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Hayek in Europa oggi? Un keynesiano.

Alcuni di voi avranno visto i geniali video Youtube di sfida tra i rapper Keynes ed Hayek, “There’s a boom and bust cycle”, “il ciclo del boom e della crisi”.

Agli antipodi paiono, ascoltando i testi della musica, le teorie dei due grandi economisti. E così dunque appaiono anche i due personaggi. Ma lo furono veramente?

Il mio bravo collega Antonio Magliulo ha scovato alcuni brani significativi di un Hayek che in vecchiaia, intervistato nel 1975, si scopriva più keynesiano di quanto non era mai stato in vita sua. Un Hayek che oggi, nel mezzo della crisi europea, si schiererebbe senza dubbio ( :-) ) con “noi” keynesiani.

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Primo perché quando nel 1930 (inizio della Lunga Depressione) era in procinto di pubblicare un articolo contro l’espansione del credito a sostegno dell’economia, a suo avviso pericolosa, ebbe un subitaneo ripensamento, confessò in tarda età. “Prescindendo da considerazioni politiche, io penso che non si dovrebbe – non ora perlomeno – iniziare ad espandere il credito. Ma se la situazione politica è così seria che la continua disoccupazione porterebbe ad una rivoluzione politica, per favore, non pubblicare il mio articolo.” Che non fu pubblicato.

Straordinaria concezione, profonda direi, di come analizzare una crisi. Ci sono “piccole” crisi, che si risolvono con strumenti tecnici da economista e poi ci sono “grandi” crisi, che si risolvono con mezzi straordinari, non disponibili nella scatola degli utensili del tecnico, ma di un leader. Chissà perché i nostri tecnici, tutti al governo dei paesi europei, non sentono il pericolo della rivoluzione che si avvicina?

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Hayek, poi, la Grande Depressione nel 1930 l’avrebbe combattuta in un modo. 45 anni dopo in un altro. L’Hayek del 1930 credeva che la deflazione era l’unico strumento per rimediare agli eccessi espansivi di una crisi di sovra-consumi. L’Hayek del 1975 confessava che non aveva cambiato opinione sulle origini di una crisi, l’eccesso di  spesa, ma sul suo prolungamento sì: la deflazione era ora il nemico ed andava combattuta, possibilmente con politiche della domanda, guidate da un governo interventista. Cosa che, negli anni 30 come oggi, non fu fatta a sufficienza. Due errori consecutivi, il secondo che amplificò il primo, di politica economica: prolungare il boom prima e la recessione poi.

Anche qui mettere al centro la politica, negli anni finali di Hayek, dovette avere il meglio sul suo filosofeggiare meramente economico degli anni ’30: aggiustamenti dei salari verso il basso erano impossibili a causa delle resistenze dei lavoratori e la deflazione, aumentando i salari reali, non avrebbe fatto altro che aggravare la disoccupazione.

Racconta Hayek, in un’intervista del 1977: “prima prolungano il boom e causano una depressione peggiore e poi permettono alla deflazione di protrarsi e prolungano la Depressione”.

Certamente parlava, senza saperlo, dei nostri piccoli leader al governo dell’Europa.

7 comments

  1. veramente la frase di Hayek sembra più suggerire un opportunismo della serie “aiutiamo i poveri solo quando questi minacciano di linciarci con i forconi”.

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  2. Racconta Hayek, in un’intervista del 1977: “prima prolungano il boom e causano una depressione peggiore e poi permettono alla deflazione di protrarsi e prolungano la Depressione”.

    Potrebbe gentilmente indicare esplicitamente il soggetto delle forme verbali : prolungano, causano, permettono ?

    Tenuto conto che al tempo della Depressione la FED era già perfettamente operante e quindi l’art 1, sez. 8, (US Constitution) NON dà PIU’ al Congresso le prerogative costituzionali: “The Congress shall have Power to borrow money on the credit of the United States … and to coin Money, regulate the value thereof …”, il potere di coniare moneta e regolarne il valore.

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  3. “Chissà perché i nostri tecnici, tutti al governo dei paesi europei, non sentono il pericolo della rivoluzione che si avvicina?”

    Sssssht…per carità, non glielo dire che sennò se ne accorgono e la impediscono.

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  4. Antonello S.

    28/11/2013 @ 15:28

    Bè, una cosa è certa…sicuramente il nostro eroe Mario Monti, quando fu insignito nel 2008 a Friburgo di un premio assegnatogli dalla Von Hayek Foundation per l’adesione al pensiero del loro “maestro”, non credo che abbia avuto il cuore e l’animo pregni della filosofia espressa nel “fine vita” dall’economista austriaco.
    Questo per dire che forse oggi, pur ritenendo interessante il curioso epilogo della folosofia hayekana, risulterebbe ancora più stimolante conoscere quali influenti personaggi italiani e non, abbiano esplicitamente dichiarato di riconoscersi nella teoria classica dell’ispiratore di Von Mises.

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  5. Totalmente falso. Hayek non ha mai (e dico mai) favorito politiche dal lato della domanda. Ha criticato la deflazione degli anni ’30 e la politica monetaria eccessivamente restrittiva della Fed una volta avvenuta la crisi (allo stesso modo fece Friedman) ma ha sempre lottato per ridurre le dimensioni e la portata dei Governi.
    Vi ricordo che negli anni ’80(quindi dopo l’intervista del ’75), Hayek era in prima fila nella battaglia contro l’inflazione (anche a costo di portare la disoccupazione al 20% per pochi mesi) che secondo lui bisognava ridurre a 0 (avete capito bene zero!!!), al fianco dei governi “offertisti” di Reagan e della Thatcher.
    Hayek keynesiano? Ma non mi fate ridere
    Link dell’intervista ad Hayek del 1984
    http://www.cato.org/policy-report/mayjune-1984/exclusive-interview-fa-hayek

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  6. Pingback: La nostra sovranità e la nostra democrazia costituzionale residue sono in serio pericolo (L’esordio di Mattia Corsini) | Scenarieconomici.it

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