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A fondo senza redenzione: il destino dell’Europa del Sud?

Faccio seguito all’intervento di Patte Lourde or ora pubblicato su questo blog, ringraziando anche Mauro Poggi per avermi segnalato la questione qualche tempo fa. Siccome su di essa credo si giochi buona parte dell’Europa futura, cerco con un esempio semplice semplice (il più possibile) di spiegare perché alla questione del Redemption Fund (che nome ambiguo mi dice la lettrice Silvia)  vada dato ampio risalto. Non so invece spiegarmi né spiegarvi – forse mi sono distratto - perché né la stampa né la politica abbiano dibattuto apertamente e pubblicamente della questione sollevata da Patte Lourde, così decisiva. Spero che nei prossimi giorni si possa avviare un dibattito ampio e approfondito, pubblicamente, su questo tema che riguarda così da vicino il futuro delle prossime generazioni.

*

Immaginate che oggi il debito italiano sia pari a 120 euro ed il PIL pari a 100 euro (quest’ultimo pari a 100 per i prossimi 20 anni). Il Fiscal Compact ci chiede di ridurre il debito su PIL a 60 nel giro di 20 anni, 3 euro l’anno.

A parità di Pil (crescita zero) ciò significa che ogni anno le nostre spese (comprese quelle per interessi) devono essere inferiori di 3 euro alle entrate così che il debito possa scendere di 3 euro l’anno. E cioè un avanzo di bilancio di 3 euro. Se il PIL cresce questo avanzo può essere minore, maggiore (dicono i contabili europei) se il PIL decresce. Per ora lasciamo un attimo da parte l’argomento solito che facciamo su questo blog, che complicherebbe un pochino, che se facciamo avanzi in periodi di crisi la crisi peggiora e tutto il ragionamento di cui sopra si inviluppa in una spirale perversa dove non si riesce mai a raggiungere quota 60 ed anzi è possibile che il debito su PIL salga, come in Grecia. Ripetiamo, per un attimo scordiamoci questo aspetto, ci torniamo poi. Naturalmente il debito potrebbe anche in parte essere ridotto vendendo patrimonio pubblico, ma per ora continuiamo così, torniamo anche su questo.

L’Europa del Nord sospetta che l’Italia ed altri paesi dell’euro Sud non seguiranno questo percorso del Fiscal Compact. Che fare dunque per obbligare questi ultimi a eseguire quanto previsto? Quanto ci racconta Patte Lourde, già approvato in prima battuta dal Parlamento europeo. Che impatto avrebbe questa regola addizionale sull’economia italiana? Cerchiamo di capire meglio.

Metà del debito italiano, 60 euro, probabilmente quello che ha oggi una scadenza più a lungo termine verrebbe “rinnovato” tramite il Fondo di Redenzione. Quello a breve continuerebbe ad essere emesso dal nostro Paese. Chiamiamo la prima metà debito A e la seconda metà debito B (poi vi spiego perché queste lettere).

Per ora dunque sembrerebbe che sul rimanente debito B di 60, di titoli più a breve, le cose dovrebbero avanti come prima. Vedremo che non è esattamente così, ma per ora andiamo avanti, concentriamoci sui 60 ceduti al Fondo, sull’altrà metà del debito pubblico, quello A.

Continuiamo, non scordatevelo, sempre per semplicità immaginando che il PIL rimanga costante (crescita zero) a 100 euro. Abbiamo detto che ogni anno l’Italia dovrà (credibilmente) ridurre il debito di 3 euro. Dopo il primo anno dovrà essere di 117 e non più 120. Come farà?

Immaginate che al primo anno scadano 20 euro di debito, 10 a breve e 10 a lungo termine, e che l’Italia abbia, invece che un avanzo, un deficit di bilancio di 2 euro (un po’ come oggi): spende 2 euro in più di quanto incassa. Deve cioè trovare in tutto 22 euro: 20 per rimborsare il debito e 2 per far fronte al deficit di bilancio.

