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Hollande non aspetti i rigori: vinca prima dei supplementari

La partita più importante è iniziata. La finale. Da qui ai prossimi mesi ne uscirà un solo vincitore. L’unica cosa che dobbiamo sperare è che non si arrivi alla roulette dei rigori dove non sempre vince il migliore.

La miglior difesa è l’attacco. Lo mostra immediatamente la Germania che scende in campo con l’artiglieria del Presidente della Bundesbank che non solo chiede a Draghi di non esagerare ma preannuncia che la Germania … altro che espansione: austerità piena. Ecco il passaggio chiave del suo intervento sul Financial Times, che arriva nelle ultime righe, come un uppercut inatteso:

Monetary policy in the eurozone is geared towards monetary union as a whole; a very expansionary stance for Germany therefore has to be dealt with by other, national instruments.

Traduzione formale: “La politica monetaria nell’area dell’euro è votata all’unione monetaria nel suo complesso; una posizione molto espansionista per la Germania deve dunque essere gestita con altri strumenti, nazionali.”

Traduzione sostanziale: siccome la politica monetaria deve tenere conto della situazione dei paesi dell’euro-sud in difficoltà, essa è troppo espansiva (inflazionista) per l’euro nord, specie per la Germania. Siccome la Germania deve dunque gestire un pericolo inflazione senza l’aiuto della BCE, dovrà farlo al suo interno la Merkel con … maggiore austerità.

Ecco. M. Hollande, siete servito. La migliore difesa è l’attacco: si scordi l’addio all’austerità da parte delle Germania.

Come risponderà M. Hollande, a cui stiamo delegando le speranze della sconfitta dell’austerità? La sua prima frase rilevante nel primo discorso di piazza: “l’austerité n’est pas une fatalité”. Ci piace Hollande. Speriamo in Hollande. Ma come risposta all’attacco tedesco, non è destinato ad impressionare ed a spaventare l’avversario. Una frase come “l’austerité est intolerable” avrebbe avuto il sapore di un messaggio più chiaro ed inequivocabile.

Temiamo che Hollande entri in campo con frase del tipo: “il rigore è condizione necessaria ma non sufficiente” per la crescita. Sarebbe un grave errore.

No, questo oggi lo dicono tutti, anche se fino a 3 mesi fa lo dicevano in pochi. Lo dicono anche molti tedeschi. Quello che va detto a chiare lettere ai tedeschi è la verità: “in questa crisi drammatica da mancanza di domanda che mette a repentaglio l’euro, il rigore non è condizione sufficiente ma nemmeno necessaria” per la crescita. No, il rigore, la stabilità, come ci ricorda anche Stiglitz, sono - in questa drammatica crisi da domanda aggregata che viviamo - conseguenza della crescita economica.

Con il rigore, saltano crescita e conti pubblici. Senza crescita i conti pubblici saltano. Solo la crescita assicura il rigore.

Se Hollande si batterà lungo questo crinale, incontrerà battaglia dura dall’altra parte del Reno. Ma battaglia deve essere, prima di perdere tutti noi l’euro.

Oggi all’interessante dibattito della Fondazione Economia di Tor Vergata escono fuori i dati del Rapporto Aprile 2012 del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Il FMI non è certo un covo di keynesiani anti austerità. Eppure. Eppure tra le tante cose di cui si occupa il rapporto spicca, domina, la parola moltiplicatore, menzionata addirittura 117 volte. Il moltiplicatore: di quanto varia il PIL quando varia la spesa. Secondo Alesina e Giavazzi, è negativo: se aumentate (riducete) la spesa pubblica riducete (aumentate) il PIL.

E cosa dice il FMI sul moltiplicatore? Scordatevi Alesina e Giavazzi. Che esiste e che è positivo: se diminuite la spesa pubblica dice il FMI, il PIL diminuisce. Se fate austerità, create recessione. Se aumentate la spesa pubblica aumenta il PIL!

Ma c’è di più. Ecco la bellezza dei dati del FMI. Guardate questo grafico.

