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12 anni di politica economica, in percentuale di PIL, non in euro

Mi ero ripromesso di parlarvi di ben altra analisi economica (grazie a Stefano) sulle politiche fiscali di questo ultimo decennio: quella svolta da un attore importante di quegli anni, direttamente coinvolto, come viceministro del Ministero dell’Economia nel quinquennio berlusconiano 2001-2006, Mario Baldassarri sul Corriere.

Io che in quegli anni gli ero molto vicino anche sul piano lavorativo mi ricordo di quando elaborò il primo ed unico DPEF di quel Governo che risentisse di una forza ideale. Ero lì accanto a lui quando scrisse “-1% di PIL ogni anno di spesa e tasse, per 5 anni”. Una piattaforma vincente. La riduzione della spesa? Riduzione di sussidi alle imprese e soprattutto di spesa per acquisti di beni e servizi. E poi andai magicamente in Consip, grazie al suo sostegno, e la mia vita cambiò per sempre. Ma perdemmo su tutti i fronti. Lui contro Tremonti, io fui gentilmente non rinnovato dopo un triennio di presidenza. Ma, come sempre, l’importante non è vincere, è avere combattuto, prendendone e dandone. E Dio sa se combattemmo. Anni incredibili, anni formativi oltre ogni misura, anni indimenticabili, anni di amici veri che ci sono ancora, tutti a credere, da allora, che una pubblica amministrazione efficiente sia a portata di mano. Se solo …

Ecco, il Baldassarri di allora ragionava così, come fanno i Viaggiatori oggi nel loro programma: in percentuale di PIL, non in euro. Tagliare o aumentare di 1 euro le tasse vuol dire poco, se si vuole capire la qualità di una politica economica. Dipende da quanto più ricchi o più poveri sono diventati gli italiani nel frattempo. E quindi quell’euro va rapportato alla capacità contributiva di pagare le tasse, ovvero dal PIL e dal suo andamento. Così per la spesa pubblica. Una cosa è spendere 10 euro in un Paese che ha un PIL di 10 euro, una cosa in un Paese che ha un PIL di 100 euro. La spesa pubblica, la dimensione dei servizi pubblici che vengono forniti ai cittadini, ha un senso misurarla solo rispetto alla capacità delle imprese e dei cittadini di generare ricchezza alla quale si accompagnano, appunto, i consoni servizi sociali per il tenore di vita prevalente in quel Paese. Ha poco senso un PC per dipendente pubblico in un Paese in cui nessuno ha un PC, molto di più in Italia.

Oggi Baldassarri però non ragiona più in percentuale di PIL, ma in euro. Ora schierato con il Governo Monti, giustamente fa il suo mestiere di politico e cerca di mostrare con dovizia di argomenti che Monti è stato – tra i premier di questo secolo – il meno invasivo quanto a tasse e spesa:

il centro destra di Berlusconi-Tremonti (dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011) ha aumentato le tasse … di 22 miliardi l’anno… e la spesa pubblica di 26, … Prodi e Padoa Schioppa (dal 2006 al 2008) … di 26 miliardi … e la spesa pubblica di 14,5, nell’anno del governo Monti … di 20 miliardi … e la spesa pubblica di 7 miliardi”.

Conclude: “è allora ancor più demagogico e privo di fondamento numerico attribuire ai 12 mesi del Governo Monti la forte caduta del reddito e dell’occupazione che stiamo soffrendo. Questa grave situazione non si è prodotta in un anno ma, purtroppo per tutti, è il risultato di oltre 10 anni di mancate riforme strutturali”.

Non c’è dubbio che sia demagogico attribuire a Monti la colpa della crisi di lungo periodo in cui versa il Paese. Meno demagogico attribuirgli una buona dose della forte caduta del reddito e dell’occupazione attuale, una volta inserite queste nel contesto europeo assurdamente austero che Monti ha quanto meno subito passivamente.

Ma, al di là delle riforme, scarse nel Governo Monti come in quelli guidati dai predecessori, e tornando a noi: chi e quali responsabilità dobbiamo attribuire ad ogni singolo governo di questo secolo una volta che più correttamente guardiamo a come sono variati nel tempo non spesa e tasse ma queste in rapporto al PIL?

