissimo livello, bravissime, tanto che ci sono sempre loro, un vero club di illuminati.
Peccato che la spesa sia aumentata di 30 miliari e gli investimenti produttivi diminuiti di 100 miliardi dal 2008 al 2012, e che solo nel 2012 gli investimenti produttivi siano diminuiti di 38 miliardi, e la spesa aumentata di 17,6 miliardi, di cui 16,7 nell’amministrazione centrale.
Ma forse i numeri del Sole 24 Ore di oggi sono sbagliati, perché al governo c’era l’inclito economista europeo, che ha messo in stabilità i conti dell’Italia.
E anche quelli degli italiani.
10/02/2014 @ 23:26
E’ cresciuta la spesa pubblica? Se consideri i trasferimenti pensionistici, che non sono PIL. La spesa primaria corrente al netto delle pensioni è scesa da 432 a 417 dal 2010, -10% in termini reali. La spesa in conto capitale è scesa del 6,4% sempre in termini reali.
11/02/2014 @ 09:04
allora sono sbagliati i numeri del Sole 24 Ore
ne sono veramente felice, vuol dire che Cottarelli non serve
10/02/2014 @ 23:24
riguardo a una possibile ipotesi di rilancio via economia moltiplicativa o keynesiana o come preferiamo chiamarla
c’è una via perfino ovvia : il rinnovo dell’infrastruttura della logistica e dei mezzi dell’esercito (nel senso lato di forza armata, marina areonautica etc…) l’italia dispone di una buona industria in questo settore quindi sarebbe il caso di sfruttarla a fondo sia favorendo la costruzione di nuovi navi elicotteri etc..che in un rinnovo di tutto l’equipaggiamento la logistica …
Questo ovviamente non in previsione di future ‘guerre’ europee che non sono possibili …per tanti motivi o comunque non sono possibili fra paesi nato sotto comando usa…
Inoltre sarei per una partiziale reintroduzione di un servizio militare non professionistico (da affincare ad un servizio civile ), sul modello del sistema svizzero
con la formazione di riservisti che si riuniscano a scadenze .
Servizio che abbia anche una forte componente di formazione culturale multidisciplinare …sicuramente prof Piga sarebbe un ottimo istrutture e ufficiale riservista…
Pensiamoci ,è una cosa che si puo’ fare (non in quest’europa ovviamente tutta votata all’annichilimento dello stato ) piu’ stato piu’ esercito piu’ convintamente
10/02/2014 @ 23:56
comunque sono convinto che ‘“I’m convinced the real problem with the economy is the human being,” said Schaeuble on the eurozone: ‘The real problem is the human being’
l’epitaffio finale per l’europa…
http://blogs.wsj.com/brussels/2014/01/28/schauble-lagarde-tiptoe-around-euro-zone-differences/
Mr. Schäuble il nostro Dr. strangelove…(okay peter sellers era piu’ divertente ma lui è piu’ serio…)
11/02/2014 @ 12:43
Esistono due posizioni tra coloro che sono critici nei confronti delle politiche fin qui intraprese dalla UE & Co.
1) I primi sono quelli che le criticano e che chiedono di cambiare rotta.
2) I secondi le criticano e dicono sostanzialmente che occorre uscire dall’euro perchè non ci sarà mai la volontà dei paesi egemoni (leggasi Germania e la scodinzolante Francia) di cambiare la musica a meno che di cataclismi economici che non so se augurarci.
Al primo partito mi sembra si ascriva il prof. Piga al quale chiedo, al fine di capire non di criticare e basta, quali sono le probabilità reali che i secondi si sbaglino e i primi ci azzecchino? Io personalmente sono più portato a dare ragione al secondo gruppo perchè non riesco a vedere segnali di cambiamento nella volontà egemonica dei teutoni. “Deutschland über alles”. La storia ahimè ci insegna che da molto i simpatici ragazzoni biondi ci provano a mettere sotto il loro dominio l’europa.
Mi sono simpatici, sono bravi e diligenti, ma non saranno mai dei leaders.
11/02/2014 @ 20:56
concordo con la con conclusione, ma la vera domanda riguarda la leadership italiana o francese. Vincerà tra i 2 partiti chi crede giusto se sappiano o non sappiano esercitarla.