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Fuori dalla tempesta perfetta verso il sole

In ogni tempesta perfetta esiste un pertugio per uscirne fuori. Bisogna avere fortuna. Ma anche il coraggio di saperlo imboccare.

C’è chi ha saputo farlo. La Corea del Sud per esempio.

Ecco come ci si salva da una crisi drammatica da domanda aggregata.

1)    Si guardano i dati e ci si rende conto della drammaticità della situazione per i propri cittadini. Così ha fatto il governo coreano che alla fine del 2008 ed all’inizio del 2009 a causa della crisi mondiale ha visto il suo PIL crollare del quasi 10%.

2)    Si riunisce con urgenza il gabinetto dei Ministri e si mette in atto in pochi giorni l’Unità di Crisi per fronteggiare la tempesta perfetta. Ecco come.

Non c’è bisogno di tradurre. La scansione temporale è di chi comprende l’urgenza del momento e si muove di conseguenza. Bellissimo.

3)    Si decreta un piano di espansione fiscale del 6,5% del PIL, di riduzione delle tasse e di aumento della spesa pubblica e di supporto nei prestiti alle piccole imprese.

4)    Riguardo all’espansione di spesa pubblica, si ritiene essenziale comunicare ai mercati ed ai cittadini che questo progetto di espansione della domanda pubblica sarà:

Rapido: prediligendo progetti di spesa che possono essere implementati subito. Tra l’altro il Governo riduce con decreto da 90 a 30 giorni il tempo per aggiudicare gli appalti.

Mirato: spesa destinata a generare occupazione e stabilizzare le condizioni di vita delle persone.

Temporaneo: progetti di spesa che possono essere completati rapidamente nell’interesse della sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche. Niente ponti o trafori che durano 10 anni.

Leggersi per favore nel rapporto del Ministero dove sono stati spesi questi soldi: agricoltura, energia pulita, scuole, sanità, sport, tecnologia.

5)    Si riesce ad essere l’unico paese ad uscire dalla tempesta perfetta. Ecco i dati che lo dimostrano. E senza aumento del rapporto debito pubblico-PIL grazie alla generazione di crescita economica. Subito, dal 2008 al 2009:

e nel tempo dopo la crisi del 2008:

Come ha detto il Ministero delle Finanze coreano nel suo rapporto:

“un circolo virtuoso si creerà in cui gli investimenti pubblici porteranno a maggiore crescita, aumento delle entrate fiscali e stabilità dei conti pubblici”.

Fuori dalla tempesta perfetta c’è il sole. Che se lo dicano i marinai europei questo 28 giugno quando si incontreranno. Basta infilarsi nel giusto pertugio.

16 comments

  1. Gentilissimo Professore,
    secondo me il vertice del 28 giugno sarà inconcludente come tutti i precedenti: molta aspettativa e poi il NULLA. L’elefante EU non può passare da un pertugio (i singoli stati, più agili e snelli, forse avrebbero qualche possibilità in più, a patto di trovare un governo all’altezza di quello coreano) ma sarei contenta di sbagliare.

    Quante altre volte ci è stato detto che un vertice (o un referendum, o una manovra, o altro) sarebbe stato risolutivo? Quante altre volte ci sarà ancora detto? Ci sarà pure un limite (per me lo abbiamo già passato) oltre il quale dovranno dichiarare il fallimento. Fallimento nostro, ovviamente, quella non è gente da finire con il sedere per terra.

    E intanto la situazione si aggrava e si perde tempo. Mi rifiuto di credere che siano così inetti, incompetenti e impreparati (se lo capisco io, non deve essere difficile); temo che a qualcuno faccia comodo così. Della gente non gliene importa nulla, vogliono solo impossessarsi dei nostri beni e ridurci a semi-schiavi.

    Non so quale futuro stanno preparando per noi… sono sempre più pessimista e preoccupata.

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    • Silvia ha ragione: c’è un limite all’imbecillità umana, superato il quale si entra nella categoria della malafede. Per restare in metafora, l’elefante UE ha consapevolmente imboccato la strada in direzione opposta al sole, e non c’è pertugio – per quanto grande – che possa indurlo a tornare indietro.

