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Raggiungere e proteggere

Alessia da oggi è una nuova Viaggiatrice in Movimento. Si è iscritta, mi ha mandato una mail, e lavorerà nel gruppo immigrazione e politiche sociali, tema su cui è impegnata.

Per conoscerla la chiamo via Skype e parliamo appunto del suo lavoro. Vive a Bruxelles, appena laureata, migrante che vuole tornare a lavorare presto in Italia. Partecipando anche a una nuova costruzione del nostro Paese.

Nel frattempo però è a Bruxelles. Stamattina abbiamo ascoltato tutti e due Radio 24 alle 10, il bel programma l’Altra Europa, in particolare sulla questione del voto agli studenti Erasmus. E scopro che Alessia “si è coinvolta” nella petizione al Presidente Napolitano ed al Ministro Terzi. Una petizione molto semplice:

Garantire il diritto di voto agli Studenti italiani in Erasmus e all’estero.

Punto e basta. Nessuna parola sprecata, un telegramma.

*

Nel Programma dei Viaggiatori che votiamo il 21 gennaio usiamo due verbi per sintetizzare in cosa consiste la nostra proposta per l’Italia: Raggiungere e Proteggere.

“Raggiungere” lo usiamo come verbo “liberale”:cercare di costruire un sistema di rapporti, un ambiente sociale, in cui si dia quanto più possibile ad ognuno la possibilità di conseguire i propri obiettivi e non restringere questo insieme di opportunità, anzi massimizzarle. Non è il verbo “eccellere”, che ci pare meritocratico ed aristocratico. Non è infatti questione di avere la possibilità di essere i primi, di vincere, ma semplicemente di avere la possibilità, appunto, di vivere in un mondo che non ostacoli il raggiungimento dei propri sogni. Una precondizione essenziale al merito. Vogliamo che il giovane studente di Scampia abbia la possibilità di raggiungere i suoi sogni prima che i suoi incubi lo catturino per sempre e lo condannino ad una vita nell’illegalità e la criminalità. Non di eccellere.

L’Europa, che amplia la dimensione culturale ed economica delle opportunità, deve essere raggiungibile. Per esserlo, non possiamo rendere costoso sia il suo accesso, che la mobilità al suo interno.

Ora, si può dire che l’abbattimento delle frontiere dal dopoguerra ha decisamente realizzato questo sogno, che è un sogno dunque anche liberale. Il calo dei costi del trasporto ha fatto il resto.

Ma non ha fatto tutto.

Perché rimane comunque costoso viaggiare all’interno dell’Europa. Quanto costoso? In proporzione alle proprie possibilità ovviamente. 1 euro per un miliardario non è 1 euro per un milionario. E’ ben meno costoso, perché implica la rinuncia a cose di minor valore. Per chi ha un reddito annuo di 10.000 euro è possibile che quell’euro sia molto costoso. Così costoso da impedire di raggiungere un proprio obiettivo, per esempio quello di sentirsi parte di una civis, una comunità, esercitando il proprio diritto di voto.

E dunque cosa facciamo, paghiamo il viaggio aereo a tutti gli studenti Erasmus per che loro soddisfino il raggiungimento della loro felicità? La questione diverrebbe complicata, perché tassare tutti noi in Italia per pagare gli aerei degli studenti Erasmus ci sottrae felicità nella forma di sottrazione di risorse.

Ma siccome far votare tutti gli studenti all’estero è pressochè gratuito grazie a piccoli accorgimenti organizzativi e/o informatici, questo contrasto di interessi tra cittadini non esiste. Dovrebbe dunque darsi immediatamente ascolto all’appello e permettere il voto per tutti i nostri studenti all’estero.

E qui nasce il problema. Non siamo pronti, organizzativamente, a farlo. E’ probabile che per questo turno i nostri studenti non potranno votare se non tornando in Italia e sostenendo un costo relativamente alto per esercitare un diritto che dà loro soddisfazione senza pregiudicare il benessere altrui. Forse, si spera, alle Europee ce la faranno a raggiungere quanto desiderato.

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Ma quanto rileva qui è ben altro. Perché non siamo organizzati? Perché non ci abbiamo pensato a risolvere questo problema?

In parte perché il mondo sta cambiando velocemente e la “lobby” degli studenti all’estero sta crescendo così rapidamente che facciamo fatica a rispondere alle sue esigenze in tempo reale. In parte però perché non riusciamo, a livello decisionale, a capire che “1 euro non è 1 euro” e che ci sono classi di persone che nel nostro Paese non riescono a raggiungere i loro obiettivi, alla loro portata, semplicemente perché i loro interessi non sono adeguatamente rappresentati. Sono “troppo deboli” rispetto al processo decisionale che è supposto spalancargli le porte della loro felicità.

Siccome sono troppo deboli, più di qualsiasi altro hanno bisogno di “protezione”, di regole dedicate ed a loro esclusivamente mirate.

Ecco “proteggere” è l’altro verbo che sintetizza il sogno per l’Italia dei Viaggiatori, senza il quale “raggiungere” spesso diventa un verbo vuoto e retorico. Non proteggere indefinitamente, che significherebbe incancrenire e sussidiare posizioni di rendita, ma proteggere fino a quando una società ritenga ”normale” farlo, fino a quando non si sia garantito sufficiente tempo per realizzare senza ostacoli il proprio progetto di crescita individuale.

I giovani, ma anche le piccole imprese nelle prime fasi di sviluppo, cercano, con poche risorse, di raggiungere un obiettivo, che può avere ampi ritorni per la comunità. E’ un dovere di una comunità che abbia a sua volta un obiettivo di progredire e convivere pacificamente di non reprimere queste aspirazioni.

E’ dunque obbligatorio creare un contesto normativo, regolatorio, ambientale, che “protegga” i nostri deboli in nome delle pari opportunità, fino a quando queste siano evidentemente violate e fino a quando arrestare questa violazione non imponga costi sociali eccessivi alla società.

La battaglia per l’Erasmus è dunque un piccolo ma essenziale pezzo di una guerra più ampia a favore dei giovani e delle giovani imprese e contro tutti quelli che non sanno a sufficienza rappresentare le loro giuste istanze.

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