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A volte (ri?)tornano

Incredibile. Dopo una serie infinita di articoli “va tutto bene, continuiamo così”, Eugenio Scalfari ha mutato linea. Cosa è successo? Non importa entrare nei suoi pensieri, spesso distorti da tattiche politiche.

Importante è che un opinion-maker importante scriva che:

Il vero tema che riguarda il lavoro è la creazione di nuova occupazione. Per realizzare questo risultato occorre che vi sia un rilancio della domanda interna ed estera. Quest’ultima dipende dall’andamento dell’economia internazionale e quindi è fuori dal nostro controllo, ma il rilancio di quella interna dipende dalla politica economica e fiscale del governo, dalle imprese e dai sindacati. Gli ultimi due – sindacati e imprese – possono anzi debbono darsi carico del problema della produttività e della competitività. Il governo dal canto suo deve trovare le risorse per accrescere il potere d’acquisto dei consumatori, senza di che le imprese non sono indotte a investire. Non si investe se i prodotti restano in magazzino. Il governo ha poi un altro strumento per creare nuovi posti di lavoro: lanciare un piano sostanzioso di lavori pubblici. Esiste una mole enorme di lavori pubblici non solo utili ma necessari: l’edilizia scolastica, l’edilizia carceraria, la modernizzazione delle strutture portuali, quella della rete ferroviaria, gli argini fangosi dei fiumi e dei torrenti, lo “sfasciume pendulo” delle montagne.
Anche qui il problema è quello delle risorse. A costo zero fu il mantra di Tremonti e si è visto dove ci ha portato: all’immobilismo più disastroso. 

Ci sono quattro modi per procurare risorse: 1. Tagliare la spesa pubblica dai suoi sprechi dovuti a disorganizzazione e a benefici clientelari. 2. Recuperare i miliardi evasi. 3. Alienare la parte più facilmente vendibile del patrimonio pubblico. 4. Imporre una tassa ai ricchi e sgravare le imposte ai redditi bassi e alle imprese lasciando così invariata la pressione fiscale.
Potenzialmente le cifre in discussione sono molto ingenti, ma per fermare la recessione e volgere in positivo il “trend” dell’economia reale occorre che la loro disponibilità sia utilizzata entro i prossimi mesi e allora le dimensioni si riducono molto. Dall’evasione è realistico aspettarsi quest’anno 15-20 miliardi, altrettanti dalla spending review e altrettanti ancora dalla vendita di beni pubblici.
Dall’utilizzazione immediata e senza alcuna nuova imposta ci si può dunque aspettare 50-60 miliardi. L’imposta patrimoniale, se riservata alle fasce più elevate di ricchezza, non darebbe un gettito significativo. Estenderla a fasce più basse è possibile se si tratta d’una patrimoniale ordinaria con aliquota non superiore all’1 per cento, visto che, almeno in parte, il ripristino dell’Ici contiene già un prelievo “progressivo”.
Sessanta miliardi utilizzabili costituiscono comunque una massa di manovra non trascurabile. Le condizioni per rilanciare la crescita dunque ci sono, tanto più se alle poste sopra indicate si aggiungano gli introiti derivanti dalla riforma pensionistica e dalle liberalizzazioni, che dovrebbero fornire alcuni effetti già nel 2013.

Adesso riposo in pace. Buona domenica.

6 comments

  1. Benedetto_Croce

    05/02/2012 @ 20:28

    Sta “passando” finalmente il messaggio!
    Se persino uno “de coccio” come Scalfari lo ha capito che a stare col “braccino corto” non ci porta da nessuna parte!

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    • Bello il post settembrino del Professor Fantacci che mostra di avere le giuste idee, per di più scritte a settembre 2011 quando ancora pochi avevano le idee così chiare.
      La proposta di Keynes adattata all’Europa avrebbe il pregio di sorvegliare ciò che realmente va sorvegliato in una Unione Monetaria: gli squilibri nei conti esteri che mettono a repentaglio la valuta comune. Lo schema previsto da Keynes permetteva svalutazioni contenute dei Paesi in deficit e apprezzamenti del cambio per i paesi in surplus ma soprattutto richiedeva ai paesi in surplus come oggi la Germania di adottare, tra le altre cose appropriate “misure per l’espansione del credito e della domanda interna”.
      Evita dunque che l’aggiustamento avvenga via deflazione dei paesi in deficit e dunque evita recessioni da assenza di domanda come quelle che stiamo sperimentando.
      Ma soprattutto, rispetto alle mie inutili richieste alla Germania di espandere via politica fiscale, ha il pregio di essere una struttura costruita su regole automatiche che forzerebbero la Germania a fare, per il bene di tutti, quello che oggi non intende fare perseguendo un interesse nazionale o una strategia miope, ad esser benevoli..