Il quadro che emerge dalla tabella sottostante si basa sulle seguenti assunzioni (contestabili): che ogni Governo eletto in un determinato anno prende in eredità per quell’anno le performance e le grandezze economiche del governo che ha votato la finanziaria dell’anno precedente. Così, per esempio, se vogliamo giudicare il Governo Berlusconi del 2001-2006, presupporremo che i numeri del 2001 non possono essergli attribuiti, in quanto “decisi” dal governo dell’anno precedente, e che la sua prima performance sarà misurata dai dati dell’anno successivo alla sua entrata in carico, il 2002 in questo caso.

Riassumiamo: i dati 2001 sono responsabilità del Governo Amato in carica nel 2000; il Governo Berlusconi (tondo blu) si misura dalla sua performance con il cambiamento che avviene tra il 2001 ed il 2006, anno in cui lascia il potere al Governo Prodi (quadrato rosso) che a sua volta viene misurato da come riesce a variare i dati dal 2006 al 2008. Il Berlusconi bis, che arriva nel 2008, si giudicherà dal cambiamento che genera tra 2008 e 2011. Il Governo Monti (quadrato bianco) dal cambiamento tra 2011 e 2012 (dati 2012 stimati). Ovviamente tenendo conto anche dell’andamento dell’economia di quegli anni, che viene influenzato anche da fattori esterni come l’andamento dell’economia mondiale e le annesse crisi.

Cosa emerge dai dati di cui sopra? Alcune cose evidentissime:

1)    Uno sciagurato aumento della spesa pubblica dal 46,2% al 48,1% (non compensato da aumenti di tassazione) del PIL da parte del Governo Amato in anno elettorale, con l’economia in piena crescita che dunque non necessitava di tale aumento. Ma alla tentazione elettorale nessuno ha resistito meno del suo Governo. E questo aumento ha lasciato una cicatrice profonda che con tutta probabilità ci portiamo ancora appresso. Voto: 4.

2)    Il Primo Governo Berlusconi (2001-2006), in cui albergava anche il Sen. Baldassarri, ha aumentato sì tasse (meno) e spesa pubblica (di più) in percentuale del PIL ma ben meno di Amato. Ma quello che appare evidente è l’incredibile fallimento della sua promessa di -5% di spesa e tasse vergata da Baldassarri (prima ed ultima volta responsabile della sua stesura) nel primo DPEF. E Dio sa se le condizioni dell’economia (pre-crisi) non fossero propizie ad una tale strategia. Voto: 5.

3)    Il Governo Prodi (2006-2008) ha anche lui aumentato sia le tasse (di più) che le spese (di meno). La crisi non era ancora arrivata, ma a suo discapito una maggioranza ben più invisibile di quella a disposizione del Berlusconi di cui sopra. Voto: 6.

4)    Quando arriva il nuovo governo Berlusconi (2008-2011), il mondo è cambiato. La crisi impera (guardate la colonna del tasso di crescita del PIL). Che le tasse aumentino poco e che le spese crescano molto in crisi è semplicemente il frutto della non austerità allora prevalente (ah che tempi…) ma anche del dolce far niente del Governo in carica che, quasi unico Governo nell’area occidentale, non usò la leva fiscale discrezionale per combattere la crisi. Senza voto, perché anche una politica non austera in tempi di crisi ha bisogno di un premier austero e dignitoso nei comportamenti per poter essere ben valutata.

5)    E poi arriva Monti. E fa l’incredibile. Non tanto nella spesa pubblica, che segue l’orrido dolce non far niente berluscon-tremontiano, invece di combattere la crisi con spese discrezionali che avrebbero arrestato l’emorragia di PIL e fatto diminuire il rapporto debito PIL. No, con l’incredibile aumento, in una delle peggiori crisi della nostra storia repubblicana, delle tasse del 2,3% del PIL, portando queste al livello più alto del secolo e contribuendo così al crollo dell’economia e al salto verso l’alto, inarrestabile, a quanto pare, del rapporto debito-PIL. Voto: 6 politico.

*

Stimo il Sen. Baldassarri e ammiro la sua capacità – unica – di capire i dati del bilancio pubblico e le loro dinamiche. La politica essendo la politica ammiro anche la sua capacità di trovare interpretazioni verosimili.

Ma non vere. La verità è che questo sciatto XXI° secolo ha scritto una delle più desolanti pagine di politica economica che è stata data vedere. E che il Paese ha bisogno di altro, ben altro, per rinascere. La buona notizia? Si può fare.