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  2. georges dalle

    26/06/2012 @ 04:45

    Purtroppo lei sembra uno dei pochi che ha le idee chiare. Essendo un “economista d’impresa” mi pare difficile capire le strategie del nostro (mal)governo e di quello europeo. Sono d’accordo che il sistema bancario vada salvaguardato ma ritengo che una soluzione migliore sarebbe quella del “government spendig” e non della immissione di liquidità che non risolve i problemi a monte. Occorre che il PIL cresca che le persone diventino più ricche e che quindi siano solvibili. Così il sistema funziona. Se non si cresce e si immetto solo liquidità si utilizza la stessa stragia utilizzata verso la Grecia ed il fallimento è alle porte. Solo in un’economia sana tutto funziona! in un’economia drogata niente funziona|

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  3. Fabrizio Padua

    26/06/2012 @ 08:08

    Ottima testimonianza, per me nuova ma assolutamente da analizzare con attenzione, siamo in emergenza e da tempo non da oggi, dobbiamo agire di conseguenza.
    molto utile la tempistica e la priorità che hanno dato alle azioni a ritorno rapido, e anche i settori nei quali si è investito.

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  4. Giuseppe Pizzino

    26/06/2012 @ 08:26

    I dati Istat delle vendite al dettaglio dovrebbero fare tremare le vene ai polsi. Il meno sei/sette è ancora più drammatico se si considera che la lotta all’evasione ha determinato maggiore fedeltà tributaria rispetto agli anni passati. Non sono un tecnico ma penso a un callo a doppia cifra. Gli eventi sembrano quelli Greci, negozi con serrande abbassate. Bisogna mettere sangue in un corpo dissanguato e non litigare sul tipo del cerotto da applicare sulla ferita.

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  5. Eppure qualcosa si muove, aimé non per i giovani ma per le imprese che forse li potranno assumere … infatti il 21/06/12 è stato pubblicato nella GU 143, il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 22/05/12 relativo al “Pagamento dei crediti commerciali connessi a transazioni commerciali per l’acquisizione di servizi e forniture, certi, liquidi ed esigibili, corrispondenti a residui passivi di bilancio, ai sensi dell’art. 35, comma 1, lettera b), del decreto-legge 24/01/12, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24/03/12, n. 27 (DL Liberalizzazioni)”.
    Speriamo!!!

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  6. Già e come lo spiegherebbe un governo come questo che ha pensato di invertire la rotta a 180°?
    Direbbe che non era vero niente che la spesa pubblica era “ECCESSIVA” (NEGANDO 20 ANNI DI MISURE RESTRITTIVE E DI AVANZO PRIMARIO) e che il problema era il debito-pubblico per i mercati (avendo invece negato che fosse la mancanza di crescita, come affermano i rapporti S&P, unita alla demenziale trovata tedesca del six pack che ha fatto focalizzare l’attenzione, all’improvviso e nel momento meno adatto, sul debito eccessivo, rispetto a…maastricht, segnando a primavera 2011 il destino dei nostri spread)?
    Direbbe che l’art.18 non ci azzecca nulla con politiche di rilancio infrannuale della crescita-domanda, come pure una spending review volta a tagliare dove si è già tagliato e a comprimere anche i redditi dei pubblici dipendenti, dopo aver deflazionato il mercato del lavoro per anni, invano, col precariato (a cui certo non ha fatto bene bloccare l’uscita dal lavoro col repentino innalzamento dell’età d lavoro e la distuzione della copertura pensionistica per le generazioni future)?

    La verità è che il Titanic ha già urtato l’iceberg e la questione è se dobbiamo mantenere un goveno che cerca di riservare le scialuppe di salvataggio solo alla oligarchia cui appartengono i suoi stessi esponenti…

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    • Concordo, Luca: pochissime scialuppe, ma abbastanza grandi da contenere i beni dei naufraghi e qualche servo-mainstream a remare.

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      • @ Luca B:
        eppure la riforma del lavoro dev’essere servita a qualcosa, se questi giorni il ministro Polillo si è messo ad auspicare una riduzione delle ferie per aumentare la produttività. Evidentemente ha notizie che, grazie alla riforma, a giorni l’esercito dei cassintegrati tornerà al lavoro e quello dei disoccupati ne troverà uno…

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        • Colgo la tua amara ironia…ma in realtà non possiamo più limitarci a subire una manovra antidemocratica di svuotamento della Costituzione di questa portata…
          A cominciare dalla truffa di raccontarci che il trattato UE istituisca una federazione europea.
          Si tratta di un semplice trattato modificativo di una organizzazione internazionale atipica; lo confermano tutte le previsioni che sono fonte di obbligazioni per gli Stati che agiscono nella loro soggettività internazionale senza alcuna creazione di una sovranità comune democraticamente determinabile.