Mette a confronto il debito-PIL di partenza di un paese con il moltiplicatore della spesa pubblica. Vedete le due linee che crescono? Vi dicono che maggiore è il debito pubblico su PIL di un Paese maggiore è il moltiplicatore in quel Paese. Traduciamo dal testo:

“…le nostre simulazioni mostrano che quando … il livello del rapporto debito PIL è alto, l’austerità influenza il debito-PIL solo con ritardo e può anche essere  controproducente nel breve periodo. La Figura 7 mostra l’ipotetico cambiamento nel rapporto debito-PIL … se un governo introducesse una manovra di austerità dell’1% di PIL.  Per i governi con un debito-PIL sopra il 60%, l’effetto diretto dell’austerità sul rapporto debito-PIL è probabilmente più che compensato nel primo anno dall’effetto indiretto di un minore PIL.”

Due commenti.

Primo, se guardiamo all’Italia – con un debito del 120% – le simulazioni del FMI indicano che  la crescita del rapporto debito-PIL causata dall’austerità (+16 miliardi di tasse per esempio) può anche arrivare all’1%. Da 120 a 121.

Secondo. Leggiamo la frase del FMI rovesciata. Non parliamo di austerità ma invece di aumento della spesa pubblica. Allora in questo caso una manovra in Italia di +1% di Pil di spesa (16 miliardi di euro di appalti per Pompei, ospedali, strade, edifici, carceri) genera non solo 1% in più di PIL ma… 1% in meno di rapporto debito-PIL!

Il rigore uccide la crescita e si suicida. La crescita salva la vita al rigore.

Avanti M. Hollande, la partita è appena iniziata. Lei ha la squadra più forte: le idee giuste. Ma mostri grinta e forza, e convincerà i tedeschi a seguirla. Accordi al ribasso su project-bond ed altre amenità varie sono come i rigori dei tempi supplementari: lotteria che con tutta probabilità non premierà il migliore. E solo la vittoria del migliore ci darà questo euro che vogliamo tenerci stretto per costruire, nel tempo, l’Europa politica per i nostri figli e nipoti.

2 comments

  1. Cosa può attendersi Hollande?
    La vicenda italiana, che parte dall’allineamento più ossequioso alle posizioni tedesche è eloquente.
    Gli organi di stampa riportano come “cambio” di strategia la recente trattativa tra governo italiano e governo tedesco relativa alla “eccettuazione” (dal conteggio del deficit-indebitamento annuale), fino all’entrata in vigore del “fiscal compact”, nel 2014, delle spese per investimenti infrastrutturali e per pagamento alle imprese dei crediti arretrati verso la pubblica amministrazione, (trattativa che non è chiaro come si sia tradotta in termini “operativi”, cioè qualificabile come fonte da aggiungere in qualche forma al Trattato di c.d. Fiscal compact” e in relazione al già deliberato in sede Ecofin “Six packs”).

    Il dato positivo consisterebbe nel fatto che tale “accordo” (preliminare a quanto pare) indica una certa qual ripresa dello spirito cooperativo, a livello più sintomatico che non di contenuti realmente adeguati allo scopo. dichiarato, ma contraddetto nelle misure ostinatamente predicate, di stimolare la crescita (che è poi l’aumento del PIL e quindi del decisivo numeratore a cui rapportare deficit e indebitamento, cioè la via più diretta e sicura per rassicurare investitori e raggiungere il risanamento finanziario).
    La proposta Monti infatti non implica alcun tipo di cooperazione, da parte tedesca, nel senso correttivo degli squilibri inteso dalla teoria delle Aree valutarie ottimali (Mundell, Meade, Fleming:quella elaborata nei primi anni 60 per analizzare gli esiti e le condizioni di funzionalità del cambio fisso tra paesi con diversi ordinamenti statali e quindi socio-economici): questa sarebbe in essenza in 2 direzioni:
    - 1) espansione della domanda interna tedesca mediante allentamento dei vincoli di bilancio (loro) in modo da pareggiare STABILMENTE il differenziale di inflazione con gli altri paesi (in media tra punti 0,5 e 0,7). Loro crescerebbero di più ma non a scapito del deficit commerciale degli altri paesi UE e anche utilizzando il loro avanzo primario in spesa, il deficit e il debito “loro”, in rapporto a un maggior loro PIL, rimarrebbero sostanzialmente stabili (a titolo esemplificativo, un incremento delle retribuzioni pubbliche, certamente in potere del governo federale, in misura superiore all’inflazione anche di solo 1 punto, avrebbe effetti di traino della domanda e sui livelli retributivi privati nei servizi, in Germania mantenuti particolarmente al di sotto della crescita della produttività e del livello dei prezzi) ;
    - 2) precisazione della simmetria (presupposto indispensabile di un’area valutaria ottimale) del vincolo dell’indice inflattivo: cioè deve correggerlo non solo chi sfora in eccesso sullo stesso, ma anche chi sfora in “difetto”, in modo da garantire non solo una tendenziale (e finora insufficiente) convergenza ma l’omogeneità immediata. Tale “omogeneità” (o convergenza effettiva attualizzata), se garantita in modo stabile porterebbe alla correzione dei differenziali di apprezzamento dei tassi di cambio reale e alla progressiva cessazione degli squilibri delle partite correnti intra UEM (propagandosi al movimento di capitali, fonte attuale di problemi di grave crisi di liquidità, all’interno dell’area).