15 comments

  1. roberto barbieri

    25/01/2013 @ 10:50

    tutto ” giusto “, ma è tutto ” tecnico-politico “. sono un ex allievo del prof.Caffè.
    ma dov’è la CRESCITA ? tutti ne parlano ma i…dettagli ? Ne indico due da poter
    attuare Subito non fra 6 mesi.
    a) piccole imprese fino a 50 dipendenti e non fino a 15. molte aziende non assumono
    oltre il 15esimo per ovvi motivi.
    b) premio di assunzione ( per chiunque) di 5000€ ( anche da CCIA ) o no contributi per 12 mesi.
    Inoltre inserire nell’Unico le rendite finanz. per indicare la capacità contributiva ( (anche se poi sono da scomputare per aver pagato l’imposta secca 20% o 12.5%)
    però a livello ‘sanitario ‘ chi percepisce solo molti redditi finanz. dovrà pagare un
    ticket del 10/20/30 % del costo intervento medico.
    cordiali saluti

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    • Grazie! Segnalo la questione PMI al gruppo dei Viaggiatori che lavora su questa. Se puoi ci vuole dare una mano dall’interno…. un caro saluto

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  2. Povero prof. Baldassarri non avrei mai creduto potesse scrivere tali sciagurate cose, ma neanche posso fingermi sorpreso. Da buon italiano corre in soccorso del vincitore. L’omissione nell’articolo delle origini della crisi, del fallimento conclamato dell’ €uro, del colpo mortale vibrato dal prof. Monti all’economia italiana per prolungarne l’agonia il tempo sufficiente a che gli istituti di credito tedeschi , francesi , belgi e olandesi possano recuperare quanto più è possibile del loro inopinato credito concesso ai paesi della periferia ; La favoletta del debito pubblico quale unica e maggiore causa di tutti i nostri mali gettano il totale discredito su questo postfascista.
    Domenico

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  3. Marco Calabrò

    25/01/2013 @ 13:29

    Non posso non ricordare quando nei primi anni ’90 seguivo le lezioni di economia politica del prof. Baldassarri, e mi sembra di ricordare che c’erano anche delle ottime lezioni di un suo assistente di nome Gustavo…

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    • Baldassarri fu un eccezionale maestro dell’arte di insegnare. Impareggiabile. Le sue lezioni erano adorate. E i suoi affreschi sul mondo dell’economia aprivano scenari incredibili per capire il futuro delle società. Ho imparato tantissimo da lui.

      Reply
  4. Alessandro Giovannini

    25/01/2013 @ 16:27

    è interessante spacchettare un po’ l’indicatore per la spesa pubblica, così da capire come i voti possono essere ancora peggiori per il periodo 2001-2006
    2001-2006
    -aumento medio annuo spesa investimenti: -0.30%PIl
    -aumento medio annuo spesa corrente (esclusi interessi): +0.42%PIl
    -aumento medio annuo spesa interessi: -0.33%PIl
    2006-2008
    -aumento medio annuo spesa investimenti: +1.30%PIl
    -aumento medio annuo spesa corrente (esclusi interessi): -0.24%PIl
    -aumento medio annuo spesa interessi: +0.13%PIl
    2008-20011
    -aumento medio annuo spesa investimenti: +0.01%PIl
    -aumento medio annuo spesa corrente (esclusi interessi): +0.84%PIl
    -aumento medio annuo spesa interessi: -0.02%PIl
    2011-20012
    -aumento medio annuo spesa investimenti: +1.99%PIl
    -aumento medio annuo spesa corrente (esclusi interessi): +0.52%PIl
    -aumento medio annuo spesa interessi: +0.5%PIl

    i voti finali li lascio decidere a lei….ma, giudicando questi indicatori, appare come la responsabilità di una cattiva della gestione pubblica non può essere egualmente suddivisa, suggerendo voti più bassi del 5 e più alti del 6 per taluni governi

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  5. ..”Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana, e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”…

    Articolo 25
    1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.
    2. La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della sua stessa protezione…

    Articolo 26
    1. Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per
    quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
    2. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al
    rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace…
    - dalla DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO DEL 1948

    Utopia? No Diritti! Il progresso civile é in atto da sempre e da sempre nasce dal pensiero di uomini e donne che questo mondo lo amano, come unico luogo possibile da abitare. Come unica e irripetibile opportunità. Ricordiamo ai nostri amministratori che non si svilisce così la dignità di un popolo, ricordiamogli che le responsabilità assunte per loro più che per altri, significano servire e aiutare. Dimostriamo loro la dignità di quell’alzare il senso dell’esserci. Invitiamoli nel luogo dove accadono realmente le cose, dove il minimo di coscienza si misura con la mancanza del dubbio.