          Quindi cessione di sovranità al “nulla” democratico, appropriazione del potere di politica monetaria da parte di un organismo controllato de facto da bundesbank e dalla sua oligarchia che dà ordini alla stessa merkel, asimmetria delle poitiche comunitarie a favore dei paesi creditori…
          Cioè senza alcuna previsione di allentamento dei vincoli fiscali a carico dei paesi creditori per rilanciare la loro domanda, lasciando correre l’inflazione relativa quel tanto che basterebbe per riequilibrare i tassi di cambio reale…

          La verità è che non solo è solo un’organizzazione di diritto internazionale ma in più tarata sulla più tradizionale competizione tra Stati come conferma il solo fatto che, posto l’obiettivo di inflazione al 2% (del tutto arbitrario) si guarda bene dall’imporre la convergenza a chi, come la germania, ha cercato fin dall’esordio di starne al di sotto per fregare il mercato comune ai vicini (in primis l’Italia) che intanto erano impegnati a ridurre il debito pubblico (e più di tanto non potevano deflazionare senza andare in stagnazione com’è accaduto puntualmente).

          Senza contare che è previsto il monitoraggio sull’indebitamento estero ma la Commissione non può prescrivere misure (anche a chi è in eccesso di credito v. convergenza inflazione), ma ben può imporre le sue prescrizioni sul deficit pubblico (condannando solo i debitori a inseguire senza speranze di raggiungere mai alcuna convergenza).

          Risultato: ai paesi debitori (quasi tutti, adesso toccherà anche alla Francia) non rimane che deflazionare il lavoro e disoccupazione e precarietà sono il più efficace strumento per realizzare ciò, mentre si amplifica la falsa emergenza degli spread per fargli accettare questa oppressione programmatica contraria a Costituzione…

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  7. Nicola Evoli

    26/06/2012 @ 13:50

    Che dire? Io sono sconvolto dal fatto che lei non faccia parte della task force del ns governo che invece e’ e resta purtroppo un parco i zoologico di brontosauri e primedonne. Il problema e’ che in questa tempesta perfetta gli speculatori e i pochi ma al potere (le banche e i fondi) stanno facendo lauti guadagni……

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  8. georges dalle

    26/06/2012 @ 15:13

    E l’approvazione del Fiscal Compact, che darà il colpo di grazia, quando è prevista? Se monti fosse un manager di un’azienda, con i risultati ottnuti (prevedibili come questo blog dice da mesi), cosa farebbe? rimarrebbe in carica o se ne andrebbe (o lo caccerebbero)?

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  9. Mi riallaccio a dei commenti che ho letto nel post precedente.
    Oggi in un noto blog di un professore di economia c’ era scritto esplicitamente che i professori possono solo “dire la verità” ma non possono indicare un’ alternativa politica perché non ne esistono.
    Qui si fa un passo avanti rispetto a quel blog visto che oltre alla verità si accenna a dei “sogni” ma si continua a non parlare di alternative politiche. I professori sono davvero tutti animi contemplativi e basta?
    Rispondendo a uno dei due frequentatori hai scritto che chi vuole saperne di più non ha che da chiedere ma almeno sul blog non c’ è stato seguito. Se c’ è un modo per potersi rendere utili mi farebbe piacere saperlo.

    MZ

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    • Giacomo Gabbuti

      26/06/2012 @ 18:26

      Credo che i professori pagati per dire la verità siano quelli di Filosofia, o forse di Statistica. Gli economisti da che mondo è mondo sacrificano parte del rigore epistemologico e analitico (mascherandosi dietro una matematica approssimativa) per fornire risposte a problemi che, da un punto di vista tecnico, non hanno una soluzione.
      Il discorso è forse che un professore di Economia non dovrebbe dare una risposta politica – parziale – come se fosse verità. Ma è quello che fa chi governa il paese pretendendo di essere tecnico. Perché a meno di pensare che il Presidente della Bocconi, già Commissario Europeo, sia cretino o non conosca l’economia, bisogna assumere – come il suo collega Tabellini insegna nel suo bellissimo testo di Political Economy – che come ogni governante incarni degli interessi (suoi, del gruppo di riferimento, dell’elettorato cui si rivolge). Interessi legittimi, come insegna ogni economista che si rispetti, ma ben differenti dal “bene comune” o dall’astrazione tecnica con cui li si camuffa.

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