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      • La ringrazio per l’attenzione dedicata al post che le ho trasmesso.

        Sono d’accordo con le sue idee, di stampo neo keynesiano che da tempo propone nelle svariate sedi (televisive, giornalistiche ed universitarie);
        LE RECESSIONI DA DOMANDA VANNO CURATE CON POLITICHE ESPANSIVE SULLA DOMANDA.
        I paesi Europei sono vincolati irrevocabilmente nelle loro politiche monetarie, hanno un’apparente libertà nella conduzione delle politiche fiscali, la quale è a sua volta vincolata dal PSC, soffrono carenze strutturali che impediscono gli aggiustamenti automatici(?) identificati dalla teoria AVO. Parrebbe quindi di assistere ad una perdita totale del controllo sulla politica economica degli stati sovrani.
        A tale tesi si potrebbe replicare che il controllo di tali politiche è stato delegato agli organi europei, ma tali organi sembrano essere miopi, poco autorevoli, caratterizzati da una fortissima frammentazione politica e tutt’altro che tempestivi. L’atteggiamento fino ad ora seguito rispecchia la più miope logica monetarista, la quale (nella pur sempre ragionevole conclusione che le politiche strutturali sono la migliore soluzione di lungo periodo) è completamente sbilanciata su politiche di offerta (strutturali) ed è costruita sulle assunzioni inrealistiche di razionalità degli agenti economici (aspettative razionali) ed assenza di illusione monetaria.
        Non penso, d’altronde, che leader politici e non, dalla spiccata preparazione economica, come la Merkel, Draghi, Monti, non conoscano le più basilari delle teorie economiche, quali ad esempio la teoria della crescita in pareggio di bilancio.
        E’ inspiegabile, quindi, come il fallimentare sbilanciamento a favore della disciplina rispetto alla crescita, fondamento dei trattati di Maastricht, del PSC, del six-pack, venga ancora perseguito e sembri essere il modus operandi per l’avvenire.
        La lascio con una “semplice” domanda: pensa che la strategia dei paesi leader europei sia implementata sulla tecnica “il bastone e la carota”? Misembra l’unica spiegazione plausibile

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  2. Giorgio Zintu

    06/02/2012 @ 09:52

    Mi sembra di capire che si va nella direzione di un’auspicata ma ancora lenta idea di lotta allo spreco e alla corruzione. Queste due categorie fanno parte di un sistema di valori senza i quali tutto si trasforma in buoni propositi, una sorta di moina
    Anche sulla spesa pubblica ci sarebbe da fare un po’ di ragionamenti perché se le esigenze sono infinite, le risorse no. Sarebbe bene uscire dal generico ed entrare nel merito delle priorità. Faccio un esempio. Tutti brindano agli appalti per il completamento dell’Autostrada tirrenica. Significa che l’automobile e il trasporto su gomma saranno privilegiati rispetto al trasporto pubblico. Inoltre accadrà, probabilmente, che per andare da Tarquinia a Montalto di Castro bisognerà pagare l’autostrada dove prima si utilizzava l’Aurelia. Quale vantaggio per i cittadini?
    Allo stesso tempo la tratta ferroviaria da Roma per Pisa e i “materiali” utilizzati versano in condizioni penose. Questo è un piccolo esempio di come cambiando l’ordine degli “addendi” si ottengano risultati diversi. Ma per il futuro le scelte fatte otterranno effetti diversi.

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  3. Francesca Gatti

    06/02/2012 @ 11:40

    Gent.mo sig. Piga,
    leggo “Il vero tema che riguarda il lavoro è la creazione di nuova occupazione” Uno Scalfari rinsavito? Mi permetta di esprimerle i miei dubbi….. fosse veramente tale avrebbe studiato bene il decreto CRESCI ITALIA 8sigh) in questi giorni all’esame delleùa commissione senato, prima di decidere se discuterlo in parlamento o passarlo per decreto….. Tutto il documento si muove lungo un’unica direzione, la proletarizzazione del ceto medio a vantaggio dei grandi monopoli di cui questo governo si fa portavoce, nello sfregio della parola equità. Basti vedere come siano state avvantagggiate le banche e le assicurazioni. Se Sclfari fosse realmente onesto, si leggerebbe tutto il decreto , traendo così le sue considerazione….. Spariranno anche i piccoli carrozzieri, in una manovra che uccide il mondo dell’artigianato….. A tal proposito un ottimo articolo che forse le è sfuggito: http://www.iljester.it/toh-le-liberalizzazioni-si-fermano-sul-portone-di-banche-e-assicurazioni.html
    La ringrazio per l’attezione
    Francesca Gatti

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