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  6. Insomma, prof, andasti in Consip come tecnico nominato dalla politica di turno (Baldassarri) e combinasti il disastro della distruzione delle PMI (gare a lotto unico nazionale e al massimo ribasso) che quasi porto’ alla chiusura di Consip…. Un tecnico alla MOnti, solo 10 anni prima, che critica Monti 10 anni dopo per ever fatto le tue stesse cose…?

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    • E’ un modo di vederla. Io ricordo che imparammo presto dagli errori e che per fare le cose giuste che individuammo andavano fatte ci dissero di
      accomodarci. 2 differenze.

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  7. Emanuele De Candia

    29/01/2013 @ 11:02

    Professore, prima ammette nei presupposti della considerazione (indicandoli contestabili), che l’impatto di un governo, “in un determinato anno prende in eredità per quell’anno le performance e le grandezze economiche del governo che ha votato la finanziaria dell’anno precedente”, poi non ne tira le conclusioni. Le due manovre di luglio e ferragosto 2011 (basta leggere la Nota di aggiornamento di settembre alla Ragioneria generale dello Stato), hanno praticamente esautorato con gli impegni (sia fiscali che di spese) la maggior parte di margini discrezionali d’intervento e lasciando un onorevole spazio di azione, per la delega fiscale lasciata senza coperture dal precedente governo per 20 miliardi di euro.
    Dal suo punto di vista, il governo Monti avrebbe dovuto venire meno anche dagli impegni presi in Europa. Forse anche lei crede che in un sistema di politiche pubbliche interdipendente e nel pieno di una crisi di fiducia finanziaria, per rifinanziare la macchina pubblica, si sarebbe dovuta usare la leva fiscale e politiche espansive di maggiore spesa. Quando il grande Keyens avrebbe consigliato quello che sostiene non esistevano neanche le autorithy, il debito pubblico era minimo e lo Stato non distruggeva risorse camuffandole di economia del benessere. La Germania non è uscita da 10 anni di crisi post unificazione con politiche di deficit spending eppure nessuno contesterebbe il suo modello di sviluppo ora. E l’Italia quante riforme dovrebbe fare nel settore pubblico allargato prima di parlare di spesa pubblica prima di chiederla con tanta celebrazione?

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    • Sono due punti molto diversi e la ringrazio. Lei si dà da solo la risposta sul Governo Monti e quello che avrebbe dovuto fare (come minimo!) secondo me.

      Non mi è chiaro cosa intenda per le authority. Che lo Stato ai tempi di Keynes non distruggesse risorse mi consenta di dubitarne: partiti conversatori negli anni trenta erano assolutamente contrari a maggiore spesa, come oggi, proprio su questa base e certo Roosevelt FDR non fu da loro adorato. Ci sono interessanti lavori comunque su corruzione nel New Deal (uno è descritto sul blog) e di come questa fu combattuta da FDR quando prima non lo era stata. E’ vero che il debito su PIL era più basso, ma spero lei abbia notato il disastroso livello di debito che ci lascia in mano questo Governo per avere seguito piani di austerità: non se ne esce; se il debito su PIL sale con l’austerità, il debito su PIL scende con l’anti austerità.
      Il punto è questo: è sempre vero che in una recesisone come questa maggiore spesa, se non sprecata, crea PIL e migliora le finanze pubbliche via maggiore crescita. Ci sono 2 punti che lei mi può rinfacciare con una qualche dose di sicurezza: 1. la spesa è spreco e non PIL e 2. con un debito così alto agire da soli avrebbe fatto schizzare gli spread troppo in alto.
      E le risposte che io le darei sono le seguenti: 1. verissimo. Ma da Monti mi sarei aspettato una rivoluzione nella spesa come quella che fece FDR. Non è stato così. Rimango convinto che un leader vero avrebbe potuto prendere in mano nel tempo la macchina della spesa e renderla virtuosa a servizio dell’uscita dalla crisi. Monti comunque non ha nemmeno cominciato (disastrosa la spending review). 2. Verissimo. Infatti andava fatta a livello europeo. E la cosa che rinfaccio a Monti è di non avere battuto i pugni sul tavolo (espressione che lui odia) e portato a casa con le giuste alleanze minore austerità europea. Lui aveva tutto lo standing per farlo. Che lo dica ora è solo indice della sua sconfitta.

