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(100) parole in libertà del Premio Nobel Stiglitz

Il Premio Nobel statunitense Joe Stiglitz sul Nouvel Observateur (anche il resto dell’intervista è interessante), da me tradotto dal francese:

limitare il deficit strutturale, come lo impongono i trattati europei, funziona quando si è in piena occupazione, ma non quando si è in recessione. E’ da irresponsabili cercare di avere un bilancio in equilibrio o anche un bilancio strutturale in equilibrio col deficit al 3% in una economia indebolita.

Io penso che la decisione di François Hollande (di fare austerità NdR) avrà conseguenze molto negative. L’austerità porta alla recessione. L’austerità ha portato la Spagna alla depressione.

I responsabili europei continuano malgrado ciò a dire che ci vuole la crescita. E’ quello che ripetono da anni, ma non hanno proposto nulla di concreto in questo senso. C’è stato sì un qualche avanzamento, ma così lento e comunque insufficiente.

Per esempio avete rafforzato le capacità della BEI, della Banca europea degli investimenti per che essa possa fare più investimenti. Ma la dimensione proposta è troppo minimale. Non sarà sufficiente a compensare i disastri causati dall’austerità.

Grazie a Silvia.

5 comments

  1. “Quand on lui demande cependant s’il est vraiment possible de faire évoluer le système de l’intérieur, l’ancien conseiller de Bill Clinton, qui a démissionné de la Banque mondiale, marque un temps d’arrêt. Il n’a plus de réponse.”

    Quando gli si chiede tuttavia se è veramente possibile fare progredire il sistema [europeo] dall’interno, l’antico consigliere di Bill Clinton, che ha data le dimissioni dalla Banca mondiale, si ferma. Non risponde.

    Verrebbe da dire: silenzio eloquente.

    Tutta l’intervista è da leggere. Il punto 6 in particolare: “La fin del l’euro n’est pas la fin du monde”.

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    • Oh, scripta manent, voi pensate che un’uscita dall’euro non è la fine del mondo io dico che è sostanzialmente impraticabile se non in maniera fortemente traumatica (se state in un postaccio malfamato a giocare a poker con dei bari pensate che basti smettere di giocare?).

      Prevedo che il 2013 sarà un anno molto brutto e vedrete che cosa succederà con gli allarmi spread avvicinandoci alle elezioni; se poi l’Italia chiederà l’aiuto EFSF/ESM la situazione diventerà pesantissima e a mio avviso vedremo cose che non avremmo mai voluto vedere dal punto di vista “democratico”.

      Mi piacerebbe vedere che c’è gente pronta che non si affida solamente al caro leader o agli shock purificatori ma che ha capito che bisogna cominciare a coordinarsi in concreto perché l’unica speranza, a mio avviso, è riuscire a creare un consenso popolare organizzato, sia in un caso che nell’altro.

      Evidentemente sono l’unico che la pensa così e quindi mi sbaglio, meglio aspettare serenamente lo shock rigeneratore o mantenere la pia speranza che i leader cambino idea, inutile agitarsi tanto.

      Vabbè, tanti saluti e se serve qualcosa avete la mia mail.

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      • Mi par di capire che pur ritenendo che “il 2013 sarà un anno molto brutto e vedrete che cosa succederà con gli allarmi spread avvicinandoci alle elezioni; se poi l’Italia chiederà l’aiuto EFSF/ESM la situazione diventerà pesantissima e a mio avviso vedremo cose che non avremmo mai voluto vedere dal punto di vista “democratico”, rimani dell’idea che uscire dall’euro, sarebbe comunque “peggio”…!?
        E’ come avvalori, sul piano dei dati e delle leggi economiche che entrano in gioco, questa insistita conclusione?
        No, perchè un pò, con tante repliche, ragionamenti e links (mica opinioni personali, ho immesso links su Meade e De Grauwe e Flavio ha profuso ulteriori analisi di economisti “alquanto” accreditati).
        Persino Sinn è cosciente dei costi insostenibili del permanere nell’assetto attuale e vagheggia il ritorno ai cambi flessibili per alcuni paesi: mica l’Italia, se no la “povera” germania, rimane con una mano davanti e una di dietro (cioè vanifica la svalutazione interna del tasso di cambio reale, riperdendo il vantaggio, dopo aver compresso la domanda interna, che vuol dire, il tenore di vita dei suoi cittadini…).

        Ma non sarà che l’horror vacui, può essere riempito con pò di pazienza nel comprendere quello che, con oggettiva prevalenza di opinione, gli economisti più seri stanno cercando di dire oggi e, per la verità, da 20 anni?

        Poi, vedi, gli accordi tra paesi europei non sono mica impossibili se si smette di credere che possano solo essere governati da interessi contrari alla maggioranza dei cittadini; credere che solo esplosioni incontrollate e conflittuali (e dagli effetti aprioristicamente ritenuti “peggiori” dell’ipotesi alternativa di lasciar agire fiscal compact e ESM); possano seguire all’uscita dall’euro, è una forma un pò apodittica di pessimismo, decisamente euroscettico.

        Per contro, tutti i paesi interessati, hanno preso atto che gli spread indicano (già scontano) lo stato di coma della valuta unica (aspettiamo e, come dici, si riprodurranno verso l’alto, dato che nessuno formula proposte sulle cause ma solo sugli effetti). Ergo tutti hanno già pronti i PIANI-B, e ne discutono, oh se ne discutono, nel segreto (consueto) delle eurostanze…
        Verifica le dichiarazioni ufficiali dell’estate del 1992, prima della dissoluzione dello SME…

        Ti do’ un piccolo hint: guarda bene alle mosse della Francia e alla sua voglia effettiva di effettuare la correzione (enorme) del suo deficit pubblico, in una situazione di indebitamento (privato) estero di cui, molto più che in Italia, sono perfettamente coscienti.
        Guardato bene il contesto e le prospettive prevedibili, tieni conto del post-elezioni USA (dopo le quali ci saranno le mani libere su eventuali cali transitori della domanda UE susseguenti alla prima fase di aggiustamento post-euro) e, magari, ti parrà molto più realistica questa posizione presa dagli economisti francesi:
        http://pas-fermiamolebanche.blogspot.it/2012/03/euro-appello-francese-per-concertarne.html

        Same, in francese:
        http://contreinfo.info/article.php3?id_article=3179

        Esistono analoghi documenti di economisti anglosassoni, ma non so se ti fideresti :-) .
        Quel che è certo è che sono cose ben presenti a chi continua a parlare di “piùeuropa” reprimendo domanda e strutturando gli squilibri commerciali, forse stupendosi che il giochetto ancora funzioni…

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  2. Ma sta dicendo che ha smesso di credere alla possibilità di riuscire a convincere i governanti a cambiare politica?

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