    Ma ai tedeschi conviene realmente “cooperare” in questa corretta direzione nel senso unitario europeo che renda la moneta unica sostenibile? Finora c’è da dubitarne.

    Conoscendo le cause (attendibili) degli squilibri (sopra riassunte nei differenziali di inflazione, livello dei prezzi e conseguenti tassi di cambio reale, fenomeni alla base dell’indebitamento dei sistemi privati e bancari dei paesi con scarto inflattivo sfavorevole nonchè del trasferimento cumulativo di tale indebitamento sul rispettivo bilancio pubblico), le predette misure Moavero-Monti sono inefficienti (non intervenendo sulle cause strutturali degli squilibri, non evitano il riprodursi degli stessi, accelerato nel breve periodo dal fiscal compact, finendo per rimangiarsi la pur liquidità concessa a causa del recupero di bilancio pubblico successivo).

    Peraltro, per operare nelle direzioni conformi alla teoria delle AVO sopra indicate, occorre ammettere che il fiscal compact è, rebus sic stantibus, un’inutile cornice recessiva che avvantaggia solamente nel breve la Germania ma che poi la costringerebbe a importare recessione (per crollo della domanda dei partners).

    Basti pensare alla bdp italiana: tasse e tagli fanno migliorare leggermente il suo disavanzo (da 3,5 2011 a 3 e qualcosina rilevato a marzo). Certo se contraggo la domanda e sono già in deficit riduco pure le importazioni e magari persino (ma meno) le esportazioni di capitale (negativizzando lo stesso private saving net). Ma molto maggiore è l’effetto sui consumi e investimenti, cioè alla fine la recessione è tale che il denominatore PIL “esalta” il numeratore deficit e debito.

    Gli approcci possibili sono 2: chi ritiene che l’euro sia un meccanismo incorreggibile e, coentemente, auspica la fine di un’esperienza fallimentare (allo stato e in senso stretto). CHi crede che ci possa essere un euro “funzionale” a un’Europa del futuro (una corner stone di una costruzione che ne deriverebbe…ma che forse avrebbe dovuto precederlo).

    In tutti e due i casi, non paradossalmente, l’ostacolo è l’atteggiamento tedesco, la loro egoistica visione di breve periodo, rafforzata dalle assurde teorie sulla crescita per “aspettative razionali”.
    Purtroppo, non credo che Hollande potrà molto contro questo muro di gomma: non solo non troverà una sostanziale alleanza in Monti (per la sua ideologia del tutto allineata a questa linea cfr; il Bruegel Brief del 2005), ma Hollande stesso non pare essere del tutto convinto e più ancora consapevole di cosa occorra fare per “aggiustare” un’area valutaria ottimale.
    Credo che la soluzione potrà arrivare molto più dal dilagare del dissenso nel popolo francese (o magari di un rieletto Obama) e, forse poi, nel tardivo e conseguente mobilitarsi degli italiani (more solito)

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  2. ottimo commento Luca

    http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7346/

    a me questa situazione sembra estremamente paradossale

    voglio dire se si voleva veramente costruire l’europa saremmo
    arrivati a questo punto? questo non è piu’ un confronto questa
    e la roulette russa dell’ultima scena del ‘cacciatore ‘ di cimino…

    i banchieri che hanno permesso il formasi di questi enorme
    problema di eccesso di crediti provenienti dai paesi core
    hanno una responsabilita’ enorme …

    Qui c’è un problema che andra’ avanti per generanzioni
    che ha gia’ sostanzialmente reso la politica economica italiana
    succube del volere della germania…ma chi li ha fatti questi enormi debiti^privati^? come sono stati fatti? e per fare cosa?

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