I 10 per rinnovare il debito a breve di 60 euro li trova come ha sempre fatto: emettendo altro debito a breve. Il tasso d’interesse per questo debito? Ne parliamo tra un po’. Chiamiamolo per ora tasso B.

I 10 per rinnovare il debito a lunga scadenza ed i 2 per coprire il deficit? Ecco qui la novità. Li trova il Fondo per noi. Purché noi si obbedisca all’ordine che il debito debba scendere a 117 euro.  Ma il nostro debito è 122: 120 dell’anno scorso più 2 di deficit. Mancano 5 euro all’appello. Come fare? E’ semplice; il Fondo Redenzione richiede che l’Italia metta mano al portafoglio: o con vendita di partecipazioni, o con vendita di immobili oppure con maggiori tasse o con minori spese per un totale di 5 euro. Il punto essenziale, come dice Patte Lourde, dello schema è che i fondi siano “dedicati”, ossia i proventi vadano su un conto intestato al Fondo europeo e non passino mai per la Tesoreria italiana.

In realtà, ed ecco un primo apparente vantaggio del Fondo, il fatto che sia il Fondo ad emettere e non la Repubblica Italiana e che vi sia l’apparente (tornerò su questo aggettivo) certezza che il rimborso avverrà, grazie al fattore di “earmarking” (i fondi non transitano presso un conto italiano) fa sì che il Fondo potrà apparire meno rischioso della Repubblica e che dunque si abbassino gli spread e si possa emettere a tassi più bassi, il famoso tasso A. Diciamo che da ciò guadagniamo 0,5 euro? Quindi i fondi che dobbiamo trovare in più sono non 5 euro, ma 4,5 “grazie al Fondo”.

Dove sta il problema? Basta rileggersi patte Lourde per capire che di problemi non ce n’è uno solo. Alcuni vanno chiamati rischi, altri problemi veri e propri.

Primo: finora abbiamo presunto che il tasso B, quello sui titoli a breve del debito B che rimane in capo a noi, rimanga lo stesso di quello che pagheremmo senza Fondo Redenzione. Ma è naturale pensare che così come l’investitore che compra i titoli emessi dal Fondo (debito A) è disposto a comprarli ad un tasso più basso (il tasso A) perché parrebbero avere maggiori garanzie (l’earmarking) sottostanti, così l’investitore che debba comprare gli altri titoli italiani del debito B chiederà un tasso più alto perché li sentirà come coperti da minori garanzie (lo Stato italiano avendo rinunciato ad alcuni proventi per destinarli al ripagamento del debito A del Fondo). Tasso A, l’avrete capito ora, sta per “di serie A”, tasso B, per “di serie B”. Il vantaggio di 0,5 euro potrebbe rapidamente essere cancellato.

Secondo: siamo proprio sicuri che il tasso A sui titoli a lungo termine emessi dal Fondo scenderà molto? Dipende ovviamente da quanto sicuri sono questi titoli. E’ infatti sempre possibile che il Parlamento italiano ad un certo punto cambi idea e dica “no, quei soldi mi servono a far fronte a questa emergenza nazionale”, per esempio per fronteggiare una crisi economica o un terremoto. Dunque potremmo anche arrivare in un mondo dove il vantaggio di 0,5 euro scompare … del tutto. Soprattutto se i mercati percepissero un’Italia in difficoltà con il ciclo economico.

P.S: sia chiaro, il vantaggio di 0,5 o meno euro non deve essere chiamato “mutualità”. Esso infatti non comporta sacrifici da parte dei tedeschi che non trasferiscono sotto questo schema nemmeno un centesimo di euro ai paesi dell’euro Sud.

Terzo: certamente il meccanismo obbliga (come nelle intenzioni dei proponenti dell’area del Nord) l’Italia a passare da un deficit di 2 ad un avanzo di 3 (o ad un avanzo minore se parte dei 5 venissero trovati con (s)vendite del patrimonio pubblico). E ciò con una manovra incredibilmente recessiva che rischierebbe di far scendere il PIL notevolmente. Per ora abbiamo presunto che il PIL rimanesse stabile a 100. Ma cosa avverrebbe con il meccanismo del Fondo se il PIL calasse? Ebbene una cosa molto semplice: che non basterebbe più far scendere il debito a 117, perché se il PIL calasse sotto 100 euro il rapporto debito-PIL sale sopra il 117%. In questo caso vi sarà bisogno di ulteriori tagli di bilancio e (s)vendite, ulteriore recessione, ulteriori tagli. Risultato: mentre come in Grecia l’economia crolla il rapporto debito-PIL sale.

