C’è un gioco, in teoria dei giochi, si chiama il gioco di Von Stackelberg, dal nome dell’economista dei primi del 900 che lo inventò.
Mi piace molto, il suo gioco. Ha 2 giocatori. Ha un leader, ed un gregario.
Chi è il leader? Colui che si muove per primo, annunciando i suoi piani, finendo per condizionare l’avversario e chiuderlo nell’angolo che ha costruito per lui. E finendo per guadagnare per se ben di più del gregario.
Ma attenzione, non basta annunciare i propri piani. Non bastano mere parole. Bisogna che tale annuncio sia credibile, che lo si porti a termine. Per essere credibile, deve essere terribilmente costoso per chi fa l’annuncio poi rinnegarlo.
Certo, potremmo trovarci di fronte a due leader, che ingaggiano una guerra portentosa, fatta di annunci ambedue credibili, per ottenere la primazia e il maggiore guadagno, ognuno per se. E’ la c.d. guerra di Von Stackleberg, che può terminare o male per tutti e due, oppure bene, con un accordo di coesistenza fatto di guadagni equilibrati che si spartiscono ambedue i giocatori.
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Penso a Von Stackleberg quando leggo l’articolo del Financial Times sull’incredibile decisione tedesca di muoversi per primi con mossa a sorpresa, prima dell’avvio del Consiglio europeo di oggi e domani:
“Wolfgang Schäuble, il ministro delle finanze tedesco, ha detto mercoledì che il bilancio 2014, fatto di tagli di spesa di più di 5 miliardi di euro … è un “forte segnale per l’Europa”. Il piano implica che la Germania raggiungerà l’equilibrio di bilancio nel 2015, un anno prima di quanto richiesto dalle sue regole costituzionali sul debito. Ha descrito il piano di spesa 2014 come un “consolidamento fiscale pro-crescita (growth-friendly consolidation)”, volto a dimostrare al resto dell’eurozona che “consistenti e sostenibili finanze pubbliche e crescita non sono mutualmente esclusive”. Philipp Rösler, Ministro dell’economia, ha affermato che le finanze pubbliche tedesche sono “l’invidia del mondo”. La pubblicazione della manovra di bilancio è stata deliberatamente anticipata di una settimana per far uscire i dati prima del summit dell’Unione europea, spiegano funzionari tedeschi. Malgrado i forti tagli nella sanità, nel welfare e all’ambiente, il piano è stato fatto passare con la massima velocità – e decisamente prima di quanto previsto – dal consiglio dei Ministri“.
Ecco, mi dico, ci siamo, il gioco è cominciato. La Germania si muove, per prima, legandosi le mani sull’austerità, quell’austerità tedesca che più di qualsiasi altra austerità europea fa male, perché è la più gratuita e la meno necessaria, anche ad ascoltare tanti falchi europei dell’ortodossia fiscale. Ma che una Merkel votata a minimizzare i rischi di sconfitta elettorale non vuol per nulla mettere in dubbio. Un annuncio dal quale non potrà più tornare indietro, ora che è stato fatto, e che il Consiglio europeo non potrà bloccare o modificare.
Così facendo la Germania cerca di mettere all’angolo i paesi dell’euro del Sud: visto che io faccio austerità, io che sono messa bene quanto a finanze pubbliche, tu dovrai fare altrettanto.
Tu Hollande, che a questo Consiglio europeo arrivi dichiarando a tutti che bisogna fare il contrario dell’austerità. E se tu capitolerai, se farai austerità come me, io avrò dimostrato di essere il leader e tu il gregario.
Una sfida mica male. Ma che farà Hollande?
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Intanto portiamo a casa questo dato di fatto: la Germania va all’attacco, come un animale ferito. E’ uscita dalla tana, con veemenza. Si sente minacciata, forse per la prima volta. Potenza delle elezioni italiane?
E dunque cosa farà Hollande, l’altra fiera europea? Ha tre alternative.
Può chinare il capo. Più probabilmente può dire che non farà l’austerità per poi finire per farla, come accaduto sinora: parole, non mosse credibili.
Oppure, può semplicemente fare esattamente quello che ha fatto la Germania. Non come scelta di politica economica, ma come strategia. Ovvero, non più austerità, ma più deficit. E non meri annunci. Una dichiarazione ufficiale che tale deficit sarà assolutamente al centro della propria (francese) futura manovra di bilancio.
Insomma, scatenare una guerra di Von Stackelberg. Con il rischio di cortocircuitare il processo decisionale europeo. Con l’obiettivo, in attesa che la Merkel rivinca le elezioni a settembre e si rilassi un po’ finalmente, di bloccare la macchina dei tecnocrati della Commissione europea e delle loro prescrizioni austere sui Paesi che soffrono della crisi.
Con l’obiettivo di risedersi poi al tavolo decisionale a settembre, al fine di ripartire con maggiore cooperazione e minore imposizioni unilaterali, per raggiungere un risultato non ottimo per uno e pessimo per l’altro, ma buono per ambedue: meno austerità in tutta l’Europa, con decisione presa di concerto da parte di tutta l’Europa. Così da convincere anche i mercati, che si nutrono positivamente di unità di intenti della politica.
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Ecco perché è così importante che i nostri politici italiani si sveglino, per il bene del Paese e dell’Europa, e corrano a Bruxelles a supporto di Hollande: perché anche se ho sempre insegnato il gioco di Von Stackleberg con due giocatori, nulla osta che si possa giocare in tre, e con le stesse, identiche, sfide.
Basta essere sempre dalla parte giusta. Ovvero, contro la stupida austerità.
