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La casa europea brucia e noi progettiamo costruzioni di cartapesta

Istat comunica oggi che gli inattivi, che comprendono le persone tra i 15 e i 64 anni che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate, aumentano dello 0,6% (92 mila unità) rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si attesta al 36,3%, con un aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e una diminuzione di 1,3 punti percentuali su base annua.

In realtà siccome gli inattivi comprendono anche studenti ecc., quello che a noi interessano sono le statistiche sui NEET (not in employment, education, training): le persone cioè che non lavorano, non studiano, non si stanno formando, dove una larga quota è giovanile e dove si trova lo strato più a rischio di emarginazione della popolazione, quello su cui questa maledetta recessione ha gioco facile a mietere vittime, perché meno tutelate e più prone alla disillusione. L’Istat non fornisce in questo bollettino i dati sui NEET.

Ma non ce n’è bisogno, li fornisce il contestuale rapporto trimestrale della Commissione Europea sulla situazione occupazionale all’interno dell’Unione europea. Non è un rapporto che rinfranca, ovviamente. Ma una cosa colpisce come un pugno in faccia: ce la stiamo per fare.

Sì, a raggiungere la Bulgaria. Al comando della classifica. Dei NEET.

Incredibile ma vero. In tutta l’Unione europea, spicchiamo ora come secondi, ad un passo dalla Bulgaria, che migliora mentre noi peggioriamo.

Sì, siamo quelli, i secondi dalla destra. Negli ultimi 4 anni il tasso dei NEET è cresciuto in tutti gli Stati membri meno che in Germania, ma la crescita è stata, dopo Grecia e Irlanda la più alta proprio da noi, in Italia (+5,7%). Grecia e Irlanda però partivano da valori più bassi.

Ribadiamo: quando la casa brucia non si lavora alla ricostruzione, si spegne l’incendio per salvare il salvabile, specie le vittime ancora incastrate dentro. Spento l’incendio, la casa sarà ricostruita su fondamenta più sicure. Parlare di austerità e mere riforme all’interno di questa recessione è mettere benzina sul fuoco ed accelerare la sofferenza e l’emarginazione delle persone più deboli. Non si può costruire l’Europa in questo modo, senza valori fondati sulla dignità umana e la solidarietà. Se questo è l’intento stiamo (ri)costruendo una casa di cartapesta.

6 comments

  1. Jean Sebastien

    02/10/2012 @ 00:15

    Non avendo sovranità monetaria non possiamo stanziare un euro per la crescita, investimenti, creazione posti di lavoro.
    I soldi costano, li paghiamo con alti interessi, oppure se non li vogliano a caro prezzo dobbiamo alzare le tasse, ridurre gli stipendi cioe’ austerità…
    Non se ne uscirà mai da questo circolo infernale, l’unica soluzione e’ il ritorno alle monete sovrane….

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      • Ma allora, se esistono questi “ben altri mezzi”, più “giusti” (suppongo praticabili a “trattati” vigenti, altrimenti è una questione politica e si dovrebbe identificare la- diversa-ragione politica per cui ancora non li si è adottati e quale sia la attuale ragione politica di questi trattati), perchè non parlarne in dettaglio?
        Rammento che il fiscal compact e il pareggio di bilancio sono stati ratificati e comunque il TFUE, ancor prima, pone alcune precise clausole (peraltro disattese in pejus da alcuni stati membri core e dalla commissione), che non lasciano molto spazio alla libertà creativa (wishfl thinking) delle teorie economiche…
        Insomma, se il debito ci si ricorda che “debba” essere al 60%, poi il fiscal compact e la mission della BCE, che sono fatti giuridici insiti nei trattati, e dunque, fatti politici ormai irreversibili, non possono essere contestati o ignorati: cioè ignorare che la volontà politica uniforme e costituzionalizzata dell’UE è questa e non si smuove di un millimetro

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  2. Banca del Veicolo

    02/10/2012 @ 09:00

    La rabbia cresce nel vedere l’inerzia di un popolo indifferente come narcotizzato. Da una parte c’è la religione che ti spaventa e ti ricatta con l’inferno, dall’altra c’è un sistema “politico” che ti spaventa e ti ricatta con il fallimento economico.
    Le chiedo, professore, siamo una nazione oppure una colonia, una volta del padre eterno e un’altra del diavolo ?
    Sono queste le categorie che ci dovranno guidare perché si creino le condizioni per uno sviluppo della convivenza civile degna di questo nome ?
    E’ proprio vero quando qualcuno afferma che costruire “santi” ed “eroi” serve solo per accompagnarci all’ammasso, alla morte del pensiero critico e,quindi, alla negazione di una esistenza come esseri umani.
    Mi perdoni, da noi si dice che chi vive sperando muore ……………. (lascio immaginare), proverbi sempre saggi.
    Solo costruendo una infinità di “laboratori” “indipendenti” si riuscirà ad alimentare tutti i giorni dell’anno il desiderio della gente di comunicare, informarsi e partecipare perché si formi quella coscienza vitale capace di sollecitare il confronto ogni volta che si scoprano nuove strade.
    Il veicolo camper dovrebbe viaggiare sempre e non solo a comando !!!!!!!!!!!!!!!!
    Giuseppe

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  3. Simone martinelli

    02/10/2012 @ 10:58

    Buongiorno Professore,
    vorrei conoscere la sua posizione in merito alla situazione dell’Argentina,se appoggia questa loro indipendenza dato che è una posizione in antitesi alle politiche di austerità imposte dal FMI. La Presidente Cristina Kirchner ha affermato: preferisco avere un’inflazione altissima se so che la disoccupazione dal 34% è scesa al 3,5%, che la povertà è diminuita del 55%, che il pil viaggia di un più 8% annuo, che la produttività industriale è aumentata del 300%, che c’è lavoro in Argentina, c’è mercato per tutti piuttosto che avere un’inflazione al 3% come in Italia ove c’è depressione,disperazione, avvilimento e l’esistenza delle persone non conta più. Aggiungo io disoccupazione in crescente aumento. Forse le politiche dell’attuale governo con pressione fiscale asfissiante cosi sono bravi tutti non serviva chiamare i tecnici.

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  4. Pingback: EUROINTELLIGENCE DAILY BRIEFING, 3 de Outubro de 2012. Enviado por Domenico Mario Nuti. «

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