Insomma, il Fondo Redenzione by-passa, supera, il fondo salva stati, rendendo inutile la negoziazione per risorse da ricevere condizionate ad un programma di austerità: l’austerità diventa infatti, con il Fondo Redenzione, automatica. Con l’addirittura peggiore caratteristica rispetto al piano Salva Stati che noi su questo blog già chiamiamo stupido, di non avere la certezza di una politica monetaria che venga in aiuto, così come vuole Draghi, solo la certezza dell’austerità per i prossimi 20 anni. Cioè: alla stupidità non c’è limite. Oppure: dalla padella alla brace.

L’approvazione di questo regolamento all’interno del Fiscal Compact non garantisce mutualità: garantisce la fine dell’euro, specie se attuato in questa fase di depressione economica. E’ ovvio che tutto l’area dell’euro Sud diventerà allora una grande Grecia. Sarà allora forse il caso di seguire la raccomandazione scalfariana ed adoperarci allora sin da subito per un’area euro-Med con cui negoziare da posizioni di forza con il Nord. Su questo torneremo più avanti.

Nel frattempo, consideriamo sgomenti il silenzio degli organi di stampa su quanto avviene in silenzio nelle stanze del potere (per quanto ancora?) europeo.

14 comments

  1. Grazie per l’analisi, professore, e per lo sforzo di divulgazione.
    Diversamente da lei, però, io sono convinto che la stupidità HA un limite, che è stato superato da tempo. Da cui faccio discendere che certi meccanismi siano escogitati con obiettivi ben precisi da personaggi che sanno perfettamente quali risultati vogliono ottenere.
    Sarò un paranoico, ma non riesco a credere che costoro non sappiano vedere le ovvie conseguenze che lei indica, così come non riesco a concepire la loro ostinazione nel prescrivere austerità a tutti i costi – nonostante i risultati disastrosi che si susseguono ormai da anni – se non attribuendola alla volontà di ottenere proprio ciò che sta accadendo.

    Reply
    • Riccardo Colangelo

      28/08/2012 @ 21:50

      penso di essere anch’io paranoico, e lo sono diventato di più dopo aver visto questo:

      http://www.youtube.com/watch?v=wifCgI4gagM&feature=related

      segnalato da un lettore di questo blog mesi fa, e questo:

      http://www.youtube.com/watch?v=8wzYnqaFI-w

      e dopo aver letto questo:

      “Il club Bilderberg. La storia segreta dei padroni del mondo” di Daniel Estulin

      e dopo aver visto su History Channel “Società segrete: gli Illuminati” (casualmente, domani alle 21.00 su canale 407)

      Come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ……. (ma raramente si sbaglia!), soprattutto se è vero che chi ci governa è professore e non bidello

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  2. Gentilissimo professore,
    grazie per averci spiegato così bene questa cosa così complessa.

    L’impressione generale che ho (oltre a quella già sottolineata da Mauro e da lei sul silenzio stampa consueto sulle questioni eurpoee) è che si cerchi di rendere impossibile o impraticabile qualsiasi soluzione semplice e di buon senso.

    Posso capire che dopo aver fatto credere ai cittadini tedeschi che i PIIGS sono in crisi perché sono cicale corrotte, nessun politico in Germania osi chiedere ai tedeschi di socializzare o anche solo garantire le loro perdite (dopo aver goduto degli utili grazie all’euro).
    In questo senso sembrano intrappolati dalle loro stesse menzogne, ma un’altra soluzione c’è, ed è quella che ha scritto qualche giorno fa: una politica fiscale espansiva, visto il surplus da paura.
    Non credo che nessun tedesco se ne rattristerebbe, è anzi molto probabile che il candidato/partito che la promuove prenda un sacco di voti.