15/03/2013 @ 09:45
Caro prof, grazie per l’arricchimento culturale che ci dà quotidianamente. Credo che se lei avesse uno spazio televisivo periodico in prima serata (idealmente quotidiano), qualcosa tipo ‘le pillole per il benessere’, farebbero tendenza e sarebbe un gran bene.
15/03/2013 @ 11:28
Un errore frequente che vedo nei giochi di simulazione strategica tradizionale, e troppo spesso deterministica, è la presenza di due soli giocatori. La realtà in questo momento vede più giocatori, non isolati e in interazione dinamica fra loro. Già un modello di simulazione dinamica potrebbe essere più illuminante, uno ad agenti forse aprirebbe più punti di vista. Se poi all’approccio deterministico si associano i presupposti dei sitemi complessi, e infine si facesse tesoro di quanto ha consolidato la neurologia comportamentale, forse avremmo maggiori possibilità di capire cosa può accadere al di la di proclami e teorie che sono ormai obsolete. Il gioco poi funziona quando entrambi i giocatori accettano le stesse regole e sono isolati dal contesto. Insomma credo che valutare la situazione seguendo questa impostazione anche solo usando le teorie dei giochi rischia di produrre danni maggiori della casualità pura.
15/03/2013 @ 11:42
Mi associo a quanto detto sopra da Josiah e aggiungo che siamo fortunati a poterla seguire qui nel blog
15/03/2013 @ 18:24
Articolo interessante, mi ha fatto sorgere una domanda/curiosità:
“ma tu, a casa tua, quale politica del bilancio applichi ?
a) dell’ avanzo (austerity ma mi metto qualcosa da parte)
b) del pareggio (austerity lo stesso)
c) del deficit (mi carico di debiti)”
16/03/2013 @ 12:15
Bella questa mossa di uscirsene nel blog di un keynesiano con la lieve imprecisione che lo Stato deve essere gestito come una famiglia, che assieme al terrore per l’inflazione è il principale ingrediente che ha aperto la via per lo strapotere dei mercati finanziari.
17/03/2013 @ 12:38
I mercati hanno preso il sopravvento perchè mal regolamentati e vergognosamente fiananziati dai politici, illudersi che la classe politico/diriginziale italiana sia stata folgorata sulla via di damasco è quantomeno ingenuo, in generale non nego l’assioma debito-sviluppo ma nemmeno pareggio-sviluppo, non è importante chi spende ma come spende, andate oltre le guerre di religione.
18/03/2013 @ 07:47
Più che mal regolamentati direi che sono stati deregolamentati. E difatti ciò che trovo maggiormente inaccettabile è che a fronte dei salvataggi del settore privato pagati dai contribuenti i politici irredenti non ci mettano mano. Ma d’altronde è comprensibile se la politica economica viene imposta nei fatti dal sistema finanziario.
Il finanziamento pubblico dei mercati passa attraverso il servizio del debito, ed in tutto questo vedo che i due dogmi dello Stato come una famiglia e della stabilità dei prezzi, cui aggiungiamo a questo punto il terzo per cui il privato spende sempre in modo più efficiente, sono appunto il modo per mettere in un angolo l’unica entità che può regolare i mercati finanziari e limitare l’entità dei cicli di “boom e burst”.
Sono mica idee mie, non l’ha detto Monti ad inizio mandato, in un incontro con gli operatori di borsa nostrani, che bisogna limitare il peso dello Stato per consentire lo sviluppo dei mercati finanziari?
E non l’ha detto sempre lui che lo Stato ha bisogno della disciplina dei mercati, e non il contrario?
18/03/2013 @ 16:48
Ni, monti ha “distrattamente” omesso che togliendo la punibilità al privato gli si toglie un freno lasciando solo alla sua coscienza la scelta di correre determinati rischi, ti lascio immaginare la scelta.
Questo e ciò che succede quando non lasci fallire una banca che fa la “biricchina”, spende bene i soldi chi ne è responsabile privato o pubblico che sia, e la gestione dello stato come una famiglia, benchè semplice, e un ottimo inizio per introdurre il concetto di responsabilità.
PS Criticare i neokeynesiani non vuol dire essere un neoliberale inteso come “cari mercati fate quello che vi pare”.
16/03/2013 @ 12:22
Temo che la risposta si possa trovare qui, a firma di Jaques Sapir:
http://russeurope.hypotheses.org/1018
Chi è interessato alla traduzione italiana la può trovare in “Voci dall’estero”.
D’altronde come dimenticare che il primo atto da presidente di Hollande sia stato la visita a Berlino.
19/03/2013 @ 22:40
@Dan73
“la gestione dello stato come una famiglia” (a ridaje!!!)
Ma che l’hanno inventata a fare la macroeconomia se bastava l’economia domestica?
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17/03/2013 @ 20:27
Purtroppo immagino che sia talmente vero che il moltiplicatore dipende da come viene utilizzata la maggior spesa pubblica, che se ammettiamo che abbiamo accumulato 1000MLD di debito in 20 anni bisognerebbe cercare quali sono le magnifiche infrastrutture o altro che abbiamo creato e che dovrebbero ancora regalarci effetti positivi generano l’opportuno moltiplicatore… Con questo non voglio dire che invece Roosvelt non abbia ottenuto risultati ben diversi… inoltre forse il problema è misurarci in un mondo globalizzato in cui USA o CINA non fanno certo politiche di austerità! Se le facciamo da soli non andiamo lontano, anche se prima o poi dovremo decidere di invertire la marcia immagino, a meno di non colonizzare altri pianeti!
18/03/2013 @ 09:16
Negli ultimi vent’anni abbiamo accumulato 2000 miliardi di interessi pagati. E’ dal 1995 che siamo in avanzo primario, ed ecco trovata la principale spesa pubblica improduttiva.