      La Germania dopo l’unificazione ha avuto deficit enormi per aiutare la Grecia, pardon, la Germania Orientale. Ma qui dobbiamo essere chiari: non stiamo parlando di fare deficit spending come politica strutturale ma come politica anti-ciclica. E non c’è da aspettare che le riforme si facciano per fare più spesa: non ne caverà nulla, come abbiamo visto, perché le riforme non si fanno in recessione.

      L’unica via, specie se ha un governo che sa governare la spesa e la sua qualità (diverso dal governo Monti dunque) è di aumentare la spesa ora e così uscire dalla recessione e così facendo rendere possibili le riforme. Il resto è teoria malandata che distrugge la vita delle persone. I numeri parlano chiaro e sono numeri che inchiodano questo Governo. Che lo inchiodino meno di altri è l’unica magra soddisfazione che le concedo.

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  8. Emanuele De Candia

    30/01/2013 @ 00:42

    Le riforme di revisione della spesa pubblica sono politiche pubbliche di medio lungo termine. L’esperienza britannica, che in questo ha qualche vantaggio -quanto meno nei modelli teorici e operativi che poi vengono trasposti di sana pianta- mostra che una seria revisione della spesa, presupporre misure sui criteri di rilevazione contabile, sui meccanismi decisionali del bilancio pubblico, sulle istituzioni che garantiscono l’implementazione, su un forte coordinamento tra i vari livelli di governo sub-statuali e su credibili e efficaci organi di monitoraggio, controllo e sanzione. Noi qui, siamo ancora a definire i parametri di valutazione certi, perché altrimenti vengono contestati anche i dati delle risultanze. Però sull’onda degli scandali qualcosa si muove (vedi Dl 174-2012).
    Siccome non dubito che lei conosca la pubblica amministrazione, saprà oltremodo che in un anno si sarebbero fatte solo ulteriori riduzioni lineari, creando debiti fuori bilancio e maggiori residui passivi da compensare l’annualità successiva, come sempre è andato di moda fare gli ultimi anni. Trovo curioso che un tecnico come lei, invece di considerare “anche” la riqualificazione delle spesa pubblica come misura per favorire la competitività di sistema ( e quindi non solo per evitare rendite di posizione), non si sia mai esposto con una seria proposta in merito. Eppure quella spesa mal allocata potrebbe essere investita su una varietà di politiche anti-cicliche che sostiene.

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    • Lei ha ragione sul medio termine e sull’approccio. Ha torto percHè non credo abbia letto tutto questo blog da un anno a questa parte (meno male, dirà lwi!) che dice in gran parte quanto lei sostiene. Ovviamente sospingendo le proposte con enfasi convinta perché finalmente partano.

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  9. Emanuele De Candia

    30/01/2013 @ 18:34

    Sì, leggendo anche solo gli ultimi interventi su corruzione, pubblica amministrazione e appalti, ammetto di avere avuto dei bias rispetto le sue posizioni e me ne scuso. Condivido quello che sostiene in merito anche se sul Ministero delle Qualità e le sue competenze saprà che l’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici ha iniziato l’attuazione della Banca dati nazionale con alcune delle specifiche che menziona, anche se lo scopo è la semplificazione. Certo, un nuova struttura ministeriale sarebbe utile per accentrare le informazioni e coordinarle meglio invece che lasciare ad ogni ente i suoi dati, classificati a suo modo, inutilizzabili per qualsiasi elaborazione o comparazione. Ma poi la Commissione indipendente per la valutazione, trasparenza e l’integrità (CiVIT) che facciamo, ripartiamo da capo, dopo tre anni tra rodaggio, proprio ora che dovrebbe avere il bandolo della matassa? Tralaltro è anche stata designata Autorità anticorruzione.. Di certo, non è il massimo azzerare sempre quello che è stato fatto prima, o no?
    E’ rimasta in stallo invece la previsione che avrebbe dovuto spingere per la qualificazione delle stazioni appaltanti e conseguente banca dati centralizzata, anche se allo stesso modo già prevista. A quest’ultima potrebbe essere demandata la valutazione di adeguatezza dell’opera pubblica o fornitura, magari con criteri che in altre parti del mondo rendono evidenti distorsioni palesi, tipo il riscontro con il metodo del Value for money o dei vari Public sector comparator. Mi viene in mente che il Tar del Lazio, da neanche un mese ha ammesso il ricorso di un fornitore di materiali sanitari e quindi sospeso la tecnica dei prezzi standard.
    Dovrei leggere bene la proposta di Viaggiatori sul buon andamento della pubblica amministrazione e simmetricamente come intendete affrontare la maladministration.
    Così spero anche che mi date una mano..

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