    Tenendo conto che la crisi ha messo in ginocchio (e continuerà a massacrare) l’economia di mezza Europa e sta per ritorcersi sulla stessa Germania e che è assolutamente impossibile che simili esperti non capiscano cose che ho capito io, vorrei chiedere:
    - che spiegazioni si dà Lei?
    - è sempre ottimista e fiducioso che la somma di tutte queste mostruosità diano come somma l’Europa democratica degli europei?

    ps
    Qui si può vedere l’esito della votazione al Parlamento europeo; in particolare Leonardo Domenici favorevole, Serracchiani contro.

    http://www.votewatch.eu/en/economic-and-budgetary-surveillance-of-member-states-with-serious-difficulties-with-respect-to-their.html

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    • Sempre fiducioso, anche se con minori probabilità.
      Interessante il voto: sembra che il gruppo europeo di sinistra abbia votato a favore e che solo gli italiani di sinistra (a parte dominici e prodi) abbiano invece votato contro. Non capisco, ma ci sarà una spiegazione.

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      • Professore,
        però non mi ha detto come interpreta questa “stupida” ostinazione all’austerità e queste norme sempre più rigidamente vincolanti e autodistruttive.
        Di fare una cosa stupida ogni tanto capita anche alle menti migliori, ma solo un vero stupido persevera con tanta costanza e determinazione… da chi siamo dunque governati?

        Dice che le probabilità si riducono; se malauguratamente non si avverassero secondo lei quale sarebbe lo scenario più probabile? Voglio dire, qual è la paura che la porta a lottare così disperatamente?

        Per il voto, gli S&D (+ Vattimo) hanno votato contro, ma NON hanno seguito le indicazioni del gruppo (rebel) quindi Prodi e Dominici sono gli unici due “fedeli”, invece quelli di EFD hanno votato contro secondo le indicazioni del gruppo e gli EPP hanno votato a favore come indicato dal gruppo.
        Grecia: neanche un contrario! Portogallo: solo 3 contrari, Spagna o favorevoli o astenuti…

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        • @Silvia

          “da chi siamo dunque governati?”

          No, la domanda è chi siamo noi. Questi sono i risultati dell’ ultimo sondaggio Ipsos:

          http://www.sondaggibidimedia.com/2012/08/sondaggio-ipsos-pd-primo-partito.html

          Gli italiani votano il PD come primo partito e quindi o si parla di come ridare consapevolezza e voglia di partecipare ai cittadini o continueremo a titillarci a vicenda senza concludere niente.

          Intanto i minatori del Sulcis si tagliano le vene in miniera, da soli, a -373 metri.

          Analisi politiche indipendenti ce n’è a iosa, proposte politiche alternative coraggiose nemmeno una. Un Bel Paese davvero.

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          • Ciao Marco,
            sai che sono d’accordo con te su tutto, ma sono più pessimista sui limiti della gente (mi auguro che tu abbia ragione).
            Penso che non tutti abbiano la mentalità o la preparazione per cercare e discernere le notizie, informarsi correttamente e capire gli inganni.
            Qualcuno cerca di difendere i propri privilegi credendo che siano meritati, altri sono abituati a subire con rassegnazione, alcuni sono deboli conformisti, altri ancora non hanno alcun senso civico.

            Però i “disinformartori” sono peggio: conoscono molto bene i meccanismi della propaganda e sanno come persuadere o provocare determinate reazioni psicologiche per creare consenso o paura (oltre a possedere i mass-media e disporre di un buon numero di autorevoli esperti e intellettuali); sanno come distrarci, come mentirci, come adularci, come tenerci nascoste le cose, come metterci uno contro l’altro.

            Credo che un politico abbia responsabilità, sia pratiche che morali, ancora maggiori, in quanto eletto e pagato dai cittadini per rappresentarli, per l’impegno che si è assunto, per il ruolo che ha e perché dovrebbe essere più preparato.

