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Quella neve a Roma di 27 anni fa.

13 gennaio 1985, Roma-Torino 1-0. Come sempre noi c’eravamo. Segnò il Bomber, Pruzzo, al Toro del grande Radice. Liedholm e Agostino erano già partiti per Milano e la nostalgia ci attanagliava, e come sempre la neve, caduta su Roma, ingigantiva il ruggito dello stadio e i ricordi.

 

7 comments

  1. Proprio vero che con il passare degli anni, il tempo si fa più veloce.

    Forse perché non facciamo più esperienze determinanti, e tutto si dipana e si ripete in modo abbastanza prevedibile.

    Di quei tempi (sono più piccolo di lei), mi ricordo le coltellate da una parte e dal’altra allo stadio di Firenze: gli stadi pieni, ma non molto frequentabili. I cancelli aperti dieci minuti prima della fine, e le cosiddette “invasioni”.

    A Roma da minorenne provai due volte ad andare in trasferta: ci sono tornato dopo i mondiali del ’90: situazione un po’ più tranquilla, ma le “puncicate” sono sempre state troppo frequenti per i miei gusti.

    Questa pappardella per dirle che purtroppo sono passati dieci anni in più: sono 27.

    Buona giornata.

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    • cavolo, avevo notato, si tende sempre agli sconti: 27, non 17! Pensi che fu ancora un Roma Torino di Coppa Italia di qualche anno dopo, la mia ultima partita allo stadio. Andammo allo stadio in Curva Nord, con il mio commilitone Davide e suo padre, che si alzò per chiedere educatamente a un giovanotto davanti di sedersi. Questo si girò e tentò di menarlo. Stava cambiando molto il tifoso tipo (anche se il derby in cui fu ucciso un tifoso laziale Paparelli, fu molti anni prima). Decisi di non andare più allo stadio. Ci tornai 20 anni dopo con mio figlio, in Tevere numerata. Mi trovai con delle belve di 40 anni più arrabbiate, stressate e nervose dei giovani della Curva Sud di 30 anni prima. Insomma, ho pensato, furono anni magici i miei.

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      • Oramai il delirio è generalizzato: credo che anche la mia ultima frequentazione dello stadio (due o tre anni fa, forse proprio con la Roma, in Ferrovia) sia dovuta al fatto che davanti a me avevo un bambino e una bambina di 7-8 anni che, per la prima mezz’ora della partita, non avevano fatto altro che infamare i romanisti nel “formaggino”, con i genitori a controllare che le offese fossero ben pronunciate e sufficientemente infamanti.

        Ho smesso di lanciare improperi alle altre tifoserie in una Fiorentina-Roma dell’81/82 (1-0): avevo 14 anni, ma mi sentii all’improvviso un deficiente a urlare “giallorosso figlio di ******” e roba del genere.

        Forse non sono proprio il “target” ideale dell’arena calcistica, e con gli anni lo sono diventato sempre meno.

        Alla prossima.

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  2. Federica Di Paolo

    03/02/2012 @ 11:44

    Stamattina mio padre, romano e romanista, ha raccontato esattamente lo stesso aneddoto aggiungendo: “..noi romanisti siamo nati pe’ soffrì…”.

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  3. Giacomo Gabbuti

    03/02/2012 @ 23:37

    Lo porti in distinti, suo figlio. Penso ci troverà le stesse persone di ventisette anni fa. Io mi distraggo e quasi non riesco a vedere la partita, è un museo della romanità perduta!

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