            Capisco che siamo arrivati a un punto tale per cui chiunque dovrebbe cominciare a nutrire dei dubbi e a impegnarsi per cercare o creare un’alternativa, ma può esistere un’alternativa?
            E se non esistesse per il semplice fatto che se non sei appoggiato da nessuna lobby col cavolo che riesci a creare un’alternativa? E se sei appoggiato dalle lobby col cavolo che puoi fare gli interessi dei cittadini.
            Quando Berlusconi ha provato a discostarsi leggermente dal dictat europeo (per paura di perdere il consenso dei suoi elettori e/o per salvare le azioni Fininvest e/o per non essere condannato, mica per il bene degli italiani), hanno fatto saltare il governo. In Grecia lo stesso. In altre parti del mondo capita di peggio ai disobbedienti.
            Quindi ho dei dubbi sul fatto che riacquistando la sua sovranità e la sua politica economica, l’Italia si possa liberare dalla dittatura di banche e corporation. Arriverà un nuovo governo pronuncerà una lode all’italianità, farà tante promesse, le frecce riempiranno di tricolore il cielo e prima che la gente finisca di applaudire, al posto dell’euro si inventeranno qualcos’altro e tutto è come prima.

            Ho anche molte perplessità sulla genuinità e spontaneità delle varie rivoluzioni nate dal basso o su Internet e su chi le finanzia dietro. Forse, per quel che ne so, l’unica rivoluzione vera è quella islandese, ma sono 4 gatti spersi nell’oceano!

            Sia chiaro che non credo al “complottone massonico” perfettamente organizzato a tavolino; vari attori portano avanti i propri interessi e le reazioni non sono sempre prevedibili, ma se l’1% della popolazione detiene quasi la metà delle ricchezze mondiali, secondo me la democrazia è morta e sepolta da un pezzo, il parlamento è un paravento, i partiti delle etichette che servono solo a tenere divisa la gente per toglierle il potere che il numero le darebbe.

            Possiamo cambiare i burattini, ma non il sistema. Forse solo quando la maggioranza della gente sarà così disperata da non aver più nulla da perdere (o le varie oligarchie si sbraneranno l’un l’altro in un delirio di onnipotenza e di avidità?), il sistema esploderà, e ho il terrore che sarà un bagno di sangue.

            Per non arrivare a quel punto, il cuore mi dice è mio dovere provarci, ma in tutta sincerità nella mia testa c’è ben poca speranza.

            Silvia Cassandra

      • Per esempio: Insipienza? Superficialità? Malafede?
        In genere tendo ad attribuire ai parlamentari una più alta soglia di stupidità rispetto ai tecnocrati: è possibile, molto possibile, che votino senza alcuna consapevolezza di ciò su cui si stanno esprimendo. Il che, ovviamente, non li rende meno colpevoli.

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  3. Una domanda: mi sembra che la proposta fatta a suo tempo da Vincenzo Visco fosse simile a questa del fondo di redenzione. Allora mi sembro’ una buonissima idea. Dov’è, se c’è, la differenza? Forse la proposta Visco mutualizzava?

    Grazie

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  4. “François Hollande ha invece dalla sua la recente pronuncia della Corte costituzionale, secondo cui non c’è bisogno di una modifica alla carta fondamentale perchè Parigi aderisca al Fiscal Compact … Questo significa… che l’obbligo del deficit zero diventa meno stringente, almeno per la Francia – Sarkozy prevedeva al contrario la sua costituzionalizzazione e il raggiungimento del traguardo entro il 2015; inoltre, la modifica della Carta avrebbe necessitato il voto dei 3/5 dell’Assemblea, e avrebbe costretto la maggioranza a un difficile negoziato con l’opposizione dell’UMP.”
    http://www.aspeninstitute.it/aspenia-online/article/le-scelte-francesi-dopo-i-cento-giorni-di-hollande

    In Germania la Corte costituzionale si pronuncerà sullo stesso argomento a metà settembre… Ma è possibile che solo da noi queste cose vengano approvate a suon di tarallucci e vino? :(

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